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Mutui Maledettissimi Mutui

Ultimo Aggiornamento: 27/06/2016 14:32
01/12/2008 14:26
 
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Mini-risparmi sulla rata del mutuo

Boccata d'ossigeno per le famiglie italiane. Diversi mutuatari trarranno vantaggio dai provvedimenti governativi per combattere il caro-mutui, ma, verosimilmente, il risparmio reale sulla rata si potrà misurare sul filo dello 0,3-0,4 per cento. La partita che si apre si gioca sulle forbici della Banca centrale europea e sul saliscendi dei tassi d'interesse degli ultimi tre anni: nel 2006 i tassi hanno iniziato a salire partendo dal 4,30% e sfiorando la boa del 6% lo scorso settembre. Da allora il trend dei tassi ha invertito nuovamente senso di marcia.

Più in dettaglio, venerdì scorso il Governo ha varato il pacchetto anti-crisi che comprende anche misure per lenire gli effetti del caro-mutui per la prima casa. E il decreto legge, recante misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro e impresa, all'articolo 2 prevede che per i mutui in corso (sottoscritti entro il 31 ottobre 2008) le rate variabili per il 2009 non potranno superare il 4%: lo Stato cioè si farà carico dell'eventuale eccedenza. Per i nuovi mutui il tasso di base su cui si calcola lo spread sarà costituito dal tasso stabilito dalla Banca centrale europea.

Per Luca Dondi, analista di Nomisma, si tratta di un'operazione che potrebbe avere effetti concreti limitati. Infatti, qualora questo mese la Bce tagliasse i tassi di mezzo punto percentuale «è verosimile che il tasso di riferimento dei mutui a tasso variabile, l'Euribor a 3 mesi, arrivi progressivamente ad attestarsi tra il 3,3 e il 3,4%. E, considerando uno spread medio di circa un punto, il tasso di riferimento dovrebbe oscillare tra il 4,3% e il 4,4%». E siccome il decreto legge stabilisce l'applicazione del maggiore tra il tasso in essere e il tasso al momento della sottoscrizione il risparmio potrà essere di una frazione di punto, cioè lo 0,3-0,4%. «Da una prima analisi – aggiunge Dondi – emergerebbe una lieve convenienza per i mutui sottoscritti fino alla metà del 2006 (quando i tassi toccarono il fondo, ndr). Per quelli successivi risulterebbe invece mediamente più conveniente fare riferimento al tasso di mercato stabilito dal contratto». Senza dire che se il taglio della Bce fosse di 0,75 punti «i vantaggi risulterebbero pressoché nulli» conclude Dondi.

Anche per Enrico Lodi, direttore di Credit Bureau Services di Crif – «il decreto legge è un segnale importante per le famiglie anche se, credo, si dovesse fare di più. La mancanza di certezze alimenta paure che deprimono la nostra economia». Lodi osserva che il disagio di molte famiglie nasce dallo choc dei tassi che in pochi anni ha ricomposto la struttura del mercato dei mutui: tre anni fa il tasso variabile era stato scelto nel 74% delle erogazioni, oggi il dato è precipitato al 22% dei nuovi mutui. Mentre il tasso fisso ha superato il 52%; il resto è costituito da mutui a tasso misto.

Il repentino mutamento delle scelte (spinto anche dalle rinegoziazioni) è stato innescato dall'impennata delle rate che, secondo i dati di Crif, hanno spinto moltissime famiglie a impegnare quote crescenti del reddito. In dettaglio, nello scorso giugno il 53% dei mutuatari pagava una rata mensile superiore ai 750 euro; era solo il 19% nel 2000. Mentre il 53% delle famiglie che otto anni fa pagava una rata fino a 500 euro oggi si è ridotto al 18 per cento. C'è stato un sostanziale rovesciamento delle posizioni, in parte trainata dalla corsa del mattone. «Il danno maggiore – conclude Lodi – è per le fasce sociali più deboli: giovani con lavoro precario e immigrati. Infatti, un dato rimasto incredibilmente nell'ombra è quello della corsa dei giovani verso il mutuo, che fa onore alle banche italiane, troppo spesso accusate di non rischiare nulla». Dai dati Crif emerge che nel 2000 solo il 9% dei mutui erogati è stato sottoscritto da giovani fino a 35 anni; oggi il dato è schizzato al 40%. Mentre i cinquantenni si sono dimezzati al 17 per cento.
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