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Dead men working

Ultimo Aggiornamento: 31/08/2015 08:57
28/11/2008 13:59
 
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Fiat, ferme le fabbriche campane fino al 12 gennaio

Rientreranno lunedì prossimo, ma solo per una settimana, le tute blu dello stabilimento Fiat Auto di Pomigliano d'Arco. Poi per tutti sarà di nuovo cassa integrazione ordinaria e festività anticipate. Torneranno in fabbrica il 12 gennaio. Una situazione che diventa sempre più tesa, anche perché i lavoratori chiedono da tempo certezze sul futuro dello stabilimento e in particolare i dettagli sulle future missioni produttive. Un timore acuito proprio dalla cassa integrazione e dall'incertezza.
Le Rsu da tempo sono in allarme. «Nonostante i nostri sacrifici – spiegano - e i risultati raggiunti dallo stabilimento nei mesi che lo hanno riportato a standard qualitativi positivi, non vediamo un futuro per questa fabbrica. Invano chiediamo dettagli sulle missioni produttive, dettagli che tardano ad arrivare». In realtà la Fiat ha fatto sapere che in dicembre l'a.d. Sergio Marchionne incontrerà i sindacati per presentare il piano industriale e, quindi, anche le missioni produttive stabilimento per stabilimento. E conferma che per ora, nonostante quello che è accaduto sul mercato, nulla è cambiato nella posizione del Lingotto. Anche se l'incontro sui programmi futuri potrebbe poi subire strada facendo modifiche, proprio a causa delle difficoltà di mercato.
Una rassicurazione che però ai lavoratori non basta. «Mentre in tutte le altre realtà Fiat c'è un piano produttivo per il futuro – spiegano le Rsu – Pomigliano rischia il tracollo vero e proprio». Sulle missioni produttive per Pomigliano non c'è ancora nulla di certo. La conferma arriva anche dall'Unione degli industriali di Napoli, da Luigi Porcelli: «Finora stiamo soltanto gestendo la Cig ordinaria, peraltro provocata da una crisi internazionale del mercato auto.
Per altri discorsi, come quello delle missioni produttive, allo stato attuale non abbiamo alcun elemento». Non è comunque solo la Cig che preoccupa i lavoratori. «Possiamo anche tirare la cinghia per qualche mese – spiegano alcuni dipendenti del reparto di montaggio – ma ciò che ci preoccupa è il non avere certezze per il dopo cassa integrazione. Su questo vorremmo maggiori rassicurazioni».
«Le difficoltà salariali dei lavoratori – afferma Giovanni Sgambati, segretario generale Uilm Campania – sono ulteriormente aggravate dal continuo ricorso alla cassa integrazione. Ed è questo ad acuire la tensione rendendo impossibile la sopravvivenza per le famiglie dei lavoratori in un contesto produttivo già del tutto precario».
Gli fa eco Giuseppe Terracciano, segretario generale Fim Napoli, secondo il quale «il perdurare della crisi finanziaria sui mercati mondiali sta accentuando un terrorismo psicologico di grande preoccupazione per il futuro produttivo e occupazionale degli stabilimenti della Fiat di Pomigliano e dell'intera area napoletana e del Paese».
Identica la situazione alla Fma di Pratola Serra, dove si producono i motori Fiat. Qui la Cig è scattata il 15 novembre e proseguirà fino al 12 gennaio. Non sta certo meglio l'indotto, costretto di pari passo con lo stabilimento di Pomigliano a ricorrere alla cassa integrazione. Ma secondo voci ben informate sembra che proprio le aziende dell'indotto Fiat stiano adottando le contromisure, iniziando a spostare le proprie attività nelle vicinanze dello stabilimento Fiat di Cassino, dove però la situazione nelle ultime settimane è peggiorata. Anche se proprio il sito produttivo di Cassino potrebbe essere l'unico ad avere già la certezza della produzione di un modello nuovo. Tuttavia in questo caso manca l'ufficialità. Si chiama Alfa 149 ed è il veicolo che andrà a sostituire la 147 realizzata attualmente a Pomigliano.
Certo è che sui tempi di annuncio e di lancio pende comunque la situazione attuale del mercato. Anche a Cassino le tute blu sono in "cassa" e torneranno a lavorare per una settimana dal 15 al 22 dicembre, per poi riprendere come la totalità degli stabilimenti del gruppo il 12 gennaio. Le vendite delle autovetture che si producono nella fabbrica cassinate continuano a registrare cali preoccupanti ed ora si punta alla ripresa del mercato nei primi mesi dell'anno, tradizionalmente più favorevoli per questo settore. Ma il vero dramma che si profila all'orizzonte riguarda i lavoratori delle fabbriche dell'indotto. Specie per quelle più piccole il fermo produttivo causato dalla mancanza di commesse da parte della Fiat potrebbe provocare riflessi occupazionali molto preoccupanti.
Qui la Fiom sta promuovendo una raccolta di firme tra i lavoratori per sostenere la richiesta del sindacato al Governo di aumentare l'indennità di cassa integrazione, attualmente pari al 60% del salario ordinario, fino all'80%. Una richiesta che è stata fatta anche in Campania da tutte e tre le sigle confederali che unitariamente hanno proposto una serie di interventi per scongiurare la perdita di centinaia di posti di lavoro nel settore.
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