Perché l’Italia immobiliare (nel suo complesso) rischia di non farcela
di Maurizio Cannone
13/10/2011
Ci possono dire che le cose vanno bene, o sono recuperabili, ma la realtà è che abbiamo perso il treno per far ripartire il settore.
Che intanto sta implodendo.
Perché il tempo è denaro, o lo si incassa o lo si perde.
E noi abbiamo scelto la seconda strada, facendo finta e sperando che il mattone non deluda mai.
Che le cose cambino radicalmente proprio di questi tempi ci viene ricordato ogni giorno.
Quelle che furono nell’antichità le più grandi civiltà del Mediterraneo oggi sono le più malridotte: Italia, Grecia ed Egitto.
Se i governanti non riconoscono la realtà, ci pensa il tempo a tirare una riga.
E se guardare all’antichità può sembrare retorico, anche osservare il clima con questo ottobre primaverile può far comprendere come le cose mutino, che lo si voglia o meno.
Nei giorni scorsi ho intervistato un dirigente di una grande banca italiana.
Gli chiedevo quale fosse la reale situazione del settore.
Tra le altre cose mi ha mostrato i conti di uno sviluppatore bresciano.
Capitale sociale 3 milioni di euro, affidamenti per 25 milioni.
Diversi complessi già terminati ma ancora invenduti. A garanzia di questi affidamenti il bilancio mostra immobili per un valore di 45 milioni.
Peccato che la stima sia di parte e risalga a qualche anno fa.
Realisticamente il valore sulla carta se lo facesse un perito della banca sarebbe dimezzato.
Quindi mutui in corso superiori alle garanzie e, ovviamente, alla capitalizzazione.
La banca ha due strade: accompagnare l’azienda verso il rientro oppure chiederne l’immediato rientro perché i rimborsi sono in ritardo. La scelta della banca è, finché può, realizzare un piano di rientro compatibile con le possibilità del debitore, in modo da non attivare il recupero forzoso.
Il che significa che l’azienda non avrà più la possibilità di ottenere nuovi finanziamenti dal sistema bancario.
Inevitabilmente l’azienda presa ad esempio continuerà a pagare interessi salati fino al rientro.
Se i soci tireranno fuori dal materasso nuovi capitali l’azienda resterà in vita, altrimenti sarà fallimento.
Questo è un caso emblematico di quanto sta accadendo in Italia.
Il che non significa necessariamente che sarà sempre un disastro per tutti.
Le aziende serie e gestite con abilità probabilmente riusciranno addirittura a migliorare i risultati, occupando gli spazi lasciati dagli operatori che saranno esclusi dal mercato.
L’ottimismo della volontà salverà i singoli, ma non aspettiamoci molto dalle cariatidi.
Per favore, finiamo di raccontare che tutto va bene, madama la marchesa.
La realtà è ben più forte della comunicazione a pagamento.