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La crisi immobiliare Usa? Il peggio deve arrivare

Ultimo Aggiornamento: 31/12/2012 09:20
08/06/2011 09:19
 
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La lunga notte del mattone Usa (Fonte: fondionline.it - di Rocki Gialanella - 08/06/2011)

Le quotazioni degli immobili hanno perso in media il 33% dai massimi raggiunti nel 2006 e si sono riportare sui valori registrati nel 2002

Gli ultimi dati sull’andamento del mercato immobiliare statunitense sono stati deludenti, a conferma che il settore sta vivendo una seconda fase di contrazione. Il prezzo delle abitazioni nelle principali aree metropolitane del paese ha sperimentato a marzo un calo dello 0,8%. Il dato, messo a confronto con i valori registrati dodici mesi addietro, si traduce in un calo delle quotazioni del 3,6% su base annua. E se si prende come riferimento il primo trimestre, la contrazione complessiva si spinge fino al 5,1%.

Il prezzo medio degli immobili sfiora i 128.300 dollari, stando all’ultimo report curato da Standard and Poor’s e Case Shiller, un valore che conferma il ritorno delle quotazioni sui livelli medi del 2002. Con questo calo si crea una distanza ormai siderale rispetto ai 190.500 dollari di media che si pagavano nel primo trimestre del 2006. Attualmente gli immobili localizzati nel territorio statunitense sono più convenienti di circa il 33% rispetto al record registrato dal mercato immobiliare Usa (tetto raggiunto poco prima dello scoppio della crisi delle ipoteche subprime e del conseguente crollo del sistema finanziario nella totalità dei paesi industrializzati).

Il prezzo delle abitazioni ha accumulato otto mesi consecutivi di cadute nelle prime venti aree metropolitane del paese. Gli autori del report sostengono che il mercato si trova nel mezzo di una seconda fase recessiva del mercato immobiliare. I contraccolpi più profondi hanno trovato spazio in particolare nella ‘Cintura del Sole, vale a dire negli stati più meridionali come la Florida, l’Arizona e il Nevada.

L’unica città che è riuscita a scansare l’ulteriore caduta dei prezzi è stata Washington, urbe in cui si sono registrati incrementi sia a livello mensile che su base annua. A Minneapolis, al contrario, i prezzi hanno perso il 10% nel periodo marzo 2009-marzo 2010. Alle spalle di Minneapolis si è posizionata Phoenix con un calo dell’8,4%, seguita da Chicago con il 7,6%. A New York, Boston e Los Angeles la contrazione è stata del 2,5%. Il report copre l’80% del mercato.

La parte più negativa del report non riguarda i dati ma le aspettative, visto che non ci sarebbe alcun segnale concreto di ripresa nel breve termine e i problemi più gravi sarebbero tre: l’elevato numero di morosi, la permanenza di uno stock di abitazioni ai margini del mercato da molto tempo e le difficoltà incontrate da molti cittadini per riuscire ad ottenere un’ipoteca.

Il mercato immobiliare statunitense aveva dato l’impressione di essere in grado di offrire qualche segnale di ripresa verso la metà del 2009 e, poco alla volta, era riuscito a recuperare fino al 5% del terreno perso durante la crisi. Ma la scorsa estate ha cominciato a mostrare segnali di debolezza in concomitanza con la fine degli stimoli statali destinati ai cittadini che volevano acquistare una casa. Attualmente, i prezzi sono tornati sui livelli più bassi del post-recessione. Gli economisti sostengono che per invertire questa tendenza bisognerebbe produrre un netto miglioramento del mercato del lavoro. Per tale motivo, le previsioni puntano ad una caduta addizionale dei prezzi vicina al 4% durante la prossima estate. Nonostante ciò, nessuno è in grado di affermare se quest’ultimo livello rappresenta un punto di stabilizzazione o se costituirà la base del prossimo rilancio del settore.
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