WSI Immobiliare in America: ecco come appaiono i minimi di 47 anni
Il grafico che nessuno vi fa vedere in Italia, perche' non e' "ottimista" (anche se corrisponde alla cruda realta'). Negli Usa la vendita di nuove case e' crollata ai livelli del 1963. Snobbando i tassi sui mutui a 30 anni ai livelli piu' bassi di sempre.
Con il venir meno di incentivi fiscali predisposti dall'amministrazione Obama per l'acquisto della prima casa, le vendite di nuove abitazioni sono crollate -12% a luglio. Poco importa se i tassi sui mutui a 30 anni sono scivolati ai minimi storici (non erano cosi'; bassi nemmeno nel Dopoguerra ai tempi del piano Marshall). La vendita di case di nuova costruzione ha portato le lancette indietro al 1963, in pratica annullando il progresso delle ultime tre generazioni di famiglie americane.
Da notare che nel giorno in cui questo dato macro dal settore immobiliare Usa e' stato annunciato, a Wall Street i titoli azionari delle aziende attive nel settore costruzioni sono stati comprati a man bassa, portando il comparto di riferimento in rialzo dell'1.38%. In ogni caso questo grafico in Italia nessuno ve lo fara' vedere. Motivo: non e' "ottimista" (anche se ovviamente e' veritiero, essendo la pura fotografia della realta' economica degli Stati Uniti, la cui criosi influenza il resto del mondo). Speriamo che i nostri lettori apprezzino lo sforzo di WSI, volto a informare in modo neutro senza auto-censure di sorta, anche se tutti vorremmo - com'e' ovvio - una ripresa foprte e robusta.
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(WSI) - Nel mese di luglio le vendite di case nuove negli Stati Uniti sono calate del 12.4% a 276 mila unita'. Si tratta del calo piu' accentuato dal 1963.
A comunicarlo e' stato il Dipartimento del Commercio Usa.
I numeri, che si riferiscono alla vendita di unita' abitative unifamiliari di nuova costruzione, si sono rivelati inferiori alle attese. Le previsioni degli economisti erano infatti per un valore annualizzato di 334 mila unita'.
Nel mese mese precedente il totale di unita' vendute si era attestato a 315 mila (il prezzo delle case e' stata rivisto a -0.3% da +0.5). A luglio i prezzi medi si sono portati sui minimi di dicembre 2003.
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(WSI) - Per il mercato immobiliare Usa nessuna luce in fondo al tunnel. A luglio, le vendite di nuove abitazioni sono scese del 12,4% a quota 276 mila unita', il minimo storico. Numeri nettamente inferiori alle attese degli economisti che prevedevano vendite per 337 mila unita'. Impressionante il calo dei prezzi -6%, nei fatti una casa unifamiliare costa 204 mila dollari, mai cosi' in basso dal dicembre 2003. La deflazione e' piu' vicina. I dati sono stati diffusi dal Dipartimento Usa al commercio.
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(WSI) - A luglio, le vendite di case con contratti in corso negli Stati Uniti hanno registrato una variazione negativa: -27.2% a 3.83 milioni. Si tratta di un crollo record mese su mese e del livello piu' basso dal 1995, cioe' degli ultimi 15 anni.
A comunicarlo e' stata la National Association of Realtors.
Si rispecchia in parte la fine delle iniziative di aiuto fiscale per gli acquirenti della prima casa di proprieta' immobiliari del valore di sino a $8000. Il credito fiscale temporaneo e' scaduto il 30 giugno, ma il governo federale lo ha esteso fino al 30 settembre per coloro che hanno gia' firmato un contratto e che non sono stati in grado di chiudere l'operazione di vendita in tempo. Di solito ci vuole un mese o due prima che la transazione vada in porto, ma il crescente numero e fretta degli acquirenti ha causato qualche ritardo e contrattempo.
Il dato di giugno e' stato rivisto a 5.26 milioni. Le vendite di unita' mono-famiglia soo calate ai minimi di 15 anni. Le case rimaste invendute sono aumentate del 2.5% a 3.98 milioni, livello maggiore dal 1999. La media dei prezzi e' salita dello 0.7% nell'ultimo anno a $182.600.
www.wallstreetitalia.com/article.aspx?IdPage=994587
Aggiungo e mi chiedo:
E' possibile che queste notizie escono solo dagli USA? Probabilmente dovremmo anche tenere conto di questo:
Libertà di stampa?
L'Italia è al 40° posto, dopo Cile e Corea del Sud
"Reporter Sans Frontières" www.rsf.fr
Reporter sens frontière (Rsf) ha pubblicato la prima classifica mondiale della libertà di stampa e non sono mancate le sorprese. Innanzitutto va rilevato che, pluralismo e libertà nella diffusione delle notizie non sono una prerogativa dei paesi più ricchi e sviluppati. Basti pensare che il Costa Rica precede in classifica gli Stati Uniti e diverse nazioni europee. L'Italia, a causa dell'irrisolto conflitto di interessi del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, si piazza al quarantesimo posto, superata da paesi latinoamericani come Ecuador, Uruguay, Paraguay, Cile ed El Salvador, oltre che da Stati africani come Benin, Sudafrica e Namibia. La maglia nera dei peggiori del gruppo spetta a tre nazioni asiatiche: Corea del Nord, Cina e Myanmar. In fondo alla classifica figurano anche la maggior parte dei paesi arabi, a partire da Libia, Tunisia e Iraq, dove è semplicemente impensabile che un giornale o una testata radiotelevisiva possa criticare il capo dello Stato o l'operato del governo. R.s.f. assegna invece buoni voti ad alcune realtà africane come Benin, Sudafrica, Mali, Namibia e Senegal, tutte collocate nelle prime cinquanta posizioni e in condizione di vantare una reale libertà di stampa. I peggiori nell'Africa nera risultano essere Eritrea (132ma), Zimbawe (123mo), Guinea Equatoriale (117ma), Mauritania (115ma) e dal 109mo al 105mo posto, Liberia, Rwanda, Etiopia e Sudan. (Reporters sens frontiéres).
L'articolo completo è qui:
www.disinformazione.it/libertadistampa.htm