Ripresa a rischio. In Gb il piano austerità costerà 1,3 mln posti lavoro in 5 anni. E in Italia?
di Maurizio Cannone
30/06/2010
- Nonostante le notizie confortanti riguardo alla ripresa dell’economia in Europa, arrivano segnali allarmanti sulle prospettive occupazionali.
Un dato che sembra sfuggire alle analisi che guardano solo al Pil ma che a quel dato si lega a doppio filo anche se con tempistiche differenti:
posti di lavoro in meno significano meno acquisti, risparmi, investimenti e quindi nuova crisi.
Un loop senza fine.
Oggi, a confermare che Pil e occupazione devono essere guardati con attenzione, l’Irlanda annuncia di essere uscita ufficialmente dalla recessione: nel primo trimestre del 2010 la sua economia è cresciuta del 2,7% (smentendo così che l’Italia vada meglio degli altri Paesi).
Nello stesso momento, dall’altra parte della frontiera,
il ministero britannico delle finanze ha calcolato che il piano di riduzione del deficit di bilancio annunciato la settimana scorsa in Gran Bretagna comporterà la soppressione di circa 1,3 milioni di posti di lavoro in 5 anni.
Lo ha rivelato, si tratta di un documento riservato, il quotidiano Guardian.
L’analisi stima tra le 100 e le 120mila unità le perdite annuali di posti di lavoro nel settore pubblico, a cui si sommeranno 120-140 mila posti persi nel settore privato ogni anno.
Il governo non ha voluto commentare questi dati che rischiano di creare ostilità nell'opinione pubblica nei confronti del piano.
E in Italia?
Nessuna indicazione, solo un ottimismo di facciata mai supportato dai numeri.
Nel settore immobiliare, a parte l’Ance che da mesi annuncia una perdita di 250mila posti di lavoro nel 2010, non si avverte la pressione per ottenere interventi del governo.
Ma di certo sarà molto più impegnativo per noi il rientro dei conti pubblici rispetto alla Gran Bretagna.
E chi comprerà le case che stiamo costruendo?