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Bolla immobiliare - 40° Parte

Ultimo Aggiornamento: 10/01/2012 21:15
08/11/2011 10:45
 
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Dieci anni per uscire dalla crisi


di Maurizio Cannone

08/11/2011 -
“Ci vorrà un decennio per stare meglio, la crisi non potrà finire da un giorno all'altro”.

È la previsione di Angela Merkel, espressa nel suo messaggio video settimanale sul sito del governo tedesco.

“È una strada molto faticosa che si deve affrontare passo dopo passo.

E’ un grande impegno che dobbiamo completare per affrontare il futuro e per prepararlo alle future generazioni.

Gli Stati hanno sostenuto spese maggiori delle entrate per molti anni.

La crisi del debito non si risolverà in un colpo solo e sicuramente ci vorrà un decennio per ritrovarci in una situazione migliore”.

Se a certificare la situazione è il cancelliere dell’economia più solida d’Europa probabilmente c’è del vero.

E a rincarare le previsioni negative arriva il Fondo monetario internazionale, Fmi, che col suo numero uno Christine Lagarde annuncia “nuvole nere” per l’economia mondiale con un probabile “collasso della domanda”.

A questo punto ha ancora senso parlare di crisi del credito?

Se le banche, come sta avvenendo ormai da tempo, applicano restrizioni nell’erogare finanziamenti possono essere additate come causa del problema?

I finanziamenti hanno senso se servono a dare fiato alle aziende, a permettere di realizzare progetti.

Ma se costruire un nuovo immobile significa solo dare qualche mese o anno di vita in più a un’azienda che poi non troverà acquirenti sul mercato, forse conviene ripensare profondamente il proprio modello di business.

Non ci sono alternative, visto che finanziarsi oggi costa molto.

E solo iniziative valide permetteranno alle imprese di restare in vita.

Non dimentichiamo che si parla di altri 10 anni in queste condizioni, se non peggio, dopo gli ultimi 5 che sono stati molto pesanti, come ha rilanciato il presidente dell’Ance Buzzetti.

Le premesse ci sono tutte.

Mentre il debito italiano paga interessi oltre il 6% (è opportuno evidenziare come in Francia siano allarmati perché il loro debito paga il 2,5%) è inevitabile che il ricorso al finanziamento per privati e aziende sia estremamente oneroso.

Nonostante il taglio del costo del denaro in area euro, 0,25%, si trovano sul mercato spread applicati sui muti variabili ai privati passati dall’1,24% di marzo al 2,57% di novembre.

Con punte che superano il 4%.

Ancora peggiore la situazione per le aziende che, una volta riuscite a ottenere un mutuo, si vedono applicare uno spread del 6%.

Con questi numeri è evidente come, dal punto di vista delle imprese, finanziare progetti che non hanno possibilità reali di garantire ricavi sia poco più che un tentativo di rimandare la chiusura.


Se davvero saranno altri 10 anni di crisi.
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