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Dead men working

Ultimo Aggiornamento: 31/08/2015 08:57
15/12/2008 13:03
 
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UniCredit, la mappa degli esuberi

È frutto di un lungo percorso l'intesa del 3 dicembre tra UniCredit e sindacati sulla modulazione dell'impatto occupazione del piano industriale triennale 2008/10 del gruppo. Entro il 2010, tra piani di incentivazione all'esodo e adesioni volontarie al Fondo di solidarietà, il progetto prevede 5.900 dimissioni, che portano il totale dalla fusione con Capitalia a quota 7.200, oltre l'11% dei 64.384 dipendenti italiani a fine 2007.

Gli incontri tra management e rappresentanti dei lavoratori sono stati tanti e tanti saranno ancora, ma la linea ribadita dalla banca, anche in un incontro del 12 novembre, è sempre stata la stessa: la «piena condivisione della volontà di ragionare con il sindacato».

Alla base del percorso, iniziato con il protocollo sindacale del 3 agosto 2007 sull'integrazione con Capitalia, c'è il fatto che UniCredit rileva un «disallineamento delle allocazioni ideali delle risorse. In altre parole, i numeri sono giusti, il problema è che sono nei posti sbagliati». Il problema del "disallineamento" riguarda le cosiddette "piazze calde" (Milano, Roma, Palermo, Brescia e Reggio Emilia), quelle dove risiedono le strutture di governo delle principali società del gruppo, cioè le direzioni generali.

La posizione dei sindacati
L'11 luglio scorso, dopo la presentazione del piano triennale, i sindacati osservavano che «il piano prevede 9mila esuberi complessivi nell'Europa occidentale, di cui 5.900 rivenienti dall'operazione Capitalia nel triennio 2008/10. Poiché 1.300 dipendenti sono già usciti nel 2007, il totale degli esuberi in Italia ammonta quindi a 7.200. La riduzione occupazionale si realizzerebbe, secondo l'azienda, attraverso l'accoglimento di tutte le domande di esodo a suo tempo presentate dai colleghi». Pur esprimendo un giudizio positivo sulla solidità del gruppo e sugli investimenti, i sindacati chiedevano l'accoglimento delle 1.850 domande di accesso al Fondo di solidarietà (quello che finanzia lo scivolo volontario alla pensione per 60 mesi) in eccesso rispetto alle 3mila previste dall'accordo del 3 agosto 2007. I sindacati chiedevano poi una politica mirata e concordata di assunzioni e mobilità infragruppo, con quella territoriale limitata ai casi di richiesta volontaria, rimedi a carenze di organico e migrazioni informatiche e lo stop a ulteriori delocalizzazioni di attività di backoffice all'Est.

La posizione del management
Da qui partivano le trattative. Il management, il 12 novembre, sul "disallineamento" ribadiva «sia chiaro, non deriva affatto dallo scenario esterno», cioè dalla crisi, ma che «si sarebbe verificato anche con il sistema creditizio in ottima salute» e dunque «a maggior ragione, con lo scenario attuale, non è accettabile, giustificabile né sostenibile ogni minima inefficienza».
Con l'accordo raggiunto nella nottata del 3 dicembre, azienda e sindacati hanno convenuto sull'obiettivo di rafforzare il profilo commerciale dell'azienda e la vicinanza al cliente, con l'utilizzo dei dipendenti in eccesso nelle strutture centrali. Progetto da realizzare con la riconversione delle risorse delle ex Direzioni generali e di governo verso attività di rete e commerciali. Scartata la mobilità territoriale, l'azienda ha proposto la cosiddetta multipolarità, cioè il processo di "portare attività dove ci sono le persone". Nelle "piazze calde" verranno creati poli decentrati (a Roma per 270 dipendenti, a Palermo per altri 200). Il problema potrebbero essere le indisponibilità individuali e collettive alla riconversione: il management cerca strumenti collettivi per realizzarla, anche con la mobilità infragruppo. Infine, per rafforzare gli organici della rete commerciale dal 2009 saranno assunti 400 dipendenti e garantiti quelli a tempo determinato.

I contenuti dell'accordo
Per quanto riguarda invece le 5.900 uscite previste per il 2008/10, a metà settembre, di queste erano 940 le persone già uscite, mentre il totale per il 2008 ne prevedeva 2.400. Ne mancavano dunque 1.460 circa, a cui erano da aggiungere le 2mila previste per il 2009 e le 1.500 del 2010. L'intesa prevede invece che saranno accolte tutte le domande di prepensionamento e di accesso al Fondo di solidarietà, 1.300 nel 2009 e 2.400 nel 2010, alle date indicate dai lavoratori. I 200 in uscita volontaria in più sono bancari che hanno già maturato i requisiti pensionistici, che non vengono conteggiati nel calcolo degli esodi incentivati. C'è poi l'accesso al pensionamento diretto dal 2011 per 63 dipendenti "impigliati" nella riforma del Welfare che li rinviava a metà 2015.


«Riteniamo di aver siglato un accordo soddisfacente, articolato e complesso, che utilizza una vasta gamma di strumenti per gestire tutte le ricadute del piano triennale. Il potenziamento delle iniziative di multipolarità servirà a contenere gli esuberi sulle "piazze calde" ed evitare processi di mobilità territoriale forzosa», afferma Marco Salvi, segretario responsabile della Fisac/Cgil di UniCredit Banca.
Ora l'intesa non passerà per un referendum di ratifica dei dipendenti, ma verrà comunque discussa e valutata nei direttivi sindacali e nelle assemblee dei lavoratori.


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Dettaglio esuberi

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