fonte:
FOL
Oggi, 19:32
NordSudOvestEst
Ho visto solo ora qualche post in cui si discute se "col mattone" i miei ascendenti siano diventati ricchi oppure no.
Rimando il discorso ad altra occasione perchè credo che il mio caso sia l'esempio perfetto di come, nel tempo, la casa abbia acquisito un valore stratosferico rispetto al lavoro. Dei miei nonni materni lavorava solo uno e pur facendo innegabilmente sacrifici - ma in realtà 50 anni fa quelli che chiamiamo oggi sacrifici, come l'inesistenza delle cosiddette vacanze, era la normalità - per arrivare ad avere tre (e dico tre) case, di cui due, appunto, lasciate in eredità a mia madre, hanno dovuto aspettare "appena" una ventina d'anni, non TRE VITE come servirebbe oggi.
Aggiungo che di quei 4 immobili solo uno è al centro di Roma, un altro è in periferia; un altro ancora è in campagna fuori Roma (ma è quello di maggior valore per tipo di progetto, posizione, rifiniture, ampiezza; peccato solo che non sia a nord come mi farebbe comodo), infine l'ultimo non è niente di che salvo il fatto di essere in una nota località turistica dove gli affitti estivi sono stellari.
Il punto è che sicuramente, al giorno d'oggi, se a una persona dicessi i normalissimi lavori che hanno svolto mio nonno e i miei genitori, con i parametri ATTUALI le verrebbe da pensare che abbiano rubato.... perchè oggi tirare la cinghia serve soltanto a vivere...non a mettere da parte quanto servirebbe per ritrovarsi quanto sopra.
Aggiungo infine che nulla è stato fatto, come dire, con l' "intenzione" di arricchirsi: si è solo trattato di una innata "cultura del risparmio" che un tempo era comunissima e che con gli anni si è a dir poco persa, trasformandosi nel suo opposto, la cultura "del debito".
I miei nonni non hanno fatto neppure in tempo a vedere l'incremento esponenziale del valore delle case.
Oggi l'idea di "lasciare" qualcosa a qualcuno senza essersela goduta in prima persona sembra fuori di logica. I risultati li vediamo.
[Modificato da laplace77 21/10/2009 19:35]