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Bolla immobiliare - 17° Parte

Ultimo Aggiornamento: 19/01/2009 22:04
18/12/2008 17:45
 
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Nuove costruzioni in difficoltà già dal 2007

Cristiano Dell'Oste
Una sbirciatina dietro la crisi. Mentre le imprese che operano al servizio dell'edilizia esprimono le proprie preoccupazioni per l'anno che verrà, i dati dell'agenzia del Territorio permettono di analizzare come si è arrivati a questo difficile scorcio di fine 2008. Oggi è facile dimenticarlo, ma il settore delle costruzioni è reduce da anni tutto sommato positivi. Lo scenario prevalente è stato a lungo rappresentato da nuovi edifici in cantiere, valori immobiliari in rialzo, profitti in aumento per le imprese e prestiti a condizioni vantaggiose per le famiglie.
Come si legge nel report presentato giovedì scorso dal direttore del Territorio, Gabriella Alemanno, negli ultimi dieci anni il valore dei fabbricati e delle aree sottostanti è aumentato notevolmente, fino ad arrivare agli 8.470 miliardi di euro stimati dall'Istat per il 2006: un importo enorme, relativo per il 60% agli edifici residenziali e pari a cinque volte il prodotto interno lordo italiano.
Anche depurando il dato dall'inflazione – evidenzia l'agenzia del Territorio – la crescita del valore aggiunto del settore delle costruzioni tra il 2000 e il 2007 è stata pari al 2,5% medio annuo. Nel decennio precedente, invece, la variazione media annua era sempre stata vicina allo zero o lievemente negativa.
Con il valore degli immobili è cresciuto anche il margine di profitto per i costruttori e le altre imprese del settore. E, come in un domino economico, l'aumento dei profitti ha fatto crescere il peso specifico del settore. Negli anni 90 l'incidenza delle costruzioni sul prodotto interno lordo era diminuita, ma poi si è assistito a una decisa inversione di tendenza. Con il risultato che il peso del settore è passato dal 5% del 2000 al 6,3% del 2007.
Ad accompagnare e sostenere questa crescita è stata principalmente la costruzione e la ristrutturazione di fabbricati. Un esempio rivelatore è costituito dal settore residenziale: secondo il Territorio, le nuove costruzioni realizzate in Italia tra il 2000 e il 2006 sono state poco meno di un milione e mezzo (1.460.000), mentre l'anno scorso sono diminuite del 2,5 per cento. E proprio in quest'ultimo dato si può leggere il primo segnale di difficoltà.
L'origine della crisi è lì, dunque. In un calo che ha coinvolto un po' tutti i comparti cotruttivi (-0,8% il dato medio nazionale), ma soprattutto le due fette più consistenti del settore: il residenziale (-2,5%, come si è visto) e quello degli «altri immobili» (-1,3%), in cui rientrano edifici di varia destinazione compresi in prevalenza nelle categorie catastali da C4 a C7. E non sono servite a invertire la tendenza le performance positive di terziario e magazzini, comparti troppo limitati numericamente per pesare sul dato globale.
È interessante rilevare anche le differenze territoriali. È vero che in Italia nel 2007 si è costruito mediamente meno che nel 2006, ma il calo si è sentito soprattutto al Nord, che pesa per il 53% delle nuove costruzioni. Nelle regioni settentrionali la riduzione complessiva è stata del 3,3%, mentre in quelle centrali il dato medio è sostanzialmente stabile (+0,3%) e in quelle meridionali è addirittura in crescita (+3,4%). La spiegazione? Al centro è il boom del terziario a compensare il calo del residenziale. Al sud, invece, crollano i nuovi insediamenti produttivi, ma tiene il residenziale.
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