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Lombardia - situazione del mercato immobiliare

Ultimo Aggiornamento: 12/07/2016 09:12
23/04/2010 10:55
 
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«Sono 35mila gli invenduti»

— BRESCIA —
2010-04-23

NELL’EDILIZIA la crisi è arrivata sei mesi dopo ma pesantissima, si è abbattuta nel 2009 e il 2010 è ancora nero. Le imprese attive sono calate del 10%, la manodopera dell’11%, le ore di lavoro del 13%, l’imponibile salariale dell’11 per cento. Le case invendute in provincia di Brescia sono 35mila. I numeri sono forniti dalla Cassa paritetica edile, l’ente previdenziale del settore. Il favoloso 2007, quello della grande bolla destinata a sgonfiarsi, sembra lontano anni luce.
«Ha lasciato soltanto uno strascico di cantieri aperti che bisognava pur finire, ma di nuovo non parte più niente» commenta Alberto Silvioli il presidente dell’ente paritetico, rappresentante dei datori mentre il suo vice, Raffaele Merigo, è rappresentante dei sindacati.
«Così siamo senza soldi — aggiunge — sono esaurite le risorse anche personali, le banche stringono il credito, entrate non ce ne sono».

EPPURE i prezzi non scendono: «Con i costi che abbiamo, a Brescia il nuovo non può essere venduto a meno di 3.200 euro al metro quadrato. Oggi un’impresa che vende direttamene guadagna non più del 5%» è il parere dell’impresario. Un po’ di movimento, con sconti interessanti, si trova nell’interscambio dell’usato, ma è poca cosa.
Non circolano soldi. C’è la corsa al cliente, coccolato come non accadeva certo negli anni passati.
«Gli operai sono disperati — riferisce dal suo canto Merigo — nonostante un milione e 100mila euro di un fondo per la disoccupazione. Molti immigrati che avevano acceso un mutuo per l’abitare, non ce la fanno più, tornano in patria e le banche si prendono la casa».
In edilizia più della metà sono stranieri; gli albanesi e i rumeni sono i più numerosi, oltre i 2mila entrambi.
Vengono poi i marocchini e i serbi. Non specializzati, sono i primi a restare senza lavoro.

«HO SAPUTO che ci sono cantieri che vanno avanti con i due capi soltanto per non chiudere e non perderli» dice Salvini. Anche le insolvenze sui contributi, un milione e 900mila euro, testimoniano il momento difficile, aumentate nel 2009 del 30 per cento. La crisi ha un unico rovescio della medaglia positivo, il 20% in meno delle ore perse per infortunio. Del 22% sono scese pure le ore di malattia, del 33% le ore di permesso non retribuito, del 50% quelle dei permessi retribuiti. Se il mercato privato è fermo, quello pubblico non va meglio: il metrò è quasi finito, alla Corda molle lavorano in 200, alla Brebemi in 25, l’autostrada della Valtrompia è sempre al palo. Un po’ di ossigeno arriverà dalle opere al via nell’ospedale Civile. La recessione è piombata in ritardo sui cantieri, si risolverà pure in ritardo. Perciò fra gli addetti ai lavori è forte il pessimismo.
Magda Biglia
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