Quanti ragazzi hanno tirato su in questi anni con questa palestra?
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La mia esperienza con "Professione casa" risale ormai a qualche anno fa, quando ancora era in associazione con la "Piersanti" immobiliare (si chiamava, appunto, "Piersanti e professione casa"). Premetto che quanto scriverò (tutto sommato uno sfogo accorato!) va riferito ad un'agenzia in franchising di Roma: quindi, magari, da altre parti (o anche nella stessa capitale) non funziona così, ma, insomma, credo possa essere utile illustrare gli avvenimenti.
Alla ricerca di un lavoro, ho visto un annuncio sulla vetrina dell'agenzia, sono entrato per informarmi e mi hanno subito fissato un colloquio per il giorno dopo.
Non avevo nessuna esperienza come agente immobiliare, ma questo, mi hanno detto, non era un problema.
Superato "brillantemente" il colloquio, ho cominciato subito a lavorare. Le condizioni pattuite erano le seguenti: 600.000 lire di fisso al mese, una settimana iniziale di prova retribuita, più eventuali provvigioni su vendite e, soprattutto, incarichi di vendita.
Si lavorava dal lunedì al sabato, dalle 9:00 alle 22:00 circa, con un'oretta di pausa pranzo. All'epoca avevo i capelli un po' lunghi, quindi il responsabile della sede, per migliorare il mio aspetto, gentilmente, decise di offrirmi lui un taglio da un barbiere di sua fiducia. Mi affiancarono ad un loro uomo, per imparare
i "trucchi" del mestiere: questi, oltre ad utilizzare sempre la mia macchina (anche quando andava da solo agli appuntamenti),
raccontava "fesserie" a tutto spiano,
sia ai potenziali acquirenti sia ai potenziali "fornitori di incarico di vendita".
Piantine truccate, annunci ambigui che evidenziavano una zona più bella in cui si sarebbe trovato l'appartamento al posto di quella vera, etc.
Inoltre questa era una parte fondamentale del lavoro: la
mattina si girava nella zona di destinazione, si citofonava a tutti, affermando di aver saputo che, nello stabile, c'era un appartamento in vendita. Ovviamente non era vero, ma,
con questo trucchetto, fingendosi potenziali acquirenti, a volte la gente ci cascava e rivelava interessanti informazioni, magari sul vicino intenzionato ad andare via.
Nel primo pomeriggio,
si chiamavano al telefono le persone che non avevano risposto al citofono la mattina, pressandole con le stesse richieste: "Ho saputo che lì qualcuno vende", "Mi può dire chi è?", etc.
Poi,
si passava a spulciare le inserzioni sui vari "Porta Portese" e via dicendo:
si chiamavano i numeri degli annunci con su scritto "no agenzie". Inizialmente, ci si fingeva potenziali acquirenti, si cercava di fissare un appuntamento, poi, solo tardivamente (a volte nemmeno quello) si rivelava la propria identità.
Ovviamente, la gente si seccava non poco, ma bisognava insistere e scocciare sempre più, finchè qualcuno non avesse ceduto. Nel frattempo, mentre lavoravo lì (il tutto è durato circa un mese), si succedevano gli "agenti immobiliari", presi e poi scaricati in pochissimo tempo senza essere pagati e iniziavo a pormi qualche domanda, anche se il responsabile mi rassicurava.
Come è finita la mia esperienza lavorativa? Un sabato il titolare era molto nervoso, perché non aveva concluso un affare che considerava ormai sicuro. Nel pomeriggio andai ad un appuntamento per un incarico (fissato la sera prima su un annuncio di "Porta Portese" che recitava "no agenzie") e riuscii, non so neanch'io come, ad ottenere l'incarico stesso, con condizioni particolarmente vantaggiose per l'agenzia (9 mesi, una commissione del 4 per cento, un buon prezzo iniziale). Soddisfatto (anche se non sopportavo più questo modo di lavorare e già meditavo di andarmene ed anche al titolare non piaceva il mio modo di fare con troppe remore a dire "cavolate"), tornai in sede, dove il titolare, invece di congratularsi, mi disse che sarei rimasto lì fino a tarda sera finché non avessi ottenuto un nuovo appuntamento per il lunedì successivo. Erano le 22:00, mi rifiutai e "convenimmo" che il rapporto di lavoro doveva finire lì, dopo una lite a brutto muso.
Non avevo ricevuto una lira. Nessuno mi chiamò per una settimana, finché mi decisi io, telefonai e fissai un appuntamento per ricevere il compenso per un paio di giorni dopo. Recatomi lì, mi dissero di firmare un foglio che attestava che non avevo più nulla da richiedere a loro: sul foglio c'era scritto che il compenso, per un mese di lavoro, era 79.800 lire! Il titolare cominciò a dire che i primi quindici giorni (domeniche escluse) erano di prova, quindi non retribuiti: come detto, i patti erano invece di una settimana di prova retribuita. Non considerò gli incarichi che avevo assunto e, come beffa finale, mi addebitò anche 20.000 lire per il taglio di capelli che mi aveva offerto!
Rifiutai e me ne andai senza firmare nulla: dopo mi informai brevemente all'ispettorato del lavoro, ma, visto che all'inizio non mi avevano preparato un regolare contratto, fui costretto a desistere.
Nel complesso, un mese di lavoro non pagato e la mia macchina scassata dall'uomo di fiducia del titolare, capace solo di "sgassare" e rovinarmi la frizione.
Gente viscida, senza morale, che ritiene giusto passare sopra gli altri e fregarli per vantaggio personale.
Quello che so è che, qualche anno dopo, l'agenzia di questo losco figuro e dei suoi altrettanto loschi compari ha chiuso, ma ne ignoro i reali motivi. Mi auguro, comunque, che "Professione casa" abbia imparato, nel frattempo, a scegliere meglio le persone cui affidare i suoi "franchising".