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Uscita dall'Euro

Ultimo Aggiornamento: 15/07/2015 14:16
18/06/2012 10:58
 
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Tornare alla lira.Attenzione urge piano B. Intervista a Paolo Savona (Fonte: webcontro.com - 17/06/2012)

Se torna la lira mettiamo in ginocchio la Germania.
"Per poter restare nell'euro dovremmo riformare radicalmente le istituzioni europee", dice il Professore ed ex ministro. "Altrimenti meglio uno shock che metterebbe i tedeschi in crisi di competitività"
Paolo Savona, 75 anni, professore di Politica economica, ha uno di quei curricula sterminati in cui ci si perde per abbondanza di incarichi: ha diretto istituti di credito e centri studi, è stato ministro, dirigente della Banca D'Italia e presidente di Confindustria. Da un anno indossa la veste della Cassandra nazionale. Avverte: «Attenzione: urge un piano B» cosa si tratta? Della drammatica necessità di prevedere un ritorno alla lira. Appena lo contatto gli faccio notare che su questa posizione si stanno appollaiando anche Beppe Grillo, Daniela Santanchè e l'ultrasinistra euroscettica.
Domanda: che effetto le fa ritrovarsi a essere l'ideologo di questa brigata così multicolor?
Replica: «Mi crea molto disagio. Io non vado a caccia di prebende o di voti». Con George Soros, ex guru della finanza vorace, ora filantropo che pronostica la fine dell'euro in tre mesi, con la Grecia in apnea e in attesa dei risultati delle prossime elezioni, con la Spagna che zoppica e con l'Italia che non si sente troppo bene, Savona chiede «Vogliamo davvero restare al capezzale del continente masticando allegramente hot dogs?». Lui ha una certezza: «L'Europa come la conosciamo è un fallimento. Quindi occorre muoversi. In fretta».
Che cosa si potrebbe fare, subito, per evitare di dover tornare alla lira?
«Si dovrebbero riformare radicalmente le istituzioni europee. La Bce dovrebbe avere lo stesso mandato della Federal Reserve ameri­cana, con poteri di finanziamento degli Stati e di manovra sul cam­bio dell'euro. Questo anche per superare la situazione nonsense di un continente con una moneta unica ma debiti pubblici distinti. Poi si dovrebbe favorire una vera libera circolazione del lavoro per inse­guire i capitali. E attuare politiche compensative, creare legislazioni comuni, soprattutto tributarie...».
Per evitare che ci siano tassazioni diverse tra Paesi europei?
«Anche. In un mercato unico non ha senso che ci siano sistemi di tassazione così diversi. Quando Mario Monti era Commissario eu­ropeo competente in materia, nell'impossibilità di raggiungere una standardizzazione dell'imposizione fiscale, sostenne che la compe­tizione tributaria avrebbe ridotto la pressione fiscale. Non è acca­duto».
I leader europei si stanno muovendo nella giusta direzione?
«No. Quello che sembra non essere chiaro è che l'attuale situazione non è figlia degli attacchi speculativi, della perversione delle agen­zie di rating, dell'evasione fiscale o della corruzione. La causa princi­pale è nei meccanismi sbagliati creati a Maastricht. Se si cambia ra­dicalmente, l'Europa potrebbe rifiorire, ma senza i giusti interventi non si va avanti.

In queste condizioni, se l'Italia resta nell'euro, finirà per scendere un gradino all'anno nel suo livello di benessere».
Un lento declino?
«Un impoverimento progressivo a cui gli italiani, conoscendoli, si adatterebbero inesorabilmente. Allora meglio uno shock».
Il ritorno alla lira?
«Esatto, un recupero della sovranità e la possibilità di creare moneta ci permetterebbe di riprenderci in pochi anni».

Molti analisti sostengono che il ritorno alla lira innescherebbe assalti alle banche e fughe di capitali all'estero.
«Chi ci garantisce che non ci saranno comunque, restando nell'euro senza un paracadute solido? Bisogna fare i conti: temo che se questa architettura europea fatta di vincoli e pagelle trimestrali non cam­bia, restare nell'euro ci costerà di più che uscirne. I costi della per­manenza in zona euro sono sotto gli occhi di tutti: caduta costante del Pil e dell'occupazione con conseguente degrado economico».
Facciamo due conti. Se si torna alla lira, quanto si svaluterà una abitazione che oggi vale 100.000 euro?
«I tentennamenti europei hanno già fatto svalutare gli asset reali del 15-20% e quelli finanziari del 30%».
La nuova moneta di quanto si svaluterebbe? «Del 30% circa».
Cioè: chi oggi ha 100 si ritroverebbe con il corrispettivo di 70?
«Sì, ma non ho un modello econometrico per dirlo con certezza». L'inflazione schizzerebbe. «Potrebbe raggiungere il 18/20%. L'abbiamo già sperimentata du­rante gli anni Settanta, dopo la crisi petrolifera. Poi passa».
La fa un po' troppo facile.
«Assolutamente no. E, soprattutto, spero di sbagliarmi».
Lei ha detto che per un ritorno ordinato alla lira servirebbe un potente alleato internazionale.
«Per darci assistenza nella fase della caduta e aiutarci in quella del rilancio. Stati Uniti, Cina.... Ma non sono i soli alleati possibili».
Chi sarebbe più colpito da un ritorno alla lira?
«La Germania cadrebbe in crisi di competitività. I nostri esportatori ci guadagnerebbero. E ci perderebbero i consumatori. Ma una tantum, non anno dopo anno».
È vero che l'ex ministro dell'Economia Tremonti, nel luglio 2011 le ha rivelato di avere nel cassetto un piano per il ritorno lira?
«Sì. Ci sentimmo per telefono. Svelandomi l'esistenza di un piano B, Tremonti mi dimostrò di aver capito il pericolo a cui siamo esposti».
Anche Bankitalia secondo lei ha elaborato un piano di emergenza di questo tipo?
«Sono stato molti anni nel Servizio Studi di Bankitalia. Mi stupirei e mi preoccuperei se non lo avessero elaborato».
Il premier Monti...
«I problemi dell'euro e dell'Europa superano le possibilità del governo. Lui è una persona molto perbene che ha sbagliato politica».
Gril­lo e pezzi del Pdl si ritrovano sulla stessa linea anti-euro. Berlusconi si fa venire "pazze idee". Daniela Santanchè ha proposto un referen­dum sull'euro, il referendum è lo strumento giusto per decidere se tornare alla lira?
«Il referendum potevamo farlo prima di entrare nell'euro e non lo abbiamo fatto. È giusto che il popolo sappia che cosa accade se resistiamo e, alternativamente, se ne usciamo. Deve scegliere e assumersi la responsabilità della scel­ta. Democrazia è anche diritto a sbagliare». Col senno di poi, molti italiani rimpiangono la lira. Il potere di acquisto degli stipendi si è abbastanza ridotto.
«Molti esponenti delle élite cosiddette illuminate hanno sempre sostenuto che l'inflazione, causata dall'euro, era solo "percepita". Avrebbero dovuto ascoltare un po' di più i cittadini comuni».
[Modificato da marco--- 18/06/2012 11:00]
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