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Italia in crisi edilizia

Ultimo Aggiornamento: 09/08/2012 13:57
11/12/2008 12:14
 
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L'UNITA
11/12/2008

Italia in crisi edilizia


Scusate ma non riesco a copiare nemmeno una parte del testo (si tratta di un'immagine)
11/12/2008 16:53
 
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Re:
Pepin la Bulle, 11/12/2008 12.14:

L'UNITA
11/12/2008

Italia in crisi edilizia


Scusate ma non riesco a copiare nemmeno una parte del testo (si tratta di un'immagine)




questa?



[Modificato da laplace77 11/12/2008 16:55]
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Laplace77 :: Giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole si sappia; il resto è propaganda. (Horacio Verbitsky)

forum sulla bolla immobiliare - video sulla bolla immobiliare
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11/12/2008 18:05
 
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Si,questa e anche un lungo articolo trovato sulla rassegna stampa della Fiaip.

Merci !!!
13/12/2008 20:33
 
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Riporto il testo integrale dell'articolo.
Fonte: L'Unità - 11/12/2008 - di Vittorio Emiliani

La crisi edilizia in Italia e a Roma (da: abitarearoma.net)

Tra cemento e affari, vicende di un settore dove al posto del mercato c’è solo speculazione. Un articolo di Vittorio Emiliani su L’Unità del 11 dicembre 2008

Dal sito eddyburg.it riprendiamo un articolo di Vittorio Emiliani sulla crisi edilizia, pubblicato su L'Unità dell'11 dicembre 2008

"Fino a qualche mese fa, chi gettava l’ombra di una critica sul «boom» edilizio al galoppo dal 2000, veniva trattato da corvaccio del malaugurio. Oggi in tanti si strappano i capelli reclamando, al solito, «aiuti» dal governo nazionale e da quelli regionali per salvare un comparto che rappresenta – ed è vero – il 10,5 per cento del Pil. Eppure la crisi era prevedibile man mano che procedeva la «grande abbuffata» di cemento in tutto il Belpaese, nelle aree metropolitane come nelle zone interne più intatte. Tre dati di questa mega-contraddizione:

1) l’indice dell’industria delle costruzioni è balzato da 100 a 135 in soli sette anni, si è badato esclusivamente a speculare sulle prime e sulle seconde, o terze, abitazioni, e quindi incendiando il caro-case tenuto su dai mutui «facili» delle banche;

2) nello stesso periodo la popolazione, in Italia, è cresciuta relativamente poco (+ 3 per cento);

3) quel poco però risulta costituito, per lo più, da giovani coppie, da immigrati, da coppie di extra-comunitari oppure miste, che reclamano, case e/o affitti a prezzo contenuto o addirittura basso, senza trovare nulla, senza che ci sia stata una qualche politica in tal senso (il piano casa del governo Prodi, per 550 milioni, è di un paio di anni fa).

Esito scontato: alla prima crisi internazionale, dopo gli Stati Uniti, dopo la Spagna (che aveva più «febbre» di noi), è la volta dell’Italia a bloccarsi e lo fa frenando di colpo. I titoli del gigante Pirelli Real Estate – protagonista nelle vendite del patrimonio degli enti previdenziali e in altro ancora - sono precipitati, da aprile ad oggi, da 60 a 3,68 euro (quotazione di mercoledì 3). Non sta molto meglio la Ipi di Danilo Coppola. La Gabetti va chiudendo filiali su filiali e prevede 500 licenziamenti. Il mercato, fortemente speculativo, da solo ha fatto flop, com’era prevedibile.

I modi di reagire sono i più diversi. La Spagna – che sta peggio di noi e che ci aveva affiancato in testa alla classifica dei grandi produttori di cemento (altri posti a rischio, dopo aver saccheggiato, con le cave, intere montagne e colline) - ha provato a darsi una legge urbanistica più severa. In Italia, al contrario, si reclamano norme urbanistiche ancora più permissive, quelle del modello-Milano dove ormai la pianificazione urbanistica si basa sulla contrattazione diretta fra il Comune e i grandi detentori di aree. Non basta, il sindaco Letizia Moratti ha chiesto il raddoppio delle cubature edificabili entro i confini ristretti del suo Comune (appena 17.000 ettari) per riportarvi dentro, udite udite, i 700.000 cittadini che se ne sono andati nell’ultimo trentennio. «Una cosa campata in aria», ha dichiarato più di un urbanista serio.

«Non si vende quasi più niente», afferma da Roma il presidente di Federlazio, Antonio D’Onofrio. In un semestre le compravendite di case sono calate, in Italia, del 14 per cento e le previsioni per il 2009 sono ancor più negative. Con tutto ciò, l’Expo di Milano sembra venire largamente giocata sul terreno di nuovi grattacieli e grattacielini. Per chi? Non si sa. Nei mesi scorsi, a Vigevano c’erano mille cantieri aperti per ospitare altri milanesi in fuga dalla metropoli. Lo stesso a Pavia e a Voghera. Ma la Regione Lombardia dove sta? Cosa fa? Cosa programma? Abolisce gli standard urbanistici ed è propensa a lasciar costruire nel Parco Sud di Milano.

Sappiamo cosa programma il governo Berlusconi. Secondo il «Sole 24 Ore» (29 novembre), «il Piano casa procede con meno fondi del previsto (l’ultima cifra è 150 milioni di euro), mentre all’estero l’ultimo annuncio viene dal governo inglese, disposto a varare un piano da 1 miliardo di sterline»(cioè circa 850 milioni di euro, una bella differenza). A Roma i costruttori, che fin qui hanno tirato su una marea di nuovi quartieri (fra i più mediocri, da ogni punto di vista, dell’ultimo mezzo secolo) guardando al solo mercato senza preoccuparsi, incoraggiati dalle banche, di una domanda di alloggi a costi e a canoni medio-bassi, minacciano crisi nera e licenziamenti per un terzo dei 150.000 addetti. Al solito.

In Italia si sono dati, nell’ultimo trentennio (qualunque fosse il governo in carica), questi tre fenomeni concomitanti:

1) è proseguita la corsa senza freni alla proprietà dell’alloggio (siamo all’80 per cento ormai) col risultato di “impiccare” per decenni, alle rate dei mutui milioni di giovani e di giovani adulti;

2) si è grandemente rattrappita l’area dell’affitto per il quale figuriamo fra gli ultimi nell’Europa avanzata col 19 per cento, contro il 31 della Gran Bretagna, il 38 della Francia, su su, fino al 55 per cento della Germania;

3) si è abbandonata, di fatto, quella politica per la casa che aveva portato l’edilizia economica e sociale verso la media europea del 20-25 per cento e che ora ci vede ultimi con un investimento pubblico risibile (1 per cento). Del resto, i promotori di nuove iniziative immobiliari sono diventati principalmente gli stessi costruttori, sono loro a fare il bello e il cattivo tempo. Mentre una volta, al primo posto, c’erano i privati, le cooperative contavano e il settore pubblico era tutt’altro che irrilevante.

La progressiva contrazione dell’affitto (o dell’affitto conveniente, una volta sepolto l’equo canone) in una società divenuta, per contro, più “mobile” provoca tragedie sociali di massa. Secondo il Sunia, la causa principale degli sfratti non è più la fine della locazione, bensì la morosità cronica di inquilini che non ce la fanno più a pagare: venticinque anni fa essa costituiva meno del 13 per cento delle cause di sfratto, oggi sfiora il 78 per cento. Impressionante.

Discorso analogo per l’edilizia economica e popolare, una volta utilissimo volano in tempi di crisi. Lasciata quasi a secco, essa costruisce ancora qualcosa soltanto col ricavato dalle vendite di alloggi di proprietà pubblica. Che sono meno di 800.000, mentre ne occorrerebbero più del doppio. Certo, c’è chi in passato ha concorso a dissestare i bilanci dei vari Istituti Case Popolari, non pagando i canoni, pur bassi o bassissimi. Per non parlare del flagello delle occupazioni abusive. Ma una politica moderna di “social housing” era possibile, anzi indispensabile. Secondo Nomisma, la domanda potenziale di questi alloggi a fitto convenzionato, cioè per giovani coppie, immigrati, universitari fuorisede, pendolari forzosi, è molto elevata. Su 3 milioni e mezzo di immigrati regolari, più di 1 milione abita in locali precari a prezzi da levar la pelle. Seicentomila persone sarebbero a caccia di un alloggio a fitto sopportabile.

Infine: abbiamo un patrimonio abitativo enorme che già nel 2005 superava i 130 milioni di stanze. Un 20-25 per cento sono seconde e terze case. Sottratte le quali, restano pur sempre circa 94 milioni di stanze per neppure 60 milioni di residenti. Dunque c’è una vastissimo patrimonio di alloggi vuoti, sfitti, precariamente occupati, da recuperare, risanare, restaurare. A cominciare dai centri storici dove lo spopolamento ha raggiunto vette inimmaginabili. Nella metropoli, Roma, dove se ne è andato quasi il 78 per cento degli abitanti del dopoguerra, come nella piccola città, Urbino, dove è uscito dalle mura oltre l’85 per cento. Per non parlare di Taranto o di altre città antiche del Sud ormai desertificate.

Ma i costruttori dicono no ad investimenti massicci nel recupero di appartamenti, di interi palazzi e quartieri semiabbandonati. “Si risparmia a costruirli ex novo su aree pubbliche”, spiega il neopresidente dei costruttori romani, Eugenio Batelli. Difatti a Roma – dove ci si è accorti, improvvisamente, che mancano 30-40.000 alloggi per immigrati e giovani coppie – ci si prepara ad una nuova divorante abbuffata di ettari nell’intatto Agro Romano, anche là dove ci sono vincoli. Un altro “sacco”, l’ennesimo, forse il peggiore. Mentre, per contro, il centro storico, nuovamente invaso da auto e Suv, senza vigili urbani (chi li ha più visti?), da una costellazione insensata di pizzerie, piazze-a-taglio, bar, gelaterie, pub, abusivi o effimeri, spesso frutto di riciclaggio, si svuota di residenti e diventa città degli uffici e dello shopping di giorno e “divertimentificio” di notte, con problemi angosciosi di spaccio e di criminalità. Mentre i giovani e gli immigrati vanno fuori, il più possibile. Magari senza mezzi pubblici. Così si comprano l’auto “impiccandosi” ad altri debiti. "
14/12/2008 00:43
 
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Edilizia, crisi per i fornitori
Edilizia, crisi per i fornitori

Un articolo di un mese fa, ma che la dice lunga su quanto ci aspetta..
Il mercato dei laterizi chiuderà il 2008 con un calo del 30% il proprio giro d'affari


www.infoappalti.it/news/rasstampa/2008/11/sviluppoterr/articoli/0...
[Modificato da wonderfufy 14/12/2008 00:47]
14/12/2008 17:04
 
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crisi profonda
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LA CRISI E I LAVORATORI STRANIERI
L’edilizia si ferma e i rumeni fanno le valigie

L’ecatombe silenziosa spegne l’industria più grande dell’isola.
In tutta la Sardegna il settore dell’edilizia ha perso in un solo anno 4mila occupati.
«Siamo vicini al collasso - continua Corveddu -, ma si fa finta di non sapere. I due stabilimenti che producono cemento a Samatzai e Scala di Giocca sono in crisi. C’è un calo del 20 per cento della produzione del cemento. Non c’è più domanda. A gennaio ci dobbiamo incontrare con la proprietà per pianificare la cassa integrazione per una parte degli operai. Ma la crisi è già esplosa. Le due fabbriche del nord Sardegna che producono mattoni e tegole hanno mandato in cassa integrazione 100 operai. Il settore è in recessione. I privati non costruiscono più, il mercato immobiliare è fermo.


espresso.repubblica.it/dettaglio-local//2052452
[Modificato da wonderfufy 14/12/2008 17:06]
14/12/2008 17:21
 
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La crisi inizia dall’edilizia
Prime difficoltà e primi interventi per le piccole e medie imprese

sintomi di una crisi epocale – stagnazione certa e rischio di recessione per almeno tutto il 2009 – mordono già il nerbo, anche a livello locale, della galassia delle piccole e medie imprese del settore dell’artigianato. Saldo tendente al pareggio nel registro delle aziende (fra nuove e dismesse), calo delle commesse, mancanza di liquidità, permute al posto di compensi per opere completate, “sospensione” dal lavoro di maestranze: sono le prime, inquietanti, avvisaglie di una tendenza verso la crescita zero. Si sta invertendo bruscamente un’espansione di fatturati, utili e investimenti che in anni recenti aveva caratterizzato l’ottimo sviluppo del comparto dell’artigianato in provincia di Ravenna.

www.ravennaedintorni.it/leggi.php?leggi_articolo=1225966142
17/10/2010 17:35
 
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I ritardi PA affondano l'edilizia

La mappa dei fallimenti
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19/10/2010 16:55
 
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Ance: proclamato stato di agitazione del settore

19/10/2010

- Clima teso quello che si respira alla Consulta straordinaria dei presidenti che si è tenuta il 19 ottobre a Roma presso la sede nazionale dell’Ance, presieduta da Paolo Buzzetti.
Da Nord a Sud, gli imprenditori del settore edile segnalano una situazione senza precedenti: pagamenti bloccati, risorse non spese, lavoro agli sgoccioli, misure fiscali punitive e un quadro di regole frammentato e poco efficiente nel quale si annidano sprechi e irregolarità.
A fronte di tutto questo, secondo gli imprenditori edili, è mancata una risposta politica efficace con effetti disastrosi sul settore che sta perdendo oltre 200 mila lavoratori, dall’inizio della crisi a oggi e con un 2011 che si prospetta ancora peggiore.
Visti finora gli scarsi risultati ottenuti, nonostante stia proseguendo un dialogo intenso e si succedano settimanalmente incontri tecnici e politici con tutti i rappresentanti del governo e delle forze politiche, la Consulta ha dato mandato al Presidente Buzzetti di avviare una serie crescente di iniziative di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e delle istituzioni che vedrà tra le tappe salienti, in assenza di risposte concrete, anche una manifestazione di protesta nazionale da convocare insieme agli Stati Generali della categoria (imprese, sindacati e tutta la filiera del settore).
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21/10/2010 12:02
 
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Federcostruzioni: da 2007 -17% produzione

21/10/2010

- Dopo il crollo del 2009 (-11%) la produzione del sistema delle costruzioni dovrebbe registrare quest'anno un ulteriore calo del 4,4% in termini reali.
E' la previsione che fa Federcostruzioni nel Rapporto 2010 'Sistema italiano delle costruzioni', precisando che ”se si sommano i cali del 2008 e del 2009, il sistema ha perduto nel triennio il 17,3% rispetto al 2007”.
“Il calo previsto inferiore al 5% della produzione in termini reali è determinato innanzitutto - considerato il peso sul totale dei fatturati prodotti - dal -7,1% previsto per le costruzioni in senso stretto”, stima Federcostruzioni, aggiungendo che una stima “anche peggiore” riguarda la filiera del cemento e del calcestruzzo dove si prevede un ulteriore calo del 7,6%.
A soffrire più di tutti quest'anno sarà comunque la produzione di laterizi (-11,8%, dopo il -32% del 2008).
Solo relativamente meglio, andrà per le piastrelle (-1,2%) e la chimica (-1%).
Se si arresta la fase recessiva per la produzione di macchine movimento terra, grazie soprattutto alla ripresa dell'export, resta in sofferenza il segmento collegato del commercio con una previsione per il 2010 di un -3% dopo il -42% del 2008.
“In un quadro così fortemente negativo”, conclude Federcostruzioni, va in direzione inversa l'andamento dei servizi d’ingegneria, con un +1,3%, anche in questo caso grazie all'estero.
Le previsioni migliori riguardano il vetro con un +6,2%.
Invertono il trend negativo l'elettronico-elettrotecnico (+0,6%) e il legno arredo (+1%).
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29/10/2010 17:32
 
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L'encefalogramma e' piatto. E la ripresa non prima del 2012
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09/11/2010 12:13
 
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Edilizia: mercato in calo del 20% in 4 anni

09/11/2010

- Per il mercato delle costruzioni italiano il 2009 è stato l'anno peggiore dal secondo Dopoguerra.
Il 2010 chiuderà con un altro sensibile calo che determinerà per il quadriennio 2007-2010 una perdita complessiva intorno al 20%.
E' quanto emerge dal 18mo Rapporto congiunturale e previsionale del mercato delle costruzioni del Cresme, presentato oggi a Verona.
Due sono i dati rilevanti in termini di analisi di andamento del settore: peggioramento della stima relativa al 2010 rispetto a quanto previsto alla fine del 2009, passata da un meno 2,8% a meno 5,9%, e la contrazione della crescita preventivata nel 2011 da un 1,6% a un +0,9%.
“Siamo di fronte ad una crisi più lunga e soprattutto dagli effetti ben più rilevanti, con una erosione di circa un quinto del mercato" ha detto il direttore del Cresme, Lorenzo Bellicini.
[Modificato da (sylvestro) 09/11/2010 12:13]
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09/11/2010 12:24
 
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Italcementi, la Borsa non gradisce i conti dei primi nove mesi

MILANO - Italcementi vara una mini-riorganizzazione societaria, con l'accorciamento della catena di controllo sulla controllata francese, ma non convince i mercati soprattutto a causa dei risultati relativi ai primi nove mesi, resi noti venerdì a mercati chiusi. Oggi in Borsa il titolo ha chiuso in calo del 3,52%, tra scambi molto intensi.

Partiamo dalla riorganizzazione aziendale. Non è ancora il passaggio principale, quello varato nel 2009 e che prevedeva la fusione tra la stessa Italcementi e la controllata Ciments Français, poi sfumata per l'opposizione di alcuni detentori americani di titoli della società francese. Stavolta si tratta della fusione per incorporazione di Société Internationale Italcementi France (Siif), società che detiene la partecipazione di Italcementi in Ciments Francais. Al termine dell'operazione, che sarà sottoposta all'approvazione di un'assemblea straordinaria che si terrà il prossimo dicembre, Italcementi controllerà direttamente Ciments Francais, "in un'ottica - sottolinea la nota della controllata francese che ha approvato l'operazione di incorporazione - di leggibilità ed economicità".

Meno positivo l'andamento dei conti: Italcementi infatti ha chiuso i primi 9 mesi con ricavi consolidati pari a 3.665,9 milioni, in calo del 4,7% sull'analogo periodo 2009, un margine operativo lordo corrente di 660 milioni (-16,2%), un utile operativo di 303,4 milioni (-25%) e un utile netto di 133,4 milioni (-39,7%). Quanto alle previsioni, il gruppo precisa che i progressi attesi nell'ultimo trimestre nei paesi emergenti "potrebbero non essere sufficienti a compensare l'erosione dei risultati nei paesi industrializzati". Per intanto nel terzo trimestre, spiega una nota diffusa da Italcementi, sono andate per lo più deluse le attese di un consolidamento dei segnali di ripresa del settore costruzioni che si erano manifestati nel secondo trimestre.

la repubblica - 08 novembre 2010



[Modificato da _abaco_ 09/11/2010 12:24]
29/11/2010 17:49
 
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Slitta ancora la ripresa in edilizia

29/11/2010

Dopo il -6,4% nel 2010 l'Ance prevede il segno meno in tutti i comparti anche per il 2011.
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31/01/2011 21:30
 
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Edilizia: fatturato Pmi ancora in calo (-16%) nel I° sem 2011
31/01/2011

- Lontani i segnali di ripresa per le piccole medie imprese che operano nell'edilizia.

Secondo l'Osservatorio Aniem (Associazione Nazionale Imprese Edili), nel primo trimestre del 2011 il trend sarà ancora negativo, con una previsione di diminuzione del fatturato medio per impresa del -16%.

Più pesante il bilancio se si guarda al bilancio 2011, che secondo gli studi dell'Aniem ha portato a una diminuzione per le Pmi edili del 22% del fatturato, con tagli occupazionali che superano il 10%.

Sono soprattutto le aziende che operano nel settore dei lavori pubblici a pagare il prezzo più alto della crisi economica, con il grande nodo dei ritardi dei pagamenti.

Secondo l'Osservatorio, la media dei ritardi ha raggiunto gli 8 mesi per il settore pubblico, mentre se la cava un po' meglio il settore privato, dove i rallentamenti si attestano intorno ai 4 mesi.

Secondo il presidente Anie, Dino Piacentini: ”aumentano sempre di più le piccole e medie imprese a rischio di chiusura perché in attesa, magari da un anno, di pagamenti dalla pubblica amministrazione, nonostante il Parlamento europeo abbia imposto il limite per il pagamento di una fattura per beni e servizi, sia nel settore pubblico sia in quello privato, di 30 giorni”.

E aggiunge: “stiamo segnalando il grave danno certificato che stanno subendo le piccole e medie imprese italiane alle istituzioni, parlamentari europei compresi, per denunciare una situazione ormai divenuta insostenibile”.
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23/04/2011 21:08
 
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Mercato immobiliare, per Nomisma nessuna ripresa (Fonte: vostrisoldi.it - 23/04/2011)

Nessuna ripresa, ancora, per il mercato immobiliare. Lo rivela una ricerca di Nomisma, che con il proprio osservatorio immobiliare scatta fotografie semestrali della situazione italiana. Una situazione che per l’azienda di ricerche è destinata anche a peggiorare.

Insomma, secondo i dati di Censis – Confcommercio, il 30% degli italiani torna ad investire nel mattone, mentre per Nomisma il mercato è in stagnazione. Infatti, i segnali di piccola ripresa che erano emersi nei mesi scorsi si sarebbero rivelati illusori: nel secondo semestre 2010 si è registrato un calo del 3,5% rispetto agli ultimi sei mesi del 2009. Il saldo annuale del mercato immobiliare è comunque a crescita positiva, anche se leggermente sopra lo zero (+0,4%). Le città e il nord Italia sono le aree in cui la compravendita di immobili tiene meglio.

Ma la ripresa, è un dato di fatto, stenta a farsi strada. Complice il caro – mattone? Anche. A pesare di più, comunque, è la difficoltà di accesso al credito (mutuo, finanziamento) a causa dell’atteggiamento severo delle banche. Nelle difficoltà, comunque, emerge una nuova tendenza: le cooperative per l’autocostruzione delle case. SI tratta sempre più spesso di iniziative “dal basso”: singoli cittadini che si consociano per costruire insieme. E il risparmio è consistente: per una casa di 180 metri quadri si arriva a spendere anche solo 80mila euro.
23/04/2011 21:12
 
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Mercato immobiliare, Nomisma: ancora lontana la ripresa (Fonte: nanopress.it - 23/04/2011)

Nessuna vera e propria ripresa ad oggi per il mercato immobiliare italiano. Lo sostiene una ricerca della società Nomisma, che ha reso noti gli ultimi dati del proprio osservatorio semestrale sull'andamento del settore. La situazione è di stagnazione, perchè i segnali di una lieve ripresa nel primo trimestre 2011 non sarebbero confermati. Il saldo annuale è stato comunque lievemente positivo.
09/05/2011 08:06
 
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Crisi nera, i costruttori chiedono più aiuti

EDILIZIA. Assemblea annuale del Collegio per ribadire che il settore sta vivendo il momento peggiore dal Dopoguerra in poi e che le istituzioni devono fare la loro parte
Chiaro il messaggio al Comune: servono incentivi economici e non solo la riduzione degli oneri Negli ultimi tre anni hanno chiuso 600 imprese

GIULIANO CAMPANA
22/05/2011

La situazione è nera. L'edilizia «vive la peggiore crisi dal Dopoguerra in qua e non si vedono spiragli». I costruttori sanno che il mercato non sarà mai più lo stesso e cercano al loro interno le risorse per affrontare le nuove sfide. Ma da sempre sono il volano dell'economia nazionale e ora «pretendono» che governo, Regioni, enti locali facciano la loro parte. Il Collegio bresciano apre l'assemblea annuale (ieri alla Camera di commercio di via Einaudi) sotto lo slogan «orgogliosi di proseguire», ma l'orgoglio non basta più. E i messaggi lanciati dal presidente Giuliano Campana al sottosegretario Stefano Saglia per il Governo e al sindaco Adriano Paroli per la Loggia sono espliciti e pressanti.

IL COMUNE che si appresta a varare il Pgt diventa per forza di cose l'interlocutore privilegiato. E la richiesta dei costruttori è netta. «Gran parte della città è stata costruita nel Dopoguerra - dice -, il patrimonio esistente è vetusto, fatto con criteri superati e bisogna in molti casi demolire e ricostruire. Ma servono incentivi economici che vanno oltre la riduzione degli oneri di urbanizzazione». La riqualificazione del centro storico «va completata» per ridare slancio a commercio e artigianato. Campana partirebbe dai tanti monumenti pubblici da far rivivere, a cominciare dal Castello. «Le grandi opere annunciate (la sede unica del Comune, il parcheggio sotto il Cidneo, il parco dello sport...) sono interessanti, tuttavia prima bisogna ridare vita a ciò che abbiamo».

Sa che il Patto di stabilità ha effetti «perversi». Non pagare i lavori eseguiti per aumentare la disponibilità finanziaria «contrasta con la correttezza contrattuale - accusa -, che deve valere anche per gli enti pubblici». E il presidente nazionale Ance Paolo Buzzetti annuncia un ricorso a Bruxelles «contro la vergognosa e inaccettabile pratica». Campana dà atto dell'accordo sottoscritto da Loggia e Broletto (il presidente Daniele Molgora è assente) per la cessione del credito. «Porta una boccata d'ossigeno - dice - ma non ci piace poiché lascia l'onere degli interessi passivi e degli atti notarili a chi è in attesa dei pagamenti».

Per ora il punto d'incontro è la disponibilità al confronto. Campana lo chiede e Paroli lo vuole. Con un intervento tutto politico, il sindaco ammette che la politica spesso non dà risposte e che «anche l'ente locale crea problemi». Il sindaco ripete che la Loggia si trova in situazione non facile, il Patto di stabilità non permette di spendere, e «anche noi - ammette - abbiamo dovuto dilazionare i pagamenti per sei mesi». Tuttavia, «stiamo risolvendo molti problemi di Bilancio - aggiunge - e abbiamo chiuso la vicenda delle riserve d'impresa della metropolitana». In polemica con il presidente della commissione Bilancio Fabio Capra (Pd) difende il passaggio dalla competenza alla cassa nella contabilizzazione dei dividendi A2A. Però, torna a difendere le sue «grandi opere». «Potete non essere d'accordo con la demolizione delle torri di San Polo o con il parcheggio sotto il Castello, tuttavia manteniamo il dialogo», invita. E ammette che serve una «pianificazione seria» per programmare nei prossimi anni il recupero edilizio delle periferie, a partire dai villaggi Marcolini che «devono essere messi in condizione di affrontare il futuro».

CHE LA SITUAZIONE sia drammatica lo dicono i numeri. Il 2009 doveva essere l'anno "orribile" e il successivo quasi non è stato da meno. Dal 2008 all'anno scorso le quasi 4 mila imprese edilizie bresciane si sono ridotte di 600 unità e ne sopravvivono poco più di tremila. I dipendenti si sono ridotti da 20 mila a 16 mila e il livello della produzione è passato da 5,6 a 4,4 miliardi di euro a valori costanti. Un meno 20 per cento che riporta il comparto a 15 anni fa. Campana non esita ad accusare di «irresponsabilità» una politica «sorda ai richiami e alle istanze dell'economia», colpevole di un «netto scollamento tra le esigenze del Paese e i temi che impegnano il governo». Nel «desolante panorama» vede litigiosità e personalismi, offese alle aule parlamentari... «Ciò che avevamo già visto è tornato», scandisce.

È un grave atto di accusa, che incalza il governo su una serie di richieste. Campana insiste sulle modifiche alla tracciabilità dei pagamenti per i lavori pubblici e al Sistri (Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti) che portano «aggravi e inutile burocrazia». Accoglie con favore gli annunciati provvedimenti di semplificazione urbanistica (su cui si dilungherà Buzzetti) per snellire gli appalti pubblici, ma «la riforma della fiscalità immobiliare è indifferibile - sottolinea - e bisogna rimuovere la norma che ci impone di pagare l'Iva sugli immobili invenduti, anche se abbiamo ottenuto un quinto anno di dilazione». Andrebbe bene pure la cedolare secca, se non escludesse i costruttori dalla locazione degli immobili residenziali.

PER ULTIMO, il capitolo credito che mette sotto accusa il sistema bancario. Sono tutti temi su cui torna il presidente nazionale per sottolineare gli aspetti positivi che pur ci sono. E Saglia aggiunge i contributi che il governo sta dando soprattutto in Lombardia. «Il Cipe ha sbloccato 2,4 miliardi di opere pubbliche per la Tav, le metropolitane, l'autostrada Milano-Genova... i risultati sono venuti - dice - e per snellire le procedure di appalto abbiamo messo in campo il decreto per lo sviluppo insieme al nuovo Piano casa». Qualche novità c'è, insomma. Ma che sia sufficiente a togliere il nero che i costruttori, e con loro il presidente della camera di commercio Francesco Bettoni, vedono all'orizzonte, è tutt'altro discorso.
Mimmo Varone
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14/06/2011 13:47
 
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Immobiliare congelato in Italia: un'altra frenata (Fonte: wallstreetitalia.com - 14/06/2011)

Roma - Il mercato immobiliare manca l'appuntamento con la ripresa: anche il 2010 chiude in negativo, registrando complessivamente 817.963 compravendite, lo 0,5% in meno rispetto al 2009.

Lo rileva l'Istat, sottolineando la battuta d'arresto dell'ultima parte dell'anno: "Nel quarto trimestre 2010 le convenzioni relative a compravendite di unita' immobiliari sono risultate pari a 231.162, in calo del 3,3% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente".

I mutui sono invece saliti dell'1,8%. Nel 2010 sono stati stipulati, complessivamente, 772.664 mutui, con un aumento rispetto all'anno precedente. Lo rileva l'Istat, sottolineando, tuttavia, un calo nell'ultimo trimestre dell'anno: "Il numero totale dei mutui e' diminuito del 5,6% rispetto al quarto trimestre 2009".
21/06/2011 18:07
 
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Federcostruzioni: crisi pesa anche sul 2012, i piccoli rischiano di scomparire

21/06/2011

- La crisi non è passata e anche per il 2012 il settore delle costruzioni le previsioni sono grigie.

Questo nel discorso di Paolo Buzzetti, presidente di Federcostruzioni, ha aperto l'assemblea annuale della federazione.

“Lo scenario economico che caratterizza il nostro Paese - ha osservato Buzzetti - è ancora sostanzialmente recessivo.

In questo contesto cresce solo chi riesce a intercettare la ripresa a livello internazionale.

Chi invece vive di mercato interno rischia di scomparire”.

Quanto alle aspettative per il 2012, Buzzetti ha sottolineato che sono influenzate negativamente dalle “grandi incertezze connesse alle scelte di politica economica, all'inefficienza e alla burocratizzazione insostenibile della gestione degli apparati pubblici, alle criticità del debito pubblico, del Patto di stabilità, delle inefficienze croniche di un sistema che non riesce a riformarsi.

Da tempo Federcostruzioni - ha spiegato Buzzetti - dimostra forte senso di responsabilità, comprendendo il difficile momento che l'economia nazionale attraversa, la delicata situazione finanziaria pubblica, la necessità di tenere con rigore sotto controllo il debito pubblico.

Ora chiediamo che altrettanto facciano le amministrazioni e la legislazione per creare condizioni concrete a favore della riqualificazione edilizia e urbana, rendendo possibili e convenienti la demolizione e ricostruzione, collegandole agli obiettivi prioritari dell'efficienza energetica e accelerando sui programmi di housing sociale, che dovrebbero costituire dei veri e propri modelli in questo ambito”.

Per riagganciare la ripresa serve sviluppo “che vuol dire concentrare le risorse sulle infrastrutture in un coerente ed equilibrato mix tra poche opere strategiche rispondenti a precise scelte di priorità e una serie di piccole opere in grado di ridare vigore al sistema delle imprese agendo sul territorio e garantendo servizi e qualità della vita; agire sulla leva fiscale, come previsto dal Decreto sviluppo; privilegiare le nuove generazioni, sostenendo la crescita di una società della conoscenza, investendo nell'innovazione e nell'alta formazione, dando stabilità di lavoro, ricreando le condizioni per un ritorno dei nostri giovani; restituire al sistema economico la certezza della legalità e della competizione trasparente”.
[Modificato da (sylvestro) 21/06/2011 18:08]
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29/06/2011 18:35
 
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Cantieri: macchine indietro tutta, il calo è del 30%
ROBERTA PAOLINI

Fondi dedicati alle infrastrutture fermi, opere pubbliche, grandi e piccole, con denari stanziati ma non ancora cantierizzate, capestri burocratici che bloccano i pagamenti e l’avvio degli appalti, il Piano Casa immobile allo start ormai da oltre un biennio. La situazione delle costruzioni in Italia è ad una paralisi ormai insostenibile per l’intera filiera, compreso l’indotto rappresentato dalle macchine movimento terra impiegate nei cantieri, nelle manutenzioni stradali, negli interventi di sistemazione territoriale. L’agonia dura da oltre un triennio e a fine 2010 la domanda di macchine è crollata complessivamente del 55 per cento. Mentre le ultime rilevazioni, cifre di settembre 2011, dicono che i dati sulle vendite mostrano un ulteriore 30 per cento di arretramento.
A lanciare il warning è Ascomac Cantiermacchine, associazione che riunisce circa il 60 per cento delle aziende del comparto. «Per il nostro settore, che si trova a valle di una filiera in gravissime condizioni, questa impasse generale sta avendo delle conseguenze drammatiche. E i segnali che arrivano per il 2012 non sono incoraggianti», spiega il presidente di Ascomac Cantiermacchine Amedeo Esposito. «Dal 2007 ad oggi le competenze statali per i lavori pubblici sono crollate del 50 per cento, nel 2012 secondo il bilancio preventivo saranno 810 miliardi, quando mediamente le cifre dedicate all’edilizia pubblica erano attorno ai 22/23 miliardi all’anno. Oggi lavoriamo con il 35 per cento di quello che c’era nel 2007. Con l’aggravante che non abbiamo visione sul futuro».
Le vie d’uscita non sono impossibili da trovare, spiega Esposito: «Occorre un rilancio delle infrastrutture attraverso l’utilizzo dei fondi FAS e dei Fondi strutturali; così come è necessario dare nuovo impulso al Piano Casa, passando ad un Piano di riqualificazione urbana come abbiamo proposto insieme all’intera filiera attraverso Federcostruzioni. Essenziale è, infine, utilizzare i soldi già disponibili per quelle piccole opere di cui già si dispone dei progetti, allentando i vincoli dettati dal Patto di Stabilità interno».
Al danno della crisi si somma dunque una beffa, come ricorda Eposito: «Ci sono miliardi di euro già stanziati e i cavilli della burocrazia producono assurdi stop ad opere pronte a partire. Tra questi ci sono gli stralci dell’Expo 2015, alcuni lotti delle Pedemontana e della Brebemi. Sono diverse le situazioni pendenti e tutto ciò in un momento di parossistica difficoltà che penalizza ancor più gravemente il nostro settore».
Esposito che è anche Presidente di Compagnia Generale Trattori (Cgt), dealer di Caterpillar per l’Italia, 1250 dipendenti, 526 milioni di fatturato nel 2010, stringendo l’osservazione dal punto di vista della sua azienda racconta: «Noi siamo stati in grado di attutire il colpo della crisi grazie alla divisione di business dedicata al power system, come concessionari Caterpillar vendiamo anche motori e gruppi elettrogeni e questo settore è anticiclico». Nonostante questa unità di business vada bene la previsione del 2011 per l’azienda è comunque di un giro d’affari in riduzione del 10 per cento.
Non sta meglio la JCB, la spa controllata dall’omonima multinazionale anglosassone ha fatturato 85 milioni di euro nel 2010 e in Italia ha fornito le macchine per i cantieri dell’Alta Velocità ferroviaria, per la nuova arteria autostradale BresciaBergamoMilano e per la costruzione della Linea 5 della Metropolitana di Milano. L’amministratore delegato di JCB European Sales e Presidente della società italiana Claudio Fiorentini afferma «la previsione per il 2011 è di una riduzione del 25 per cento sul volume d’affari, nel 2012 speriamo in una stabilizzazione delle situazione, ma questa politica della nonprogrammazione delle opere ci sta indebolendo e senza la ripresa degli investimenti infrastrutturali da parte del governo è difficile avere una ragionevole speranza di ripresa».
Per Elisa Cesaretti di Scai, società con sede ad Assisi (Perugia), 220 dipendenti e 250 milioni di euro di fatturato nel 2010, la previsione è di chiudere il 2011 in pareggio, ma con un calo del fatturato attorno al 10 per cento. «Tutte le aziende del nostro settore si sono trovate costrette a ricorrere alla CIG e mobilità, molti nostri "colleghi" di marchi diversi hanno chiuso i loro stabilimenti in Italia e le loro officine e punti vendita. In assenza di cure forti, il settore rischia il collasso, mentre si accentua la perdita di tanti posti di lavoro: le stime Ance sull'intero settore parlano di oltre 200.000 lavoratori lasciati a casa».
[Modificato da (sylvestro) 08/11/2011 11:47]
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09/11/2011 13:24
 
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La crisi frena il nuovo mattone
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IMPRESE E CRISI
Da Lettera43.it:
Io, imprenditore soffocato da furbetti e falliti

Bergamin: «La mia società in ginocchio per crediti».

di Gabriella Colarusso


Andrea Bergamin, proprietario della Beton Brenta.


«Fino a qualche anno fa, Andrea Bergamin, 36 anni, da più di dieci imprenditore, lavorava per espandere la sua azienda: più capannoni, più produzione, più occupazione. Oggi, a malapena riesce a far quadrare i conti a fine mese: «Si lavora per fare pata» (per il pareggio), dice in un inconfondibile accento veneto. Nel 2007 la sua impresa, la Beton Brenta, fornitore di calcestruzzo preconfezionato, produceva circa 600 mila metri cubi di materia prima da destinare alle aziende edilizie. Oggi «faccio fatica a farne 150 mila», racconta a Lettera43.it. Dei 250 dipendenti che lavoravano nei sei stabilimenti distribuiti tra Padova e Vicenza, ne sono rimasti «una ventina circa: ad alcuni abbiamo dato incentivi per l'uscita dall'azienda, ad altri la mobilità e quelli che sono andati in pensione, invece, non li abbiamo sostituiti».

LA MALAIMPRESA E I FURBETTI DEL QUARTIERINO. Nonostante i tagli al personale e la riduzione «di circa il 60% della produzione», Bergamin è sempre riuscito a chiudere in attivo i bilanci. Ma ora la crisi dell'edilizia, e certa 'malaimpresa', minacciano anche i suoi affari. «Vanto crediti dai miei clienti per un valore che corrisponde a un decimo del mio fatturato», spiega. «Molti sono falliti e non hanno pagato. La crisi dell'edilizia rischia di trascinare nel baratro anche le imprese sane». La colpa, questa volta, non è, non solo almeno, dell'articolo 18, delle tasse troppo alte, o della pubblica amministrazione che non paga. «È anche dell'irresponsabilità di imprenditori edili che si sono improvvisati immobiliaristi senza saper fare uno più uno; e di professionisti che aiutano i soliti furbetti del quartierino».

Domanda. Chi sono i furbetti?
Risposta. Molti imprenditori edili, miei clienti, negli ultimi anni si sono improvvisati immobiliaristi senza avere le capacità e a volte neanche gli strumenti per farlo. Di alcuni di loro ho dovuto persino prendere io i bilanci in mano perché erano stati commessi errori madornali.

D. Cioè?
R. Alcuni si sono affidati a commercialisti che evidentemente non sapevano fare bene il loro lavoro. Un mio grande cliente, negli anni del boom edilizio pre-crisi del 2009, si è improvvisasto immobiliarista. Le cose non sono andate bene e nel momento della disperazione mi ha chiesto un aiuto anche se aveva debiti nei miei confronti. E così ho preso in mano i suoi bilanci.

D. Cosa ha scoperto?
R. Che il professionista che lo seguiva non aveva contabilizzato nei bilanci alcuni investimenti immobiliari fatti, come l'acquisto di un terreno, per cui all'impresa risultavano utili e milioni di liquidità in cassa che in realtà non aveva.

D. Com'è finita?
R. Fallimento e debiti non pagati.

D. Solo incompetenza o dolo?
R. Ci sono professionisti sprovveduti e banditi. Il confine tra le due categorie è sottile.

D. Il professionista in questione a quale apparteneva?
R. Non so, ma so che lui si è fatto firmare una liberatoria che lo sollevava da qualsiasi responsabilità. È rimasta un'azienda paraticamente fallita e i fornitori come me non pagati. Io ho un credito di 100 mila euro. E questo è solo uno di tanti casi. Un decimo del mio fatturato è di crediti che non mi vengono restituiti e che forse mai incasserò. C'è un modo di fare impresa che è veramente da 'delinquenti'.

D. Parole forti.
R. Ci sono professionisti che consigliano agli imprenditori di comprare auto o macchinari costosi, anche se non hanno i soldi per farlo, anche se devono acquistarle facendo debiti, così le scaricano dai costi. Poi, quando l'azienda arriva al fallimento, il professionista di turno suggerisce all'imprenditore di fare il concordato al 3% (per chiudere la procedura fallimentare, ndr) e così non pagano più nessuno, né i fornitori né altri creditori, vendono il ramo d'azienda e ricominiciano a fare affari come se nulla fosse.

D. Un meccanismo perverso.
R. Che tira nel vortice della crisi anche le aziende sane. A questo si aggiunga la crisi di liquidità delle banche e la stretta sul credito e il quadro è completo.

D. Ha avuto problemi con i finanziamenti dalle banche?
R. Dovevo vendere un immobile a uno studio medico, ma la banca non gli ha concesso il finanziamento e così l'operazione è saltata.

D. Il settore dell'edilizia, dice, è «disastrato». Colpa solo dei 'cattivi' imprenditori?
R. La Tremonti bis (detassazione degli utili reinvestiti, ndr) per esempio è stata un disastro. Nella nostra zona, tutti quelli del settore prefabbricazione e edilizia, hanno fatto la corsa alla costruzione di nuovi capannoni, a volte anche triplicandoli, per rientrare nei termini della scandeza e beneficiare degli incentivi previsti dalla legge, senza avere magari la necessità produttiva o le risorse sufficienti. Molti hanno fatturato i capannoni prima ancora di costruirli per rientrare nei termini. Questo ha creato la bolla speculativa poi esplosa con la crisi del 2009.

D. Cosa va cambiato secondo lei perchè questi fenomeni non si ripetano?
R. Bisogna innanzitutto rivedere il diritto fallimentare, che è diventato una scappatoia per tutti i furbetti del quartierino. Non è possibile fallire e non pagare più nessuno. Non è possibile che se una società fallisce, ma ha un margine di utile, questo venga fagocitato dal curatore fallimentare. O ancora, non è possibile che vengano pagati solo i debiti con i professionisti perchè secondo l'attuale disciplina sono creditori privilegiati. Montezemolo dovrebbe saperlo.

D. Che c'entra Montezemolo?
R. Ricordo un suo intervento qui a Padova: “All'imprenditore che fallisce bisogna dare la possibilità di ricominicare”. Mi dispiace non sono d'accordo. Essere imprenditori significa onorare i debiti.»


Venerdì, 06 Gennaio 2012
07/01/2012 06:31
 
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Incagliati 30 miliardi, aziende in crisi
Incagliati 30 miliardi, aziende in crisi
[Modificato da marco--- 07/01/2012 18:08]
28/02/2012 17:31
 
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28/02/2012

La crisi preoccupa i costruttori

Secondo il Collegio Costruttori Edili di Torino i dati sul consuntivo 2011 sui lavori pubblibi indicano un’ulteriore riduzione rispetto al 2010 degli investimenti in appalti in provincia di Torino: a fronte di 291 bandi per 427 milioni di Euro nel 2010, l’anno appena concluso registra una pubblicazione di 254 bandi per un totale di circa 361 milioni di Euro (circa il 16% in meno). A questo si aggiunge la preoccupazione degli imprenditori per il ritardo nei pagamenti della Pubblica Amministrazione, dato il previsto irrigidimento del Patto di Stabilità Interno. Nell’edilizia privata si rileva una tenuta dei prezzi ma anche una contrazione dell’offerta: i permessi di costruire a Torino mostrano un calo delle superfici del 33% nell’ultimo triennio, mentre le imprese continuano ad avere difficoltà di accesso al credito, come peraltro confermato dalle recenti rilevazioni della Banca d’Italia, che vedono il tasso medio sui prestiti alle imprese al livello più alto dopo il picco dell’aprile 2009. I costruttori esprimono perplessità sul regime fiscale che si applica alle imprese di costruzioni, in particolare a seguito del debutto dell’IMU: «le imprese di costruzioni sono le uniche che vedono il loro "magazzino", ossia gli immobili invenduti e non messi a reddito, soggetto a tassazione patrimoniale.
Si tratta di una forma di tassazione iniqua che colpisce le imprese proprio nei momenti di difficoltà, alla quale si aggiunge l’assurda esclusione dal regime IVA per gli immobili invenduti da oltre 5 anni, con l’effetto di dover restituire l’imposta a suo tempo legittimamente detratta sui costi della costruzione. E’ fondamentale – sottolinea il Presidente dei Costruttori torinesi Alessandro Cherio – che le Amministrazioni locali si avvalgano della possibilità di ridurre l’aliquota IMU per gli immobili che rimangono invenduti e che l’Amministrazione Centrale permetta una riduzione ben al di sotto dello 0,38% consentito attualmente.
Occorrerebbe inoltre incentivare l’offerta di appartamenti in locazione a canone concordato, attraverso l’estensione all’IMU della possibilità di riduzione già prevista per l’ICI per favorire la conclusione di accordi territoriali».
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01/03/2012 07:38
 
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