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Per chi vuole conoscere meglio Milano

Ultimo Aggiornamento: 05/11/2015 16:17
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Immigrati/ De Corato: La vera Chinatown di Milano e' Villapizzone
Vicesindaco: Nel capoluogo lombardo 212mila residenti stranieri
La Chinatown di Milano? Non è Sarpi dove i cinesi sono pur sempre la prima nazionalità straniera con 1578 residenti, ma il quartiere Villapizzone dove sono 1926 e battono filippini ed egiziani, rispettivamente a quota 1444 e 1384 presenze. Occhi a mandorla in prevalenza anche in altri tre quartieri di Milano come Quarto Oggiaro (1270), Affori (1.186) e Comasina (641)". Lo comunica il vice Sindaco di Milano Riccardo De Corato, citando un nuovo studio dell'ufficio Statistica del Comune di Milano. "Per quanto riguarda i numeri generale - aggiunge De Corato - la quota stranieri ha raggiunto la cifra di 212mila residenti (il 16,1%) mentre gli italiani sono un milione e 104mila. Tra le prime dieci nazionalità più rappresentate si confermano i filippini (32mila), seguiti da egiziani (27mila), cinesi (18mila) , peruviani (17mila) ed ecuadoregni (13mila). In un anno circa la maggiore crescita è però di ucraini (+15%) e peruviani (+ 9%)".
Le zone a più alta densità di immigrati sono quelle di Triulzio Superiore dove su 1.212 abitanti 791, cioè il 63,5%, sono stranieri e di parco Bosco in città (62,3%). L'area dove, però, abitano più stranieri per numero è quella di piazzale Loreto (con 12.112 stranieri su 40.970 abitanti) seguita da viale Padova (9.237 immigrati su 34.301 residenti). Rispetto all'anno scorso, in percentuale la crescita maggiore è stata alla Comasina (+445,6%), seguita da Musocco (397,1%) e dal Parco delle Abbazie (338,6%). Dove invece la percentuale di stranieri è ancora molto bassa è al Gallaratese, quartiere dove la media non supera il 6,6%.





notizie.virgilio.it/notizie/cronaca/2010/12_dicembre/28/immigrati%20%20de%20corato%20la%20vera%20chinatown%20di%20milano%20e%20%20villapizzone,27636...
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Brera, via libera all'isola pedonale
Da gennaio sette mesi di lavori. I negozianti: un disastro. Raccolta di firme. De Corato: pronti a rivedere i tempi

sospese tutte le concessioni per tavolini e ombrelloni

Brera, via libera all'isola pedonale
Ma i commercianti: «stop ai cantieri»

Da gennaio sette mesi di lavori. I negozianti: un disastro. Raccolta di firme. De Corato: pronti a rivedere i tempi

MILANO - Se isola pedonale dev'essere, non sarà una passeggiata. I vigili urbani si sono presentati dai negozianti di Brera il 24 dicembre, vigilia di Natale, portavano un avviso in dono: il cantiere aprirà il 15 gennaio e vi stravolgerà la vita per sette mesi, ecco le regole, preparatevi. Sono bastati tre giorni, è scoppiata una rivolta: «La situazione - si legge nella petizione di protesta - è gravissima». È Micaela Mainini, la titolare del bar Jamaica, a coordinare la raccolta di firme: «I lavori paralizzeranno il quartiere, il Comune vuole sospendere le licenze dei déhor, saremo costretti a dimezzare il personale!». Nell'ultimo tratto di via Brera, già chiuso al traffico, hanno firmato 13 esercenti su 13. Una lettera simile, per toni e contenuti, circola già in via Fiori Chiari: «Il programma del Comune è inaccettabile».

Il progetto prevede la pedonalizzazione fra via del Carmine e il bivio dei Fiori: «Verranno sostituiti tutti i masselli, sarà riqualificata la strada e creato un percorso ciclabile lungo l'itinerario via Monte di Pietà-Porta Nuova», spiegano da Palazzo Marino. I cantieri occuperanno l'area da gennaio a luglio: il carico e scarico delle merci e l'ingresso in auto dei residenti sarà consentito solo tra le ore 10 e le 14, i locali pubblici dovranno ritirare gazebo e tavolini dalle strade. «Le condizioni sono assurde - ribatte Mainini -. Il danno economico sarebbe enorme. Per tutti noi sarebbe la fine! Dico sul serio: chi riuscirà a pagare affitti e fornitori?».
Il nodo è sui déhor. Lo scorcio modaiolo e godereccio di via Brera, quello del Jamaica, sarà rivoltato dagli scavi a partire da marzo. Dunque: niente tavolini ai bar durante il Salone del mobile, per tutta la primavera, fino all'estate. «È una follia - attaccano i commercianti -. Abbiamo già chiesto il parere di un avvocato: la sospensione del plateatico viola la legge».

Venti giorni al cantiere, l'isola è in salita. «La pista ciclabile dobbiamo farla, non c'è alternativa (il Comune rischia di perdere i fondi ministeriali, ndr)», replica il vicesindaco Riccardo De Corato: «Ma assicuro la massima disponibilità a ridiscutere tempi e modi del cantiere, per ridurre al minimo i disagi. Convocherò i commercianti, la polizia locale e i dirigenti del settore Lavori pubblici».
Il Jamaica compie cent'anni nel 2011. Da qui è passato il secolo nobile di Milano: artisti, fotografi e letterati, Piero Manzoni e Lucio Fontana, Ugo Mulas, Luciano Bianciardi ed Emilio Tadini. «Sto organizzando mostre ed eventi di richiamo internazionale per celebrare l'anniversario», anticipa Mainini: «Ma se il Comune non fa un passo indietro, qui salta tutto! Sono anche pronta a chiudere il bar».

milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/10_dicembre_28/brera-isola-pedonale-1811538516...
[Modificato da ccc56 28/12/2010 21:02]
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beppe grillo in bicicletta a milano
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beppe grillo in via dante
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navigli- viale famagosta
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chiesa di san babila
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navigli


darsena-navigli
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Paolo Kessisoglu (ZELIG) pedala per il centro di Milano sfidando il freddo
[Modificato da ccc56 28/12/2010 21:22]
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shopping in galleria


castello visto dal parco sempione


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giardini del castello
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28/12/2010 22:44
 
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Re: Paolo Kessisoglu (ZELIG) pedala per il centro di Milano sfidando il freddo
ccc56, 28/12/2010 21.21:





emmmmmm Andrea scusa ma Paolo è delle Iene non di Zelig [SM=g7576]

ps: Stupende le foto di Milano

Milan' puo dir Milan' puo far [SM=g1749711]



29/12/2010 14:21
 
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Re: Re: Paolo Kessisoglu (ZELIG) pedala per il centro di Milano sfidando il freddo
serafin., 28/12/2010 22.44:




emmmmmm Andrea scusa ma Paolo è delle Iene non di Zelig [SM=g7576]

ps: Stupende le foto di Milano

Milan' puo dir Milan' puo far [SM=g1749711]







ehehehheh hai ragione, me ne sono ricordato solo stamane,
ciao
ccc56
29/12/2010 15:26
 
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L’Expo arruola Armani e Libeskind] L'Expo arruola Armani e Libeskind
MILANO — «Adesso facciamo sul serio» . La macchina di Expo si mette in moto e arrivano i contributi di maestri indiscussi del mondo della scienza, della moda, dell'architettura e dello spettacolo. Come quello di Giorgio Armani, che ha accolto l'invito a presiedere la giuria che sceglierà il nuovo logo dell'esposizione del 2015. «Ci siamo rivolti a lui -commenta l'amministratore delegato Giuseppe Sala -per quello che rappresenta a Milano e nel mondo con la sua storia e la sua creatività. E il suo sì ci onora e ci incoraggia, soprattutto perché dimostra che non siamo i soli a credere in Expo».

Dottor Sala, ha spiegato che il 2011 sarà l'anno decisivo. In che senso?
«Il prossimo sarà l'anno dell'avvio vero. Il Consiglio di Amministrazione ha appena approvato il budget che prevede 105 milioni di investimenti: metà di questi saranno destinati alla sistemazione dell'area che ospiterà l'evento. La progettazione è stata affidata a Metropolitana Milanese, in marzo partirà la gara e a giugno i lavori. L’altra metà andrà invece già alla progettazione delle opere di superficie del sito e ai servizi generali».

Problemi di bilancio?
«Al contrario. Siamo soddisfatti anche perché conteniamo i costi di gestione: 10 milioni in meno, rispetto a quanto previsto nel dossier di registrazione e 159 persone assunte invece delle 179 programmate malgrado siamo riusciti a rafforzare la squadra interna di progettazione che ci consentirà di evitare il più possibile ricorso a gare esterne».

All'estero c'è interesse per Expo?
«Sicuramente sì, come dimostrano i primi riscontri avuti dal lavoro sugli accordi internazionali: per la partecipazione come espositori, malgrado manchino quattro anni, abbiamo già avuto conferme da colossi come la Cina, la Corea, la Germania, ma anche l'Egitto, l'Algeria, la Svizzera… ».

E in Italia?
«Siamo consapevoli che da noi c’è ancora da lavorare per far capire cos’è l’Expo e per suscitare un vero interesse. Per questo, faremo una due giorni milanese, il 4 e 5 febbraio, con l'inaugurazione di una mostra tematica alla Triennale, una presentazione dei contenuti dell'evento in un teatro cittadino, un'informazione capillare che raggiungerà i milanesi nelle nove zone cittadine».

Abbiamo parlato di Armani. Quale sarà il suo ruolo?
«La società ha dato il via a un concorso aperto agli studenti delle scuole di design per inventare il nuovo logo dell'evento. Abbiamo chiesto ad Armani, per l’esperienza e il suo prestigio, di presiedere la giuria».

Il marchio attuale che è stato pignorato da un creditore della società precedente, va in soffitta?
«Per quanto riguarda i creditori, i legali sono al lavoro con il liquidatore del vecchio comitato di pianificazione e stiamo cercando una soluzione che risolva i contenziosi. Comunque sia, quel simbolo resterà solo come logo istituzionale, ma non era adatto per il marketing e la comunicazione: così, l'idea del concorso».

Altre collaborazioni eccellenti con Expo?
«Intanto, gli architetti Jacques Herzog e Ricky Burdett hanno confermato il loro contratto per la progettazione infrastrutturale del sito. Allo stesso tempo, Dante Ferretti, due volte vincitore di un premio Oscar, sta lavorando per la scenografia dei due viali principali lungo i quali si svilupperanno i padiglioni. E l'architetto Daniel Libeskind si occuperà della progettazione delle porte d'ingresso ai viali stessi».

E i contenuti?
«Vogliamo che Expo offra ai visitatori spunti sia culturali che estetici indimenticabili. Per questo stiamo lavorando sulla "visitor experience". Il visitatore sarà guidato lungo percorsi che introducano i temi oggi al centro del dibattito che riguarda la nutrizione, la sicurezza alimentare e la sostenibilità. La gente sa, per esempio, che cosa si intende esattamente quando si parla di ogm o di prodotti bio? Noi cercheremo di fare un po’ di chiarezza. Poi c'è l'aspetto più legato al piacere e legato all'esperienza del gusto, della vista, dell'olfatto che ci porterà nei profumi dei prodotti di tutto il mondo».

E così pensate che verranno 20 milioni di visitatori?
«Verranno se insieme a quanto proposto dall’Expo, l’offerta turistica di Milano e dell’Italia sarà al meglio in quei sei mesi del 2015. Stiamo già lavorando con i Ministeri interessati per realizzare eventi assolutamente irripetibili».

milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/10_dicembre_29/intervista-sala-expo-1811626039...
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Blangiardo: ma questa città è in grado di «assorbire» i nuovi arrivati
MILANO - «La prima, piccola novità è che la crescita dell'immigrazione continua. Milano aveva avuto una fase di stasi negli anni 2008-2009, ora la sensazione è che ci sia una ripresa. La presenza di immigrati in città, stimando anche i non regolari, è intorno al 20 per cento». Gian Carlo Blangiardo, docente di Demografia alla facoltà di Statistica dell'università Bicocca e collaboratore della Fondazione Ismu, commenta i dati del Comune sugli stranieri a Milano.
Gli immigrati residenti sono 212 mila. Cosa significa dal punto di vista sociale?
«Direi che questo è un elemento confortante. Residenti significa in qualche modo integrati, si tratta di persone con una dimora stabile. La parte fondamentale della crescita degli immigrati in questi ultimi tempi è dovuta ai ricongiungimenti. Siamo di fronte a un passaggio chiave: da lavoratori singoli a famiglie. È un punto centrale per l'integrazione e l'utilizzazione dei servizi, nei limiti in cui la città può dare una risposta».

La distribuzione dei residenti immigrati è però concentrata per lo più in alcuni quartieri.
«È l'elemento più delicato e porta il rischio della ghettizzazione. È sicuramente negativo creare una forte concentrazione di immigrati in zone poco qualificate e quindi di una certa pericolosità. È un ostacolo per l'integrazione. La direzione giusta sarebbe quella opposta: meno concentrazione, più distribuzione, più rapporti tra diversi gruppi nazionali, non solo con gli italiani che storicamente risiedono nei quartieri. L'obiettivo è eliminare la differenza dovuta alla "variabile nazionalità"».

Quanto contano gli immigrati nella crescita di Milano?
«È semplice: la crescita demografica della città è tutta dovuta all'immigrazione. Il saldo degli italiani è negativo, la tenuta della popolazione in termini numerici è dovuta al contributo degli stranieri».

Esiste una sorta di «soglia di tolleranza» per il numero di immigrati in una metropoli?
«Prendiamo i dati Ismu: dicono che tutti gli stranieri a Milano, regolari e no, erano 140 mila nel 2001 e sono circa 244 mila nel 2010. Significa che in dieci anni la grande Milano ha accolto 100 mila nuovi stranieri, come se l'intera Monza si fosse trasferita in città, e non è successo niente di drammatico. La soglia quindi è dettata dalla capacità del contesto di assorbire un'ondata migratoria. A Milano, tranne qualche fatto di limitato rilievo rispetto al complesso, l'arrivo di 100 mila nuovi immigrati è avvenuto in maniera tranquilla. Significa che l'esperienza è positiva».

Alcuni politici sostengono però che la pressione sia eccessiva.
«Il concetto di immigrazione sostenibile esiste, ma ripeto che non può essere affrontato in termini astratti. Cento persone moleste creano molti più problemi di centomila persone tranquille. Dipende dall'interazione, dai comportamenti, dai servizi, dalla disponibilità di case. Non può esserci una soglia predefinita».




milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/10_dicembre_29/blangiardo-intervista-1811625580...
ccc56
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cartolina del 1923 che immortale quello che si chiamava ancora viale Monforte prima che cambiasse nome in v.le Piave.
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P.zza XXV Aprile quando ancora non c'era il teatro Smeraldo e in c.so Como mancavano sia le modelle che la discoteca Hollywood...
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