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La crisi immobiliare Usa? Il peggio deve arrivare

Ultimo Aggiornamento: 31/12/2012 09:20
25/06/2012 14:17
 
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ASSURDO: Le banche americane pignorano le case ai cittadini e poi le demoliscono! (Fonte: nocensura.com - di Alessandro Raffa - 24/06/2012)

Quando un'amica americana mi ha riferito che le banche, in USA, pignorano le case ai cittadini per poi demolirle, credevo di aver tradotto male il testo. Ho incollato la sua frase sul traduttore di Google, e quando ho constatato che non avevo capito male, le ho chiesto lumi. Nessun errore di traduzione, le cose stanno proprio così. Le banche in Usa pignorano la casa ai cittadini insolventi - sbattendoli nel mezzo alla strada - per poi demolire l'abitazione.

Quello degli "insolventi", negli USA è un vero e proprio esercito, anche grazie alla concessione dei celebri "mutui subprime" che sono mutui concessi a persone prive dei requisiti solitamente richiesti per la concessione di credito, spesso precari e autonomi in difficoltà, che sono stati i primi a "saltare" a causa della crisi economica, che in USA ha "morso" i cittadini più di quanto sia accaduto fino ad oggi in Italia: questo perché mentre l'economia italiana è composta in prevalenza da aziende medio-piccole, spesso a conduzione familiare (non soggette a delocalizzazione) in USA a "farla da padrone" sono le grandi holding, e i posti di lavoro dispensati dalle grandi multinazionali sono, o meglio erano svariate decine di milioni. I poli produttivi delle multinazionali si sono trasferiti dove produrre costa molto meno, spesso nel vicino Messico, lasciando gli americani alle prese con una disoccupazione dilagante.[1]

PERCHE' DEMOLIRE LE CASE?
Negli USA il numero di case pignorate è elevatissimo. Il fenomeno interessa tutti gli USA, ma in particolare riguarda le "ex zone industriali", trasformate dalla delocalizzazione in poco più che lande desolate [1] dove migliaia di cittadini, dopo aver perso il lavoro hanno perso anche la casa. La quantità di case sfitte è elevatissima, e le prospettive di collocarle sul mercato sono scarse, sopratutto in quelle zone dove non c'è più lavoro. In queste zone la lista delle case sfitte poste sul mercato è lunghissima, e anziché ridursi, si allunga di mese in mese. Le case che restano a lungo sfitte rovinano (in queste zone rurali molte case sono in legno, e se lasciate sfitte si deteriorano più velocemente) e avrebbero bisogno di interventi di manutenzione che in questo contesto diventano una spesa inutile. Inutile aggiungere che il valore immobiliare in queste condizioni crolla.

In alcuni casi le banche decidono di demolire quelle case che, solo pochi mesi prima, hanno pignorato ai cittadini, spesso sbattendoli fuori. E negli USA in questo ambito, le regole sono severissime, molto più di quelle italiane. Quando viene deciso uno sfratto, gli abitanti dell'appartamento devono lasciare lo stesso, "con le buone o con le cattive". Si presenta la polizia e fa uscire gli occupanti, se poi non hanno dove andare non è un problema che riguarda lo Stato.

Per comprendere la situazione, riporto il seguente articolo, pubblicato il 4 Aprile 2012:
New York - Si e' conclusa l'indagine federale sui pignoramenti delle banche in America. Ora 1.250.000 immobili pignorati verranno messi sul mercato, dove i prezzi potrebbero crollare di un ulteriore -10%, secondo gli analisti di RealtyTrac. L'offerta di immobili pignorati aumentera' del +25%, dal milione di unita' del 2011, stando alle stime di Moody's. L'effetto sui prezzi nel mercato immobiliare e' inevitabile in quanto si tratta di immobili deteriorati, che dovranno essere venduti a un forte sconto. Le proprieta' pignorate per un anno vengono acquistate al 35% in meno rispetto al prezzo richiesto dalle banche, secondo una ricerca della Federal Reserve Bank di Cleveland del 15 marzo. Se sono state pignorate per 2 anni lo sconto e' del 60%. L'erosione nel valore di questo tipo di proprieta' e' dovuta al fatto che, al di la' che siano rimaste abitate o meno, la manutenzione e' solitamente scarsa. Infatti lo stesso studio della Fed di Cleveland stima che un quarto delle case pignorate sono in condizioni talmente disastrate da dover essere demolite. L'ondata di case pignorate in vendita impattera' negativamente, nonostante l'economia in ripresa e i recenti segni di stabilizzazione del mercato immobiliare americano. E' l'opinione di Karl Case, uno dei creatori dell'indice S&P/Case-Shiller home-price. Quanto piu' si aspettera' a sbarazzarsi degli immobili pignorati, tanto peggio l'effetto negativo sui prezzi. Fonte: it.finance.yahoo.com/notizie/tsunami-case-pignorate-mercato-immobiliare-082134...


DAVVERO NON CI SONO ALTERNATIVE ALLA DEMOLIZIONE?
Quelle case non interessano davvero a nessuno?
Possibile che in quelle zone non ci sia nessuno a cui farebbero comodo?
Ovviamente non è così. Nei pressi delle case che vengono abbattute ci sono persone che vivono in affitto, famiglie numerose costrette a convivere in spazi angusti per le difficoltà economiche, persino persone che non hanno una casa. Che in città come Cleveland, nello stato dell'Ohio (per citarne una delle tante dove ci sono state e ci saranno demolizioni, come vedremo in seguito) con oltre 400.000 abitanti non ci sia nessuno a cui farebbe "comodo" una casa?!?

Potrebbero esser regalate o offerte in comodato ai comuni, a cooperative sociali, potrebbero essere svendute per poche migliaia di euro... oppure REGALATE (vocabolo che le banche non conoscono...) visto che dovrebbero essere demolite! Invece PREFERISCONO ACCOLLARSI ANCHE LE SPESE NECESSARIE PER LA DEMOLIZIONE E LO SMALTIMENTO DELLE MACERIE... PERCHE' REGALARLE FAREBBE DIMINUIRE ULTERIORMENTE L'OFFERTA E SVALUTARE ANCORA IL MERCATO IMMOBILIARE facendo diminuire il valore del patrimonio delle banche... SIA MAI!


[1] DELOCALIZZAZIONI IN USA: I CASI DI "GENERAL MOTORS" E "WHIRPOOL"
Due aziende americane molto importanti che hanno delocalizzato (tra le tante) sono il colosso delle auto General Motors e l'azienda leader mondiale nel settore degli elettrodomestici Whirpool.
GM è stata una delle prime aziende a delocalizzare, negli anni '80, e alla chiusura degli 11 stabilimenti General Motors di Flint, nello stato del Michigan, è ispirato il docu-film di Michael Moore "Roger and Me" che descrive con la sua solita pungente satira il disastroso impatto che ha avuto sulla città la chiusura degli stabilimenti, che garantivano un posto di lavoro a circa 30.000 persone. Sugli stabilimenti GM era basata l'economia di Flint, che in seguito alla chiusura - come illustra Moore - si è spopolata, sono stati persi molti posto di lavoro anche nell'indotto ed è aumentata vertiginosamente la criminalità. La Whirpool invece ha terminato il processo di delocalizzazione solo 2 anni fa, con la chiusura dell'ultimo stabilimento a Evansville, nell'Indiana. Anche in questo caso per la città lo stabilimento era una risorsa importantissima, tra l'altro per Evansville, che anni fa era una cittadina basata sull'industria, Whirpool era l'ultima azienda rimasta sul territorio: le altre aziende hanno già delocalizzato, e in città non c'è più lavoro. Il colosso degli elettrodomestici possiede stabilimenti anche in Italia: anche da noi il processo di delocalizzazione è iniziato con la progressiva riduzione del personale. L'ultimo taglio, di 1.000 dipendenti, lo scorso Novembre. Che non sarà l'ultimo, possiamo scommetterci: le grandi aziende solitamente delocalizzano "a rate", anche per questioni di immagine: aprono stabilimenti nel terzo mondo e iniziano a trasferire lì la produzione, riducendola progressivamente laddove intendono chiudere, adducendo alla crisi...

DEMOLIZIONI: IL CASO DI CLEVELAND
Secondo le stime riportate dal "The Washington post", a Cleveland, dove ci sono già state copiose demolizioni e altre sono previste, le case sfitte sono attualmente circa 15.000. Per interpretare meglio il dato relativo alle case sfitte, diamo un'occhiata ai dati demografici della città. La scheda di Wikipedia dichiara che al 01/07/2007 vivevano a Cleveland 438.042 persone. La stessa scheda dichiara che in occasione del censimento del 2000 la popolazione arrivava a 478.403 abitanti. In 7 anni ha perso 40.361 abitanti. Sempre secondo Wikipedia nel 1980 vivevano a Cleveland 573.822 abitanti, venti anni prima, nel 1960 erano 876.050.
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