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Moody's mette sotto revisione il rating dell'Italia. Possibile taglio in vista
all'interno articolo di Maximilian Cellino 17 giugno 2011
Moody's ha collocato il rating Aa2 dell'Italia sotto revisione in vista di un possibile downgrade. È quanto si legge in una nota dell'agenzia statunitense. Tre i fattori che hanno portato a porre il debito dell'Italia sotto osservazione: le sfide sul fronte della crescita dovute a debolezze strutturali dell'Italia ed una probabile crescita dei tassi di interesse nel prossimo futuro; i rischi collegati all'attuazione dei piani di consolidamento dei conti pubblici, richiesti per ridurre l'indebitamento italiano e mantenerlo a livelli sostenibili; e i rischi collegati al cambiamento delle condizioni di finanziamento per i Paesi europei con alti livelli di debito. L'ultimo intervento di Moody's sul rating italiano risale al 15 maggio 2002, quando l'agenzia declassò i nostri titoli come Aa2 (da Aa3) con outlook stabile. L'intervento precedente risaliva al 3 luglio 1996, quando i titoli italiani scesero da A1 alla valutazione Aa3.
Il 22 maggio scorso già un'altra grande agenzia di rating, Standard & Poor's, aveva rivisto l'outlook sul rating dell'Italia da stabile a negativo. Allo stesso tempo, l'agenzia newyorkese aveva confermato il rating a lungo termine A+ e a breve termine A-1+ sul debito sovrano. Il rating sul rischio di trasferimento e convertibilità fondi rimaneva AAA. Le prospettive riviste implicavano una probabilità del 33% che i rating siano abbassati entro i successivi 24 mesi. L'incertezza politica, secondo S&P peserebbe sulle aspettative di crescita, che si riducono, mentre nel contempo aumentano i rischi legati al piano di riduzione dell'indebitamento per il 2011-2014. Alla nota di S&P's erano seguite le rassicurazioni della altre due agenzie, Fitch e la stessa Moody's. Un portavoce di quest'ultima aveva ribadito che il giudizio sull'Italia è "Aa2" con outlook stabile.
Giovedì la Banca centrale europea, nel suo bollettino di giugno, aveva esortato l'Italia a specificare «per il periodo 2013-14 ulteriori interventi per un importo cumulato pari circa al 2,3% del Pil» necessari a «conseguire l'obiettivo di un pareggio di bilancio entro il 2014». Un monito che potrebbe avere dato un'ulteriore spinta al giudizio dell'agenzia. (Redazione online)
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