Amici... ricordatevi che non c'è differenza tra gli oligarchi al potere...:
D’Alema riscopre Marx. Tardi però.
>>
>>
>> Maurizio Blondet
>>
>> 06 ottobre 2008
>>
>>
>>
>> Alla radio, ho sentito D’Alema riprendersi Marx. Ha sostenuto, con la
>> solita alterigia, che quella certa frase di Tremonti contro la
>> finanza speculativa («Il denaro da solo non crea denaro», o qualcosa
>> del genere) non era una novità, perché «l’aveva già detto Marx». La
>> citazione è spuria - non credo che Marx avrebbe mai detto una simile
>> banalità - ma la notizia è in ogni caso sensazionale.
>>
>> Negli ultimi vent’anni, è la prima volta assoluta che un comunista
>> italiano fa il nome di Karl. In questi vent’anni di capitalismo
>> finanziario speculativo trionfante e globalizzato, chi li aveva mai
>> sentiti ricordare il loro maestro del cinquantennio precedente?
>> Facevano finta di non averlo mai sentito nominare.
>>
>> Veltroni persino: «Mai stato comunista». Senza spiegare come mai,
>> allora, si iscrisse all’età di 14 anni nel Partito Comunista
>> Italiano, PCI, che ai tempi suoi aveva come modello l’URSS e i suoi
>> kolkhoz e i suoi kombinat, la collettivizzazione forzata, la confisca
>> senza esproprio della piccola proprietà privata, il controllo
>> poliziesco sulle volontà private. E che riceveva soldi da Mosca per
>> creare anche in Italia lo Stato collettivizzato e il KGB.
>>
>> Macché. Appena caduta l’URSS, sono tutti diventati liberisti. Anzi,
>> primi della classe nel dettare la «necessità» del liberismo globale
>> in questa ultima forma ideologica, dogmatica e terminale. Mai una
>> minima critica, di quelle che si trovano, eccome, nelle opere di
>> Marx, di questo tipo di capitalismo folle. Eppure l’avevano studiato,
>> alla scuola-quadri delle Frattocchie. Ma lo zio Karl era diventato un
>> parente povero, da non far entrare in salotto quando ci sono ospiti.
>>
>> Mai, giuro, ho sentito D’Alema obiettare alle famose privatizzazioni
>> decise sul Britannia, nè sospirare una critica alla nomina di Draghi,
>> che sul Britannia era lì a prendere ordini, come superbanchiere.
>> Anzi, sono stati i governi di sinistra, e dunque il PCI (poi PDS, poi
>> DS, poi Democrazia del Nulla) a compiere le privatizzazioni peggiori,
>> affidandole al delegato dei poteri forti anglo-massonici, Carlo
>> Azeglio Ciampi.
>>
>> Nel gran calderone dell’IRI c’erano catorci clientelari e veri
>> gioielli, imprese come la Nuovo Pignone leader di mercato mondiale
>> delle grande turbine. Ciampi svendette prima la Nuovo Pignone per un
>> boccone di pane ai concorrenti americani della Nuovo Pignone, secondo
>> gli ordini emanati sul Britannia. Mai i comunisti hanno detto che
>> quelle aziende erano degli italiani, mica di Ciampi, che le avevano
>> pagate più e più volte con le loro tasse.
>>
>> Silenzio: era più conveniente mostrare agli amerikani com’erano
>> bravi, come erano i primi a privatizzare, era tutto un far intendere
>> «Lasciate governare noi in Italia, padroni: saremo degni della vostra
>> fiducia». Marx non avrebbe approvato; ma chi l’aveva mai visto?
>>
>> Era anche facile privatizzare, cioè svendere, aziende-gioiello. Più
>> difficile privatizzare Alitalia, per dire. Ma per i catorci trovarono
>> un trucco. Quello stesso usato per «privatizzare» persino quelli che
>> gli economisti alla Marx chiamavano i monopoli «naturali»: strade,
>> autostrade, ferrovie.
>>
>> Le autostrade che rendevano, agli «amici» capitalisti di sinistra. I
>> monopoli naturali non lucrosi, trasformati in società per azioni ma -
>> ecco il trucco - con il Tesoro come azionista di maggioranza
>> assoluta. Il che significava: le perdite le ripiana sempre il
>> contribuente italiano. Solo che, ora che le Ferrovie sono private,
>> devono avere un consiglio d’amministrazione: lo riempiamo di nostri
>> compagni trombati alle elezioni, di personale politico da
>> stipendiare, mica vorrete che lo stipendino i partiti. La famose
>> banche d’interesse nazionale, ex IRI, parimenti privatizzate: e
>> riempite di «amici» e clienti.
>>
>> Il trucco ha avuto tanto successo, che l’hanno ripetuto a tutti i
>> livelli locali: hanno privatizzato centrali del latte, aziende
>> trasporti municipali, acquedotti comunali. Tutte al solito modo: metà
>> della proprietà al Comune, onde riempirne i posti dirigenziali di
>> trombati di partito, e garantire che a ripianare le perdite sarebbe
>> stato il Comune, ossia i cittadini.
>>
>> Il vantaggio era duplice: ora «società private», soggette al diritto
>> «privato», queste aziende non erano tenute a trovarsi i fornitori con
>> concorso pubblico, nè ad alienare i propri beni (pagati dai
>> cittadini) per gara pubblica, nè a limitare le paghe ai loro
>> dirigenti: erano diventati «manager», «consiglieri», «amministratori
>> delegati», da pagare come si usa sul «mercato libero». Anche se erano
>> solo parassiti.
>>
>> Insomma, con queste pseudo-privatizzazioni, la sinistra - più che la
>> «destra» - ha creato la Casta degli inadempienti pubblici strapagati
>> e impuniti.
>>
>> Nel frattempo, si avverava la profezia di Marx (e di Ricardo): in un
>> sistema capitalista globale e senza limiti legali, i salari si
>> riducono a livello di sussistenza, perché la manodopera - una volta
>> trattata come merce - è una merce abbondantissima, e quindi la cui
>> offerta supera la domanda. Nel capitalismo assoluto, insegnava Marx,
>> i lucri del capitale derivano solo da qui: dal fatto che il lavoro è
>> meno retribuito rispetto al capitale prestato.
>>
>> E D’Alema, zitto. Secondo i dati della stessa Commissione Europea,
>> nell’ultimo quindicennio in Europa, la parte dei salari nel valore
>> aggiunto delle imprese è calato di 12 punti: lavoratori pagati sempre
>> meno, e D’Alema zitto. In USA, nel 1982 l’% delle persone più ricche
>> si accaparravano, nel 1982, il 10% del reddito nazionale; nel 2006,
>> se ne ritagliavano il 23%. In Francia, nel 1982 i dividendi agli
>> azionisti rappresentavano il 4,4% della massa salariale, nel 2006
>> erano il 12,4%. In Italia è andata anche peggio, perché abbiamo il
>> più forte sindacato ex-comunista e per questo, anche i salari operai
>> più bassi d’Europa: la CGIL non voleva turbare «il mercato» chiedendo
>> paghe adeguate almeno per quei lavoratori che lo meritavano.
>>
>> Marx aveva predetto che l’arretramento del potere d’acquisto dei
>> salariati avrebbe portato al crollo del capitalismo nel suo insieme:
>> perché se il salario alto dell’operaio è per il padrone individuale
>> un costo da contenere, per il capitalismo come sistema è un elemento
>> necessario ad assicurare la solvibilità della domanda, e dunque i
>> consumi.
>>
>> Da qui la crisi attuale, che anche Keynes aveva descritto: con salari
>> sempre più bassi, il sistema capitalista (bancario-usuraio) ha dovuto
>> compensare il potere d’acquisto calante delle famiglie indebitandole
>> sempre più.
>>
>> In USA hanno incitato l’immigrato messicano da 800 dollari al mese a
>> comprarsi la casa col mutuo: mutuo al 125% sul valore dell’immobile,
>> ossia il messicano che accendeva un mutuo su una casa da 100 mila
>> dollari riceveva anche 25 mila dollari in contanti, subito. E quale
>> messicano non avrebbe accettato? Era ovvio che mai avrebbe pagato le
>> rate del mutuo. Ma alla banca non importava un fico, perché quel
>> mutuo mica se lo teneva nei libri contabili; lo spezzettava in
>> coriandoli, che chiamava «obbligazioni garantite da mutui», e lo
>> rifilava a decine di migliaia di clienti nel mondo. Quando il
>> messicano cessava di pagare, il problema era di quelle decine di
>> migliaia, mica della banca emettitrice.
>>
>> Ma avete mai sentito D’Alema o Veltroni esprimere una critica a
>> questo sistema? Mai. Nei testi di Marx avrebbero trovato tutti gli
>> argomenti per esprimere la critica, ma hanno taciuto.
>>
>> La globalizzazione, ci dicevano nei talk-show, è un fatto
>> ineluttabile, la concorrenza senza dazi è un fenomeno naturale.
>> Bisogna privatizzare la centrale del latte, l’acquedotto comunale, i
>> tassisti... Bisogna fare spazio alla grande distribuzione contro le
>> piccole botteghe che sono «inefficienti».
>>
>> Bersani era tutto per la grande distribuzione, perché aveva le COOP
>> (ex) rosse da favorire. Nessun ostacolo al capitalismo finale, quello
>> che (come previde Marx) non crea la concorrenza ma la distrugge,
>> perché crea enormi monopoli privati.
>>
>> Come mai hanno taciuto, i comunisti italiani? perché non hanno mai
>> invocato Marx quando ce n’era tanto bisogno?
>>
>> Forse, a voler essere benevoli, per un motivo che Marx aveva
>> perfettamente previsto: «Il capitalismo senza freni diventa una sorta
>> di mitologia, che attribuisce realtà, potenza e iniziativa a cose che
>> non hanno vita in sé» (come la Borsa o le azioni quotate); mentre le
>> cose vitali e organiche - le relazioni di famiglia e di comunità, lo
>> spirito civico, persino l’ambiente, che sono essenziali per l’uomo
>> vero e vivo e il solo dotato di iniziativa, il capitalismo le spregia
>> e le distrugge, in quanto non sono mercificabili.
>>
>> Marx in realtà approvava questa mercificazione universale: per lui
>> era la grande rivoluzione della borghesia - per esempio, svalutazione
>> dell’amore coniugale che non ha mercato, e sua sostituzione con la
>> pornografia, che si può vendere - che lui esaltava. perché,
>> distruggendo tutti i valori e i legami tradizionali fra uomo e uomo e
>> nella società, tutti i corpi intermedi, tutti i legami naturali e
>> religiosi, preparava l’avvento del proletariato.
>>
>> Ma, almeno, Marx sapeva: e chiamava il capitalismo la grande
>> prostituzione.
>>
>> D’Alema invece zitto. Sarà perché anche lui ci ha guadagnato dal
>> capitalismo. Lo yacht da regata che costa miliardi, mica è un regalo
>> della classe operaia al suo difensore. E’ il compenso del sistema a
>> chi ha agevolato e non ostacolato il capitalismo terminale, è la
>> mangiatoia che il sistema consente ai suoi servi «politici».
>>
>> Il dramma è che in Italia i servi pubblici si sono fatti pagare
>> troppo. A fine mandato, un presidente USA non ha da comprarsi un
>> panfilo da regata internazionale, se non è già ricco di suo. D’Alema,
>> come mai sì? Quanto ha guadagnato da parlamentare e da ministro e
>> primo ministro per pochi mesi, da poter condividere i piaceri dei
>> grandi miliardari?
>>
>> Ecco perché ha fatto finta di non riconoscere Karl per almeno 20 anni.
>>
>> E anche questo Marx aveva previsto: «Il modo d’esistenza crea la
>> coscienza». Tradotto: se il tuo modo d’esistenza è da miliardario
>> privilegiato, e nemmeno da ricco imprenditore (che rischia) ma da
>> redditiere e parassita, la tua «coscienza», la tua visione del mondo,
>> sarà quella del parassita rentier. Se vivi da miliardario, da nobile
>> di Versailles, non ti metterai mai nei panni del proletario. Mai più.
>> Darai ragione al capitalismo, la tua ideologia sarà quella.
>>
>> Per questo D’Alema non ha il diritto di fare il di più contro
>> Tremonti, e dirgli: «Quel che dici tu, l’aveva già detto Marx».
>> L’aveva detto Marx, ma non D’Alema.
>>
>> Solo ora, ora che il crollo del capitalismo rende urgente
>> l’intervento dello Stato in economia, D’Alema si ricorda di Marx. Ci
>> vuol dire: affidatevi a noi marxisti, abbiamo noi la ricetta per
>> governare in questa crisi delle banche. Dopo aver svenduto i gioielli
>> IRI (il socialismo di Stato creato dal fascismo, mica dai comunisti),
>> dopo le privatizzazioni delle ferrovie e delle centrali del latte,
>> dopo aver ridotto la sinistra a candidare Luxuria e Benigni, vogliono
>> di nuovo farci la lezione.
>>
>> Vogliono ridiventare «statalisti», mettere di nuovo le mani sui beni
>> privati, sentono che è venuto il tempo di «nazionalizzare» e quindi,
>> si candidano a farlo, con gran guadagni. E ritrovano persino Marx.
>>
>> Troppo tardi, direi.
>>
>>
>> COMMENTI:
www.effedieffe.com/content/view/4713/169/