La crisi non è passata

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00venerdì 20 aprile 2012 19:27
Fallimenti: nei primi 3 mesi del 2012 ogni giorno 33 casi (+36% in tre anni)

Bologna, 20 aprile 2012

Lombardia, Lazio e Veneto le regioni maggiormente colpite. Costruzioni, installatori e commercio all'ingrosso i settori più in difficoltà. I risultati dell'Analisi dei fallimenti in Italia CRIBIS D&B

Nel primo trimestre 2012 in Italia si sono registrati 3.001 fallimenti, quasi 33 ogni giorno. Un dato, questo, che evidenzia un incremento del +0,4% rispetto al corrispondente periodo del 2011 ma, soprattutto, un drammatico +36,6% rispetto ai primi tre mesi del 2009, quando la crisi economica aveva da poco iniziato a far sentire i suoi effetti.
E' quanto emerge dall'Analisi dei fallimenti in Italia realizzata da CRIBIS D&B, la società del Gruppo CRIF specializzata nella business information.
Dal 2009 al 2012 il trend dei fallimenti nella penisola mostra un evidente e costante aumento: dalle 2.202 chiusure registrate nel primo trimestre 2009, infatti, si è passati ai 2.825 casi del primo trimestre 2010, ai 2.988 del primo trimestre 2011, fino ai 3.001 rilevati al 31 marzo scorso.
Dal 1 gennaio 2009 alla rilevazione attuale in Italia sono state complessivamente 35.839 le imprese che hanno portato i libri in Tribunale dichiarando fallimento.

Trend dei fallimenti in Italia

Fonte: CRIBIS D&B

La dinamica dei fallimenti nelle regioni
Anche nei primi tre mesi dell’anno in corso i fallimenti si sono concentrati principalmente nelle aree della penisola a maggior vocazione imprenditoriale. Oltre un quinto dei casi, infatti, riguarda la Lombardia, di gran lunga la regione italiana più colpita, dove nel primo trimestre 2012 hanno portato i libri in tribunale 633 imprese, pari al 21% del totale nazionale. La seguono il Lazio, con 332 fallimenti, e il Veneto con 246, che chiudono la poco invidiabile classifica delle regioni con il maggior numero di fallimenti nel trimestre.
Vengono poi Campania, Piemonte, Emilia Romagna e Toscana, ciascuna con oltre 200 casi nei primi tre mesi dell'anno, e ancora Puglia, Sicilia e Marche, con oltre 100 casi.

Fallimenti per regione, I trimestre 2012


Fonte: CRIBIS D&B

“La dinamica registrata nel corso dell’anno appena concluso è ovviamente riconducibile alla perdurante congiuntura negativa, che sta deprimendo le prospettive di ripresa dell’economia italiana - commenta Marco Preti, Amministratore Delegato di Cribis D&B -. D’altro canto, la distribuzione territoriale dei fallimenti deve essere considerata alla luce della localizzazione delle imprese italiane, considerando che le dinamiche a livello regionale sono direttamente influenzate dall’andamento dei singoli comparti economici presenti sul territorio”.

I settori più colpiti
Il settore delle costruzioni si conferma essere quello maggiormente colpito con 370 fallimenti nei primi tre mesi 2012, pari al 12,3% del totale. Tra gli altri comparti più in difficoltà si segnalano in particolare quello degli installatori (254 fallimenti nel primo trimestre 2012), il commercio all'ingrosso (206 casi), il settore immobiliare (152), l'industria di manufatti in metallo (134), il trasporto e servizi merci su gomma (131), i ristoranti e bar (115).

Fallimenti per settore merceologico, I trimestre 2012

Fonte: CRIBIS D&B

“In questo difficile scenario diventa oltremodo cruciale conoscere meglio le imprese con le quali si fanno affari e adottare un’efficace politica di risk management che, attraverso strumenti adeguati, consenta di individuare i segnali che vengono dal mercato e dalla propria clientela – conclude Preti -. Per questo ogni impresa dovrebbe integrare i propri dati interni con informazioni esterne che consentano di cogliere tempestivamente i cambiamenti e le criticità prima che si traducano in bilanci non positivi o, peggio ancora, in procedure in corso”.
(sylvestro)
00mercoledì 30 maggio 2012 17:18
Vendite al dettaglio: un tonfo senza precedenti in maggio

30 maggio 2012| Ora 10:22

Il calo annuale accusato e' da record. Rallenta la dinamica dell'inflazione in aprile: l'indice dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali e' aumentato dello 0,3% su base mensile e del 2,5% sul 2011.
Il grafico preparato da Markit parla da solo.



Il grafico preparato da Markit parla da solo.
New York - Le agenzie e i media italiani non ne parlano ancora, ma oggi in Italia e' uscito un dato macro da strapparsi i capelli: le vendite al dettaglio sono crollate anno su anno, registrando il calo piu' intenso di sempre in maggio.

Il risultato negativo su base tendenziale non trova infatti precedenti nelle serie storiche. L'indicatore - come evidenziato dal grafico di Markit - misura il cambiamento mese su mese delle vendite complessive.

Allo stesso tempo l'andamento delle spese al consumo, su base annuale, mostra una tendenza al ribasso negli ultimi tempi. Il che fa temere per un raggiungimento nei prossimi mesi dei livelli minimi testati nel 2009.

Sempre oggi l'Istat ha reso noti altre cifre macro, meno terribili. Nel mese di aprile 2012, l'indice dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali e' aumentato dello 0,3% rispetto al mese precedente e del 2,5% rispetto a aprile 2011, con un ulteriore rallentamento della dinamica tendenziale.

I prezzi dei prodotti venduti sul mercato interno crescono dello 0,3% rispetto a marzo e del 2,5% su base tendenziale. Al netto del comparto energetico si registra un incremento congiunturale dello 0,1% ed uno tendenziale dello 0,7%.

I prezzi dei beni venduti sul mercato estero aumentano dello 0,3% sul mese precedente, con una crescita dello 0,3% per l'area euro e dello 0,2% per l'area non euro. In termini tendenziali si registra un incremento dell'1,8% (+1,0% per l'area euro e +2,5% per quella non euro). Il contributo maggiore alla crescita tendenziale dell'indice dei prezzi dei beni venduti sul mercato interno proviene dalla componente relativa al comparto energetico (1,5 punti percentuali). Anche per il mercato estero i contributi piu' rilevanti derivano, sia per l'area euro sia per l'area non euro, dal raggruppamento energetico (rispettivamente 0,4 e 0,8 punti percentuali).

Il settore di attivita' economica per il quale si rileva la crescita tendenziale dei prezzi piu' marcata e' quello della fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati, con un incremento del 10,3% sul mercato interno e del 18,9% su quello estero.
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