La crisi non è passata

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marco---
00giovedì 9 dicembre 2010 22:36
Allarme della Bce: «Banche e debito, possibili altre sorprese negative» (Fonte: corriere.it - 09/12/2010)

«Alcuni istituti potrebbero cedersi costretti a cedere asset». Rischi da credito immobiliare

MILANO - La situazione complessiva dell'area euro «è ancora piena di rischi per la stabilità finanziaria». L'allarme viene dalla Banca centrale europea nel Rapporto semestrale sulla stabilità finanziaria, in cui si sottolinea come alcune «vulnerabilità» potrebbero «generare sorprese negative di importanza potenzialmente sistemica». La prima fonte di preoccupazione è data da un «triangolo di rischio» fra crescita economica, finanziamento delle banche e squilibri fiscali. La crisi - scrive la Bce - ha evidenziato che senza progressi nel consolidamento fiscale «aumenta la probabilità di una spirale insostenibile del debito» dovuta al forte aumento dei premi di rischio. E «ogni successione di cattive notizie» per le banche o per la crescita «potrebbe portare a un peggioramento simultaneo» dei costi di finanziamento.

RISCHI DALL'IMMOBILIARE - In alcuni Paesi dell'area euro un numero «limitato» di istituzioni finanziarie mostra una «continua» dipendenza dal sostegno offerto dalle autorità, rileva la Banca centrale, che nel suo Rapporto sulla stabilità finanziaria scrive che per le autorità «è necessario intervenire attraverso la ristrutturazione, la riduzione del rischio e, ove necessario, la riduzione delle dimensioni del bilancio» delle imprese coinvolte. «Non si può escludere - si legge - che in futuro si verifichino ulteriori perdite per alcune banche esposte al credito verso il settore immobiliare commerciale». Francoforte rileva che «i prezzi rimarranno probabilmente al di sotto dei massimi degli anni passati» con conseguenti «rischi per molti investitori che si sono finanziati attraverso credito».

«INCERTEZZE» - Altre comunicazioni sono arrivate dall'istituto di Francoforte attraverso il bollettino mensile. I tassi d'interesse dell'area euro sono giudicati nel documento «adeguati», con prospettive d'inflazione «moderate» e una «dinamica di fondo della ripresa che rimane positiva». Lo scrive la Banca centrale nel bollettino di dicembre, che evidenzia tuttavia che la dinamica della ripresa presenta «incertezze». In particolare - scrive la Bce - «permangono timori riguardo al riemergere di tensioni nei mercati finanziari».

DEBITO PUBBLICO - «È probabile che il debito pubblico in rapporto al Pil aumenti in tutti i Paesi dell'area euro nei 2011 e in quasi tutti nel 2012, a eccezione di Germania e Italia». La Banca centrale europea nota come, nel 2012, il rapporto medio debito/pil dell'area euro è atteso all'87,8%. «Quattro Paesi dell'area (Belgio, Irlanda, Grecia e Italia) - scrive tuttavia la Bce - registrerebbero rapporti debito/Pil superiori al 100%».

RENDIMENTI SOTTO CONTROLLO - Fra la fine dello scorso agosto e i primi di dicembre gli incrementi dei rendimenti di Italia e Grecia «sono risultati considerevolmente inferiori» rispetto a Irlanda, Portogallo e Spagna. Lo scrive la Banca centrale europea nel bollettino mensile, notando come anche dopo che il 28 novembre, quando è stato annunciato l'accordo per fornire assistenza finanziaria all'Irlanda, «il clima di mercato ha continuato a peggiorare». Il bollettino è aggiornato al 10 dicembre e dunque non tiene conto del calo di tensioni degli ultimi giorni.

DISOCCUPAZIONE - Altro fattore analizzato dalla Bce è la disoccupazione: fra la fine del 2007 e la metà del 2010 il tasso dei senza lavoro in Europa ha visto gli incrementi più forti in Spagna e Irlanda, mentre altrove l'aumento è stato moderato. Per l'istituto di Francoforte fra l'ultimo trimestre 2007 e il secondo trimestre 2010 il tasso dei senza lavoro è aumentato «di due punti percentuali in Italia» e di un punto in Francia e Belgio. «La Germania, per contro - scrive la Bce - sembra essere un caso eccezionale, dal momento che il rispettivo tasso di disoccupazione è di fatto diminuito nel periodo considerato». Nel lungo termine, però, il rialzo della disoccupazione «è causa di preoccupazione e richiede un'efficace risposta politica al fine di evitare un persistente rialzo nel tasso strutturale». La Bce ha invocato un cambiamento nelle pratiche dell'occupazione per gestire il problema. «Politiche che promuovano moderazione dei salari e riducano le rigidità salariali (...) come le riforme che rafforzano il legame tra mercato del lavoro e disoccupati a lungo termine, ridurrano la disoccupazione strutturale».

FITCH - Intanto l'agenzia Fitch ha abbassato il rating dell'Irlanda di tre livelli a BBB+ da A+. La previsione per lò'immediato futuro rimane stabile.
laplace77
00venerdì 10 dicembre 2010 10:06
Re:
marco---, 09/12/2010 22.36:

Allarme della Bce: «Banche e debito, possibili altre sorprese negative» (Fonte: corriere.it - 09/12/2010)

«Alcuni istituti potrebbero cedersi costretti a cedere asset». Rischi da credito immobiliare

MILANO - La situazione complessiva dell'area euro «è ancora piena di rischi per la stabilità finanziaria». L'allarme viene dalla Banca centrale europea nel Rapporto semestrale sulla stabilità finanziaria, in cui si sottolinea come alcune «vulnerabilità» potrebbero «generare sorprese negative di importanza potenzialmente sistemica». La prima fonte di preoccupazione è data da un «triangolo di rischio» fra crescita economica, finanziamento delle banche e squilibri fiscali. La crisi - scrive la Bce - ha evidenziato che senza progressi nel consolidamento fiscale «aumenta la probabilità di una spirale insostenibile del debito» dovuta al forte aumento dei premi di rischio. E «ogni successione di cattive notizie» per le banche o per la crescita «potrebbe portare a un peggioramento simultaneo» dei costi di finanziamento.

RISCHI DALL'IMMOBILIARE - In alcuni Paesi dell'area euro un numero «limitato» di istituzioni finanziarie mostra una «continua» dipendenza dal sostegno offerto dalle autorità, rileva la Banca centrale, che nel suo Rapporto sulla stabilità finanziaria scrive che per le autorità «è necessario intervenire attraverso la ristrutturazione, la riduzione del rischio e, ove necessario, la riduzione delle dimensioni del bilancio» delle imprese coinvolte. «Non si può escludere - si legge - che in futuro si verifichino ulteriori perdite per alcune banche esposte al credito verso il settore immobiliare commerciale». Francoforte rileva che «i prezzi rimarranno probabilmente al di sotto dei massimi degli anni passati» con conseguenti «rischi per molti investitori che si sono finanziati attraverso credito».

...




e tra un po' ritornano i BOT PEOPLE (nel senso del "reddito fisso")


18:47 - Bce: Constancio "rischio che Stati e banche competano per fondi"

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 09 dic - Vi e' il
rischio che nell'arco dei prossimi due anni si generi una
competizione tra banche e Stati per l'accesso ai
finanziamenti dei mercati del capitale. Lo ha sottolineato
oggi il vice presidente della Bce, Vitor Constancio, nella
conferenza stampa di presentazione del rapporto semestrale
sulla stabilita' finanziaria pubblicato oggi. "La principale
fonte di inquietudine - si legge nel rapporto - viene
dall'interferenza tra i problemi del debito sovrano e la
vulnerabilita' di certi segmenti del settore bancario
dell'eurozona". "E uno dei canali di rischio - ha detto
Constancio - e' la possibilita' di vederli entrare in
competizione per i risparmi sui mercati dei capitali". Le
banche dell'eurozona, ha ricordato Constancio, dovranno
raccogliere nel corso del prossimo biennio circa 1000
miliardi di euro sui mercati dei capitali e una somma
analoga serve alle banche americane per le proprie esigenze
di capitalizzazione. Ma sugli stessi mercati dovranno
operare gli Stati alle prese con alte esigenze di raccolta
fondi per far fronte ai propri pagamenti sul debito.
Constancio ha tuttavia ammesso che e' "impossibile prevedere"
se le banche avranno difficolta' a rifinanziarsi e ha
ricordato che i tassi di risparmio sono aumentati di recente
mettendo in circolazione nuove quantita' di liquidita'.

FraMI
00venerdì 10 dicembre 2010 16:56
Re: Re:
laplace77, 10/12/2010 10.06:




e tra un po' ritornano i BOT PEOPLE (nel senso del "reddito fisso")


18:47 - Bce: Constancio "rischio che Stati e banche competano per fondi"






Chissà chi vincerà la sfida...Gli stati, che si indebitano con le banche (centrali e non) per sopravvivere, o le banche che, salvate dagli 'aiuti di stato' (giroconto di debiti verso le banche (centrali e non)), devono restituire qualche miliardino ai 'governanti'(cioè a loro stesse)?

Secondo me l'unica certezza è chi perderà...vedi quoto...oppure gli elicotteri di GMP sono già in volo...

Anche se, con questi economisti, torno a dire, vincono le banche... [SM=g10881] Sempre che tremonti non riesca a vendere le spiaggie...e la sardegna pure... [SM=g1765347]



Meglio essere nullatenente!!!!

laplace77
00venerdì 10 dicembre 2010 19:19
Re: Re: Re:
FraMI, 10/12/2010 16.56:




Chissà chi vincerà la sfida...Gli stati, che si indebitano con le banche (centrali e non) per sopravvivere, o le banche che, salvate dagli 'aiuti di stato' (giroconto di debiti verso le banche (centrali e non)), devono restituire qualche miliardino ai 'governanti'(cioè a loro stesse)?

Secondo me l'unica certezza è chi perderà...vedi quoto...oppure gli elicotteri di GMP sono già in volo...

Anche se, con questi economisti, torno a dire, vincono le banche... [SM=g10881] Sempre che tremonti non riesca a vendere le spiaggie...e la sardegna pure... [SM=g1765347]



Meglio essere nullatenente!!!!




BUND PEOPLE mi pare ti garbi di piu'

[SM=g1750163]

labottegadelfuturo
00venerdì 10 dicembre 2010 19:26
tranquilli...tutto a posto
Abbiamo collocato 4 miliardi in titoli di stato...è andata talmente bene che da Gennaio 2010 gli interessi sono triplicati



Domanda e rendimento estremamente positivi per i Bot annuali collocati oggi dal Tesoro. I titoli assegnati sono stati 4 miliardi per una richiesta registrata pari al doppio (8,003 miliardi). Il rendimento dei titoli è in netto rialzo sopra il 2% (2,014%), per la prima volta da 2 anni a questa parte.

laplace77
00venerdì 10 dicembre 2010 19:28
Re: tranquilli...tutto a posto
labottegadelfuturo, 10/12/2010 19.26:

Abbiamo collocato 4 miliardi in titoli di stato...è andata talmente bene che da Gennaio 2010 gli interessi sono triplicati



Domanda e rendimento estremamente positivi per i Bot annuali collocati oggi dal Tesoro. I titoli assegnati sono stati 4 miliardi per una richiesta registrata pari al doppio (8,003 miliardi). Il rendimento dei titoli è in netto rialzo sopra il 2% (2,014%), per la prima volta da 2 anni a questa parte.





alla salute del "signoraggio"

[SM=g9128] [SM=g1750163]
marco---
00venerdì 11 marzo 2011 08:54


La tempesta perfetta (Fonte: criticamente.it - di Pierluigi Paletti - 11/03/2011)

Mentre oltre oceano la stamperia di dollari va a tutto gas in europa si è rallentato fortemente. Prendiamo come riferimento il tasso di crescita percentuale rispetto all’anno precedente della massa monetaria M1 ovvero l’insieme della moneta cartacea ed elettronica (M0) presente nel sistema e dei depositi a vista ovvero quelli immediatamente liquidabili (M1), ad esempio le somme giacenti sui conti correnti.

La M1 è molto importante e ha ripercussioni quasi immediate sulla produzione. Come si può vedere da questo grafico l’aumento della M1 precede l’aumento del PIL e viceversa. Chi ha in mano la leva monetaria e del credito determina il futuro dell’economia.

L’M1 ci dice anche cose interessanti come il fatto che nel 2009 ha raggiunto dei livelli di crescita del 20% rispetto all’anno precedente contrapposta ad una forte flessione del prodotto interno loro per cui, in assenza di investimenti, la differenza si materializza in inflazione. Per questo c’è stato un aumento notevole dei metalli preziosi in modo particolare dell’argento

In Italia la M1, dopo aver raggiunto un picco del 14% nel corso del 2009, si è progressivamente ridotta in misura molto maggiore che nel resto d’europa come riportato dalla banca d’italia nel supplemento dell’altro ieri

Quindi gli effetti di questa diminuzione in Italia si faranno sentire presto aggravando una situazione già pesante di rarefazione monetaria infatti le famiglie ricorrono sempre di più ai prestiti che aumentano del 5% su base annua a gennaio.

Ma se i prestiti alle famiglie aumentano quelli alle imprese precipitano.

Provocando una marea di fallimenti, più di 11.000 nel solo 2010 il più alto numero dal 2007

In questo quadro si sta materializzando l’inflazione che sino ad oggi era stata mascherata ufficialmente grazie alla manipolazione delle statistiche e dall’ingresso massiccio di beni a basso costo dall’Asia.

Inflazione che ricade pesantemente sui bilanci già precari delle famiglie come riporta la CGIA di Mestre in un recente studio.

Dulcis in fundo nel bollettino della bce troviamo il costo del lavoro dall’ingresso dell’euro e non ci meravigliamo se la Germania ha mantenuto pressoché uguale il costo del lavoro mentre gli altri paesi Italia in testa se lo sono visto aumentare a dismisura (notate la Grecia).

Chi parla di aumentare le esportazioni dovrebbe vedere questo grafico…

Da tutto questo emerge un quadro irrimediabilmente compromesso in cui chi detiene il rubinetto monetario ha un ruolo molto determinante e che probabilmente inizierà a manifestare i suoi effetti più evidenti proprio nel corso di questo anno.

E mentre i nostri politici sembrano vivere una realtà diversa dalla nostra, noi dovremo affrontare la ricostruzione di questo disastrato paese.

Facciamolo noi prima possibile perché nessuno lo farà al posto nostro.
fabio_c
00venerdì 3 giugno 2011 17:31
Re:
(sylvestro), 03/06/2010 11.43:

Findomestic/ La crisi dell'euro spaventa. Meno italiani in ferie

Giovedí 03.06.2010 11:20

La crisi dell’Euro blocca la crescita della fiducia durata peraltro solo un mese. Si tratta per ora di un trend relativamente contenuto, probabilmente grazie al maxi piano di salvataggio approvato a maggio dalla UE e dalle manovre programmate dai singoli Paesi per salvare la situazione dell’area Euro. Lo rivela l'Osservatorio mensile Findomestic di maggio che sottolinea come il dato della fiducia di maggio 2010 è simile a quello del 2009.

Soltanto quanti sono in possesso di una laurea, che abitano al Sud o nelle Isole registrano un aumento di questa variabile che scende altrove: in particolare in maniera consistente nel Nord Est e fra quanti sono in possesso dell’istruzione obbligatoria. Sarà significativo esaminare l’andamento di questa voce il mese prossimo, una volta approvato il pacchetto di misure governative proposte per gestire il debito pubblico e risanare i conti.

La previsione sulla situazione italiana nel suo complesso, nel corso dei prossimi dodici mesi, è stabile: infatti il dato oscilla intorno allo zero ormai da un semestre. La previsione di aumento del risparmio inverte la tendenza negativa di marzo e aprile e sale di un punto percentuale, assestandosi tuttavia sul secondo valore più basso dall’inizio delle rilevazioni.

Previsioni di acquisto a tre mesi

Elettrodomestici
: bene i piccoli, stazionari i bruni, mentre i bianchi sono in calo una volta esaurito l’effetto degli incentivi statali.
La spinta propulsiva degli incentivi governativi ha esaurito il suo effetto e per gli elettrodomestici bianchi è in calo sia la percentuale delle previsioni di acquisto (da 9,2% a 6,3%) sia il budget medio di spesa. La previsione di acquisto di elettrodomestici piccoli è in crescita così come il budget medio previsto che sale a 246,00€. Gli elettrodomestici bruni hanno un andamento stabile per quanto concerne le previsioni di acquisto mentre è in incremento la previsione di spesa che passa 577,00 a 642,00€.


Elettronica di consumo
: dopo mesi di calo segna un “più”
Dopo un lungo periodo di costante e significativa discesa a maggio i dati quasi raddoppiano, per quanto concerne la telefonia le previsioni di acquisto passano da 5,6% a 10,8% e per l’informatica da 6,2% a 13,5%. Anche le cifre per i relativi acquisti sono in aumento, seppure più contenuto. Il budget medio dedicato alla telefonia è di 185,00€, mentre quello relativo ai pc e agli accessori è di 535,00€ euro.


Autoveicoli e motoveicoli
: le auto sia nuove che usate registrano un andamento negativo, mentre gli scooter non fruiscono ancora dell’andamento stagionale positivo.
Le previsioni d’acquisto di auto nuove e usate sono le più basse dall’inizio delle rilevazioni e sono in diminuzione, mentre quelle relative agli scooter sono stazionarie. Se si esamina la cifra media stanziata per auto usate e scooter si rileva una certa stabilità di questa variabile, mentre la cifra dedicata all’auto nuova è calata di ben 7.000 euro da marzo 2010 assestandosi a 12.000 euro circa.


Arredamento e casa sono stabili o in calo
.
L’acquisto di nuovi immobili o di arredamento evidenziano previsioni in lieve calo nei prossimi tre mesi e nettamente inferiori allo stesso periodo del 2009 e del 2008. La ristrutturazione della casa resta stabile anche se con previsioni quasi dimezzate rispetto a maggio dello scorso anno. In particolare il comparto mobili segna il punto più basso delle previsioni d’acquisto dall’inizio delle rilevazioni.

Tempo libero: il settore decolla con ritardo rispetto agli anni precedenti.
Le percentuali di coloro che probabilmente o sicuramente prevedono l’acquisto di vacanze (+11%), attrezzature per il fai da te (+7%) e abbigliamento sportivo (+5%) sono in crescita rispetto al mese precedente, pur con valori decisamente inferiori rispetto allo stesso periodo degli anni precedenti. In particolare nel mese di maggio in passato i viaggi e le vacanze erano previsti da più della metà degli italiani, mentre oggi soltanto il 40% degli intervistati ipotizza di effettuarli nei prossimi tre mesi.


Esattamente un anno dopo...

Osservatorio Mensile Findomestic - Giugno 2011

Clima di fiducia e intenzioni di acquisto degli italiani.
Indagine giugno 2011
Dati rilevati nel mese di maggio 2011

«Cresce la fiducia degli Italiani sulla situazione attuale e sulla previsione a 12 mesi ed è la più elevata del 2011 mentre cala la propensione personale al risparmio.
...

Arredamento e casa: in aumento solo i mobili. In flessione case nuove e ristrutturazioni
Le previsioni relative sia all’acquisto che alla ristrutturazione immobiliare sono in calo, oltre che nettamente inferiori rispetto allo stesso periodo degli anni precedenti. A maggio era, infatti, l’1,2% del campione a prevedere l’acquisto di una nuova casa (contro il 2,2% del mese precedente).
...»


Pagina 28: Beni/Servizi che si pensa di acquistare a 3 mesi: Abitazione

Domanda: Pensa di acquistare .......
personalmente nei prossimi 3 mesi?

% di coloro che hanno risposto “sicuramente sì” o “probabilmente sì”

Base: totale campione (500) nei periodi di riferimento

«mag 2011 = 1,2»
marco---
00giovedì 16 giugno 2011 09:21
BCE avverte su pericolo collasso Eurozona (Fonte: economia.bloglive.it - 16/06/2011)

Non è un mistero, neanche a livello ufficiale, che si tema un crollo dell’Eurozona, soprattutto collegato al possibile default greco; un’ipotesi, quest’ultima, molto realistica, specie dopo la giornata di ieri, in cui ad Atene il furore della piazza ha pressato il governo a tale punto che in serata girava voce che Papandreou si fosse dimesso; la cosa è stata poi smentita, ma ci sarà comunque un rimpasto di governo.

E se da Atene giungono notizie e scenari pessimi, dal resto del pianeta le nuove non sono affatto incoraggianti, secondo il vice-presidente della BCE, Vitor Constancio, che parla di alcuni rischi specifici.

Il primo è il rapporto tra indebitamento pubblico e quello bancario. Tra il 2011 e il 2012, dice il banchiere, in Europa dovrà essere rinnovato il 30% del debito bancario, ma a causa della concorrenza dei bond pubblici, anch’essi emessi copiosamente a copertura degli alti deficit di bilancio, si potrebbero registrare forti aumenti dei tassi, intaccando la stabilità patrimoniale delle banche. Queste, nell’ultimo anno, hanno registrato un miglioramento in termini di redditività, ma che potrebbe essere annullato dal suddetto scenario.

Altra incognita sarebbe poi quella dei tassi di interesse, che a livello globale potrebbero subire presto un’impennata, al fine di contenere la crescita dell’inflazione. E sul fronte dei prezzi, spiega Constancio, si assiste a una sopravvalutazione del settore immobiliare, che potrebbe subire un calo consistente, mentre i prezzi commerciali restano ancora bassi.

Per questo, da Francoforte, si suggerisce di non spingere per un coinvolgimento coatto degli investitori privati nell’operazione di ristrutturazione del debito della Grecia, ma solo per un’ipotesi di adesione volontaria, anche se resterebbe da vedere quale sarebbe il giudizio delle agenzie di rating.
(sylvestro)
00venerdì 24 giugno 2011 13:24
Saab senza soldi per pagare i dipendenti

23/06 16:12 CET

Saab e’ rimasta a secco e non potra’ pagare i salari se non riuscira’ a trovare subito nuovi finanziamenti. Lo ha annunciato Swedish Automobile (ex Spiker) che controlla la casa automobilista. Il gruppo ha spiegato di avere contatti ma che ‘‘non c’e’ alcuna certezza’‘ sul buon esito delle trattative.

Saab punta a chiudere gla vendita dello stabilimento e di alcuni uffici per raccogliere fondi.

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marco---
00sabato 6 agosto 2011 22:22
S&P declassa rating Usa. Riunioni d'urgenza dei ministri G7 e Bce (Fonte: tmnews.it - 06/08/2011)

Washington perde la tripla "A" per la prima volta nella storia. Domenica riunione telefonica d'emergenza Bce

Roma, 6 ago. (TMNews) - Per le prima volta nella storia gli Stati Uniti hanno perso la tripla "A", il valore con cui nel mondo della finanza viene assegnato il giudizio più alto sulla stabilità dei conti pubblici di un Paese. Standar & Poor's, una delle tre grandi agenzie di rating internazionali, ha annunciato la decisione di tagliare il giudizio su Washington declassandolo da "Aaa" al più basso "Aa+". Un vero e proprio choc per l'economia e la politica americana che per settimane è stata alle prese con il rischio default, evitato in extremis dopo un lungo braccio di ferro tra democratici e repubblicani. Nella graduatoria di S&P ora gli usa sono sotto il Lichtenstein, allo stesso livello di Belgio e Nuova Zelanda. La notizia, unita ai terremoti finanziari degli ultimi giorni, ha spinto i ministri finanziari del G7 a convocare una conference call d'urgenza per le prossime ore. L'attesa ora è per come reagiranno i mercati al downgrade della più grande economia mondiale. La Borsa saudita, una delle poche piazze aperte di sabato, ha chiuso intanto in picchiata perdendo il 5,46 per cento, dando un sentore di come potrebbero reagire i mercati internazionali alla riapertura delle normali contrattazioni lunedì...
I tassi sono quasi ai minimi, i posti di lavoro persi non sono stati recuperati e alcuni stati sono realmente prossimi al default, queste alcune tra le differenze rispetto al 2008, l'inizio della crisi in Europa. Penso seriamente che la situazione sia grave.
marco---
00martedì 9 agosto 2011 10:59
Memorizziamo queste affermazioni
Obama: l'America merita la "Quadrupla A" (Fonte: america24.com - 08/08/2011)

Il presidente americano Barack Obama lo ha detto con una battuta mediata da Warren Buffett:

"A commento del downgrade di Standard & Poor's sul rating del debito americano, Buffett che ne capisce di economia, ha detto che se potesse darebbe all'America una "Quadrupla A" e io sono d'accordo con lui"...

Siamo sempre da tripla A (Fonte: ilsole24ore.com - 09/08/2011)

NEW YORK. Dal nostro inviato
Barack Obama è sceso in campo contro il "downgrade" degli Stati Uniti. Con un'improvvisa presa di posizione dalla Casa Bianca, nel pieno di una bufera sui mercati che ha visto l'indice Dow Jones precipitare di oltre 600 punti e con alle porte lo spettro d'una ricaduta di aperta recessione, il presidente ha cercato di restituire fiducia a un Paese dai nervi scossi. Ha dichiarato che «non importa ciò che dice qualche società, questi sono gli Stati Uniti d'America, siamo sempre stati e sempre saremo un Paese da Tripla A».
laplace77
00martedì 9 agosto 2011 11:19
Re: Memorizziamo queste affermazioni
marco---, 09/08/2011 10.59:

Obama: l'America merita la "Quadrupla A" (Fonte: america24.com - 08/08/2011)

Il presidente americano Barack Obama lo ha detto con una battuta mediata da Warren Buffett:

"A commento del downgrade di Standard & Poor's sul rating del debito americano, Buffett che ne capisce di economia, ha detto che se potesse darebbe all'America una "Quadrupla A" e io sono d'accordo con lui"...

Siamo sempre da tripla A (Fonte: ilsole24ore.com - 09/08/2011)

NEW YORK. Dal nostro inviato
Barack Obama è sceso in campo contro il "downgrade" degli Stati Uniti. Con un'improvvisa presa di posizione dalla Casa Bianca, nel pieno di una bufera sui mercati che ha visto l'indice Dow Jones precipitare di oltre 600 punti e con alle porte lo spettro d'una ricaduta di aperta recessione, il presidente ha cercato di restituire fiducia a un Paese dai nervi scossi. Ha dichiarato che «non importa ciò che dice qualche società, questi sono gli Stati Uniti d'America, siamo sempre stati e sempre saremo un Paese da Tripla A».




millemila A per tutti!

[SM=g9128] [SM=g9128] [SM=g9128]

ancora danno retta a quelli delle "opinions" (cfr. "inside job"), che davano AAA ai CDO subprime, a lehman, a Enron...

[SM=g2594222] [SM=g2594222] [SM=g2594222]


tanto per esemplificare il livello di competenze : (cfr. "millemila")





[SM=g9128] [SM=g9128] [SM=g9128]
dgambera
00sabato 13 agosto 2011 22:40
Questo per chi dice che non ha visto cambiamenti

Dodici milioni in partenza nel weekend di Ferragosto, -8% rispetto al 2010. Attenzione al traffico da bollino rosso

13 agosto 2011


Saranno circa 12 milioni gli italiani a partire in questo prolungato weekend di Ferragosto, che vedrà il sole su tutto il Paese, con passaggi nuvolosi ma innocui solo al Nord e temperature gradevoli.

Secondo i dati dell'Osservatorio di Milano, gli italiani che partiranno in questo weekend lo faranno con modalità molto diverse fra loro: per 5 milioni la vacanza durerà lo spazio del weekend, per altri 4 milioni una settimana, mentre 3 milioni partono per rimanere nel luogo di villeggiatura per due settimane.

L'identikit del viaggiatore di Ferragosto secondo il reddito
Secondo uno studio dell'Osservatorio di Milano effettuato con la collaborazione di Società Autostradali, Società Aeroportuali, Ferrovia dello Stato, CGIL, CISL e UIL, ConfCommercio e ConfArtigianato, infatti, ci troviamo di fronte ad una tipologia di tre esodi molto differenti l'uno dall'altro. Nel primo caso si tratta delle famiglie che hanno un reddito mensile inferiore ai 2mila euro ed una parte dei pensionati, che sono partiti ieri e ritorneranno in città il 15 notte o il 16 mattina. Sono 5 milioni di italiani. I secondi sono quelli che ritornano domenica 21 oppure lunedì 22 mattina e sono all'incirca 4 milioni: sono famiglie con reddito medio che non supera i 3mila mensili ed anche in questo caso il 75% di loro va da parenti o amici mentre il restante 25% in località montane o marittime italiani. I vacanzieri della terza ed ultima categoria partono oggi e ritornano domenica 28, riuscendo quindi a fare due settimane piene di vacanze, e sono 3 milioni: si tratta di famiglie che hanno un reddito mensile complessivo che oscilla tra i 5 ed i 20mila euro al mese.
Ci saranno infine 9 milioni di italiani (pensionati con meno di 400-500 euro al mese, famiglie con reddito mensile di mille euro e cassa integrati) che passeranno unicamente la giornata di Ferragosto fuori porta, preferendo il mezzo pubblico al privato per risparmiare dato il rincaro della benzina, ovviamente tempo permettendo.

Partenze in calo dell'8% rispetto al 2010
Il 65% di chi partirà ha scelto come mezzo per viaggiare l'auto, nonostante il caro benzina, il 25% ln treno e il 10% l'aereo. Rispetto allo scorso anno si calcola ci sarà un 8% di partenze in meno a causa della crisi che continua a incidere sui bilanci familiari. In molte località turistiche, stando all'associazione dei consumatori Telefono Blu, i costi si sono abbassati, dal 5% per gli hotel al 20% per i parchi acquatici.
Le città che registreranno le maggiori partenze sono Roma (400mila), Milano (250mila), Torino (80mila), Genova e Bologna (40mila)

Il quadro del traffico sulle autostrade
Sulle autostrade traffico intenso già dalle prime ore di questa mattina, soprattutto in uscita dalle grandi città e in direzione del mare. In Emilia Romagna forti rallentamenti sull'Autosole e sulla A14 verso la riviera
adriatica, con il nodo di Bologna sotto stress. Molto trafficata anche la direttrice di collegamento con la Lombardia, attraverso l'A1.
Oggi si sono formati anche sei km di coda sull'A4 al casello di Trieste Lisert, utile per raggiungere Slovenia e Croazia e traffico a rilento sia sulla
corsia Nord sia quella Sud lungo l'Autostrada del Brennero.
Sulla Salerno-Reggio Calabria si registrano rallentamenti, ma il tempo per per percorrere l'intera tratta è in linea con la media registrata negli ultimi giorni e, in particolare, da Salerno per raggiungere Villa San Giovanni
occorrono 5 ore e 45 minuti, mentre per il percorso inverso sono
necessarie 5 ore e 20 minuti.

La fluidità degli spostamenti sarà favorita dal divieto di circolazione ai mezzi pesanti attivo fino alle 23 di oggi, dalle 7 alle 24 di domenica 14 e dalle 7 alle 23 sia di lunedì 15. Per informazioni si può consultare il sito di Anas, Autostrade per l'Italia oppure quello del Cciss. Aggiornamenti in tempo reale anche su Isoradio 103.5 FM.




Infatti scattano i consigli

Milano nel weekend di Ferragosto, idee per chi resta

Idee per il Ferragosto a Roma: concerti, musei e passeggiate per chi resta in una città non più deserta
dgambera
00sabato 13 agosto 2011 22:51
fabio_c
00domenica 28 agosto 2011 12:27
€-coin Banca d'Italia
cerca "Eurocoin" in google News

Secondo me è stata la notizia economica più importante della settimana, purtroppo non ne ho trovato traccia nelle rassegne stampa.

€-coin cala in misura marcata in agosto
Roma, 26 agosto 2011

«In agosto €-coin è sceso allo 0,22% (dallo 0,45 di luglio), accentuando il calo segnato nei due mesi precedenti. L’indicatore è ora compatibile con un tasso di crescita di fondo inferiore all’1% in ragione d’anno.

La diminuzione ha riflesso un peggioramento di gran parte delle serie che contribuiscono all’indicatore. In particolare hanno registrato una flessione significativa i corsi azionari e il clima di fiducia di imprese e consumatori.

€-coin – sviluppato dalla Banca d'Italia – fornisce in tempo reale una stima sintetica del quadro congiunturale corrente nell’area dell’euro. €-coin esprime tale indicazione in termini di tasso di crescita trimestrale del PIL depurato dalle componenti più erratiche (stagionalità, errori di misura e volatilità di breve periodo). €-coin è pubblicato mensilmente dalla Banca d'Italia e dal CEPR.

...

I valori più recenti dell’indicatore sono riportati nella tavola seguente:

    Mese        €-COIN
Agosto 2010     0,37
Settembre 2010  0,34
Ottobre 2010    0,41
Novembre 2010   0,45
Dicembre 2010   0,49
Gennaio 2011    0,48
Febbraio 2011   0,57
Marzo 2011      0,57
Aprile 2011     0,60
Maggio 2011     0,62
Giugno 2011     0,52
Luglio 2011     0,45
Agosto 2011     0,22


Per i dettagli tecnici su €-coin, cfr. “New Eurocoin: Tracking economic growth in real time”, Banca d’Italia, Temi di Discussione N. 631
eurocoin.bancaditalia.it
eurocoin.cepr.org »



Faccio notare una particolarità dell'ultimo dato: guardando la serie storica dal 1999, quello di agosto 2011 è il maggiore calo mensile in valore assoluto.

fabio
Giuseppe171
00lunedì 29 agosto 2011 23:53
Re: €-coin Banca d'Italia

Secondo me è stata la notizia economica più importante della settimana, purtroppo non ne ho trovato traccia nelle rassegne stampa.

«In agosto €-coin è sceso allo 0,22% (dallo 0,45 di luglio),



Notevole segnalazione , [SM=g1750152] , [SM=g1750152]
Non ho trovato la notizia in google , quindi direi che la situazione è molto, molto grave...

credete ancora che il ritardo del pagamento delle pensioni sia stato solo un problema informatico ?

a breve esiti aste BTP, e a secondo di questi, approvazione finanziaria
lacrime e sangue.... credo anche per i correntisti...voglio vincere il premio cassandra : pronostico 1,5 % di tutti i depositi...

FraMI
00martedì 30 agosto 2011 12:15
Re: Re: €-coin Banca d'Italia
Giuseppe171, 29/08/2011 23.53:


Secondo me è stata la notizia economica più importante della settimana, purtroppo non ne ho trovato traccia nelle rassegne stampa.

«In agosto €-coin è sceso allo 0,22% (dallo 0,45 di luglio),



Notevole segnalazione , [SM=g1750152] , [SM=g1750152]
Non ho trovato la notizia in google , quindi direi che la situazione è molto, molto grave...

credete ancora che il ritardo del pagamento delle pensioni sia stato solo un problema informatico ?

a breve esiti aste BTP, e a secondo di questi, approvazione finanziaria
lacrime e sangue.... credo anche per i correntisti...voglio vincere il premio cassandra : pronostico 1,5 % di tutti i depositi...




[SM=g6941] Dici? dallo 0,06 all'1,5? Visto che dalla manovra hanno già levato il contributo di solidarietà? [SM=g1749704]

Tranquillo Giuseppe, gli elicotteri di GMP sono già in volo...

www.linkiesta.it/e-salvarsi-atene-potra-perfino-stampar...

Dopo l’Irlanda, la Grecia. La scorsa settimana la Banca centrale ellenica ha attivato l’Emergency liquidity assistance (Ela), un particolare meccanismo di prestiti assistenziali messi a disposizione del sistema bancario. Tramite questo schema saranno iniettati nuovi capitali, erogati tramite la stampa di moneta ex novo in deroga ai Trattati europei. ... [SM=g1748861]
dgambera
00mercoledì 31 agosto 2011 17:09
Dal Portogallo il più grande piano taglia-deficit in 50 anni. Obiettivo: pareggio dei conti nel 2015

di Vito Lops 31 agosto 2011


Austerity a tutta forza per i Governi dei paesi europei. Mentre in Italia sono ore decisive per l'approvazione della manovra bis che dovrebbe accorciare i tempi per accorciare la data del pareggio di bilancio dal 2014 al 2013, il Portogallo si appresta ad annunciare, secondo quanto riporta il Financial Times, un maxi-piano di tagli per portare il deficit vicino a quota zero nel giro di quattro anni. Si tratta della manovra più pesante degli ultimi 50 anni.

Una forte azione sul bilancio in scia agli accordi presi tra Portogallo, Unione europea e Fondo monetario internazionale a maggio nell'ambito del piano di salvataggio da 78 miliardi di euro a favore del Paese iberico.

Il primo ministro portoghese, Pedro Passos Coelho, ha detto che il taglio del deficit previsto nella nuova manovra sarà la prova più dura che il Portogallo dovrà affrontare da quando dal 1974 è stata introdotta la democrazia.

Come il Portogallo proverà a ridurre il deficit
La strategia completa del piano verrà resa nota solo a metà ottobre, quando il Governo presenterà le proposte per il bilancio 2012. Ma lo schema generale dovrà essere indicato entro mercoledì, ultimo giorno disponibile, secondo gli accordi presi con Ue e Fmi.

Tra le indicazioni al momento trapelate, Passos Coelho ha comunicato un probabile taglio alle spese sanitarie del 15% nel 2011 e nel 2012 spiegando ai sostenitori del suo partito (il socialdemocratico Psd) che «non c'è altro modo». I sindacati, intanto, preparano una mobilitazione contro i tagli. Alcune sigle hanno chiesto «disobbedienza civile» per protestrare contro i nuovi pedaggi sradali, ma lo stesso primo ministro si è detto disposto «a un ampio dialogo sociale» per evitare che le manifestazioni dilaghino - sulla falsariga di quanto accaduto nei mesi scorsi in Grecia, il terzo Paese, con Irlanda e Portogallo, che ha sinora ottenuto aiuti di Ue e Fmi - proprio in concomitanza dell'annuncio di un severo piano di austerity.

Il ministro delle Finanze, Victor Gaspar, ha anticipato che il Governo taglierà la spesa primaria del 9%, pur non fornendo ulteriori dettagli. Mentre il ministro dell'Economia, Álvaro Santos Pereira, ha promesso un «taglio storico» alla spesa corrente.

Gli economisti si aspettano inoltre una riduzione dei posti di lavoro nel settore pubblico del 2% l'anno nei prossimi tre anni. Possibile, inoltre, un taglio del 45% dei posti dirigenziali nelle autorità locali.

L'obiettivo
Secondo quanto previsto nell'ambito del piano di salvataggio triennale da 78 miliardi di euro, il Portogallo si è impegnato a ridurre il deficit di bilancio dal 9,1% del Prodotto interno lordo del 2010 al 5,9% nel 2011 e al 3% nel 2013. Per rassicurare gli investitori il Governo ha promesso inoltre di ridurre il disavanzo "vicino allo zero" entro il 2015.

Le misure di austerity, indispensabili per riportare ordine fra i conti pubblici, rischiano però di frenare l'economia, già in profonda recessione. L'esecutivo prevede una contrazione del Pil del 2,3% nel 2011 e dell'1,7% nel 2012 prima di tornare alla crescita nel 2013. Ma alcuni economisti internazionali si aspettano uno scenario più fosco con un arretramento del Pil del 4% nel 2011, come nel 2012.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

dgambera
00giovedì 1 settembre 2011 12:14
Berlino rafforza il fondo salva-Stati Maxi-tagli a Lisbona

di Alessandro Merli 01 settembre 2011


Qualcosa si muove in Europa. Passi non decisivi, ma nella giusta direzione, da due capitali, Berlino e Lisbona, quasi agli estremi opposti dello spettro dei Paesi virtuosi e dei Paesi in crisi. In Italia, siamo fermi agli annunci. E anche quelli hanno ogni giorno, si potrebbe dire di ora in ora, una direzione diversa, spesso opposta a quella precedente.

A Lisbona, il nuovo Governo portoghese ha varato una manovra destinata ad azzerare il deficit in quattro anni, composta per due terzi da tagli alla spesa e solo per un terzo da aumenti di imposte.
La composizione è quella giusta, la dose, quasi 9 punti di pil, rischia di aggravare la recessione. Un pericolo che il Portogallo ha ben presente, tanto che l'intesa raggiunta con i creditori internazionali (Europa e Fondo monetario) è imperniata non solo sul risanamento dei conti, ma anche e soprattutto su azioni di recupero della competitività. La misura chiave è la fiscalizzazione degli oneri sociali, riduzione dei contributi in cambio di un aumento dell'Iva. In Italia a qualcuno dovrebbero fischiare le orecchie: diede buoni risultati a fine anni 70 e recentemente l'ha rilanciata Prometeia. L'Fmi l'ha ribattezzata "svalutazione fiscale".

Ma naturalmente la vera partita si gioca a Berlino. Il Governo tedesco ha approvato ieri i nuovi poteri dell'Efsf, il fondo europeo salva-Stati. Ora deve vedersela con la rivolta montante nei ranghi della maggioranza in vista del voto parlamentare del 29 settembre. Un test non facile, ma in Germania almeno l'esecutivo alla fine ha mandato un segnale univoco.


marco---
00martedì 6 settembre 2011 11:24
Aspettando il peggio (Fonte: pane-rose.it - 06/09/2011)

“…se sia meglio per l’anima soffrire gli oltraggi del destino, sassi e dardi,
o prender l’armi contro questi guai e opporvisi e distruggerli..”
(W. Shakespeare – Amleto)

Il Debito Pubblico, causato principalmente dagli interessi sui Titoli di Stato, dall’evasione fiscale e dalla corruzione, strangola l’Italia. Fino ad ora è stato arginato, oltre che da manovre antipopolari, dalla vendita dei “gioielli di famiglia” (Partecipazioni Statali). Il valore stimato dell’argenteria rimasta è di circa 200 Miliardi di Euro (compresa la RAI), a cui possono essere aggiunti altri 500 MLD di immobili di proprietà statale. Dopo cosa venderanno, il Colosseo, le spiagge e gli Uffizi? Aboliranno le pensioni (Montezemolo ha proposto di abolire le pensioni di anzianità) e licenzieranno in blocco i dipendenti pubblici? Nella scheda Debito Pubblico, che invitiamo a leggere, cerchiamo di analizzare e spiegare come sia stato possibile tutto ciò e quali possono essere le soluzioni.

L’Italia ha un debito pubblico di circa 2000 MLD di Euro, la doppia manovra è prossima ai 100 MLD, ma tutti i media e forze politiche per motivare sacrifici, carovita e tagli si affannano a spiegare che “dopo” finalmente l’Italia avrà i conti a posto, facendo intravedere l’arrivo “poi” di tempi di “vacche grasse”. Peccato che scientemente dimentichino di spiegare la differenza tra DEBITO e DEFICIT.
In realtà, la questione è semplice: questa manovra non serve assolutamente a nulla per quanto riguarda il DEBITO PUBBLICO, serve solo a frenare il DEFICIT e, quindi, a non aumentare il DEBITO, ma impoverirà drammaticamente lavoratori e ceto medio in generale.
Governo e opposizione, intimoriti dagli attacchi speculativi e pressati dalla Germania, (quante analogie con l’attacco di Soros alla Banca d’Italia del 1992!!) hanno approvato la manovra, sperando nella ripresa economica nel (quadri) triennio futuro. Vedi di seguito scheda sulla nuova manovra.

Per chiarire: la questione DEBITO/DEFICIT è questione relativa, la questione è il rapporto tra questi ultimi e il PIL, quindi, a prescindere dall’entità del DEBITO/DEFICIT la vera questione è se cresce o non cresce il Prodotto Interno Lordo.

Dunque la questione si sposta sul Deficit Commerciale dell’Italia con l’estero, che, detto in parole povere, vuol dire che importiamo più di quello che esportiamo. In questo senso è utile segnalare una curiosa anomalia: negli ultimi anni la politica italiana sulle energie rinnovabili ha promosso notevoli incentivi per l’istallazione di pannelli fotovoltaici (il cui costo è scaricato sulle bollette di tutti), ma, purtroppo, l’Italia non ha sviluppato una tecnologia propria in questo campo (ma non siamo il Paese del sole?!), pertanto, solo nel 2010, abbiamo importato per la misera cifra di 8,3 miliardi di euro “dispositivi fotosensibili a semiconduttore, incluse le cellule fotovoltaiche” da Cina, Germania, Spagna, Olanda e Taiwan. Per completezza d’informazione, occorre dire che l’Italia eccelle nel campo del solare termico e dei combustori a idrogeno. Stessa cosa dovrebbe realizzarsi a breve con gli incentivi per l’acquisto di auto elettriche che sul mercato sono solo tedesche, francesi e giapponesi. Insomma, l’Italia invece di stimolare e sostenere l’export favorisce l’import (sic).

In un contesto di crisi internazionale sistemica e di una manovra depressiva, la ripresa economica e la susseguente crescita del PIL è decisamente una chimera, per lo meno nel breve e medio periodo, quindi, aspettiamoci continue manovre da “lacrime e sangue”, il cui costo continuerà a essere scaricato sul ceto medio e Pubblico Impiego “in primis”.

MERCATI

Cerchiamo, ora, di capire meglio l’interazione tra Mercati e Debito Pubblico, di cui tanto parlano, senza mai, però, spiegare nulla, i pennivendoli di ogni colore. In maniera diretta, titoli bancari e mercato azionario poco hanno a che vedere con i Titoli di Stato, in maniera indiretta possono influire in quanto singoli privati, fondi e Banche possono investire o meno in titoli sovrani. Pertanto, non è il crollo delle Borse a determinare il fallimento dei Titoli di Stato, ma, eventualmente, in un contesto critico per la Finanza, la garanzia della solvibilità di un Paese diventa determinante. Per completezza, occorre dire che il 35% dei titoli di Stato europei e nelle mani degli Istituti Bancari, pertanto, il default di uno Stato o il fallimento di Banche, ingenererebbe uno “tzunami” finanziario con conseguenze inimmaginabili.

Gli Stati, tra le principali fonti di finanziamento hanno la fiscalità e l’emissione di Titoli di Stato (i cosiddetti Titoli Sovrani).
La pressione fiscale in Italia è tra le più alte d’Europa (oltre il 40%), ma l’Italia è anche il paese che ha la più alta evasione ed elusione fiscale.
I Titoli di Stato (BOT, BTP ecc.) funzionano un po’ come la catena di Sant’Antonio, cioè con il ricavato della vendita di questi “pagherò” dell’oggi, si pagano quelli di ieri che vanno in scadenza. Quando uno Stato entra nel mirino delle famigerate Agenzie di rating, che ne giudicano negativamente la solvibilità, cominciano i guai. Se le Agenzie, analizzando il rapporto tra PIL e Deficit/Debito Pubblico, ritengono che quel Paese sia a rischio di rimborso dei Titoli emessi, gli investitori dirigono i loro interessi su altri obiettivi considerati più sicuri. A questo punto, lo Stato messo sotto accusa, per recuperare terreno, è costretto a offrire tassi di rendimento più appetibili, entrando, così, in una spirale di indebitamento esponenziale.Nella scheda allegata sul Debito, viene analizzato la funzione del Fondo di Ammortamento dei Titoli di Stato che ha prosciugato tutto il ricavato della (s)vendita delle Partecipazioni Statali.

EUROLANDIA - In alternativa, vista la sfiducia dei Mercati, si cercano altri “ombrelli” protettivi, come quello della richiesta alla BCE di acquistare i Bond che nessuno vuole (in questo momento Titoli greci, portoghesi, irlandesi, spagnoli e italiani) e di aumentare le risorse dell’EFSF (Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria), ossia il fondo Salva-Stati, che ora dispone di soli 440 miliardi di euro. La Germania al momento, ha dato il via libera alla BCE per l’acquisto di titoli italiani e spagnoli, in cambio di manovre “lacrime e sangue”, ma rifiuta di incrementare l’EFSF e, tanto per dare una mano, ha messo in vendita tutti i Titoli italiani, affrettandosi a stipulare contratti assicurativi (derivati) per gli invenduti in caso di insolvenza italiana (sic!).

SPECULAZIONE

In cosa consistono e a cosa mirano gli attacchi speculativi che fanno tremare i polsi a tutti gli Stati? Qui la questione si fa più complessa e una domanda è di rigore: la speculazione agisce in proprio o è guidata da una raffinata quanto perversa
“INTELLIGENZA” che ha fini strategici ben precisi, che vanno oltre l’immediato arricchimento?
Premesso che esistono soggetti privati che hanno risorse economico-finanziarie enormemente più cospicue di singoli Stati, il che è inquietante se si traduce questa potenza in POTERE e, se poi, si immagina che questi soggetti possano unirsi in un sodalizio per raggiungere determinati obiettivi, tutto ciò fa rabbrividire.
Nel 2010 il PIL mondiale è stato pari a 74.000 Miliardi di dollari, il Mercato Finanziario – Borsa, Obbligazioni, Derivati – ha mosso la bellezza di 611.000 Miliardi di dollari (A. Fumagalli – Il diritto alla bancarotta).
Inquietante è il mercato dei Derivati (466.000 Miliardi di dollari).
I Titoli Derivati sono quelli che dipendono da un altro titolo (Sottostante) e in questo mercato vanno alla grande i CDS (Credit Default Swap). In sostanza si possono acquistare Titoli CDS, cioè assicurazioni su un prodotto (anche senza possedere quel prodotto). Per esemplificare, pur non avendo Titoli di Stato greci, io posso comprare (contrarre un’assicurazione) CDS sul fallimento (Default) della Grecia, oppure avendoli, ho una doppia opzione: finchè la Grecia non fallisce, io continuo a pagare una quota assicurativa (ma se possiedo Titoli greci incasserò anche gli alti interessi che quello Stato è costretto ad elargire per attirare gli investitori), ma se fallisce il mio “assicuratore” dovrà pagarmi in un’unica soluzione una cospicua cifra. E’ evidente che tale situazione configura uno scenario, in cui l’assicuratore farà di tutto perché la Grecia non fallisca, mentre l’assicurato spera e farà di tutto perché la Grecia fallisca o che continui ad alzare gli interessi. Ora, se la questione fosse circoscritta a piccoli e medi investitori, tutto si limiterebbe a fare il tifo per un epilogo o per un altro, ma quando gli attori sono Banche o enormi concentrazioni finanziarie private, il dubbio che gran parte delle manovre speculative tendano a questi fini è grande. Insomma, uno Stato sotto attacco speculativo e bersagliato dalle agenzie di rating, è costretto a offrire tassi di rendimento molto alti e entra in una spirale di indebitamento da cui rischia di essere strangolato. Gli speculatori, operando con i CDS non ci rimettono mai, o incassano l’assicurazione se lo Stato fallisce oppure continuano a incassare interessi sempre più alti.

Lasciamo in sospeso, per ora, questo sospetto, però sugli effetti immediati una certezza c’è. All’esplosione di ogni bolla finanziaria e dopo gli attacchi speculativi, la soluzione che viene prospettata è sempre la stessa. Abbattimento del Debito Pubblico, tramite il taglio della spesa pubblica (attacco al Welfare, cioè meno sanità, meno scuola pubblica, meno dipendenti pubblici, pensioni a 70 anni ecc.), attacco ai diritti e alle tutele del lavoro, privatizzazioni e liberalizzazioni, cioè dare in pasto al mercato tutti i beni e servizi gestiti direttamente o indirettamente dal Pubblico: in una parola LIBERISMO selvaggio, in cui i popoli non contano più nulla, ma comandano solo i mercati.
La Storia ha condannato senza appello i modelli del Socialismo reale, ma dalla caduta del blocco dell’Est, il capitalismo, che fino ad allora in Europa, aveva assunto il volto della SOCIALDEMOCRAZIA (mercato+welfare), ha sempre più mostrato il volto del LIBERISMO, inanellando un ciclo di crisi (e guerre) più o meno ininterrotte (Mexico ’94, Asia e Russia ’97, Argentina 2000, Mondo 2001 e 2008..), insomma, una continua crisi che ha condizionato la vita di milioni di persone che vedono erodere il proprio reddito e le proprie tutele sociali e che sta modellando società in cui il 5% della popolazione diviene sempre più ricca e tutti gli altri si impoveriscono.
Non sarà che il sistema del liberismo mondializzato non funziona? O meglio che funzioni alla grande, ma solo per il 5% del Mondo?
Forse è venuto il momento per ripensare il tutto e mettere in discussione questo sistema invece di chinare la testa e sopportare i continui sacrifici che ci vengono imposti. E’ sacrilego pensare a società che mettano al centro il benessere dei popoli e salvaguardino l’ambiente in cui vivono, dando un calcio alla speculazione, al profitto per pochi e all’economia finanziarizzata? Qualcuno ancora ci spera e lotta per questo, facciamo che sia la lotta del 95% e il mondo cambierà.

ROMPERE IL MURO D’OMERTA’

“Metti al male una corazza d’oro ed ecco che la formidabile lancia delle Giustizia va in frantumi “ (W. Shakespeare – Aforisma)

Nell’italico coro dell’abbattimento del debito pubblico sistematicamente si omettono o minimizzano alcune voci che, però, pesano notevolmente sulla spesa pubblica, e agendo sulle quali si recupererebbero notevolissime risorse, senza toccare pensioni e Welfare; proviamo a elencarne alcune.

ASPETTANDO LA PATRIMONIALE

EVASIONE FISCALE – Da stime concordi in Italia c’è un’evasione vicina ai 300 MLD di euro. Basterebbe recuperarne 100, colpendo i grandi evasori e l’economia criminale per fare la manovra. Sottolineiamo solo l’incredibile dato per cui solo il 3% dei contribuenti denuncia redditi dai 100.000 euro in su. In Italia abbiamo la classe di liberi professionisti, imprenditori, gioiellieri e lavoratori autonomi più poveri del mondo!!!!

CORRUZIONE – Gli effetti del sistema tangentizio e di ruberie sono stimati attorno ai 200 MLD annui. Ogni commento è superfluo.

SPESE MILITARI – 30 MLD annui per il mantenimento di una struttura militare che, vista la Costituzione italiana (“L’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”) è spesa del tutto sproporzionata. A questa cifra vanno aggiunte le spese per le missioni; solo l’Afganistan ci costa 800 milioni all’anno e la guerra in Libia svariate centinaia di milioni di euro in pochi mesi. Il governo italiano ha già deliberato di spendere per i prossimi 3 anni poco meno di 17 MLD per l’acquisto di 131 cacciabombardieri F-35; 116 elicotteri NH-90; 2 sommergibili U-212; 16 elicotteri CH-47. Come disse qualcuno, svuotiamo le caserme e riempiamo i granai.

PENSIONI D’ORO – Si rinvia al bel documento elaborato dal COBAS INPDAP, scaricabile dal sito www.cobasinpdap.it. Ricordiamo solo che il 50% delle pensione erogate è al di sotto dei 600 euro e solo il 30% è tra i 1000 e i 1200 euro. Facile fare i conti di chi siano i soggetti che prosciugano le casse pensionistiche.

VATICANO – L’Italia paga un tributo ad uno Stato estero di almeno 5 MLD annui tramite l’8xmille e le mancate entrate dell’ICI e della fiscalità sulle fiorenti attività dello Stato del Vaticano, a cui vanno aggiunti i fiumi di denaro che transitano oltretevere tramite le fondazioni bancarie, i contributi di regioni, comuni e province e lo Stato per le scuole cattoliche e insegnanti di religione. Dal rapporto pubblico fatto poche settimane fa dalle stesse autorità vaticane, questo Stato risulta essere l’unico al mondo con il bilancio in attivo.

COSTI DELLA POLITICA – A parte la questione pensioni e vitalizi che documentiamo con il citato documento del COBAS INPDAP, non ci soffermiamo su questo capitolo, in quanto già molto è stato scritto e certificato.

TRANSAZIONI FINANZIARIE – Visto che l’economia finanziarizzata globale fa transitare sui Mercati enormi ricchezze, introducendo finalmente la tobin-tax, anche qualche briciola di questo enorme banchetto sarebbe utile a rivitalizzare le esangui casse degli Stati.

Per concludere, un discorso a parte meriterebbero le cosiddette Grandi Opere: invece di indirizzare le cospicue risorse economiche su TAV, Ponte sullo Stretto ecc. non sarebbe più opportuno investire nel risanamento idro-geologico, energie rinnovabili, sull’antisismico, edilizia popolare e nella ricerca? Investire su questi settori servirebbe da un lato a evitare tragedie che troppo spesso ormai si verificano (esondazioni, smottamenti, frane..), dall’altra a muovere economie locali, dare occupazione, risposte sociali e calmierare il mercato immobiliare, oltre che a frenare l’esodo di ricercatori e quindi a rendere competitiva, sul piano della qualità l’economia italiana, senza puntare esclusivamente sul costo del lavoro e del massacro dei diritti.

Per chi volesse approfondire, si allegano 2 schede: 1) EURO e Cenni storici sul Debito Pubblico Italiano; 2) la crisi di Irlanda, Grecia, Spagna e Portogallo.
laplace77
00lunedì 12 settembre 2011 17:53
Michele Boldrin di NoiseFromAmerika.org

evento in diretta con Q&A su OilProject



Le tue domande sulla crisi economica.
Risponde in diretta Michele Boldrin


a cura di Michele Boldrin

dalle ore 20:50 alle 21:50
di Lunedì, 12/09/2011



Descrizione dell'evento

Crisi del debito italiano, manovra, contingenza internazionale e solidità dell'Euro. Tutto questo spiegato in un Questions&Answers con Michele Boldrin ( Direttore del Dipartimento di Economia della Washington University e blogger di NoiseFromAmerika.org ).

Dopo aver esaurito queste 14 domande, chiunque potrà intervenire in diretta proponendo i suoi quesiti e votando quelli altrui.

1) Cosa succede nella pratica se lo Stato Italiano non riesce a rimborsare i titoli di stato (default)? Ci puoi descrivere il Day After (bancomat, costo della vita, pensioni...)?
2) Cosa succede, in caso di default, ai risparmi privati?
3) Se l'Italia - che è considerata nazione non salvabile dall'esterno a causa della dimensione del debito - dovesse fallire, cosa accadrebbe all'intero sistema economico mondiale (UE, USA, Cina)?
4) Quali sono le situazioni ad alto rischio oltre a Italia e Grecia? Gli USA e il Credit Crunch?
5) Perché questa crisi è sistemica? Cosa significa il termine Crisi Sistemica?
6) Come si stabilizza il sistema paese Italia?
7) Cosa cambierà in questi giorni in Europa? Che potere ha la BCE di influenzare le politiche nazionali?
8) Un governo tecnico cambiato nella fase più acuta della crisi che impatti potrebbe avere?
9) L'Italia è il popolo dei BOT: che implicazioni ha con la crisi attuale? Quanto pesa il fatto che gran parte del nostro debito sia in mano a italiani?
10) Quali sono gli indicatori da tenere presente come termometro delle economie? Indici di Borsa? Strumenti per misurare lo Spread? Altro?
11) Qual è il ruolo della stampa - in Italia e all'estero - nel raccontare e spiegare questa crisi? Come lo sta esercitando?
12) Che scenari vedi per il "dopo" a livello di equilibri geopolitici, lingue parlate, ritorno ai protezionismi?
13) Cosa sono gli eurobond? Chi li vuole, e chi no? Perché? Secondo te sono rischiosi?
14) Quanto potrebbe essere praticabile la strada della rinegoziazione del debito, come fu fatto da Equador e Argentina?

Un LIVE Q&A interattivo in collaborazione con NoiseFromAmerika




chissa' se uscira' il discorso della bolla in italia...

[SM=g9128]

marco---
00sabato 26 novembre 2011 14:30
Le grandi banche preparano l'uscita dall'euro
Le grandi banche preparano l'uscita dall'euro Il Financial Times su Monti: "E' nella nebbia" (Fonte: ilgiornale.it - di Andrea Indini - 26/11/2011)

La Merkel assicura che l'euro resisterà alla crisi economica. Ma banche come Citigroup, Nomura e Royal Bank of Scotland starebbero già pensando seriamente di scaricare quel che resta del Vecchio Continente. Non solo. Le authority degli Stati Uniti stanno incalzando le banche americane come Citigroup ed altri istituti, a ridurre l’esposizione verso l’Eurozona. Anche Hong Kong ha intensificato il monitoraggio. Ora anche la Germania ha paura: monta l'ira contro la cancelliera. Il Financial Times contro il governo tecnico guidato da Monti: "Non c’è ancora chiarezza sulle misure di emergenza pianificate"

Adesso l'euro fa paura. Visto da oltre Oceano il Vecchio Continente è una vera e propria polveriera, pronta a esplodere. Un boato che arriverebbe a sentirsi anche negli Stati Uniti e in Giappone. Con una colonna di fumo che salirebbe verso il cielo facendo svolazzare titoli di Stato bruciacchiati.
Davanti a questo scenario apocalittico c'è già chi si dà da fare, chi valuta l'ipotesi di un piano B, chi è dell'idea di scricare la moneta unica e i paesi dell'Eurozona. "Le banche preparano un piano di emergenza per il crollo dell’euro", ha spiegato oggi il New York Times (leggi l'editoriale) tastando gli umori dei principali istituti di credito mondiali, invischiati coi titoli di Stato dei Paesi del Vecchio Continente. Banche come Citigroup, Nomura e Royal Bank of Scotland starebbero già pensando seriamente di scaricare quel che resta dell'Europa.

Gli euroscettici, forse, lo avevano già preventivato da tempo. Massimo d'Azeglio amava dire: "Fatta l'Italia, bisogna fare gli italiani". In centocinquant'anni, però, il Belpaese a fatica riesce a dirsi unito e omogeneo, sicuramente però si sente nazione. Tutt'altro discorso andrebbe fatto per la giovane Europa che, formata per interessi prettamente economici, non ha mai decollata. Lo dimostra l'incapacità a far fronte a una crisi economica che, ormai da tre anni, minaccia la tenuta della moneta unica e rischia di far saltare - gambe all'aria - diversi Stati membri. Il default della Grecia è il segno più chiaro di questa incapacità a gestire l'emergenza. Il coro di chi teme che il crollo dell’Eurozona sia a portata di mano è in continua crescita. Insomma, c'è chi inizia a scommettere contro. Eppure la cancelliera tedesca Angela Merkel continua a ripetere che si tratta di uno scenario che non potrà mai verificarsi.
Ma, a detta del New York Times, sempre più banche non ne sono più così sicure.

"La crisi del debito sovrano ha minacciato di investire la stessa Germania questa settimana - fa notare il Nyt - quando gli investitori hanno iniziato a mettere in dubbio il rango di principale pilastro della stabilità europea del Paese". Ieri, Standard & Poor’s ha ridimensionato il rating del Belgio. Anche la Francia potrebbe perdere la sua tripla A. E ancora: giovedì scorso erano inoltre stati abbassati i rating di Portogallo e Ungheria, accostati a spazzatura. "Mentre i leader europei sostengono che non ci sia ancora bisogno di approntare un piano B - rivela il New York Times - alcune delle principali banche mondiali, ed i loro supervisori, stanno predisponendo proprio questo". "Non possiamo essere, e non lo siamo, compiacenti su questo fronte - ha affermato Andrew Bailey, funzionario dell’Autorità dei Servizi Finanziari della Gran Bretagna - non dobbiamo ignorare la prospettiva di un allontanamento disordinato di alcuni Paesi dall’Eurozona".

Secondo il quotidiano statunitense, banche come Merrill Lynch, Barclays Capital e Nomura avrebbero già diffuso una cascata di rapporti per valutare la possibilità di un crollo dell’Eurogruppo. "La crisi finanziaria dell’Eurozona è entrata in una fase ben più pericolosa - avrebbero scritto ieri gli analisti della Nomura - a meno che la Banca Centrale Europea intervenga per aiutare dove i politici hanno fallito, un collasso dell’euro al momento sembra più probabile che possibile".
Gli stessi timori sono stati rivelati anche dai principali istituti finanziari britannici. La Royal Bank of Scotland, per esempio, avrebbe già predisposto piani di emergenza. "Le authority degli Stati Uniti - continua l’editoriale del New York Times - stanno incalzando le banche americane come Citigroup ed altri istituti, a ridurre l’esposizione verso l’eurozona. In Asia, le autorità di Hong Kong hanno intensificato il monitoraggio dell’esposizione delle banche straniere e nazionali alla luce della crisi europea".

Sembrano dormire sonni più tranquilli le dirette interessate. Dalla Francia all'Italia, infatti, non si starebbero vagliando piani di backup. I banchieri sarebbero convinti che è impossibile che l’euro possa crollare anche se istituti come Bnp Paribas, Sociètè Gènèrale e UniCredit hanno scaricato decine di miliardi di euro di debito sovrano europeo. "Mentre negli Stati Uniti vi è chiaramente una visione che l’Europa può naufragare, qui, crediamo che l’Europa deve rimanere così com’è", ha spiegato un banchiere francese al New York Times.
Anche Intesa Sanpaolo, nel valutare il piano strategico del 2011-13, ha mai messo in cantiere la possibilità che crollasse l’euro. Possibilità rigettata anche in questi giorni da Andrea Beltratti, presidente del consiglio di amministrazione della banca. All'estero, però, c'è la netta sensazione che il governo italiano sia impantanato. Secondo il Financial Times, per esempio, la manovra economica del neo premier Mario Monti è "avvolta nella nebbia". Secondo il quotidiano inglese, "mentre tutti aspettano di sapere dove cadrà la scure di bilancio", Monti non ha ancora fatto "chiarezza sulle misure di emergenza pianificate", ma "ha fatto poco per aumentare la fiducia". In realtà, i timori che arrivano dagli Stati Uniti e dal Giappone potrebbero diventare la spallata finale che farà cadere il Vecchio Continente.
(sylvestro)
00domenica 19 febbraio 2012 16:06
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(sylvestro)
00giovedì 23 febbraio 2012 07:51
Profondo rosso per gli investimenti delle microimprese e cresce ancora la rischiosità creditizia

Le evidenze della diciottesima edizione dell'Osservatorio CRIF Decision Solutions – Nomisma sulla Finanza per i Piccoli Operatori Economici.

Il permanere delle difficoltà legate alla situazione economica negativa ha determinato nel 2011 un deciso calo della propensione ad investire da parte dei Piccoli Operatori Economici (ovvero le imprese italiane con meno di 10 dipendenti e/o un fatturato inferiore a 2,5 milioni di Euro, componente fondamentale del tessuto economico nazionale): la percentuale di POE intervistati che ha dichiarato di aver effettuato investimenti nell’anno è stata pari al 19,3%, a fronte del 25,3% registrato nel 2010 e del 35,4% nel 2007, toccando il livello più basso dall’inizio della crisi economica.

La pesante incertezza legata all’evoluzione del quadro congiunturale mostra impatti evidenti anche sulla programmazione del ciclo di investimenti, che interessa solo il 17% del campione intervistato.
Il principale elemento di ostacolo alla crescita delle microimprese in questa fase è ancora rappresentato dalla netta flessione della domanda interna, indicato dal 63,2% degli intervistati.

Ulteriore rilevante ostacolo alla crescita è rappresentato dalla difficoltà di reperire risorse (22,7% dei casi), principalmente a causa dell’elevato costo del debito e del mancato incasso da parte dei clienti.

Il permanere delle difficoltà legate alla situazione economica negativa nel corso del 2011 si è ripercossa inevitabilmente anche sui rapporti tra Istituti di Credito e Piccoli Operatori Economici (ovvero le imprese italiane con meno di 10 dipendenti e/o un fatturato inferiore a 2,5 milioni di Euro, che rappresentano una componente fondamentale del tessuto economico nazionale), che hanno fatto registrare un preoccupante, ma non inatteso, peggioramento di tutti gli indicatori di rischiosità creditizia.
Questo quanto emerge dai dati della diciottesima edizione dell’Osservatorio sulla Finanza per i Piccoli Operatori Economici, realizzato da CRIF Decision Solutions e Nomisma.



In un clima di difficoltà economica quale quello attuale, per le microimprese diventa quindi cruciale consolidare quei processi rivolti sia a migliorare il presidio dell’efficienza finanziaria aziendale per tutelare la propria solidità interna, sia a rafforzare il mercato di destinazione dei propri prodotti, al fine di meglio consolidare il proprio business contrastando il calo della domanda interna.

Nonostante nel 2011 gli operatori abbiano continuato a destinare una maggiore quota di risorse principalmente per l’acquisto di macchinari e attrezzature (19,1% dei POE investitori) e per il rafforzamento della sicurezza aziendale (16,4%), sono proprio queste le voci di investimento che negli ultimi tre anni hanno subito una più drastica riduzione e che si prevede subiranno un ulteriore ridimensionamento nel corso del 2012.

Rispetto all’anno passato, nel 2012 anche gli investimenti immateriali legati allo sviluppo organizzativo aziendale - in particolare per informatizzazione e formazione del personale - sono previsti in contrazione, seppur in misura inferiore rispetto agli investimenti a carattere materiale.
Al contrario si manterranno stabili o risulteranno addirittura in lieve aumento gli investimenti legati al rafforzamento dell’area finanziaria interna (+0,1 punti percentuali) e alla ricerca di nuovi mercati (+1,4%).

La rischioistà dei POE

Per quanto riguarda la qualità del credito erogato alle microimprese, infatti, la drammatica evoluzione del quadro macroeconomico dell’area Euro nella seconda metà del 2011 ha interrotto quei segnali di miglioramento che si erano intravisti nelle edizioni precedenti dell’Osservatorio.

In particolare, il tasso di sofferenza (almeno 6 rate scadute e non pagate) dei POE a settembre 2011 è stato pari al 10%, tornando sui valori sperimentati nel periodo più acuto della crisi, ma le difficoltà del contesto economico determinano un peggioramento anche nell’evoluzione dei tassi di insolvenza. Nel dettaglio, i tassi di insolvenza leggera (1 o 2 rate), dopo essere scesi nel corso di tutto il 2010, hanno ripreso a salire attestandosi a settembre 2011 al 4,9%, così come i tassi di insolvenza grave (da 3 a 5 rate) sono tornati a crescere, chiudendo a fine settembre al 2,14%.

Anche i tassi di decadimento - che misurano dinamicamente l’incidenza delle nuove posizioni in sofferenza rispetto a un portafoglio di posizioni in bonis all’inizio del periodo di rilevazione - dopo la contrazione dei primi due trimestri del 2011 a settembre hanno invertito parzialmente la direzione: il tasso di decadimento a 180 giorni è infatti salito al 3,62%, mentre quello a 90 giorni si è assestato a quota 5,38%, sostanzialmente in linea con il dato rilevato nel trimestre precedente.





L'analisi territoriale

Dall’analisi territoriale presentata nell’Osservatorio CRIF Decision Solutions-Nomisma risulta che sono state le imprese del Nord Est quelle maggiormente colpite dalla difficile situazione economica nazionale.
Di contro, per la prima volta da inizio rilevazione sono i POE del Sud e del Centro a investire in misura maggiore rispetto alle altre macroaree italiane (con una quota pari al 19,9% del totale) seguiti dalle microimprese del Nord Ovest (19,6%) e, per ultimo, da quelle del Nord Est (18,4%).
Entrando nel dettaglio delle singole regioni, sono i POE localizzati in Friuli Venezia Giulia, Veneto, Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna a diminuire drasticamente gli investimenti effettuati rispetto all’anno passato.

Sul fronte della qualità del credito, il tasso di sofferenza più elevato sia quello registrato nelle regioni del Centro (10,24%) e, soprattutto, in quelle del Sud e Isole (11,29%), in entrambi i casi in sistematico aumento rispetto ai periodi di osservazione precedenti. Al Nord Est e al Nord Ovest il tasso di sofferenza grave si è posizionato rispettivamente all’8,73% e al 9,69%.

Per quanto riguarda invece l’analisi delle nuove sofferenze, misurate dal tasso di decadimento, a partire dal terzo trimestre 2011 si registra un processo di deterioramento della qualità del credito nelle aree del Centro e del Sud e Isole. Nel Nord del Paese, invece, i tassi di decadimento a 180 giorni proseguono nel proprio trend di contrazione. In particolare, le imprese localizzate nel Nord Ovest e nel Nord Est registrano tassi di decadimento in riduzione e progressivamente sempre più vicini tra loro (rispettivamente 3,23% e 3,26%), mentre nel resto del Paese i tassi tornano a crescere, assestandosi nel Centro al 3,74% e nel Sud e Isole al 4,35%.

L'analisi settoriale

La rilevazione diretta che evidenzia come il calo degli investimenti non si leghi alle difficoltà di specifici settori dell’economia italiana, ma rappresenti una criticità diffusa nell’intero sistema produttivo e terziario del Paese.
In effetti, a seguito della seconda ondata recessiva, nel 2011 si è verificata una brusca riduzione delle microimprese investitrici di tutti i comparti dell’economia nazionale, soprattutto nel settore primario e terziario, seguiti dalle costruzioni e, a maggiore distanza, dalla manifattura e dal commercio.

Per quanto riguarda la propensione a investire nel 2012, il comparto dei servizi sembra mantenere stabili i livelli di investimento programmati, mentre manifattura e costruzioni segnano un ulteriore crollo. Solo nel settore agricolo si prevede un incremento dei POE investitori, forse incoraggiato dall’aumento dei livelli di spesa cui devono far fronte.

Per quanto riguarda la qualità del credito per settore, il tasso di sofferenza ha mostrato a settembre 2011 un incremento della rischiosità nel comparto dell’edilizia e opere pubbliche (12,65%) e, lievemente meno pronunciato, nei servizi e trasporti (12,01%).
La dinamica degli andamenti dei tassi di sofferenza dei rimanenti settori conferma, anche se a livelli più bassi, la tendenza in atto già osservata nel quadro complessivo delle imprese.
I tassi di sofferenza nel macrosettore manifatturiero (10,75%) e nel commercio (11,5%) sono più contenuti, ma comunque significativi.
È però il comparto dell’agricoltura a confermarsi come caratterizzato da un livello rischiosità storicamente più bassa, con un tasso di sofferenza che si attesta al 4,09%.

Fonti informative alternative nella valutazione dei POE: benefici per inclusione creditizia e affidamento della valutazione

Lo scenario che si determina dall’analisi della rischiosità creditizia lascia prevedere un possibile ulteriore deterioramento nei prossimi trimestri a causa della perdurante congiuntura economica negativa. Per altro, in questa fase la debolezza della domanda di credito da parte delle imprese, condizionate dalla pesante incertezza che ancora caratterizza il ciclo economico, si incrocia con la sostanziale prudenza da parte degli istituti bancari, particolarmente attenti alla sostenibilità del credito e all’affidabilità dei richiedenti.
Per questo è oltremodo cruciale che banche e imprese possano trovare adeguati elementi di sintonia per evitare un cortocircuito del ciclo del credito, essenziale per sostenere l’attività e gli gli investimenti delle imprese.
Su questo tema specifico l’Osservatorio CRIF Decision Solutions-Nomisma ha dedicato anche un approfondimento monografico originale sull’utilizzo di fonti informative alternative e non tradizionali nel processo valutativo dei POE. Le evidenze presentate nell’analisi, frutto della prima sperimentazione realizzata a livello continentale, dimostrano come tali fonti informative possano generare benefici in particolare in due aree:

inclusione creditizia: per le imprese start-up e per tutte le imprese che comunque non hanno dati di referenziazione creditizia,bilanci o altre credenziali di accreditamento da presentare agli Istituti di credito.

affinamento della valutazione: per le imprese che pur avendo già un bilancio o una storia creditizia possono beneficiare di un’ulteriore e più puntuale valutazione basata su dati non strettamente connessi al credito.

Oggi oltre il 60% della valutazione del merito creditizio di una impresa di piccole dimensioni non si basa su dati economico-finanziari ma principalmente sulla storia creditizia dell’impresa stessa e del suo legale rappresentante. L’assenza di una referenza creditizia di sistema o interna alla banca rende di conseguenza più complesso l’accesso al credito mentre l’utilizzo di informazioni alternative e non tradizionali potrebbe andare a coprire questo gap informativo che - sulla media delle nuove richieste di affidamento rilevate da CRIF - caratterizza circa il 20% delle piccole imprese.
Nell’ambito di questa sperimentazione CRIF ha realizzato un originale modello di scoring dedicato proprio alla valutazione del merito creditizio delle piccole imprese e basato su dati innovativi e/o non tradizionalmente utilizzati negli attuali processi di credito, quali:

i dati di pagamento delle utenze acqua provenienti dall’Acquedotto Pugliese: lo storico delle fatturazioni su un campione di soci e titolari d’azienda. Già nel 2009 CRIF aveva avviato una collaborazione con la Regione Puglia e l’Acquedotto Pugliese sul tema del credito come strumento per l’inclusione sociale di immigrati, giovani ed anziani da cui era emerso come il comportamento di pagamento delle bollette dell'acqua sia un solido indicatore del merito creditizio dei privati;
informazioni commerciali B2B: nello specifico è stato adottato il CRIBIS D&B Delinquency Score, l’indicatore sintetico messo a disposizione da CRIBIS D&B, la società del Gruppo CRIF specializzata nelle business information, che prevede la performance di pagamento di un’impresa verso i propri fornitori utilizzando informazioni anagrafiche, strutturali, finanziarie e sui suoi comportamenti di pagamento.

L’applicazione del modello di scoring a un campione di imprese ha permesso di evidenziare che:

circa il 70% delle imprese start-up potrebbero avere una maggiore facilità di accesso al credito;
l’utilizzo congiunto con il Credit Bureau Score di CRIF ha migliorato la capacità di valutazione del merito creditizio. E l’applicazione del modello di scoring ha evidenziato che oltre il 50% delle imprese con un profilo di rischio intermedio potrebbe avere una maggiore facilità di accesso al credito;
infine, l’applicazione dello scoring alle imprese prive di referenza creditizia evidenzia che circa il 70% di queste potrebbero avere una maggiore facilità di accesso al credito.

La disponibilità di fonti alternative consentirebbe, quindi, di rendere maggiormente trasparente il credito rapporto tra imprese e banche, perché la mancanza di informazione nel campo del credito, come del resto in qualsiasi altro campo, porta inevitabilmente alla penalizzazione di imprese non a causa di un’oggettiva valutazione della rischiosità ma per l’impossibilità di valutare effettivamente l’impresa stessa.
stelafe
00sabato 25 febbraio 2012 10:49
I cicli di Kondtratiev
I cicli di Kondtratiev, specchio della crisi economica globale
Scritto da Antonino La Scala il 06/02/2011.

L’attuale crisi è solo l’inizio

Di fronte al declino ci aspettiamo un nuovo scoppio di interesse verso la teoria di Kondratiev. Nel frattempo i monetaristi liberali le cui idee hanno dominato la scienza economica negli ultimi 25 anni vengono screditate, i loro sforzi di interpretare l’attuale crisi come una fluttuazione temporanea nell’economia globale, rivela solo la loro ignoranza economica. L’esperienza dei precedenti cicli K indica che le misure tradizionali contro la crisi sono efficienti solo nella fase crescente del ciclo, nel periodo di fiorente crescita quando le recessioni sono leggere e transitorie sullo sfondo di uno sviluppo progressivo dell’economia globale.

Gerhard Mensch, uno scienziato che ha studiato simili processi durante la fase declinante degli anni 70, ha sottolineato che sotto le condizioni di deterioramento della congiuntura economica i metodi monetaristi per risolvere il problema sono inefficienti, dato che politiche restrittive del credito inevitabilmente colpiscono i prezzi al consumo, mentre politiche liberali pro-attive favoriscono operazioni di speculazione. E’ piuttosto naturale che l’approccio fortemente restrittivo scelto dalla Banca centrale europea risulti in una crescita dell’inflazione, sebbene cinque anni fa gli effetti della stessa politica risultarono opposti. All’inizio della crisi l’inflazione in Europa non superava il 2%, ma ad oggi il potere d’acquisto è crollato, nonostante gli elevati livelli dei tassi di rifinanziamento introdotti dalla BCE. Nel frattempo la politica liberale, condotta sino a un periodo recente negli Stati Uniti, ha alimentato la speculazione sul mercato azionario e l’espansione di capitali fittizi (gonfiati), stimolando un incremento speculativo dei prezzi nei settori dei beni più commerciabili: mercato immobiliare, oro, petrolio e cibo. L’incremento dei prezzi non ha alcuna relazione con la quantità di produzione e con la saturazione della domanda.

Nonostante tutti gli sforzi intrapresi dal presidente della BCE Jean-Claude Trichet e dal presidente della Federal Reserve Ben Bernanke, cambiamenti positivi non vengono raggiunti. L’economia globale deve passare attraverso un periodo di ” ricarica” sbarazzandosi del capitale sovraccumulato tramite una sua massiccia svalutazione nel processo di una inevitabile e lunga recessione. La svalutazione del capitale monetario probabilmente procederà attraverso una catena di crack finanziari, che daranno inizio al terzo default del dollaro Usa (come già avvenne negli anni 20-30 e negli anni 70). Perciò, l’economia globale verrà scossa molte volte, l’attuale crisi è solo un colpettino alla cravatta segno di eventi più grandi che arriveranno nei prossimi anni. L’economia globale probabilmente raggiungerà il suo punto più basso alla fine della fase declinante del quinto ciclo K, tra il 2012 e il 2015.

Il crollo del sistema finanziario Usa può avvenire uno o due anni in anticipo nel caso che il nuovo presidente Usa scelga un approccio dogmatico agli attuali problemi.

www.specchioquotidiano.com/i-cicli-di-kondtratiev-specchio-della-crisi-economica-...
(sylvestro)
00sabato 3 marzo 2012 08:49
Mercati dipendenti dalla liquidità

Walter Riolfi
03 marzo 2012


Mercoledì, il presidente della Fed dipinge un quadro dell'economia americana un po' più roseo di quanto avesse fatto in passato; e Wall Street scende di qualche punto. Giovedì, dati macroeconomici peggiori delle attese (cala la spesa per costruzioni e scende l'indice manifatturiero nazionale) fanno invece salire l'indice S&P. Quale è la logica? La droga della liquidità, che negli Stati Uniti prende il nome di QE (quantitative easing) e in Europa di LTRO (long term refinancing operation). Se Ben Bernanke vede un'economia in seppur lento progresso, significa che la Fed sarà meno incentivata a varare la terza fase del QE. Ma se rallenta la produzione e se il mercato immobiliare è ben lungi dall'aver toccato il fondo, come era parso due mesi fa, s'imporrebbe una nuova iniezione di liquidità. Ne sono quasi convinti gli uomini di BlackRock, secondo i quali, se non si vedranno miglioramenti nell'occupazione e se l'inflazione non salirà, la Fed farà un nuovo QE, «probabilmente ad aprile».
Esaurita la spinta dei fondamentali sulle borse, per andare avanti servirebbe dunque la consueta droga della liquidità che viene somministrata da quasi 4 anni, specie dalla Banca centrale americana, avendo reso ormai assuefatti e dipendenti i mercati finanziari. In attesa di veder confermata la (lenta) crescita economica Usa, di cogliere altri segni che la recessione europea è meno grave del previsto e nella speranza che non s'interrompa la crescita degli utili aziendali, dopo la passata deludente trimestrale, le borse cercano dunque qualche appiglio: quanto meno per tenere le posizioni raggiunte.
Che i quantitative easing, ossia l'acquisto per lo più di titoli di Stato, facciano bene all'economia è una sostanziale mistificazione. Dopo quattro anni di dosi massicce di liquidità, non si sono visti negli Usa significativi miglioramenti, a parte un discreto aumento dei consumi, sorretto dal ricorso al debito, come negli spensierati e sconsiderati anni che precedettero la crisi del credito. Quanto al mercato della casa, la situazione è quella di una profonda e stabile recessione. Gli effetti più considerevoli si sono visti sui mercati finanziari, poiché azioni, bond, oro, petrolio e materie prime sono saliti in buona correlazione tra loro e quasi solo in virtù della liquidità.
Se qualcosa di buono per l'economia lo si vuol proprio vedere, occorre semmai guardare al QE della Bce, nella variante dei prestiti per oltre mille miliardi concessi all'1% e per tre anni alle banche europee. Tanta liquidità ha permesso di salvare (temporaneamente?) le banche che non avevano più accesso al credito e fatto crollare i rendimenti dei bond governativi dei Paesi a rischio, graziando da una possibile bancarotta Italia e Spagna e alleviando i bilanci pubblici di tanti Stati da insopportabili oneri finanziari. Se l'intervento della Banca centrale europea si giustifica per le condizioni da vera emergenza, quali erano quelle di fine dicembre, il terzo QE invocato dagli operatori americani si qualificherebbe come un evento eversivo, dettato più da considerazioni politiche (le elezioni presidenziali Usa) e distorsivo dei mercati, perché farebbe scendere il cambio del dollaro.
Un giorno o l'altro, tutta questa enorme liquidità finirà per produrre altri e diversi disastri. E in questo senso si può convenire con i dubbi espressi dal presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, e con l'assicurazione del cancelliere tedesco Angela Merkel, secondo la quale il grande finanziamento di mercoledì scorso sarà l'ultimo offerto dalla Bce. Ci si augura infatti che l'impegno mostrato da governi come quello italiano serva a dissolvere la crisi dell'euro nei prossimi mesi e in ogni caso prima che gli ingenti prestiti ricevuti dalle banche debbano essere restituiti. Ma non si può dimenticare che la fase acuta nella crisi dei debiti sovrani venne alimentata proprio dall'ottuso dogmatismo di Weidmann e di alcuni suoi colleghi (Axel Weber per esempio), che quasi un anno fa spinsero la Bce ad alzare i tassi d'interesse.
In settimana l'S&P ha guadagnato lo 0,3% e lo Stoxx lo 0,9% (+2,5% Milano, +1% Parigi, +0,8% Francoforte, -0,4% Londra).
© RIPRODUZIONE RISERVATA
(sylvestro)
00giovedì 29 marzo 2012 21:49
Turismo sulla neve: -16% presenze, -31% giro d’affari

29/03/2012

“La crisi economica che ha condizionato la spesa delle famiglie e l’altalenante meteo che da periodi di siccità è passato a una ondata di gelo polare, costituiscono quel mix di concause che hanno fortemente influito sull’andamento dei consumi turistici degli italiani durante l’inverno appena concluso”.

È questo il commento di Bernabò Bocca, Presidente Federalberghi, alla lettura dei risultati relativi al consuntivo delle settimane bianche e week end sulla neve.

“Il calo diffuso -prosegue Bocca- che ha riguardato l’intero ‘popolo’ degli italiani appassionati di sport invernali, facendo registrare diminuzioni sia nelle storiche settimane bianche, sia nei week end sulla neve, si caratterizza in particolar modo per la forte mancanza delle famiglie con figli.

“È infatti il drastico ridimensionamento dei nuclei familiari -aggiunge il Presidente di Federalberghi- l’elemento che più di tutti ha influito sul risultato finale, portando la flessione ad un risultato a due cifre, segnale evidente di come genitori e figli fatichino a far quadrare i conti domestici, obbligando le famiglie a compiere delle scelte nelle quali la vacanza invernale si colloca automaticamente tra i bisogni non indispensabili.

Ciò pur a fronte di una attentissima politica dei prezzi che gli albergatori italiani da soli, senza alcun incentivo pubblico, hanno attuato assecondando il grave momento che il mondo intero sta attraversando, sobbarcandosi iniziative promozionali ed offerte che purtroppo, alla luce dei risultati, non sono riuscite ad invertire una tendenza al ribasso.

“Alla luce pertanto di questi preoccupanti risultati, -conclude Bocca- che colpiscono un quarto dei 34 mila alberghi esistenti in Italia e rappresentano il perno dell’economia di innumerevoli piccole e piccolissime realtà montane, non possiamo che ribadire al Governo il varo da un lato di politiche mirate al rilancio dell’immagine turistica dell’Italia, al fine di accrescere l’attrattività sia per gli italiani sia per gli stranieri del nostro giacimento montano e, dall’altro lato, a considerare seriamente il ricorso a misure di sgravi fiscali per le imprese interessate da questo stato di crisi, peraltro sempre più stremate da oltre tre anni di cali di fatturato dovuti al prolungarsi della crisi mondiale”.

L’indagine è stata effettuata dall’Istituto ACS Marketing Solutions dal 12 al 17 marzo intervistando con il sistema C.A.T.I. un campione di 3.500 italiani maggiorenni rappresentativo di oltre 50 milioni di connazionali maggiorenni.

Il campione è stato costruito in modo da rispecchiare fedelmente la popolazione di riferimento, tale da includere anche i minorenni, mediante l’assegnazione di precise quote in funzione di sesso, età, Grandi Ripartizioni Geografiche, Ampiezza Centri ed istruzione.

Quasi 8,59 milioni di italiani (rispetto ai 10,25 milioni del 2011) sono stati da gennaio a marzo in località montane e sciistiche dell’Italia, per un calo di quasi il 16%.

Di questi 4,3 milioni di italiani (rispetto ai 5,3 milioni del 2011) hanno trascorso una settimana bianca, segnando un calo di oltre il 18%.

Coloro che invece hanno effettuato solo dei week end sulla neve (in media 1,84 week end a persona rispetto ai 2,3 nel 2011) sono stati circa 4,25 milioni (rispetto ai 4,95 milioni del 2011) per un calo del 14%.

Il giro d’affari delle settimane bianche (comprensivo di coloro che hanno effettuato oltre alla settimana anche qualche week end sulla neve) è stato di 2,93 miliardi di Euro (rispetto ai 4,32 miliardi di Euro del 2011) per un decremento del 32%.

Il giro d’affari generato da coloro che hanno invece esclusivamente effettuato solo dei week end sulla neve è stato di circa 2,42 miliardi di Euro (rispetto ai 3,43 miliardi di Euro del 2011) con un calo del 30%.

La flessione complessiva del giro d’affari, prodotto da tutti coloro che hanno fatto vacanze sulla neve, si attesta dunque sul 31%.

Relativamente alle settimane bianche trascorse dagli italiani nei primi tre mesi del 2012, i dati mostrano una flessione di oltre il 18% rispetto a quanto emerso nell’identica rilevazione dello scorso anno.

Infatti il 7,2% della popolazione (rispetto all’8,8% del 2011) dichiara di avere effettuato, fra gennaio e marzo, un periodo di vacanza superiore ai 5 giorni in località sciistiche.

In lievissima crescita la spesa media pro-capiteottenuta considerando tutte le voci di spesa (viaggio, vitto, alloggio, impianti e corsi di sci, divertimenti): per la settimana bianca ogni italiano ha messo a disposizione una media di 613 Euro, rispetto ai 604 Euro registrati nel 2011 (+1,5% nemmeno sufficiente a colmare l’inflazione).

In relazione alle mete preferite il 93,5% ha scelto l’Italia (rispetto al 94,8% del 2011).

Quanto alle Regioni più gettonate il Trentino-Alto Adige resta la regione leader con il 29% della domanda (rispetto al 36% del 2011), seguito dalla Lombardia con il 12% della domanda (rispetto all’8% del 2011), dalla Valle d’Aosta con il 10,5% (rispetto al 9,5% del 2011) e dal Piemonte con il 9% (rispetto al 10% del 2011).

Per la struttura prescelta il 42% dei rispondenti afferma di aver optato per un soggiorno in albergo (rispetto al 45% del 2011); seguono, nella graduatoria, le segnalazioni riguardanti a casa di parenti o amici (17% rispetto all’11,6% del 2011), la casa di proprietà (11,4% rispetto al 14,5 del 2011), l’appartamento in affitto (9% rispetto all’11% del 2011) ed il villaggio turistico (5% rispetto al 4,6% del 2011).

Tra chi ha trascorso una settimana bianca nei primi tre mesi di quest’anno, è stata inoltre verificata l’effettuazione di almeno un week-end sulla neve (per una media a persona di 1,6 week end, rispetto ai 2,8 week end del 2011).

La disamina dei dati mostra una diminuzione rispetto allo scorso anno: circa 520 mila persone (rispetto a 1,25 milioni persone del 2011), dichiarano infatti di essersi recate in località invernali per trascorrervi anche dei week-end.

In merito alle linee comportamentali adottate in occasione di tali week-end sulla neve, si osserva come il 37% (rispetto al 43% del 2011) abbia optato per soggiornare in albergo, mentre il 19% (rispetto al 21% del 2011) si sia recato in casa di proprietà ed un 11% (rispetto al 14% del 2011) abbia scelto la casa di parenti o amici.

In leggera crescita, rispetto alla rilevazione dello scorso anno, la spesa media pro-capite: 323 euro rispetto ai 315 del 2011 (+2,5% anch’esso insufficiente a coprire il tasso di inflazione).

I dati mostrano un significativo calo anche di questa componente della clientela e segnalano una percentuale di vacanzieri “mordi e fuggi” pari a 4,25 milioni di persone maggiorenni (rispetto ai 4,95 milioni di persone del 2011) per una flessione del 14% rispetto al 2011.

Il calo è stato sostanziale anche per la frequenza di week end effettuati, passando dai 2,3 week end del 2011 agli 1,8 week end di quest’anno.

In relazione alla struttura ricettiva prescelta per i fine settimana sulla neve, l’albergo mantiene la propria leadership (raccogliendo il 43% delle segnalazioni, rispetto al 45% del 2011), segue la casa di proprietà (19,8% rispetto al 13,3% del 2011), la casa di parenti o amici (8,4% rispetto al 16,9% del 2011) e l’appartamento in affitto (5% contro il 7% del 2011).

In leggero aumento, infine, l’indicatore sintetico di spesa pro-capite: considerate tutte le voci di spesa (viaggio, vitto, alloggio, impianti e corsi di sci, divertimenti) nel week-end bianco si sono spesi in media 308 Euro per persona rispetto ai 302 Euro del 2011 (+2% sempre ben al di sotto del tasso di inflazione).
(sylvestro)
00giovedì 29 marzo 2012 22:22
(sylvestro)
00sabato 31 marzo 2012 10:32

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