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La crisi immobiliare Usa? Il peggio deve arrivare

Ultimo Aggiornamento: 31/12/2012 09:20
24/10/2010 12:01
 
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I mutui da incubo diventano fantasma

I ricorsi contro i pignoramenti rimettono nel mirino le banche
Vi avevano detto che il peggio della crisi finanziaria era passato? Balle, naturalmente. Lo sanno bene le banche Usa, alle prese - come spiega il New York Times e, qui da noi, IlSole24Ore - con un'insidiosa «coda» del disastro delle cartolarizzazioni dei mutui subprime. Il problema si presenta complicato per due variabili fuori controllo: una di carattere informatico, l'altra di ordine giuridico.

In sintesi. Circa 10 anni fa qualcuno brevetta un sistema di registrazione elettronica dei mutui e fonda una società (Mers) con base nel Delaware, paradiso fiscale ma anche uno dei 50 stati Usa. Vi entrano diversi azionisti importanti, tra cui la banca Jp Morgan. Il sistema, infatti, è stato pensato per velocizzare tutte le operazioni relative ai mutui su tutto il territorio della Confederazione e, non guasta certo, pagare un po' meno tasse. Tutto avviene in automatico, al punto che la Mers... non ha dipendenti. Dite la verità, è il sogno realizzato di ogni capitalista: una macchina gira e sforna profitti, senza dover pagare nessuno.

L'intoppo sorge sul piano legale. La Mers detiene formalmente decine di milioni di mutui cartolarizzati (il 60% del totale Usa, sembra), ma come ha fatto a «certificarli» se non ha nessun addetto ai controlli? Semplice anche questo: qualsiasi impiegato di banca o avvocato che si sia trovato a inserire i dati di un mutuo viene immediatamente nominato assistente o vicepresidente di una società vuota di umani. In cambio di appena 25 dollari, ognuno di loro è diventato automaticamente «certificatore» senza saperlo e senza, soprattutto, venir retribuito.

Tutto va bene fin quando, con la crisi immobiliare e finanziaria, orde di mutuatari non riescono più a pagare le rate. Scattano ovviamente i pignoramenti (foreclosure), le banche si prendono le case e cercano di rivenderle, deprimendo ulteriormente un mercato immobiliare in caduta libera. Non sarebbe ancora niente di grave (per le banche) se qualcuno degli espropriati non facesse ricorso al giudice per sapere, almeno, chi è che gli sta togliendo la casa. Un giudice dell'Oregon decide che Bank of America (BofA) - «solo» la prima banca degli States - non ha diritto di buttar fuori il ricorrente. Nessuno, nemmeno BofA, è riuscito ad esibire i documenti che «provano» la titolarità dell'ipoteca cartolarizzata e poi impacchettata più volte.

E' una bomba. Il sistema giuridico Usa si regge infatti sul principio del «precedente». Quello dell'Oregon dà il via a una valanga di ricorsi. Ma se fossero soltanto i piccoli proprietari a ricorrere al tribunali, forse le banche potrebbero arginare i danni (sacrificando un po' di miliardi, è ovvio). Ma avvocati preparatissimi entrano in campo per conto di fondi di investimenti come Pimco, Blackrock (il gruppo di Warren Buffett) e addirittura la Federal Reserve. Qui i danni vengono richiesti perché agli investitori che compravano le obbligazioni «garantite» dai mutui non era stato detto quale fosse il «sottostante».

La stessa Fed aveva fatto «pressione» sulle banche perché si ricomprassero almeno una parte di questi junk bond. In fondo ne aveva presi «in garanzia» quantità sterminate, quando - due anni fa appena - si era trattato di salvare gli istituti di credito. Nessuna risposta, e quindi vai con la causa.
Un primo calcolo dei danni che le banche potrebbero esser chiamate a pagare per questo scherzo del destino viaggia vicino ai 180 miliardi di dollari. Che andrebbero però aggiunti ai 500 in ballo per le cause pendenti sui subprime.

Due sole le possibili soluzioni. Le banche vincono in tribunale, ma pagano pegno per i lunghi ritardi nella «realizzazione» dei pignoramenti (le case, intanto, si svalutano). La banche perdono, e si riapre la voragine nei loro conti, esattamente come due anni fa. Potreste dire: «E chi se ne frega, se lo sono ampiamente meritato». Verissimo. E anche giusto. Ma credete davvero che le banche centrali (ossia gli stati, ovvero le nostre tasche) non sarebbero «sollecitate» - dalle lobby bancarie, dai loro giornali e televisioni - ad aprire una nuova «sottoscrizione straordinaria» per salvare chi è tutt'oggi «troppo grande per fallire»? La voracità di questo capitalismo è davvero straordinaria. Talmente cieca da divorare anche se stesso.

Tommaso De Berlanga
Fonte: www.ilmanifesto.it
23.10.2010
[Modificato da (sylvestro) 24/10/2010 12:01]
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