Devono calare le quotazioni degli immobili alberghieri
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di Elena David, Presidente Confindustria Aica
16/04/2010
-Le previsioni sul 2010 parlano di oltre 1 miliardo di turisti nel mondo che si muovono e soggiornano per affari o per godere dei capolavori artistici, architettonici e naturali del pianeta.
Si stima che al 2020 saliranno a circa 1miliardo e 600 milioni.
Un giro d’affari internazionale che sul 2009 si è attestato a oltre 7mila miliardi di dollari con un’incidenza del 9,4% sul PIL mondiale, che sale al 9,9% sul PIL europeo (con una previsione di crescita costante del 2,7% all’anno per i prossimi dieci anni).
Un comparto che impiega 220 milioni di persone nel mondo e 2 milioni e mezzo solo in Italia (fonte Travel&Tourism Economic Impact).
Questi numeri significano necessità di sviluppo di un'industria dell'accoglienza per milioni di turisti in Italia.
Un'accoglienza top level, che riparta e recuperi il rinomato Italian Style nel mondo; un’accoglienza che DEVE E VUOLE fare i conti con la presenza dei grandi operatori internazionali ma che non DEVE in alcun modo dimenticare che questa è un’opportunità in primis per gli operatori italiani.
Un’industria dell’accoglienza che, naturalmente, passa in misura importante dalle strutture ricettive in cui li ospitiamo.
L'immobile.
Questo è sicuramente un punto di partenza cruciale.
Due premesse: la prima è che in Italia, come è noto, le catene alberghiere e le multinazionali del turismo rappresentano un'esigua minoranza, a fronte di una piccola imprenditoria a conduzione familiare.
Per questo, con il preciso obiettivo di favorire lo sviluppo di operatori di peso, come Confindustria AICA, siamo impegnati a promuovere l'opportunità di "aggregazione" delle piccole realtà agli operatori più strutturati, attraverso formule di franchising o management.
Il secondo è che lo sviluppo delle catene può essere favorito laddove si possa mettere in atto un modello che separa la gestione dalla proprietà.
Ossia un modello in cui il gestore possa ampliare i confini del proprio business limitando gli investimenti iniziali a fronte dell’impegno a garantire un livello di redditività soddisfacente alla proprietà che ha investito nell’immobile.
Tuttavia il fiorire della bolla immobiliare degli ultimi anni, seguita dalla profonda crisi economica, non ha certo favorito questo modello.
Al contrario le sopravvalutazioni degli immobili ha dato il via a una sorta di volano delle aspettative di rendimento gestionale che oggi, completamente disattese, si sono trasformate in situazioni di profonda sofferenza per il comparto alberghiero.
La soluzione che dobbiamo offrire agli operatori internazionali e nazionali passa necessariamente attraverso il riequilibrio del rapporto tra redditività della gestione e il valore dell’immobile.
Quindi se sul fronte delle aspettative reddituali della proprietà si deve intervenire partendo da una revisione omogenea e realista del valore degli immobili, sul fronte della gestione questo va fatto anche attraverso un aggiustamento del conto economico su cui, come è noto, le voci di maggior peso sono rappresentante dai costi del personale, dalle utenze e, ancora drammaticamente dai costi della burocrazia che, nonostante il tanto parlare e il proliferare di tecnologie che ne favorirebbero l’estremo snellimento, rappresenta ancora un deterrente assoluto per gli investimenti stranieri e un’importante causa di sofferenza nei bilanci degli operatori italiani.
confindustria è un potere "forte" o "debole"? ***************************
Never a better time to buy!