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Mutui Maledettissimi Mutui

Ultimo Aggiornamento: 27/06/2016 14:32
22/11/2008 16:27
 
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Mutui, più tempo per rinegoziare


Una proroga dei termini per la rinegoziazione dei mutui a tasso variabile sulla prima casa e un fondo di garanzia per aiutare le famiglie a basso reddito che si trovano in difficoltà nel pagamento del rateo. Sono queste le due nuove misure cui stanno lavorando i tecnici del ministero dell'Economia in vista del varo del pacchetto anti-crisi, atteso con il Consiglio dei ministri di venerdì prossimo.
Nonostante lo scarso successo finora registrato dalla cosiddetta "opzione Tremonti", vale a dire la possibilità di allungare il mutuo divenuto troppo pesante riportando la rata sui valori del 2006, il Governo avrebbe scelto la carta del rilancio a pochi giorni dalla scadenza della convenzione stipulata tra l'Abi e il Dipartimento del Tesoro. L'intesa sulla possibilità di rinegoziazione dei mutui, in applicazione del Dl 93 del 27 maggio scorso, fissava infatti a fine novembre il termine ultimo per le adesioni da parte di circa due milioni di clienti con un contratto a tasso variabile (si veda altro articolo in pagina) che hanno ricevuto la lettera-invito della propria banca, datata 29 agosto. Il rinvio, oltre a riaprire una finestra per quanti volessero rinegoziare le condizioni del prestito nonostante il nuovo scenario di tassi in discesa, potrebbe contenere anche nuovi limiti sull'allungamento del rateo. Ma le condizione generali dovrebbero rimanere identiche, a partire dalla possibilità di ricontrattare i termini del mutuo senza spese aggiuntive e con una semplice scrittura privata non autenticata. L'Abi avrebbe già dato il suo assenso di massima, contando anche sul fatto che praticamente la totalità delle banche ha subito aderito alla prima convenzione.
Il fondo di garanzia, l'altra ipotesi allo studio, vedrebbe invece coinvolta la Cassa depositi e prestiti come erogatore dei finanziamenti temporanei per la copertura delle rate non pagate (si parla di non più di 3-4 mensilità) da famiglie in condizioni di reddito più critiche.
La platea non sarebbe molto grande. Come ha ricordato a fine ottobre il Governatore di Bankitalia Mario Draghi, in occasione della Giornata del risparmio, le famiglie che hanno contratto un mutuo non arriva al 15% (meno di tre milioni), a fronte del 70% di possessori dell'abitazione in cui vive. La forte crescita dei mutui registrata negli ultimi dieci anni ha riguardato principalmente le classi di reddito medio-alte «ma per le famiglie indebitate – aveva sottolineato Draghi - la rata di rimborso assorbe una quota sempre più crescente delle entrate correnti». E negli ultimi due anni la diffusione dei mutui a tasso variabile ha messo sotto tensione un numero crescente di clienti: «alla metà di quest'anno – aveva indicato Draghi – la rata è arrivata a superare il 20% del reddito disponibile, mentre le famiglie con redditi più bassi, l'1% del totale, sopportano oggi una rata stimabile in quasi il 40% del reddito». La ciambella di salvataggio della Cdp dovrebbe riguardare questa fascia dove, anche negli ultimi mesi, non si sono tuttavia registrati aumenti sensibili delle insolvenze.
La terza ipotesi circolata nelle ultime settimane, vale a dire l'ancoraggio dei mutui a tasso variabile a un tasso diverso dall'Euribor, non avrà invece un seguito normativo. Il primo a parlarne, nelle settimane seguite al crac della Lehman Brothers, era stato il ministro ombra del Pd Pierluigi Bersani, poi la proposta è stata formalizzata nel pacchetto di misure per le famiglie presentato da Walter Veltroni. Ma non se ne farà nulla, anche perché l'intervento avrebbe un carattere dirigistico. Per la banche resta il forte invito ad assumere un atteggiamento «pragmatico e flessibile» fatto a più riprese dal Governatore, che a chiesto a tutti gli istituto di trovare le soluzioni più idonee concordandole di volta in volta con i clienti in difficoltà proprio per salvaguardarne in tutti i modi la capacità di pagamento.

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