Settore immobiliare
Australia, le banche temono il calo dell'immobiliare
In Australia si teme per lo stato di salute del comparto immobiliare: e, di conseguenza, per la solidità finanziaria delle banche. Lo dimostra un'analisi di Deutsche Bank, riportata dall'agenzia Bloomberg.
I mutui rappresentano circa il 60% del volume di prestiti accordati dai quattro principali istituti di credito del Paese (Commonwealth Bank of Australia, Australia & New Zealand Banking Group, National Australia Bank e Westpac Banking Group). Ma i prezzi delle case nelle otto maggiori città ad aprile hanno perso un altro 0,3%, dopo il -1,5% registrato nell'anno terminato il 30 aprile.
Nel frattempo aumentano le insolvenze e il numero di proprietà in vendita.
In sintesi, se le condizioni generali fanno escludere la possibilità di un vero e proprio tracollo, di sicuro l'immobiliare non gode di perfetta salute. E non c'è dubbio sul fatto che le perdite, per le banche, arriveranno: ora si cerca di stimarle. Nel migliore dei casi (+1% del tasso di default e -10% nei prezzi delle case) esse potrebbero ammontare a 64 milioni di dollari in un anno; nel peggiore (+15% del tasso di default e -60% dei prezzi) a 44 miliardi.
Una previsione “intermedia”, con un -30% dei prezzi immobiliari e un +9% del tasso d'insolvenza, si tradurrebbe in una perdita di 7,5 miliardi di dollari in un anno.
Una situazione che gli analisti tengono sotto controllo soprattutto perché si avvicina il momento in cui entrerà in vigore il nuovo sistema di Basilea III. Che prevede, tra le altre cose, un nuovo requisito di liquidità denominato net stable funding ratio, che mette a confronto le componenti meno liquide dell'attivo con il totale delle fonti di provvista con scadenza residua entro l'anno e della quota ritenuta “stabile” dei depositi a vista. E per raggiungere tale obiettivo i quattro istituti di credito analizzati, insieme a Macquarie Bank, si troverebbero di fronte ad un “buco” che complessivamente ammonta a 235 miliardi di dollari.
12 Luglio 2011