Imola: la crisi vista dai cantieri
Imola: la crisi vista dai cantieri
Un viaggio tra case costruite, ma invendute, e lavori fermi perché il Comune non può pagare.
Imola. Alcuni cantieri riescono a finire i lavori nei tempi prestabiliti, altri ritardano, altri ancora sono fermi del tutto. Questi ultimi sono un segnale evidente della crisi. Ma ad oggi quanti sono in una città come Imola?
Se per i cantieri comunali si riesce ad avere un numero anche se non precissimo, una decina quelli importanti, per i cantieri normali anche averne solo un'idea è impossibile.
Per capire quale sia la situazione reale abbiamo chiesto chiarimenti al responsabile della pianificazione urbana di Imola, l'ingegner Fulvio Bartoli del Comune. Nemmeno lui, però, ha potuto darci una risposta precisa. Ci ha spiegato infatti che “
ogni anno il Comune di Imola riceve un centinaio di richieste di permessi di costruire, questi hanno una durata di tre anni. Se nell'arco dei tre anni i cantieri hanno dei problemi finanziari o si fermano per qualsiasi altro motivo, il Comune lo viene a sapere solo al termine del permesso - ed aggiunge – sicuramente negli ultimi anni sono state ditte minori ad aprire nuovi cantieri ed è facile che con la crisi siano fallite o abbiano bloccato i lavori fino a che la situazione finanziaria non si sia stabilizzata”. Conferma la posizione del Comune anche l'ingegner Valeria Taroni, responsabile della gestione urbanistica di Imola. “
Noi del Comune non sappiamo con precisione la situazione dei cantieri, ci sono dei permessi di costruire che non sono stati ritirati dopo essere andati in decadenza, ma possono essere rinnovati in ogni momento”.
Le aziende che vincono gli appalti non sono quindi tenute a far sapere a nessuno se i lavori stiano procedendo oppure no, a nessuno, nemmeno al Comune è dato sapere cosa accade sul suo territorio.
Più chiara invece la situazione riguardante i cantieri dei lavori pubblici. “
I canteri fermi di una certa rilevanza sono circa una decina, tra questi c'è il cantiere del teatro Comunale, quello nel Palazzo Comunale, a Sesto Imolese sono stati fermati i lavori per la nuova ala della scuola, i lavori di ampliamento dei magazzini in via Poiano e la rotonda del Famila. Tutti questi cantieri sono fermi perché il Comune non ha la possibilità di pagare le imprese a causa del patto di stabilità. Il patto ha difatti messo un tetto alle spese che il Comune può sostenere, ma molti cantieri erano già stati avviati, ed anche se il Comune ha i soldi per pagare le imprese, non può utilizzarli.”
In breve i lavori si fermano per mancanza di fondi.
La mancanza di fondi è alla base anche del blocco cantieri civili, come ci spiega Luigi Albonetti della Filca di Imola. “
Il discorso è semplice, normalmente le imprese vendono gli appartamenti sulla carta, non riuscendo a vendere, i cantieri si fermano. In generale nella provincia di Bologna c'è un calo delle iscrizioni alle casse edili del 20%, è una discreta chiusura che coinvolge soprattutto le imprese più piccole, quelle che hanno due o tre dipendenti. Alcune di queste riescono a sopravvivere licenziando qualcuno, altre invece falliscono”.
Vendere un appartamento oggi è complicato, ma c'è stato un errore di valutazione di chi le abitazioni le costruisce. “Oggi solo nell'imolese ci sono tra 2000 e 2500 unità abitative invendute, se confrontiamo questo numero con quello degli abitanti di Imola capiamo subito che è un numero enorme e sproporzionato. Per questo le imprese non sono riuscite a vendere le abitazioni e di conseguenza le banche che appoggiavano le imprese hanno bloccato i finanziamenti. La situazione edilizia nel circondario è quindi ferma”.
Qual'è dunque il futuro di questi cantieri? Secondo Albonetti le possibilità sono due. “Una eventuale ripresa dei lavori nei cantieri si avrà quando la crisi si concluderà, ma
se c'è troppo invenduto il motivo è che si è costruito troppo. D'altra parte chi è disposto ad accendere un mutuo oggi? In più
il prezzo delle case non è calato a sufficienza e le imprese sono andate in crisi di liquidità. Per le grandi imprese edilizie i lavori continueranno man mano che riusciranno a vendere le unità abitative sulla carta, per le imprese più piccole il discorso è diverso.
Sono queste ultime che falliscono per prime, così gli immobili da loro costruiti vengono messi all'asta se sono ad un buon punto, capita anche che il valore del terreno superi quello di ciò che vi è stato costruito sopra, in quel caso viene venduto il terreno e con ogni probabilità vi verrà costruito sopra qualcosa di nuovo”.
Ma cosa capita invece ai cantieri delle opere pubbliche? “Negli appalti pubblici le imprese edilizie vanno spesso in sofferenza, se normalmente i pagamenti avvengono a sessanta o novanta giorni al massimo, nel caso degli appalti pubblici i pagamento possono arrivar fino a 270 giorni, il risultato è che la piccola impresa fallisce ed il Comune provvederà poi a cercarne un'altra. Sono appalti che riescono ad essere portati a termine solamente da grosse imprese”.
Tiziano Mainieri