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Diario della crisi economica

Ultimo Aggiornamento: 12/05/2020 11:31
20/08/2014 08:41
 
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Re: Spettro Troika?
marco---, 8/6/2014 10:13 AM:

Il ministro Padoan: «L'economia italiana peggiora, la velocità delle riforme è tutto» (Fonte: ilsole24ore.com - di Roberto Napoletano - 06/08/2014)

Sulla faccia di Pier Carlo Padoan, persona seria e timoniere dell'Economia, è stampata la delicatezza del momento, l'attesa dei dati dell'Istat di questa mattina per lui è già un'amara realtà, il ciclo non si è invertito e non siamo nemmeno immobili, la verità è che continuiamo a scendere, il motore dell'economia italiana perde giri.

«Finiremo con la troika» butto lì. «No, no, assolutamente no» urla e aggiunge: «La prego, lo scriva a caratteri cubitali». Si ferma un attimo, ancora uno scatto, e poi di getto: «Il Paese deve riformarsi da solo e lo sta facendo.
Dobbiamo farlo ancora più in fretta». Sulla crescita in Europa quasi tutti sono messi male, ma noi stiamo sempre peggio di tutti e abbiamo un debito pubblico che non teme confronti. Sulla debolezza italiana pesano ovviamente i focolai di crisi internazionale, soprattutto quelli che riguardano l'energia e l'Ucraina, dobbiamo coprirci da nuovi rischi. Il quadro finale non può che uscire ulteriormente deteriorato e alimentare gli interrogativi dei mercati. «Io so, e i mercati sanno, che il Paese è fortemente orientato a sostenere la crescita, ci vorrà più tempo ma non li deluderemo», scandisce con voce ferma...

Un "NON" piuttosto inquietante...

Padoan: “Non arriva la Trojka”. Ma ammette: “Dobbiamo accelerare” (Fonte: giornalettismo.com - di Tommaso Caldarelli - 06/08/2014)

Prelievo forzoso, manovra da 20 miliardi e poi arriverà la Troika (Fonte: marcosabatini.info - 19/08/2014)

E’ quello che Ferruccio De Bortoli, direttore del “Corriere della Sera” ha dichiarato recentemente ai giornali. Secondo le sue previsioni in autunno ci sarà una manovra lacrime e sangue da 20 miliardi, che servirà a poco, perché poi ci sarà la resa alla Troika, che imporrà il prelievo forzoso sui conti correnti degli italiani. La colpa è anche degli 80 euro promessi in campagna elettorale (quella delle europee), il ministro del Del Rio pare abbia ammesso che gli 80 euro non verranno riconfermati nel 2015, a testimonianza del fatto che era solo propaganda alle spalle dei contribuenti. A confermare la probabile stangata della manovra da 20 miliardi di Euro ci sarebbero banche come JP Morgan, Mediobanca e illustri economisti che vista la situazione catastrofica delle previsioni di crescita sono ormai sicuri che sarà inevitabile. Renzi pare abbia i giorni contati, molti lo definiscono come la “rovina dell’Italia”, anche per quello che ha dichiarato nell’intervista su La7 dove affermava che una crescita dello 0,4% piuttosto che dello 0,8% o dell’1,5% sarebbe «indifferente», perché nulla cambierebbe nella vita ordinaria delle persone. Se un capo del governo fa queste affermazioni allora siamo proprio in mano ad un incompetente. La preoccupazione maggiore delle parole di Ferruccio De Bortoli è proprio quello relativa al prelievo forzoso, che potrebbe precedere il commissariamento definitivo da parte della Troika, se a dirlo sarebbe stato un semplice giornalista non cera da preoccuparsi troppo, ma è stato dichiarato dal direttore di una delle maggiori testate giornalistiche italiane, che frequenta i salotti buoni e che ha partecipato nel 2012 alla riunione del club Bildemberg.
22/08/2014 09:05
 
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A settembre ripartenza col botto
Renzi: italiani in ferie tranquilli, a settembre ripartenza col botto (Fonte: liberoquotidiano.it - 01/08/2014)

Al termine di una settimana in cui la politica ha di nuovo fatto vedere il peggio di sè, con urla, risse e persino feriti nell'aula di Palazzo Madama che sta discutendo e votando la riforma del Senato, il presidente del Consiglio Matteo Renzi se ne è uscito oggi, nel corso di una conferenza stampa pre-feriale a palazzo Chigi, con una dichiarazione che ha del surreale: "Io sono molto soddisfatto del clima di dialogo di queste ultime ore". Forse si aspettava che la sua riforma del Senato causasse dei morti?

Non contento, il premier ricordandosi che è pur sempre il 1 agosto, data in cui per tradizione molti italiani vanno in ferie, per fargli a suo modo gli auguri di buone vacanze: "L’Italia è già ripartita...


[Modificato da marco--- 22/08/2014 09:07]
25/08/2014 20:44
 
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Germania, la locomotiva d’Europa si è inceppata. Giù la fiducia delle imprese: calo oltre le attese (Fonte: lastampa.it - 25/08/2014)

L’indice l’Ifo scende per la quarta volta consecutiva: 106,3 punti contro i 107 attesi. Pesa la brusca frenata del Pil trimestrale: una contrazione del 0,2%, primo dato negativo dal 2012...
25/08/2014 21:07
 
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Francia, le dimissioni lampo di Valls: non una sola parola nel TG2 delle 20:30
Francia: il ministro dell'Economia sbatte la porta (Fonte: ilvelino.it - 25/08/2014)

Nel corso di una conferenza stampa a Bercy, l'ormai ex ministro francese dell'Economia, Arnaud Montebourg, attacca le politiche europee di austerità e la presunta subordinazione del presidente Hollande e del premier Valls ai diktat della destra tedesca e della tecnoburocrazia di Bruxelles. “L'Europa e la Francia vivono una crisi senza precedenti”, ha detto Montebourg. “Non è eccessivo dire che questa crisi è diventata una delle conseguenze delle scelte politiche sbagliate sopportate dai cittadini europei. Ormai è noto, acquisito, che le politiche di austerità sono la causa del prolungamento della crisi economica e delle sofferenze inutili della popolazione europea. Oggi, il mondo intero ci supplica di far cessare queste assurde politiche di austerità. Gli errori, le ostinazioni, la testardaggine assurda hanno aperto interrogativi e disaccordi in ogni paese europeo”. Montebourg ha citato sant'Agostino, quando ha detto di volersi “riprendere la libertà” e ha aggiunto: “prendo come esempio Cincinnato, che preferì lasciare il potere per tornare ai suoi campi e agli aratri. Io voglio tornare a lavorare coi francesi”. Montebourg ha concluso la sua provocatoria conferenza stampa, che non pochi strascichi avrà nel dibattito europeo, a pochi giorni dal vertice di Bruxelles, sostenendo che “esistono soluzioni alternative” e che auspica un diverso “cammino, per l'Europa e per la Francia”.

Dopo la conferenza stampa di Montebourg, è intervenuta la leader del Front National, Marine Le Pen, che, tirando l'acqua delle dichiarazioni dell'ex ministro dell'Economia al suo mulino, ha plaudito alle “parole di verità” dette da Montebourg. Ed ha aggiunto: “queste parole di verità accreditando le analisi e le proposte del FN, faranno saltare tutti gli impedimenti sul cammino del nostro movimento verso il potere. Riconoscendo che la zona euro è la sola regione al mondo priva di ripresa e di crescita, ammettendo che le politiche di austerità dettate da anni alla Francia da Bruxelles e Berlino sono inefficaci e ingiuste, e giudicando così severamente la politica assurda portata avanti nel nostro paese dai governi di Hollande e di Sarkozy, Arnaud Montebourg convalida una parte essenziale delle analisi economiche del Front National”. Intanto, Francois Hollande ha ricevuto alle 18.30 il premier incaricato Manuel Valls per fare il punto della situazione e per definire la nuova squadra di governo, che deve essere, secondo il comunicato dell'Eliseo, “coerente con le indicazioni del presidente”.
26/08/2014 01:19
 
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Re: Francia, le dimissioni lampo di Valls: non una sola parola nel TG2 delle 20:30
marco---, 25/08/2014 21:07:

Francia: il ministro dell'Economia sbatte la porta (Fonte: ilvelino.it - 25/08/2014)

Nel corso di una conferenza stampa a Bercy, l'ormai ex ministro francese dell'Economia, Arnaud Montebourg, attacca le politiche europee di austerità e la presunta subordinazione del presidente Hollande e del premier Valls ai diktat della destra tedesca e della tecnoburocrazia di Bruxelles. “L'Europa e la Francia vivono una crisi senza precedenti”, ha detto Montebourg. “Non è eccessivo dire che questa crisi è diventata una delle conseguenze delle scelte politiche sbagliate sopportate dai cittadini europei. Ormai è noto, acquisito, che le politiche di austerità sono la causa del prolungamento della crisi economica e delle sofferenze inutili della popolazione europea. Oggi, il mondo intero ci supplica di far cessare queste assurde politiche di austerità. Gli errori, le ostinazioni, la testardaggine assurda hanno aperto interrogativi e disaccordi in ogni paese europeo”. Montebourg ha citato sant'Agostino, quando ha detto di volersi “riprendere la libertà” e ha aggiunto: “prendo come esempio Cincinnato, che preferì lasciare il potere per tornare ai suoi campi e agli aratri. Io voglio tornare a lavorare coi francesi”. Montebourg ha concluso la sua provocatoria conferenza stampa, che non pochi strascichi avrà nel dibattito europeo, a pochi giorni dal vertice di Bruxelles, sostenendo che “esistono soluzioni alternative” e che auspica un diverso “cammino, per l'Europa e per la Francia”.

Dopo la conferenza stampa di Montebourg, è intervenuta la leader del Front National, Marine Le Pen, che, tirando l'acqua delle dichiarazioni dell'ex ministro dell'Economia al suo mulino, ha plaudito alle “parole di verità” dette da Montebourg. Ed ha aggiunto: “queste parole di verità accreditando le analisi e le proposte del FN, faranno saltare tutti gli impedimenti sul cammino del nostro movimento verso il potere. Riconoscendo che la zona euro è la sola regione al mondo priva di ripresa e di crescita, ammettendo che le politiche di austerità dettate da anni alla Francia da Bruxelles e Berlino sono inefficaci e ingiuste, e giudicando così severamente la politica assurda portata avanti nel nostro paese dai governi di Hollande e di Sarkozy, Arnaud Montebourg convalida una parte essenziale delle analisi economiche del Front National”. Intanto, Francois Hollande ha ricevuto alle 18.30 il premier incaricato Manuel Valls per fare il punto della situazione e per definire la nuova squadra di governo, che deve essere, secondo il comunicato dell'Eliseo, “coerente con le indicazioni del presidente”.




...... e mentre Francia, Italia, Spagna, Portogallo, Olanda, Grecia..... sono tecnicamente con il culo per terra e mendicano a Draghi purghe rilassanti e sonniferi alla Merkel per allentare il cordone della borsa (senza contare del fatto che anche la Germania dopo le sanzioni alla Russia sta rallentando tantissimo), guardate un po cosa sta combinando la Cecoslovacchia (posto per intero l'articolo di Maurizio Gustinicchi su Scenari economici intitolatio:

SVALUTAZIONE MONETA SOVRANA: I MERCATI FINANZIARI APPROVANO E BENEDICONO LA SCELTA DELLA REPUBBLICA CECA CHE ORA CRESCE (Salsicciaio, impara l’economia)


Sapete cosa penso ? Che i nostri politici tutti, gentaglia astuta e in gran parte corrotta ben conscia di non avere attitudine e possibilità di crearsi uno status privilegiato e di benessere lavorando  come i comuniu mortali, con l'appoggio delle banche centrali e non, altra categolria di malfattori corrotti che messi sul mercato del lavoro non riuscirebbero a strattare uno stipendio normale, hanno tutto l'interesse a tenerci nella mirs di un sistema bloccato spaventandoci con la minaccia vigliacca di tragedia economica e distruzione del nostre riusparmi e potere d'acquisto con il supporto della stampa mainstream (altra categoria di tromboni a libro paga) e cos' pian pianino ci portano alla rovina, quella vera. Tanto loor non hanno nulla da perdere ed all'ukltimio momento salteranno giù dalla barca che affonda ed avranno sempre qualcuno da incolpare.

Ma dico io, con tutto il rispetto degli amici cechi, che negli anni 80, mentre noi costruivamo Ferrari e Maserati da sogno, riuscivano a costruire a malapena auto come questa: http://autodimerda.blogspot.it/2011/11/skoda-favorit.html , se ce l'anno fatta loro a rimettersi in corsa senza questo cacchio di Euro, perché non possiamo farcela noi ?


czech flag

Nella seduta di giovedí 7 novembre 2013 il board della Banca centrale ceca (CNB) ha dato il via libera agli interventi sullo scambio tra la corona e l’euro. Il principale obiettivo dell’azione della Banca centrale ceca CNB era indebolire leggermente il tasso di scambio della corona, favorendo così la competitività dei prodotti cechi sui mercati mondiali.

Il board stabilitì come obiettivo dei suoi interventi sui mercati valutari il raggiungimento di uno tasso di cambio di 27 corone ceche per euro. Prima dell’annuncio degli interventi sui mercati valutari il tasso di cambio era fermo a 25,8 Czk/euro. Il solo annuncio contribuì nella giornata a portare il cambio a 26,9 Czk/euro.

Dal sito della CNB si legge quanto segue:

“Abbiamo una capacità illimitata di intervento per indebolire il tasso di cambio della corona. Ciò significa che possiamo intervenire per un periodo sufficientemente lungo per il raggiungimento del tasso di cambio desiderato e del tasso di inflazione annuo fissato al 2%,”

“Cesseremo gli interventi sul tasso di cambio soltanto in presenza di significative spinte inflazionistiche,”

(Miroslav Singer - Governatore della CNB)

Egli sottolineò a suo tempo che l’intervento sui mercati valutari sarebbe durato probabilmente per tutto il 2014.

Ora direte voi: SI MA SAI CHE BRUTTA FINE NEI MERCATI INTERNAZIONALI! Ed invece i mercati la presero davvero bene, tanto bene, anzi, l’auspicavano proprio una bella e sana svalutazione:

czech fitch rating

E cosa accadde?

CZECH SVALUTAZIONE E CONSUMI

 

Come potete notare, i consumi sono ripartiti schizzando verso l’alto in corrispondenza dell’ultima svalutazione (parte finale della linea blu tratteggiata).

Con la ripresa dei consumi è stato possibile far ripartire il PIL della Nazione BEN OLTRE QUANTO FITCH RATING RITENEVA (circa 2,6% contro la previsione di 1,6%):

CZECH REPUBLIC SVALUTAZIONE E PIL

 

Notate come il PIL riparte più o meno da fine 2013 dopo che è stata data una bella spinta al PIL.

La Current Account è migliorata ma ancora non in modo sufficiente:

czech current account

 

E quindi il Board della CNB che decisione avrà preso? Fare austerity alla maniera Spagnola-Greca-Portoghese-Irlandese ed Italiana? Certo che si, questo si può fare quando si hanno in mano le leve del tasso di cambio e del tasso d’interesse, ed infatti ecco l’austerity:

CZECH DEFICIT

 

Nonostante la riduzione del deficit di 2.5 punti, la svalutazione ha aiutato a far salire comunque il PIL della nazione. L’austerity si può fare MA SOLO SE LE LEVE DI POLITICA ECONOMICA CONSENTONO DI TROVARE UNA VALVOLA DI SFOGO PER L’INDUSTRIA AFFINCHE’ RIESCA A SATURARE LE PROPRIE RISORSE, UMANE E TECNOLOGICHE.

E i tassi pagati dalla nazione? Saranno folli verrebbe da pensare vero? Diamo un’occhiata:

CZECH BOND DECENNALI

 

Tassi bassissimi applicati ad u debito estremamente contenuto rispetto al PIL (e parzialmente compensato dall’inflazione oggi allo 0,55%)

CZECH DEBITO SU PIL
Insomma, abbiamo ora la RIPRESA OLTRE IL 2%,

czech ripresa

uno 0,5% D’INFLAZIONE e come elementi negativi solo un DEFICIT DI 1,5% DEL PIL e interessi pari all’1,35% su un debito pubblico che è meno della metà del PIL…..

 

…..L’EQUAZIONE MATEMATICA DEL RAPPORTO DINAMICO DEBITO/PIL E’ GESTITA ADEGUATAMENTE ! ! !

 Ma questo ancora non soddisfa a sufficienza iboard della Banca Centrale Ceca (CNB) che, nella sua seduta di giovedì 31 luglio, ha lasciato senza modifiche il regime di intervento sul corso della corona.

(Tomas Zimmerman - Portavoce della CNB).

Il board della CNB ha ribadito che l’intervento sul corso è unilaterale tramite acquisti di valuta estera. La CNB continua quindi il suo impegno a lasciare il corso della corona sopra al valore di 27 corone/euro. “Il board della banca centrale ha preso nota che non concluderà il regime dell’intervento sul corso prima del 2016”, ha annunciato a sorpresa il governatore Miroslav Singer. Sono rimasti immutati anche i tassi d’interesse di base che si trovano allo zero tecnico. La CNB ha anche pubblicato le sue previsioni macroeconomiche. In miglioramento le previsioni di crescita del PIL, che quest’anno dovrebbe aumentare del 2,9% (la stima precedente parlava di un aumento del 2,6%), mentre le previsioni di crescita del PIL per il 2015 calano dello 0,3% arrivando al 3%. In rallentamento anche le previsioni sull’andamento delle spinte inflattive nella seconda metà del 2015, con un’inflazione al 2,3% nel secondo trimestre del 2015 e al 2,2% nel terzo trimestre del prossimo anno.

L’ho sempre detto: I CECHI HANNO QUALCOSA IN PIU’ DEL RESTO DEL MONDO!

Non è vero?

czech girl

 

E ops:

czech miss 2012

 

 

 

“Un fallimento è l’opportunità di ricominciare in modo più intelligente”

(Henry Ford)


[Modificato da fede49 26/08/2014 02:05]
26/08/2014 07:00
 
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Re: Re: Francia, le dimissioni lampo di Valls: non una sola parola nel TG2 delle 20:30
fede49, 8/26/2014 1:19 AM:

Ma dico io, con tutto il rispetto degli amici cechi, che negli anni 80, mentre noi costruivamo Ferrari e Maserati da sogno, riuscivano a costruire a malapena auto come questa: http://autodimerda.blogspot.it/2011/11/skoda-favorit.html , se ce l'anno fatta loro a rimettersi in corsa senza questo cacchio di Euro, perché non possiamo farcela noi ? Nella seduta di giovedí 7 novembre 2013 il board della Banca centrale ceca (CNB) ha dato il via libera agli interventi sullo scambio tra la corona e l’euro. Il principale obiettivo dell’azione della Banca centrale ceca CNB era indebolire leggermente il tasso di scambio della corona, favorendo così la competitività dei prodotti cechi sui mercati mondiali.

Grazie per l'interessante articolo! [SM=g1750826]

Svalutazione monetaria (Fonte: andrebrundu.wordpress.com - 10/11/2013)

Qualche giorno fa, la Banca Centrale ha ridotto ai minimi il costo del denaro. Quasi in contemporanea, la Banca nazionale Ceca ha svalutato in maniera pesante il valore della Corona Ceca. Erano ormai anni che viaggiava attorno alle 25 Corone/€. Dopo l’intervento, oggi sfiora quasi le 27 Corone/€. La decisione puó apparentemente sembrare poco comprensibile, proprio in un momento in cui l’economia Ceca fá registrare risultati record in termini di PIL e disoccupazione. Nel terzo trimestre, infatti, sono stati creati 33 mila nuovi posti di lavoro, tasso di disoccupazione al 7%. In realtá, credo, a mio parere, la decisione é mirata a favorire le esportazioni e rendere la Repubblica Ceca ancor piú appetitosa ed economica per i turisti. Infatti, oggi, avere degli Euro e venire a cambiarli e sfruttarli da queste parti, é notevolmente conveniente, non parliamo poi, dell’imminente periodo natalizio. Per chi invece, ha stipulato un mutuo in Euro ed investito, ha preso una piccola botta. Ma come ormai ho avuto modo di sperimentare da tempo, una cosa che i Cechi sanno far bene, é gestire la moneta. Questo é uno dei vantaggi di mantenere la sovranitá monetaria e non essere entrati nella moneta unica.
26/08/2014 08:36
 
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Re: Re: Re: Francia, le dimissioni lampo di Valls: non una sola parola nel TG2 delle 20:30
marco---, 8/26/2014 7:00 AM:

Grazie per l'interessante articolo! [SM=g1750826]

Svalutazione monetaria (Fonte: andrebrundu.wordpress.com - 10/11/2013)

Qualche giorno fa, la Banca Centrale ha ridotto ai minimi il costo del denaro. Quasi in contemporanea, la Banca nazionale Ceca ha svalutato in maniera pesante il valore della Corona Ceca. Erano ormai anni che viaggiava attorno alle 25 Corone/€. Dopo l’intervento, oggi sfiora quasi le 27 Corone/€. La decisione puó apparentemente sembrare poco comprensibile, proprio in un momento in cui l’economia Ceca fá registrare risultati record in termini di PIL e disoccupazione. Nel terzo trimestre, infatti, sono stati creati 33 mila nuovi posti di lavoro, tasso di disoccupazione al 7%. In realtá, credo, a mio parere, la decisione é mirata a favorire le esportazioni e rendere la Repubblica Ceca ancor piú appetitosa ed economica per i turisti. Infatti, oggi, avere degli Euro e venire a cambiarli e sfruttarli da queste parti, é notevolmente conveniente, non parliamo poi, dell’imminente periodo natalizio. Per chi invece, ha stipulato un mutuo in Euro ed investito, ha preso una piccola botta. Ma come ormai ho avuto modo di sperimentare da tempo, una cosa che i Cechi sanno far bene, é gestire la moneta. Questo é uno dei vantaggi di mantenere la sovranitá monetaria e non essere entrati nella moneta unica.



tranquilli !
noi siamo messi meglio di tutti.

abbiamo i partitoni NAZIonali pronti a immolarci sull'altare del sacro euro e della sacra Kommissione UE quella dei dazi alla russia.

in compenso l'irresistibile forza d'opposizione, gli onesti e puri 5 stellati non hanno una minima idea visto che delle pinzillacchere come l'euro e l'ue a loro non frega nulla, meglio parlare dell'eKosostenibilita' delle ventole eoliche da condominio e altre robe di livello similare.

percio' preparate le pinne e maschere che oramai la nave e' adagiata allegramente sui fondali, altro che nautilus.





[Modificato da ziomaoziomao 26/08/2014 08:38]

--------------------------------------------------
Comica e dannosa. In due parole, l’Unione Europea.
26/08/2014 10:55
 
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Re: Re: Re: Re: Francia, le dimissioni lampo di Valls: non una sola parola nel TG2 delle 20:30
ziomaoziomao, 26/08/2014 08:36:



tranquilli !
noi siamo messi meglio di tutti.




È vero che siamo messi meglio di tutti, quando si tratta di gestire proventi a circolazione chiusa tra banche, agenzia governative (e quindi governo) ecc. i nostri cervelloni funzionano eccome. Guardate qui i nostri azzeccagarbugli cosa sono riusciti a congegnare:

L'AFFARE MILIARDARIO DEGLI F24 TRA BANCHE ED AGENZIA DELLE ENTRATEF24 300x189 L’affare miliardario degli F24 tra Banche e Agenzia delle Entrate

Leggendo il rapporto di ABI ( l’Associazione delle Banche Italiane) del giugno 2014, mi colpisce quanto descritto nel capitolo dei rimborsi tra lo Stato italiano e le Banche e Poste spa in merito al servizio di accettazione delle deleghe F24 e F23.
Giova ricordare che il servizio è regolato da una legge ( la 241 del 1977) che regola con apposite convenzioni e accordi questo “servizio”. Il servizio non è obbligatorio, ma praticamente tutte le banche lo erogano e vediamo perché: sono oltre 477 miliardi di euro i soldoni incassati dal sistema bancario che poi li riversa all’Agenzia delle Entrate entro 5 giorni lavorativi.

Non male, visto i tassi del sistema bancario di utilizzo per questo tempo di somme enormi…..(parliamo di oltre 950 mila miliardi di vecchie lire…). Ma vediamo quanto lo Stato riconosce alle banche per ogni delega: 2 euro per ogni delega cartacea alla cassa e 1,40 euro per ogni delega telematica, se poi aggiungiamo che le deleghe F24 sono state oltre 132 milioni, stiamo parlando di alcune centinaia di milioni di euro introitati dalle Banche per le sole deleghe F24. Mica male.

Discorso diverso per le deleghe F23 (questo servizio è regolato dalla Legge 237 del 1997) che riconosce lo 0,075 % per ciascun codice tributo presente in delega con un minimo di 1,55 euro ed un massimo di 15,49 – naturalmente per delega!
In questo caso però le banche devono entro il 3 giorno lavorativo riversare i soldi incassati agli agenti di riscossione che provvedono poi a riconoscerli all’erario. Di quanto sia il ritorno alle banche per gli F23 l’ABI non lo dice e pertanto presumo che sia una bella cifretta visto che l’Agenzia delle Entrate sta spostando i tributi sugli F24 ( a loro dire più comodi e veloci ??!! ), io penso invece che sia solo una questione di risparmio!! Altro che velocità…

“Un’economia di servizi è buona cosa, ma eliminate la manifattura e diventate una nazione di banchieri, camerieri e guide turistiche.”
Chris Anderson

La Cicala

da L’indipendenza

 


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Maggio 2017, Fine dell’Europa? (Mancano 30 Mesi)

hqdefault Maggio 2017, Fine dellEuropa? (Mancano 34 Mesi)


34 post, 1 per ogni mese che separano l’Europa da quello che oggi appare l’unico evento politico che potrebbe seriamente decretare la fine dell’Europa e dell’Euro. Le elezioni presidenziali Francesi.


Peraltro, sempre che non si svolga prima, nel 2017 è previsto anche il referndum indetto da Cameron per chiedere agli inglesi se voglioni rimanere nell’Unione Europea oppure no.


Luglio 2014 (mancano 34 mesi)


Francia: la situazione europea per Marine le Pen appare perfetta, in Europa si è formata un impopolare grande coalizione con personaggi ridicoli come Shultz e Junker alla guida dei principali organi dell’Unione.


A livello economico i dati macro Francesi, come tendenza sono in assuluto i peggiori del mondo occidentali, anche peggio di quelli Italiani, sale la disoccupzaione e la Francia è l’unica nazione sviluppata con indici della fiducia di imprese e consumatori in caduta libera, diciamo un Italia con 24 mesi di ritardo. La situzaione ideale per il Front National.


A livello di politica interna, è stato appena arrestato Sarkozy, ovvero uno dei potenziali rivali a destra del Front National, Hollande continua ad essere il presidente francese con il più basso gradimento della storia. Per ora non si segnalano problemi importanti legati alle città governate dall’FN, in passato la prova del governo è stata il tallone di achille per gli eletti di quel partito.


Inghilterra: nonostante un impetuosa ripresa economica, Cameron sia per scandali interni sia per l’oggettiva figuraccia fatta di fronte a Francia, Italia e Germania appare condannato. Gli inglesi sanno che la Gran Bretagna oggi conta pochissimo in Europa e che si vedrà starppare ad uno ad uno i privilegi di cui gode pur non contribuendo alla zona Euro. L’Ukip di Nigel Farage gode di un consenso popolare crescente peraltro senza doversi confrontare con alcuna prova di governo. Ad ogni modo gli effetti di un abbandono dell’Inghilterra dell’Europa non appare un fattore decisivo per la sopravvivenza ne della moneta unica che delle istituzioni europee. Anzi…..


Italia: nulla da segnalare, prosegue l’indiscussa forza politica ed elettorale del Partito Democratico di Matteo Renzi, la formazione politica in assoluto più europeista del paese, anche più dei socialisti francesi e di entrambi i partiti di governo tedeschi.


Conclusioni per Luglio 2014: a 34 mesi dal periodo decisivo, l’Europa non potrà sopravvivere nella forma con cui la conosciamo oggi. C’è da dire che il periodo di tempo che intercorre da oggi al Maggio 2017 è sufficente per determinare scenari del tutto nuovi. In particolare il FN ha il problema di dovere dimostrare di saper governare nelle città dove ha preso il potere. E fino d oggi è stato deludente.

Da: Rischio Calcolato


26/08/2014 11:36
 
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Tutti allegramente verso il prossimo collasso

Tutti allegramente verso il prossimo collasso



inCondiviIl sistema economico finanziario mondiale non è mai stato così fragile. Anche se banche centrali e governi continuano a drogare le borse. Foto: Jaime Caruana (BRI)



Jaime Caruana, General manager della BIS di Basilea (la banca centrale delle banche centrali o BRI Banca dei Regolamenti internazionali).

Jaime Caruana, General manager della BIS di Basilea (la banca centrale delle banche centrali o BRI Banca dei Regolamenti internazionali).



GINEVRA (WSI) - L’ottimismo a tutti i costi e il non voler vedere la disastrosa realtà della situazione economica e finanziaria è qualcosa di molto pericoloso, perchè il sistema finanziario mondiale non è mai stato così fragile. I rischi di rottura sono molto concreti, anche se le banche centrali e le autorità politiche continuano a lanciare assurdi messaggi incoraggianti. E anche se i mercati azionari salgono ai nuovi massimi, drogati da programmi di stimolo dei banchieri centrali, con Janet Yellen (Fed) e Mario Draghi (Bce) in prima linea, per rafforzare l'establishment bancario, a scapito della classe media.



Leggi: I padroni del mondo

Jaime Caruana, General manager della BIS di Basilea (la banca centrale delle banche centrali o BRI Banca dei Regolamenti internazionali) teme un nuovo disastro alla "Lehman Brothers", causato dall’aumento del debito a livello mondiale e dichiara che nella loro caccia al guadagno, gli investitori ignorano la prospettiva di tassi d’interesse più alti.

Maximilian Zimmerer, del Board of Management di Allianz SE, Investments.

Maximilian Zimmerer, Chief Investment Officer della compagnia di assicurazione Allianz (la più grande a livello europeo) dichiara che "niente è stato risolto e tutti lo sanno."
Lo scorso maggio, Jürgen Stark, ex vice presidente della banca centrale tedesca, ha dichiarato che l’attuale sistema economico è pura finzione.
Dichiarazioni di questo genere si contano a centinaia.
Anche se dal crollo di Bretton Woods vi sono stati fallimenti bancari e crisi di Stato, la situazione attuale è unica, perchè:

> mai il mondo finanziario ed economico è stato tanto interdipendente
> mai il livello globale dell’indebitamento è stato tanto alto
> mai il "shadow banking" è stato tanto importante
> mai le nostre economie sono state tanto dipendenti dal gas, dal petrolio e dall’elettricità
> mai chi detiene il potere economico e finanziario ha basato così tanto le proprie decisioni su modelli matematici inadeguati.

Negli Stati Uniti:
> si osserva un aumento costante della disoccupazione
> Wall Street raggiunge i massimi perchè le società riacquistano le proprie azioni (e per farlo, alcune si indebitano massicciamente)
> le assicurazioni contro i crash in Borsa diventano sempre più care
> la classe media riduce anche i consumi a basso prezzo
> il 70% degli americani pensa che il peggio della crisi deve ancora arrivare
> la bolla dei prestiti agli studenti continua a espandersi
> il mercato immobiliare mostra nuovi segni di indebolimento
> il governo americano se ne infischia del mostruoso debito nazionale (circa 17.660 miliardi di dollari)
> lo statuto del dollaro come moneta di riserva internazionale è sempre più minacciato
> la Federal Reserve si prepara a imporre restrizioni sui prelievi di liquidità da certi fondi obbligazionari

In Europa la situazione è molto fragile e ben nota ed è inutile fare la lista dei disastri economici, sociali e finanziari.
Alla fine di ottobre, la Banca centrale europea terminerà l’analisi della qualità degli attivi di 130 banche della Zona euro. Sono attesi risultati deludenti e le misure che verranno prese saranno severe.

Da: Wall Street Italia
[Modificato da fede49 26/08/2014 11:39]
26/08/2014 15:06
 
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I grandi Beatles avevano capito come sarebbe girato il mondo

"You Never Give Me Your Money (Mr. Draghi)"

Per riascoltarlo: youtu.be/CoAqElgR8Do

You never give me your money
You only give me your funny paper
And in the middle of negotiations
You break down

I never give you my number
I only give you my situation
And in the middle of investigation
I break down

Out of college, money spent
See no future, pay no rent
All the money's gone, nowhere to go
Any jobber got the sack
Monday morning, turning back
Yellow lorry slow, nowhere to go
But oh, that magic feeling, nowhere to go
Oh, that magic feeling, nowhere to go
Nowhere to go

Aaaaahhhhhhhhhh...
Aaaaahhhhhhhhhh...
Aaaaahhhhhhhhhh...

One sweet dream
Pick up the bags and get in the limousine
Soon we'll be away from here
Step on the gas and wipe that tear away
One sweet dream came true today
Came true today
Came true today (Yes it did)

One two three four five six seven
All good children go to Heaven
One two three four five six seven
All good children go to Heaven
One two three four five six seven
All good children go to Heaven
One two three four five six seven
All good children go to Heaven
One two three four five six seven
All good children go to Heaven
One two three four five six seven
All good children go to Heaven
One two three four five six seven
All good children go to Heaven
One two three four five six seven
All good children go to Heaven (fade out)
[Modificato da fede49 26/08/2014 15:08]
27/08/2014 10:59
 
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Italia salva
Spread ai minimi, Morando (Tesoro): Italia salva grazie a Bce e Renzi (Fonte: affaritaliani.it - 26/08/2014)

Record per lo spread, sotto 150 punti rispetto al Bund tedesco e meglio dei titoli britannici. Enrico Morando, viceministro dell'Economia, ad Affaritaliani.it: merito di Draghi e anche del governo Renzi. I mercati sanno che non ci sarà una crisi dell'euro e che l'Italia non ha problemi a far fronte al debito. Il risparmio per lo Stato? Due o tre miliardi di euro.
28/08/2014 22:45
 
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ITALIA: SALDO ESTERO AGGIUSTATO, ORA FRA SALDO PUBBLICO E SALDO PRIVATO QUALCUNO DEI DUE DEVE MORIRE…..A VOI LA SCELTA


In onore al padre di tutti noi blogger informatori delle cose del mondo e, soprattutto, su quanto siano CIALTRONI e DILETTANTI i nostri politici e governanti, questo breve pezzo intende puntualizzare nuovamente il significato del termine più utilizzato per descrivere la situazione attuale dell’Italia: SALVA!

Salva da che? Per cosa? Ma soprattutto…..perchééééééé…..

Tutto nasce dalla seguente identità: SALDO ESTERO + SALDO PUBBLICO + SALDO PRIVATO = O !

Questo significa che:

1) se il SALDO ESTERO FOSSE NEGATIVO, LA SOMMA DI SALDO PUBBLICO E PRIVATO SAREBBE PER FORZA NEGATIVA
2) se il SALDO ESTERO FOSSE POSITIVO, LA SOMMA DEGLI ALTRI DUE SALDI SAREBBE INVECE POSITIVA.

Nel primo caso la nazione vede uscire moneta dai propri confini (magari per mezzo del sistema bancario che per pareggiare i conti e garantire le transazioni dovrà andare a chiedere la moneta ai mercati internazionali a costi più o meno elevati in funzione del rischio paese), nel secondo invece la base monetaria nel paese si espande!
Il mondo funziona così nel GOLD STANDARD, ma è ancora più perverso nel GOLD STANDARD IMPERFETTO qual’è l’Euro!
E perché allora si dice che l’Italia è salva? Semplice, perché Conto Corrente e Bilancia Commerciale oramai sono positive.

ITALY CURRENT ACCOUNT

Sopra vediamo il Conto Corrente, sotto la BoT:

ITALY BOT

Ciò grazie al FISCAL RETRENCHMENT (incremento di tagli e aumento delle tasse)suggerito (imposto) dal FMI a Monti.
Dato che, come da sempre ci spiega il nostro GURU “Bagnai”, l’identità E’ un’identità, ne segue, GRAZIE A DIO, che la base monetaria può finalmente iniziare ad espandersi.
E ma….a dire il vero è troppo poca!…..
Avendo perduto il 27% della base produttiva del paese, prima che la moneta affluisca per tale via in modo consistente saremo morti tutti.
Ma non divaghiamo! Torniamo all’identità.
Dovremmo esser felici vero? Si, ed invece c’e’ qualcosa che non va, ancora il paese non  è completamente salvo. Come mai? Semplice……perché….perché…..perché….perché oltre al SALDO ESTERO POSITIVO l’Eurozona ci impone il PAREGGIO DI BILANCIO STRUTTURALE.
Se nel primo caso è semplice agire perché è sufficiente agire per raffreddare la domanda interna (da cui dipende l’import), ovvero per fare PROTEZIONISMO DOGANALE INDIRETTO, nel secondo caso il problema è immenso perché può accadere che al potere vadano i SALSICCIAI e I VENDITORI DI FUMO…..perché….perché …. perché per quanto sopra….

IL PAESE OGGI E’ GESTITO DA CIALTRONI CHE, PERALTRO, SONO PURE INCOMPETENTI!!! 

Guardate:

ITALY PREVISIONE USCITE

Nel DEF di Renzi si nota che pur di rimanere a galla, il Salsicciaio, il Nientologo, Renzi non si fermerà davanti a niente:

INCREMENTO DEI PAGAMENTI CORRENTI PER SOLI 31 MILIARDI TRA IL 2014 E IL 2018.
EPPURE GUARDATE BENE GLI IMPEGNI PRESI PER LE USCITE:

* TAGLIO AGLI ACQUISTI DI BENI E SERVIZI PER 8 MILIARDI DI EURO
* CONGELAMENTO DEL PERSONALE IN SERVIZIO (INCREMENTO PARI A O  MILIARDI)
* AUMENTO DEI TRASFERIMENTI A FAMIGLIE PER OLTRE 40 MILIARDI
Ora, sapendo che i tagli agli acquisti non riusciranno mai a farli:

ITALY NIENTE TAGLI

E che anche il congelamento dei dipendenti pubblici a mio avviso non arriverà mai:

ASSUNZIONI ITALIA

secondo voi, visto che al massimo nel paese potrebbero riaffluire solo 10-15 miliardi di maggior valuta tramite l’export, DOVE ANDRA’ RENZI A PRENDERE I SOLDI CHE GLI SERVONO PER SOSTENERE QUESTA MAGGIORE SPESA CORRENTE (31+8+40 MILIARDI)? Non lo avete ancora capito? Allora ve lo chiarisco io:

AL BANCOMAT “SETTORE PRIVATO”!

Datemi retta, se potete, rifugiatevi …. all’estero!

Maurizio Gustinicchi  


[Modificato da fede49 28/08/2014 22:49]
29/08/2014 15:36
 
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Elementare Watson: se non consumi benzina non vai da nessuna parte....

Sprofonda tutto. Continua il tracollo dei consumi petroliferi italiani e della benzina, il gasolio non sta meglio


 









consumi petroliferi italiani nel mese di luglio 2014 sono ammontati a circa 5,3 milioni di tonnellate, con una diminuzione pari al 4,9% (-275.000 tonnellate) rispetto allo stesso mese del 2013.

prodotti autotrazione, a parità di giorni di consegna, hanno rilevato le seguenti dinamiche: la benzina nel complesso ha mostrato una flessione del 6,3% (-48.000 tonnellate) rispetto a luglio 2013, mentre il gasolio autotrazione ha registrato unlieve aumento, pari all’1,5% (+31.000 tonnellate).

La domanda totale di carburanti (benzina + gasolio) nel mese di luglio è così risultata pari a circa 2,8 milioni di tonnellate, di cui 0,7 milioni di tonnellate di benzina e 2,1 di gasolio autotrazione, con un decremento dello 0,6% (-17.000 tonnellate) rispetto allo stesso mese del 2013.

Nel mese considerato le immatricolazioni di autovetture nuove sono aumentate del 5%, con quelle diesel che hanno rappresentato il 55,6% del totale (era il 54,6% nel luglio 2013).

Nei primi sette mesi 2014, i consumi sono stati invece pari a circa 33,8 milioni di tonnellate, con un calo del 3,3% (-1.168.000 tonnellate) rispetto allo stesso periodo del 2013.

La benzina, nel periodo considerato, ha mostrato una flessione del 3,1% (-143.000 tonnellate), mentre il gasolio è rimasto sostanzialmente invariato (-5.000 tonnellate).

Nei primi sette mesi del 2014 la somma dei soli carburanti (benzina + gasolio), pari a 17,5 milioni di tonnellate, evidenzia una diminuzione dello 0,8% (-138.000 tonnellate).

Nello stesso periodo le nuove immatricolazioni di autovetture sono risultate in crescita del 3,7%, con quelle diesel a coprire il 55,9% del totale (era il 53,7% nei primi sette mesi del 2013).


Roma, 28 agosto 2014 –  Comunicato dell'Unione Petrolifera



Con i dati forniti dal Ministero delle dello Sviluppo Economico abbiamo elaborato e realizzato i nostri consueti grafici a partire dal Gennaio 2006 che qui sotto pubblichiamo.

Il petrolio 

Il grafico con i consumi per anno solare. Vediamo come i consumi di petrolio siano sempre al livello più basso in tutti i mesi del 2014 . 


 Qui è ancora più evidente la caduta progressiva con il grafico dei consumi con i mesi in sequenza, tendenzialmente a picco ...

 .. ed ancora più evidente se prendiamo in considerazione i 12 mesi precedenti al mese di riferimento. Via giù nell'abisso. Qualunque possa essere la regione va a picco.



Anche questo mese aggiungiamo un grafico con le percentuali dei consumi di petrolio rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. Prevalgono le colonne rosse, costanti e aggressive, che, di mese in mese disegnano una picchiata significativa dei consumi, progressiva, inesorabile.




Passiamo al consumo dei carburanti per autotrazione

Questo mese mettiamo solo i grafici che riguardano i consumi mensili raggruppati per anno solare e i grafici che prendono in considerazione i 12 mesi precedenti al mese di riferimento

La benzina
 


Il gasolio da trazione




Gasolio e benzina sommati






Mettetela come volete ma non mi sembra credibile l'ipotesi del crollo dei consumi dei carburanti sia dovuta ad una efficienza maggiore dei motori. Il cfrollo dei consumi non è da imputare alla migliore efficienza ma al motore che non funziona a dovere, il motore dell'economia. Altri indicatori ce lo confermano.
Ce lo conferma il consumo di energia elettrica (-3,8 % a luglio, flessione del 3,2% nei primi 7 mesi), il consumo di gas ( - 3,7 % circa, -13,4 nei primi 7 mesi), la disoccupazione in crescita (dati a giugno), i mezzi da trasporto merciche girano meno in autostrada, mentre la povertà relativa tocca 10 milioni di persone e 6 milioni la povertà assoluta.

Il mondo è fatto di gufi e volpi con i paraocchi?.


29/08/2014 16:02
 
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Il primo tasso di crescita tendenziale negativo dei prezzi dal settembre del 1959
Italia scivola in deflazione in agosto, prima volta dal 1959 (Fonte: it.reuters.com - 29/08/2014)

Scivola in deflazione l'Italia nel mese di agosto, mostrando il primo tasso di crescita tendenziale negativo dei prezzi dal settembre del 1959. Il persistere della condizione di debolezza economica porta dunque il Paese a quella situazione di contrazione dei prezzi al consumo, temuta da molti ma fino ai mesi estivi non del tutto incorporata dalle aspettative, nell'attesa di una ripresa del Pil che però è venuta progressivamente a mancare. Secondo i dati preliminari di agosto pubblicati stamane dall'Istat l'indice nazionale (Nic) dei prezzi al consumo ha registrato una contrazione dello 0,1% tendenziale, dopo il +0,1% di luglio. Le attese, elaborate in un sondaggio Reuters, indicavano tuttavia un calo dei prezzi più ampio, dello 0,2%. Su base congiunturale l'indice Cpi si è attestato su un +0,2%, dal -0,1% di luglio (stime a +0,1%). L'inflazione acquisita per il 2014 sale allo 0,4% dallo 0,3% di luglio. L'inflazione di fondo, calcolata al netto dei beni energetici e degli alimentari freschi, scende a 0,5% dallo 0,6% di luglio. Al netto dei soli beni energetici l'inflazione si porta allo 0,4% dal precedente 0,3%.
03/09/2014 15:38
 
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Euroscettico anche l'ex guru economico di Deutsche Bank
Draghi spaventa Berlino (Fonte: ilfoglio.it - 03/09/2014)

L’ex guru economico di Deutsche Bank fonda un pensatoio euroscettico.

...Mayer al Foglio: “Differenze culturali”
Raggiunto telefonicamente dal Foglio, Thomas Mayer sostiene che non è più possibile svolgere un simile lavoro intellettuale all’interno della Friedrich Naumman Stiftung, la Fondazione del Partito liberale. Il nuovo think tank Prometeo invece non ha secondi fini politici: “Il mio sostegno non è motivato da un interesse per la nascita di un nuovo partito politico. Non credo peraltro di avere alcun talento per la politica”. Certo è che le tesi di Mayer, in linea con quelle della cosiddetta “scuola austriaca di economia”, riprendono molti punti fermi della vulgata anti euro. “Dopo la crisi finanziaria – dice Mayer – oggi l’Eurozona è nel bel mezzo di una crisi dell’economia reale. Il motivo è che i membri dell’Unione monetaria sono troppo diversi culturalmente ed economicamente per poter vivere insieme in armonia. Fintantoché tali differenze rimarranno non sarà possibile assicurare alcuna stabilità finanziaria e dei prezzi”. E qui cala il giudizio negativo sul banchiere centrale Mario Draghi. “Draghi ha soltanto allontanato nel tempo i problemi. Oggi c’è senz’altro stabilità finanziaria, ma si è persa la stabilità dei prezzi. Se la Bce dovesse riuscire a sconfiggere la deflazione, questo porterà alla fine a nuova inflazione. Stabilità finanziaria e dei prezzi si avranno soltanto quando le differenze sopra citate saranno scomparse. Ma questa evoluzione non è né probabile, né auspicabile”. Il rimedio anche per Mayer, ex capo economista di una delle più importanti istituzioni finanziarie tedesche, sembra essere soltanto uno: la frammentazione delle aree monetarie e la fine dell’euro.
07/09/2014 22:57
 
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La crisi europea? Non ha soluzioni indolori... (Fonte: contropiano.org - 04/09/2014)

Ci dovrebbe essere un limite alla vergogna. Specie se chi dovrebbe vergognarsi possiede titoli accademici, credibilità internazionale, ha ricoperto – in modo ignobile – persino l'incarico di primo ministro. Specie se tutto quel che hai fatto fin qui si rivea palesemente sbagliato. Accade che il think tank Bruegel, specializzato in analisi economica, abbia consegnato ai massimi vertici dell'Unione Europea un dossier definito “allarmante”, che inizia con la scoperta dell'acqua calda: «Senza crescita, diventerà impossibile rispettare le regole di bilancio». Non serviva una congrega di cervelloni per capire che, se pratichi “l'austerità”, non potrai avere a disposizione quel che serve per “crescere”; e, viceversa o di conseguenza, se non cresci non puoi neanche rimettere a posto i tuoi bilanci dissestati...

...Quasi saggio. Ma chi è il presidente del Bruegel, sia pure onorario? Quel tale Mario Monti di cui si accennava all'inizio, il “pazzo” che ha convinto il governo e il parlamento italiano a firmare l'adesione al trattato istitutivo del Fiscal Compact senza alcuna discussione pubblica, con un atto di fede cieca e idiota. Usiamo parole offensive, troppo forti, volgari? No, signori. Stiamo citando alla lettera alcune delle espressioni usate dal più famoso – e rispettato – editorialista economico di un giornalino come il Financial Times, di cui oggi il Corriere della Sera (non un giornale leninista...) presenta l'ultimo libro portato alle stampe, «The Shifts and the Shocks». Cosa dice, papale papale, Martin Wolf? Ascoltiamolo...
«Senza un ampio programma di riforme strutturali a livello nazionale e un’effettiva politica per rilanciare la domanda nell’eurozona, coordinata a livello europeo, sostenuta contemporaneamente da un’adeguata politica monetaria della Bce, l’Italia è condannata a morire lentamente. Ed è un vero peccato, perché è un Paese straordinario che adoro, ma è come se fosse su un altro pianeta». Si potrebbe pensare che è colpa delle storiche pigrizie italiche, che in qualche modo hanno aggravato la situazione. Ma non l'hanno provocata. «La moneta unica è stata una vera idiozia. La cosa più sconcertante è che in nessuno Stato c’è stata una discussione seria sugli effetti reali che l’adozione dell’euro avrebbe avuto sulla competitività delle imprese e del sistema Paese. Solo Gran Bretagna e Germania hanno tenuto un vero dibattito. E infatti Londra saggiamente ha detto no all’euro, sapendo che sarebbe stato un suicidio, mentre Berlino, aderendo, ne ha capito la portata e non solo ha deciso le regole, ma ha fatto tutte le riforme necessarie per funzionare in un’unione monetaria. Gli altri Paesi sono stati pazzi. Tutti pensavano che l’euro avrebbe risolto tutti i problemi, invece li ha messi a nudo»...
08/09/2014 22:17
 
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Guardate come se la ridono


fede49, 08/09/2014 22:12:

Posto per intero questo articolo preso da controinformazione.info perché mi sembra descriva perfettanmente e con un linguaggio piano lo specchio d'acqua sul quale sta affondando questo nostro bellissimo paese, per colpa degli "avvoltoi" come ben li dipinge Luciano Lago, con la regia dei poteri forti della finanza impersonati da FED e BCE, dei burocrat che la dirigono e la permeano e dei politici inetti, incapaci e corrotti che ci governano con il consenso pretestuoso (non sono stati ELETTI) del 41% del 50% degli italioti, che in parte per ignoranza ed in parte per consapevole connivenza e sudditanza li hanno votati.

PS. Avete notato che questi biechi individui chiamati a decidere quanto attingere in modo coatto con tasse e prelievi di ogni tipo dai nostri risparmi se la ridono sempre quando sono fuori campo? Cosa cavolo avrà da ridere Padoan sapendo di dover massacrare i risparmi di tanta povera gente che nen è responsabile del dissesto in cui consapevolmente lui ed i suoi predecessorio ci hanno infilato? Certo che a lui cambia poco, una poltrona ben pagata è sepre disponibile, guardate dove è finito quell'incapace di Saccomanni, suo predecessore, invece che a zappare la terra.....

di Luciano Lago

Che in questo paese fossimo arrivati ormai “alla frutta” lo si era capito da un pezzo : con uno Stato che vanta il debito pubblico record di oltre 2.166 miliardi di euro, corrispondente al 137,9% del PIL) : solo negli ultimi dodici mesi, tra aprile 2013 e aprile 2014, il “buco” nelle finanze statali è cresciuto di 103,5 miliardi di euro, pari a una media di 8,6 miliardi al mese. Vedi: Cosa si nasconde dietro l’enorme aumento del debito pubblico

Lo Stato italiano che, grazie all’euro, non dispone più di una propria moneta, è costretto a ricorrere al prestito di una moneta straniera (denominata euro) che deve richiedere dietro interessi al cartello bancario sovranazionale che “graziosamente” gli concede questi denari dietro interessi che, per il solo finanziamento del debito, costano circa 80/90 miliardi all’anno.

 La crescita del debito pubblico ha continuato a salire nonostante o/ a causa delle politiche di austerità imposte da Bruxelles, con il livello stratosferico di tassazione che grava su imprese e famiglie, che hanno prodotto la contrazione dell’economia, chiusura di migliaia di aziende, disoccupazione record, con effetto di arretramento del PIL e di conseguenza il calo delle entrate fiscali e lo sballo di tutte le previsioni di crescita fatte dal governo. Dal governo Monti, fiduciario delle centrali finanziarie, seguito da quello di Enrico Letta e, da ultimo, dal parolaio fiorentino, Matteo Renzi, la situazione non è cambiata anzi si è aggravata ed è sempre più vicina al default.

Tutti questi governi si sono limitati ad applicare le ricette demenziali dei burocrati di Bruxelles e di Francoforte ed i risultati si vedono.

Per chi non lo avesse ancora capito, Il debito pubblico italiano è già tecnicamente impagabile.
Tuttavia per mascherare questa grave situazione il governo Renzi, quando si è insediato, ha proclamato la sua irrinunciabile volontà di fare le riforme (una al mese aveva detto in un primo tempo) affermando che con queste riforme tutto dovrà cambiare: l’economia riprenderà il suo corso, ci sarà la crescita, la disoccupazione dovrà calare, gli imprenditori torneranno ad investire e tornerà la fiducia e l’Italia sarà un paese più moderno, con un sistema del lavoro flessibile come in Germania, con una Pubblica Amministrazione più snella e più moderna (che pagherà i suoi debiti con le imprese, ci aveva detto), con un sistema giudiziario degno di un paese civile, una scuola più avanzata, ecc. ecc..

Un buona parte degli italiani, incantati dalle chiacchiere dell’imbonitore fiorentino, sempre presente in TV ed al centro di una formidabile “campagna di persuasione”,
con la sua squadra di “belle ministre”, giovani ed avvenenti, ne sono rimasti incantati, gli hanno creduto ed hanno votato per il suo partito, il PD, visto che erano in quel periodo le elezioni europee.

Sono passati i primi sei mesi e di riforme si è vista in marcia (con i suoi tempi lunghi di approvazione circa 2 anni) soltanto quella del Senato, che non è esattamente quello che possa smuovere l’economia.
Molte promesse e molte chiacchiere ma per la fantomatica “spending review” (tagli alla spesa pubblica), ancora non si sono visti che tagli marginali ma niente di sostanziale.  L’enorme apparato burocratico clientelare continua come prima a macinare denaro pubblico, come anche le corporazioni super pagate dei dirigenti statali, dei manager pubblici, dei magistrati, dei dipendenti di organismi pubblici, dalla Banca D’Italia, alla Corte dei Conti ,alla Corte Costituzionale, nonchè le oltre 5.000 società partecipate da Regioni, Province e comuni, fra stipendi, gettoni di presenza, rimborsi spese, consulenze, ecc..  I crediti delle imprese non sono stati pagati e molte di queste sono andate in fallimento.  Le Province, pur se nominalmente abolite ,continuano ad avere il loro personale a carico, i partiti hanno continuato ad incassare il finanziamento pubblico (appena ridotto dal 2015) i giornali continuano ad avere il finanziamento pubblico, in più lo Stato italiano si è accollato la spesa per accogliere ed assistere oltre centomila fra immigrati e rifugiati provenienti da Africa e Medio Oriente, mentre il ministro Alfano continua a strepitare che “l’Europa deve farsi carico del problema” (?!?).

L’unico segnale di riduzione di spese da ultimo dato da Renzi è stato quello di ridurre del 3% le spese di ogni Ministero: dalla Pubblica Istruzione alla Difesa, all’Interno, ecc.. Esttamente i tagli lineari che venivano fatti durante i governi Berlusconi e Tremonti. Dove sarebbe la novità? Si è chiesto qualcuno che riteneva Renzi un grande “innovatore”.

Tuttavia il segnale più grave e sintomatico di quale sia la situazione reale è stato dato qualche giorno fa, dall’affascinante quanto inesperta ministra Madia, quando questa ha comunicato ai sindacati e rappresentanti del pubblico impiego che non ci sono i soldi per l’adeguamento delle retribuzioni del pubblico impiego ferme da cinque anni.

Apriti cielo: in Italia non era mai accaduto che un governo di coalizione di centro sinistra negasse gli adeguamenti al pubblico impiego, incluse forze di Polizia, carabinieri, Finanza e Forze Armate, ai dipendenti pubblici in genere, quelli che da sempre sono in buona parte il bacino elettorale del PD. Questo significa che la situazione inizia ad essere davvero grave se lo Stato ha difficoltà a pagare insegnanti, infermieri, impiegati pubblici, poliziotti, carabinieri e tutti gli altri comparti dell’impiego pubblico.

Infatti la situazione è grave, anzi gravissima ma proprio i dipendenti pubblici, quelli che fino ad oggi hanno avuto sempre il posto e lo stipendio garantito non lo avevano compreso. Questi poveretti, illusi dalle chiacchiere del “gelataio fiorentino” avevano pensato che questo avrebbe per l’ennesima volta garantito e migliorato il loro status e magari, con la ripresa dell’economia, fatto trovare un posto di lavoro nella Pubblica Amministrazione anche al figlio o al nipote disoccupato. Quindi lo avevano votato entusiasti del “nuovo che avanza”.

L’impiego nell’Amministrazione P. si sa che in Italia è sempre stato considerato un comodo rifugio con posto garantito a vita, godendo di una serie di privilegi sconosciuti alle altre categorie, dalla illicenziabilità alla possibilità di permessi, malattie ed aspettativa, fino alla inamovibilità dalla sede di lavoro, senza dover per questo rispondere di produttività e di efficienza. Il rag. Fantozzi è stato il prototipo di questo impiegato pubblico ma a volte la realtà supera persino la fantasia se consideriamo ad esempio il comparto dei dipendenti della Netezza Urbana di Napoli o della Forestale in Calabria. Naturalmente questo discorso non vale per chi deve davvero lavorare al massimo delle sue possibilità come gli infermieri in certi ospedali pubblici, gli insegnanti nelle scuole disagiate o i poliziotti e carabinieri che rischiano la vita nelle strade o i vigili del fuoco che si prodigano nelle tante calamità che affliggono il paese.

Mettere in dubbio questa estesa fascia di popolazione garantita significa dare a vedere che la situazione è ormai fuori controllo e chi ha un minimo di perspicacia e di senso critico intende che la prospettiva di una situazione tipo Grecia con massacro sociale generalizzato, licenziamento di parte dei dipendenti pubblici e riduzioni di stipendio è ormai davvero dietro l’angolo.

Il problema che ancora non tutti percepiscono è quello dell’impoverimento generale della popolazione italiana, questo è un flagello che inizia dal ceto medio, quello composto da piccoli imprenditori, artigiani, partite Iva, professionisti, medi dirigenti di aziende private, ecc. che, per l’effetto combinato della crisi e dell’assurdo carico fiscale, nonchè della mancanza di credito, sono costretti a chiudere le loro attività o vedono perso il loro posto di lavoro senza avere possibiltà alternative e senza sussidi. Dopo questa fascia sociale viene subito dopo colpita la base operaia, che si trova spiazzata dalla chiusura o ridimensionamento delle aziende, godendo tuttavia per un certo periodo dei soli sussidi quali cassa integrazione e similari ma con scarse o inesistenti possibilità di lavoro alternativo.

La situazione precipita quando la mancanza di liquidità costringe lo Stato a ridimensionare e limitare il pagamento dei dipendenti pubblici,esattamente quello che è successo in Grecia, con conseguenti scioperi, interruzione dei servizi, manifestazioni e possibili disordini sociali.

In Italia stiamo iniziando ad entrare in questa fase che diventa la più delicata perchè richiede una forte capacità da parte dei governi di gestione delle tensioni sociali e questa, possiamo stare sicuri, non sarà lasciata al “gelataio fiorentino” ed alle sue “belle ministre”.

Possiamo scommettere che interverrà la Troika (Commissione Europea, BCE e FMI) con tutto il suo stato maggiore, data l’importanza dell’Italia (si tratta del terzo paese europeo), con i suoi funzionari e fiduciari, con giubbetto anti proiettile e scorta armata, con il suo carico di provvedimenti imposti, “impopolari ma necessari” ci diranno come hanno detto in Grecia, mentre un nuovo corpo di polizia europeo (l’Eurogendor) interverrà per sostituire la Polizia italiana in sciopero.

Le avvisaglie ci sono già, “dobbiamo dare direttamente a Bruxelles la gestione delle riforme in Italia”, si è lasciato scappare l’altro giorno il ministro dell’economia Padoan, l’uomo di fiducia del FMI e delle centrali finanziarie, installato da queste nel governo Renzi. L’unico personaggio non di immagine del governo ma che sa gestire le situazioni difficili come dicono che abbia saputo fare anche a suo tempo in Argentina, per conto del FMI (da quel paese sono stati però cacciati da una rivolta popolare). Vedi: Padoan getta la maschera

Questo la dice lunga su quale sia la prospettiva. Privatizzazioni, svendita del patrimonio pubblico e, come molto probabile, cessioni di parte del territorio demaniale in cambio delle quote del debito.

Lo esigono da Bruxelles e dal FMI per avere le garanzie sul debito publico dell’Italia. Le grandi banche d’affari, Goldman Sachs in testa e le mutinazionali sono pronte ad accorrere in Italia a fare business, come già avvenuto nel 92 all’epoca delle prime grandi privatizzazioni.

Prepariamoci alla calata degli avvoltoi su quel che resta del “bel paese”.




[Modificato da fede49 08/09/2014 22:29]
17/09/2014 09:10
 
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Pil -0,4%, legge di stabilità in cerca di 15,9 miliardi (Fonte: ilsole24ore.com - 17/09/2014)

...Il rapporto del Csc fa un calcolo delle risorse che il governo dovrà recuperare nella legge di stabilità per finanziare una serie di impegni già previsti: 15,9 miliardi per il 2015; 21 per il 2016 e 25 per il 2017. Somme consistenti, sottolinea il Csc, che i tagli di spesa indicati nell'ambito della spending review (17 miliardi nel 2015 e 32 nel 2016) al netto di quelli già deliberati non sono per l'anno prossimo sufficienti a coprire. «Perciò è elevato - scrive il Csc - il rischio di coperture più tradizionali»...
20/09/2014 14:38
 
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Leggetevi bene anche il curriculum di questo signore cliccando sul suo nome, giusto per fare chiarezza sullo spessore intellettuale della persona.
Vi spiego perché la Bce sta sbagliando (quasi) tutto (Fonte: formiche.net - di Paolo Savona - 20/09/2014)

In uno degli ultimi numeri dell’Economist è stato pubblicato – con un titolo ironico molto british – un grafico della crescita monetaria dell’euroarea dal 2007, data di inizio della crisi mondiale originata dalla conduzione sconsiderata della finanza americana; in esso si evidenzia che Stati Uniti, Regno Unito e Giappone hanno costantemente pompato moneta nelle loro economie, mentre la BCE dal 2012 ha ridotto i suoi interventi in coincidenza della decisione del Presidente Draghi di svolgere, dopo tante esitazioni, il ruolo indispensabile per una banca centrale di “prestatore di ultima istanza” qualsiasi fosse la dimensione dell’intervento necessario. È noto che, se il mercato crede a queste dichiarazioni, gli interventi necessari per contrastare la speculazione cessano. La caduta della creazione monetaria europea può essere la conseguenza di questo ben noto effetto, ma altre cause hanno certamente concorso.

Una spiegazione è che Draghi, una volta cessato di creare base monetaria attraverso l’acquisto di titoli pubblici, avrebbe dovuto sostituire questi interventi con altri direttamente collegati alla ripresa produttiva. Invece è tornato all’interpretazione ridotta del suo Statuto limitandosi a finanziare le banche, invece di passare subito alle decisioni annunciate a luglio, ma avviate solo a settembre. Le banche hanno utilizzato, consenziente la BCE, i minori finanziamenti ricevuti per acquistare titoli di Stato e hanno lesinato, per timori di ulteriori insolvenze, il credito alle imprese, contribuendo ad aggravare gli effetti delle esitazioni della BCE nel contrastare la recessione deflattiva. I motivi li conosciamo: invece di considerare prioritario l’obiettivo di sospingere crescita e occupazione, l’Unione Europea ha privilegiato la stabilità finanziaria degli Stati membri imponendo vincoli tanto più stringenti quanto più grave era la crisi nazionale. La BCE ha assecondato e tuttora asseconda questa politica suicida.

La recessione produttiva accompagnata da deflazione dei prezzi e aumenti di disoccupazione è una combinazione micidiale per lo sviluppo economico e civile, con effetti più marcati sulle aree arretrate, come il Mezzogiorno d’Italia. Si può fondatamente sostenere che la BCE ha sbagliato politica a causa delle sue previsioni errate di crescita della produzione e dei prezzi e ora deve fronteggiare la situazione con armi spuntate. In questi casi l’efficacia della politica monetaria a tassi quasi nulli, spesa pubblica in declino e domanda aggregata calante è pressoché nulla. I testi di economia elementare la chiamano “trappola della liquidità” e in essa la BCE è caduta in pieno.

Per quanto riguarda il Mezzogiorno si può quindi concordare con coloro i quali insistono sugli errori di politica economica dell’UE e si punta molto su modifiche ai vincoli fiscali (la tanto conclamata flessibilità) e su maggiori investimenti pubblici (da affidare alla Banca Europea degli Investimenti). Queste decisioni sono improcrastinabili per dare fiato all’economia e impedire una caduta ulteriore della crescita reale, dell’occupazione e dei prezzi che complicherebbero ancor più la ricerca di una soluzione. Ammesso che vengano decise (e le reazioni negative ancora prevalgono), non sarebbero però la soluzione del problema né europeo, né meridionale. Il difetto è nell’architettura istituzionale europea che è afflitta da: 1. una banca centrale con poteri limitati rispetto a quelli delle altre principali banche centrali del mondo e, di fatto, poco indipendente sul piano intellettuale e politico dagli organi europei, con un aggravante sul fronte tedesco; 2. una Commissione dipendente dalla volontà molto divergente tra i membri del Consiglio dei Capi di stato e di governo, l’unico abilitato a decidere la politica economica europea; 3. un Parlamento che è un pallido esempio di democrazia rappresentativa; 4. l’assenza di una volontà di procedere alla necessaria unificazione politica. Queste istituzioni hanno mostrato che non possono funzionare, ma non si riesce a trovare un consenso per cambiarle.

Il Mezzogiorno resta schiacciato da questa bardatura istituzionale. I vincoli di bilancio pubblico, aggravati da una loro estensione più rigida a livello locale, unitamente a un credito che non affluisce più alla produzione, hanno precluso la possibilità di attuare un progetto di completamento della sua infrastrutturazione materiale e immateriale e la concessione di una fiscalità di vantaggio che l’aiuti a uscire dallo stato di grave dualismo in cui è ricaduto. Che il Mezzogiorno abbia i suoi torti è un dato di fatto, ma essi non giustificano che i gruppi dirigenti nazionali ed europei si ritengano assolti dall’attuare politiche di sviluppo economico e civile. Deve quindi scrollarsi di dosso la bardatura imposta e recuperare fiducia nelle proprie possibilità indipendenti di riscossa. Abbiamo speso giorni e giorni in lunghe e interminabili discussioni sul tema senza nulla ottenere. Credo ormai che sia indispensabile l’avvio di un movimento civile che porti alla nascita di un partito meridionale e meridionalista, non indipendentista, che rivendichi con forza il rispetto dei principi di libertà e di equità del contratto sociale che ci lega all’Italia e all’Europa. Siamo disposti a discuterne seriamente?
[Modificato da marco--- 20/09/2014 15:09]
02/10/2014 07:00
 
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Il Governo francese «respinge l’austerità»
Francia: «Basta austerity». Deficit al 4,4%, sopra al 3% fino al 2017. Merkel: fare i compiti a casa (Fonte: ilsole24ore.com - 01/10/2014)

...Il Governo francese «respinge l’austerità»
«Abbiamo preso la decisione di adattare il passo di riduzione del deficit - spiega Sapin - alla situazione economica del Paese». «La nostra politica economica - aggiunge Sapin - non sta cambiando, ma il deficit sarà ridotto più lentamente del previsto a causa delle circostanze economiche». «Nessun ulteriore sforzo - si legge in un comunicato che accompagna i numeri della legge di bilancio - sarà richiesto alla Francia, perché il governo, assumendosi la responsabilità di bilancio di rimettere sulla giusta strada il Paese, respinge l'austerità»...
02/10/2014 14:23
 
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Crescita vs decrescita
La ricetta anti-crisi è trovare il coraggio della decrescita (Fonte: massimofini.it - 22/08/2014)

Secondo l’Istat a luglio i prezzi al consumo sono aumentati solo dello 0,1% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Ancora più significativi sono i dati del ‘carrello della spesa’: frutta e verdura costano il 10% in meno, sempre rispetto al 2013 e i prodotti per la cura delle persone e della casa registrano un -0,6%. L’inflazione è sotto l’1%. “Siamo legati agli oggetti, non buttiamo via mai niente” dice il sociologo dei consumi Italo Piccoli e l’economista Fausto Panunzi aggiunge: “Si è portati a risparmiare quasi compulsivamente, a comprare solo lo stretto necessario”.

Sembrerebbero tutte notizie positive. Se l’inflazione è all’1% vuol dire che i 100 euro che ho in tasca ne valgono 99, se l’inflazione è al 20% i miei 100 euro ne valgono ottanta così come il mio stipendio reale è il 20% in meno di quello nominale. E vorrei vedere il consumatore che si lamenta perché paga le pesche il 10% in meno. Non buttare via i frigoriferi che rendono ancora decentemente il loro servizio o non farsi attrarre, in questo caso sì ‘compulsivamente’, da ogni sciocchezza che offre il mercato, vivere del necessario invece che del superfluo fa bene al nostro equilibrio psicologico ed è un risparmio oltre che economico anche ecologico perché evitiamo di ammonticchiare rifiuti che poi non sappiamo come smaltire.

E invece in termini macroeconomici tutti questi dati sono negativi. Dove sta il marcio? Nella crescita. Un modello economico basato sulla crescita quando non riesce o non può più crescere collassa (che non è la situazione solo dell’Italia ma di tutti i paesi che sono dentro questo modello, compresi anche quelli che in questo momento viaggiano col vento in poppa perché anche loro prima o poi si troveranno davanti al limite, dato che le crescite all’infinito esistono in matematica ma non in natura). E il collasso è piuttosto rapido. E’ come la cassetta di un film che arrivata alla fine si riavvolge in pochi secondi. Se i cittadini consumano poco le imprese saranno costrette a ridurre la produzione e a liberarsi di molti lavoratori i quali, in cassa integrazione o disoccupati, consumeranno ancora meno, le imprese produrranno meno e manderanno a casa altri lavoratori in un circolo vizioso vorticoso. In un sistema come questo gli uomini sono costretti a consumare per produrre invece di produrre per consumare.

Tutto ciò in nome della macroeconomia e del Pil, cioè della ricchezza complessiva di un Paese. Ma la ricchezza di un Paese ha poco o nulla a che fare con la ricchezza dei suoi abitanti. La Nigeria è il paese più ricco dell’Africa ma ha il più alto numero di poveri dell’ex Continente nero. E’ la ricchezza che crea la povertà come si accorse Alexis De Tocqueville che nel suo saggio ‘Il pauperismo’ del 1835 notava, con stupore, che i Paesi rimasti fuori dalla Rivoluzione industriale avevano il minor numero di poveri.

C’è una soluzione a questo busillis infernale? Bisognerebbe avere il coraggio di decrescere, di diminuire la produzione, il lavoro, la ricchezza complessiva e di portarsi a un livello di equilibrio dove non si avanza più ma nemmeno si retrocede, redistribuendo la minor ricchezza rimasta in modo più equo. Ma ci vorrebbe un’intelligenza, una visione del futuro che le élites politiche mondiali, ansiose solo di consenso qui e ora, non possono avere.
02/10/2014 14:30
 
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Re: Crescita vs decrescita
marco---, 10/2/2014 2:23 PM:

La ricetta anti-crisi è trovare il coraggio della decrescita (Fonte: massimofini.it - 22/08/2014)

Secondo l’Istat a luglio i prezzi al consumo sono aumentati solo dello 0,1% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Ancora più significativi sono i dati del ‘carrello della spesa’: frutta e verdura costano il 10% in meno, sempre rispetto al 2013 e i prodotti per la cura delle persone e della casa registrano un -0,6%. L’inflazione è sotto l’1%. “Siamo legati agli oggetti, non buttiamo via mai niente” dice il sociologo dei consumi Italo Piccoli e l’economista Fausto Panunzi aggiunge: “Si è portati a risparmiare quasi compulsivamente, a comprare solo lo stretto necessario”.

Sembrerebbero tutte notizie positive. Se l’inflazione è all’1% vuol dire che i 100 euro che ho in tasca ne valgono 99, se l’inflazione è al 20% i miei 100 euro ne valgono ottanta così come il mio stipendio reale è il 20% in meno di quello nominale. E vorrei vedere il consumatore che si lamenta perché paga le pesche il 10% in meno. Non buttare via i frigoriferi che rendono ancora decentemente il loro servizio o non farsi attrarre, in questo caso sì ‘compulsivamente’, da ogni sciocchezza che offre il mercato, vivere del necessario invece che del superfluo fa bene al nostro equilibrio psicologico ed è un risparmio oltre che economico anche ecologico perché evitiamo di ammonticchiare rifiuti che poi non sappiamo come smaltire.

E invece in termini macroeconomici tutti questi dati sono negativi. Dove sta il marcio? Nella crescita. Un modello economico basato sulla crescita quando non riesce o non può più crescere collassa (che non è la situazione solo dell’Italia ma di tutti i paesi che sono dentro questo modello, compresi anche quelli che in questo momento viaggiano col vento in poppa perché anche loro prima o poi si troveranno davanti al limite, dato che le crescite all’infinito esistono in matematica ma non in natura). E il collasso è piuttosto rapido. E’ come la cassetta di un film che arrivata alla fine si riavvolge in pochi secondi. Se i cittadini consumano poco le imprese saranno costrette a ridurre la produzione e a liberarsi di molti lavoratori i quali, in cassa integrazione o disoccupati, consumeranno ancora meno, le imprese produrranno meno e manderanno a casa altri lavoratori in un circolo vizioso vorticoso. In un sistema come questo gli uomini sono costretti a consumare per produrre invece di produrre per consumare.

Tutto ciò in nome della macroeconomia e del Pil, cioè della ricchezza complessiva di un Paese. Ma la ricchezza di un Paese ha poco o nulla a che fare con la ricchezza dei suoi abitanti. La Nigeria è il paese più ricco dell’Africa ma ha il più alto numero di poveri dell’ex Continente nero. E’ la ricchezza che crea la povertà come si accorse Alexis De Tocqueville che nel suo saggio ‘Il pauperismo’ del 1835 notava, con stupore, che i Paesi rimasti fuori dalla Rivoluzione industriale avevano il minor numero di poveri.

C’è una soluzione a questo busillis infernale? Bisognerebbe avere il coraggio di decrescere, di diminuire la produzione, il lavoro, la ricchezza complessiva e di portarsi a un livello di equilibrio dove non si avanza più ma nemmeno si retrocede, redistribuendo la minor ricchezza rimasta in modo più equo. Ma ci vorrebbe un’intelligenza, una visione del futuro che le élites politiche mondiali, ansiose solo di consenso qui e ora, non possono avere.



che questo fini sia un cretino sempre avuto il sospetto, ora ci sono le certezze.

Bisognerebbe ricordare a questo ipodotato che la decrescita infelice c'e' solo nella zona euro, tutto il resto del mondo cresce e non ci pensa manco lontanamente a farsi karakiri.

Nessuno pensa ad involversi, in italia siamo ridotti a questo.
Per questi sinistronzi decrescionati bisognerebbe reintrodurre la santa inquisizione e bruciarli al rogo, una fine decrescionista e ecologica ( legno da foreste ikea ).




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Comica e dannosa. In due parole, l’Unione Europea.
06/10/2014 08:43
 
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La moneta unica mette in ginocchio l’Europa (Fonte: lafucina.it - 18/09/2014)

Paul Krugman, nel suo ultimo post del blog sul The New York Times, non lascia spazio ad equivoci scrivendo: “Quando la crisi del 2008 ha colpito, chi conosceva anche un po ‘di storia ha avuto incubi su un replay del 1930″.
La grande depressione, detta anche crisi del ’29, grande crisi o crollo di Wall Street, fu una grave crisi economica e finanziaria che sconvolse l’economia mondiale alla fine degli anni venti, con forti ripercussioni durante i primi anni del decennio successivo. Krugman precisa che la crisi non è stata grave solo per la profondità della depressione, ma anche per la spirale politica discendente verso la dittatura e la guerra. Ma la crisi bancaria è stata contenuta, il tuffo della produzione e dell’occupazione livellato, e la cultura politica democratica moderna d’Europa si è dimostrata più resistente di quella degli anni tra le due guerre. Tutto chiaro!
O forse no!
Il premio nobel per l’economia ci spiega che in termini di economia, una risposta efficace alla crisi è stata seguita da una manovra sbagliata. L’Europa ha optato per una combinazione di politica monetaria che si sta rivelando essere peggiore del gold standard.
Il sistema aureo è un sistema monetario nel quale la base monetaria è data da una quantità fissata d’oro.
Il risultato lo paghiamo tutti i giorni sulla nostra pelle: mentre i primi anni di questa crisi sono stati di gran lunga migliore rispetto al 1930, a questo punto la performance economica dell’Europa è in realtà peggiore di quanto non fosse nel 1935.

E la scena politica si sta consumando. Una nazione europea ha già raggiunto il punto in cui il suo leader dichiara apertamente la sua intenzione di porre fine alla democrazia liberale. Grazie all’austerità, partiti estremisti stanno guadagnando terreno nelle elezioni, con la Svezia (che ha sperperato il suo primo successo) l’ultimo shock; e, naturalmente, movimenti separatisti si estendono a macchia d’olio, spaventando interi Paesi. Non resta che comprendere che oggi siamo ancora nulla, fermi politicamente agli anni ’30.
Paul Krugman ci mette di fronte a un fatto chiaro ed evidente: l’autocelebrazione sulla gestione politica della depressione 2.0 finirà per apparire come lo sciocco ottimismo economico di pochi anni fa.
28/10/2014 14:13
 
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Cos’è la clausola di salvaguardia della legge di stabilità?
L’aumento dell’IVA di 3,5 punti % e la clausola di salvaguardia (Fonte: laleggepertutti.it - 27/10/2014)

La notizia di ieri della conferma, da parte della Ragioneria di Stato, dell’aumento dell’IVA è rimbalzata sul web con la consueta velocità della luce (leggi “Confermato l’aumento IVA al 25,5%”). In pratica, la Ragioneria ha “bollinato” il testo del DdL di Stabilità ove è contenuta quella che, oggi, i nostri politici chiamano “clausola di salvaguardia”. Si tratta, in buona sostanza, di una previsione che scatta in automatico se non verranno raggiunti determinati obiettivi di bilancio e di spending review. Ma cerchiamo di capire meglio di cosa si tratta e quante probabilità ci sono che, una volta approvata la classica manovra di fine anno, scatti l’aumento IVA. Il tutto in un clima di allerta. Perché proprio ieri il disegno di legge di stabilità è arrivato alla Camera dei deputati. Nella serata il presidente Giorgio Napolitano ha firmato il Ddl e ne ha autorizzato la presentazione in Parlamento. Da oggi, dunque, avrà inizio ufficialmente la sessione di bilancio di fine 2014 con l’avvio dell’esame della Stabilità e del bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2015 e bilancio pluriennale per il triennio 2015-2017. Confermate, comunque, anche le clausole di salvaguardia sull’intera impostazione della manovra con l’aumento dell’Iva dal 2016 e delle accise per altri 700 milioni.

Cos’è una clausola di salvaguardia

Un tempo si usava fare, dopo l’approvazione della cosiddetta Finanziaria, anche le manovre correttive, ossia la famigerata Finanziaria-bis, che però riscuoteva scarsissima popolarità tra gli elettori. Tenuto poi conto che i governi, in Italia, reggono spesso solo pochi mesi, la seconda manovra veniva scritta e approvata in un periodo di piena campagna elettorale, divenendo essa stessa inefficace. Così, oggi, si ricorre alle “clausole di salvaguardia” che ipotecano, oggi per domani, i correttivi di bilancio, senza bisogno di tornare a scrivere una nuova legge di stabilità. Purtroppo, al contrario di quanto alcuni commentatori hanno detto ieri, il Governo ha dimostrato in passato che, una volta inserita una clausola di salvaguardia, ad essa poi si fa puntualmente ricorso. Era stato così già per l’ultimo aumento dell’IVA, ma anche per la Tasi e per la mancata previsione di detrazioni fiscali. Dunque, la clausola di salvaguardia è un “se”, ma con un elevato grado di probabilità. Un aumento sconsiderato, che porterà un aumento generalizzato di prezzi, una contrazione della domanda e, soprattutto, costituirà un incentivo ulteriore all’evasione fiscale. Dicevamo, nella legge di stabilità per il 2015 è inserita la clausola di salvaguardia che contiene già tre aumenti dell’IVA, a partire dal 2016 per finire al 2018: se mancheranno o non verranno raggiunti gli interventi programmati di spending review, scatterà dal 2016 la l’aumento delle aliquote Iva del 10% (che arriverà al 13% del 2017) e del 22% (che, partendo da 24% a partire dal 2016, toccherà il 25,5% dal 2018). Aumenteranno anche (ma a queste ci siamo già abituati) le accise sui carburanti. Peraltro, secondo le notizie dell’ultim’ora, a far presagire nulla di buono vi è la sostanziale bocciatura della legge di stabilità da parte dell’UE. In particolare, la Commissione europea ha bollato gli obiettivi della nostra legge di fine anno con queste due, per niente incoraggianti, parole: deviazione significativa. Il che, tradotto in chiaro, vuol dire che la partita tra Bruxelles (dove siamo al passaggio di consegne tra Manuel Barroso e Jean Claude Juncker alla guida della Commissione) e Roma si è appena aperta e che Matteo Renzi ha deciso di giocarla in attacco.
12/11/2014 10:46
 
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Clausole di salvaguardia in azione: forse già nel nel 2015 un primo assaggio
Ecco l'ultima stangata: ancora tasse sulla benzina (Fonte: ilgiornale.it - 11/11/2014)

Nuove tasse e nuove rincari. Questa volta a lanciare l'allarme è l'Unione Petrolifera che chiede un incontro al premier Matteo Renzi.

Motivo? Nel solo 2015 le imposte sui carburanti potrebbero aumentare di quasi 8 centesimi euro/litro se dovesse essere confermata la nuova clausola di salvaguardia prevista da un emendamento presentato dal Governo alla Legge di stabilità 2015, che passa dai 988 milioni inizialmente previsti a 1,7 miliardi di euro, cui aggiungere i 671 milioni già deliberati dal Dl Imu approvato nel 2013.

In pratica, secondo l'Up, nel 2015 gli automobilisti italiani si troverebbero con un aggravio fiscale di quasi 2,4 miliardi di euro, senza tenere conto degli ulteriori aumenti già previsti per gli anni successivi, che darebbe il colpo di grazia ad ogni ipotesi di ripresa dei consumi e dell’attività economica che, come ha rilevato ieri l’Istat, in settembre ha fatto registrare l’ennesima e drammatica battuta d’arresto. Proseguendo su questa strada, sottolinea Up, "l’Italia rischia di non uscire più dalla spirale recessiva in cui si trova ormai da diversi anni.
Rimettere in moto un ciclo economico virtuoso passa solo attraverso l’incremento del potere acquisto alle famiglie e i consumi per la mobilità sono veicolo di crescita economica".

L’Unione Petrolifera nelle settimane scorse aveva scritto al presidente del Consiglio, chiedendo un incontro, "senza avere ricevuto ancora alcuna risposta, per rappresentare tutta la sua preoccupazione per il futuro di un settore che rischia di essere spazzato via, con effetti devastanti in termini sociali e occupazionali, oltre 100.000 persone impiegate, nonché di sicurezza degli approvvigionamenti".

"Ancora un aumento delle accise su benzina e diesel nascosto tra le pieghe della legge di stabilità: e questo sarebbe lo stesso esecutivo che sprona gli enti locali a tagliare gli sprechi invece che aumentare le tasse? Quanta ipocrisia!", ha dichiarato il deputato di Forza Italia Luca Squeri. Che poi ha aggiunto: "Già l’Italia ha il record mondiale per l’onerosità delle accise sui carburanti, con questa nuova e ulteriore clausola di salvaguardia si conferma il ricorso scriteriato del governo all’incremento delle imposte: la nuova misura sarà, infatti, una vera e propria stangata per i cittadini e il requiem per un intero settore che continua ad essere considerato un pozzo da cui attingere all’infinito. Peccato si sia arrivati al fondo da un pezzo".
07/12/2014 10:30
 
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Nel modello tedesco il licenziamento senza giusta causa non esiste
Art.18, sindacato tedesco teme contagio Ue del Jobs Act: “In lotta a fianco della Fiom” (Fonte: ilfattoquotidiano.it - 15/10/2014)

Il segretario provinciale dell'Ig Metall è intervenuto a Bologna per siglare un accordo con le tute blu dell'Emilia Romagna: "Nel modello tedesco il licenziamento senza giusta causa non esiste. Se l'Italia abolisce le tutele ai lavoratori, rischiamo un effetto domino in Europa".

“Abolire l’articolo 18 è un attentato ai diritti dei lavoratori di tutta Europa”. Oltrepassa i confini nazionali e unisce le tute blu italiane a quelle tedesche la battaglia della Fiom contro la riforma del lavoro del governo Renzi. A promettere barricate in difesa dello Statuto dei lavoratori italiano è stato infatti Hartwig Erb, segretario provinciale del sindacato Ig Metall di Wolfsburg, in Germania, il corrispettivo tedesco della Fiom. “L’abolizione dell’articolo 18 non è la ricetta per risolvere la crisi economica italiana”, ha spiegato Erb, a Bologna per siglare con le tute blu emiliano romagnole un accordo di collaborazione tra i due sindacati. La proposta del tedesco è quella di creare una sorta di fronte comune contro le politiche volte a peggiorare le condizioni di lavoro. “Cancellare l’articolo 18 sarebbe un attentato ai diritti dei lavoratori di tutta Europa. Per questo noi siamo pronti a combattere al fianco della Fiom questa battaglia”.

Del resto nel modello tedesco, cui Renzi dice di essersi ispirato per il Jobs Act, il licenziamento senza giusta causa non esiste. “In Volkswagen ad esempio”, ha spiegato il tedesco, “c’è una legge per 
cui non si può licenziare senza giusta causa, ma anche nelle altre aziende esiste una forma
 di articolo 18 c’è”. E per questo la riforma del governo italiano crea preoccupazioni anche in Ue. “Se l’Italia dovesse abolire le tutele, rischiamo che in Europa si verifichi il cosiddetto effetto domino. Ovvero che le aziende multinazionali decidano di applicare anche agli stabilimenti esteri le stesse modalità contrattuali approvate in questo Paese, con il risultato che forme di lavoro con minori tutele potrebbero essere introdotte anche da altri stati dell’Unione, contribuendo così a peggiorare crisi e disoccupazione”.

La flessibilità tedesca, insomma, secondo Erb non corrisponde all’abrogazione dell’articolo 18: “Parliamo semplicemente di ore lavorate”. Più o meno le parole usate dall’attuale segretario di Stato del ministero del Lavoro tedesco, Jörg Asmussen, nel raccontare a ilfattoquotidiano.it gli elementi necessari per ottenere una buona riforma del lavoro: “La leadership si dimostra quando si guarda ai problemi del Paese, si vagliano le soluzioni possibili e si lotta per portare avanti le scelte migliori, spiegando pubblicamente ai cittadini i pro e i contro delle decisioni prese. Non quando si guarda ai sondaggi e si pensa al risultato elettorale”. E in Germania, “abbiamo un tasso di occupazione da record grazie a uno sforzo collettivo, ma molto costruttivo, di sindacati, imprese e molti governi di diverso colore”.

Da qui l’accordo tra Ig Metal e Fiom, stretto non solo per elaborare politiche comuni che tutelino i diritti dei lavoratori nella fabbriche italiane e tedesche del gruppo Volkswagen, che sulla via Emilia è proprietario di Lamborghini e Ducati, ma anche per rivolgere uno sguardo all’Europa. “Oggi il mercato del lavoro europeo presenta diverse criticità – ha spiegato il segretario di Ig Metall di Wolfsburg – ad esempio abbiamo un deficit a livello di istruzione: ci sono pochissime cattedre che specializzano i giovani a livello professionale, mentre per rilanciare l’occupazione bisognerebbe puntare di più sulla formazione. Inoltre l’Unione Europea permette la libera circolazione dei cittadini, ma è difficile per un lavoratore farsi riconoscere il proprio titolo di studio acquisito in uno Stato membro, col risultato che tanti sono costretti ad accettare impieghi sottopagati e precari. Questo trend va cambiato”.

“Dobbiamo disegnare un modello diverso
di sindacato – ha sottolineato quindi Erb – che agisca a livello transnazionale in sinergia, che unisca le forze nel combattere le battaglie del mondo del lavoro. A partire dalla tutela dell’articolo 18. Per capire questa necessità, del resto, basta guardare come opera l’imprenditoria: le aziende si presentano sempre molto unite, e così deve fare il sindacato”. Qualche mese fa, ad esempio, imprenditori italiani e tedeschi si erano seduti allo stesso tavolo, e secondo il segretario regionale della Fiom, Bruno Papignani per l’autunno sarebbe in programma un
 secondo evento, che potrebbe vedere la partecipazione della cancelliera Angela 
Merkel e del presidente del consiglio Matteo Renzi: “Si dice che l’importanza di
questo appuntamento porterà al convegno anche i massimi
esponenti dei due governi”, ha spiegato Papignani.

Per questo secondo il rappresentante sindacale tedesco, ci dovrebbe essere una “collaborazione” tra i sindacati italiano e tedesco: “Ciò che avviene in Europa influenza l’Italia e viceversa”. La prossima tappa del piano di lavoro relativo all’accordo Fiom – Ig Metall sarà a novembre, con una trasferta della Fiom e del segretario nazionale Maurizio Landini, in Germania. Sempre a 
novembre, poi, il percorso di cooperazione comincerà ad 
allargarsi oltre oceano, con il coinvolgimento della Confederazione sindacale brasiliana: l’Ig Metall volerà in sud America il 10 novembre, la 
Fiom il 22.
[Modificato da marco--- 07/12/2014 10:31]
09/12/2014 14:06
 
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Assumere e licenziare in un solo anno: fa guadagnare 6mila euro (Fonte: ilgiornale.it - 09/12/2014)

Dal primo gennaio, come scrive Repubblica riportando una simulazione della Uil, una azienda, per uno stipendio medio (22 mila euro lordi annui), guadagna dai 5 ai 16 mila euro, a seconda se si licenzia dopo uno o tre anni. Ma si può arrivare anche a 6.600 euro dopo appena dodici mesi. Il tutto avverrà a causa dell'effetto combinato degli sconti sull'Irap e contributi previdenziali inseriti nella legge di Stabilità e dagli indennizzi previsti dal Jobs Act per il nuovo contratto a tutele crescenti. Insomma, il rischio che un imprenditore assuma e licenzi solo per trarne profitto è presente. Anche perché i contributi previdenziali per i neoassunti (con un tetto a 8.060 euro annuo) valgono fino al 2017 e non sono vincolati alla stabilizzazione del lavoratore né alla creazione di nuovi posti di lavoro. Secondo il calcolo della Uil, dopo un solo anno, l'azienda può intascare oltre 6 mila euro; dopo tre anni, quasi 19 mila.
[Modificato da marco--- 09/12/2014 14:06]
12/12/2014 21:56
 
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Votare in modo "sbagliato"
Grecia, Juncker esorta a non votare in modo "sbagliato" (Fonte: reuters.com - 12/12/2014)

VIENNA (Reuters) - Il capo dell'esecutivo Ue Jean Claude Juncker ha ammonito oggi i greci di possibili problemi nel caso in cui dovessero votare in maniera "sbagliata" alle elezioni anticipate. Juncker ha però sottolineato - in una discorso trasmesso ieri sera dalla tv austriaca Orf - che le sue parole non sono un tentativo di inserirsi nel processo politico greco. Mentre il governo di Atene rischia possibili elezioni e una sconfitta per mano del partito di sinistra Syriza - che si oppone ai termini fissati dall'Ue per il bailout - Juncker ha detto di non essere contrario al fatto di vedere "volti familiari" restare al loro posto. Il primo ministro Antonis Samaras ha detto ieri che la Grecia rischia un ritorno "catastrofico" alla crisi finanziaria se il suo governo cadrà come risultato del voto del parlamento, chiamato a decidere il nuovo capo di Stato. Juncker, strettemente coinvolto nella gestione della crisi del debito della zona euro quando era primo ministro del Lussemburgo, ha detto di essere sicuro che gli elettori greci abbiano capito i rischi di un'elezione che, secondo i sondaggi, potrebbe portare al potere Syriza. "Penso che i greci - che non hanno vita facile, soprattutto i più poveri - sappiano molto bene cosa un risultato sbagliato alle elezioni possa significare per la Grecia e per la zona euro", ha detto. "Non voglio esprimere la mia opinione, ma mi piacerebbe che la Grecia venisse governata da persone (...) che capiscano la necessità dei processi europei".
[Modificato da marco--- 12/12/2014 21:57]
16/12/2014 17:20
 
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Gros: consumi prima che investimenti


Il mantra di Bruxelles e dell’Europa è che gli investimenti sono “la chiave” per la ripresa. Il fulcro della strategia economica della nuova Commissione è il piano per incrementare gli investimenti di 315 miliardi nei prossimi tre anni. Ma la proposta della Commissione è fuorviante, in termini di enfasi e per la struttura di finanziamento proposta.

Il piano, l’iniziativa del presidente Jean-Claude Juncker non costituisce una sorpresa. Con la zona euro bloccata in una recessione apparentemente senza fine, è radicata nel discorso pubblico l’idea che, per una ripresa sostenibile, siano cruciali investimenti di stimolo per la crescita. L’assunto è che l’aumento degli investimenti sia sempre preferibile, perché si aumenta il capitale sociale e quindi la produzione.

Non è detto che, attualmente, sia questo il caso dell’Europa. Le autorità della Ue (e molti altri) sostengono che la zona euro soffra di un “gap di investimenti”. La prova consisterebbe nel deficit annuale di 400 miliardi rispetto al 2007.

Ma il paragone è fuorviante, perché nel 2007 si è raggiunto l’apice della bolla di credito che ha portato allo spreco di un grande ammontare di investimenti. La Commissione lo riconosce nella sua documentazione di supporto al pacchetto Juncker, in cui si afferma che si dovrebbero usare gli anni precedenti all’esplosione del credito come punto di riferimento per i livelli di investimenti oggi auspicabili. Secondo tale misura, il divario negli investimenti corrisponde solo alla metà rispetto a questo.

Purtroppo, anche gli anni precedenti all’esplosione della crisi non sono un buon parametro per l’economia europea attuale, perché qualcosa di fondamentale è cambiato più velocemente di quanto in genere viene riconosciuto: le tendenze demografiche europee.

La popolazione in età lavorativa della zona euro è cresciuta fino al 2005, ma dal 2015 in avanti si prevede invece un forte declino. Dato che la produttività non ha registrato riprese, un numero minore di lavoratori comporta tassi di crescita potenziali nettamente inferiori. E un tasso di crescita più basso significa che è necessaria una quota minore di investimenti per mantenere il rapporto capitale/output.

Se la zona euro avesse mantenuto i tassi di investimento al livello degli anni precedenti alla crisi, si registrerebbe presto molto più capitale rispetto alle dimensioni dell’economia. Si potrebbe essere tentati di dire: e allora? Una maggiore quota di capitale va sempre bene.

Uno stock di capitale sempre crescente in relazione alla produzione, tuttavia, comporta rendimenti sempre più bassi e quindi, nel corso del tempo, sempre più prestiti in sofferenza nel settore bancario. Dato lo stato debole del sistema bancario europeo, accumulare troppo capitale quindi non è un lusso che l’Unione Europea può permettersi.

Anche evitando di chiedersi se è sempre preferibile avere “di più”, che cosa può fare il piano Juncker per avere un impatto positivo a breve sugli investimenti complessivi?

La ricerca accademica sulle determinanti degli investimenti ha generalmente concluso che la variabile cruciale è la crescita (o le aspettative di crescita), e che i tassi di interesse giocano al massimo un ruolo secondario. Una conseguenza immediata di ciò, ovviamente, è che è improbabile che la politica monetaria possa avere un forte impatto sugli investimenti.

In effetti, il segnale del mercato è chiaro: al momento, nella maggior parte della Ue, non vi è carenza di finanziamenti disponibili. I Paesi della periferia della zona euro, dove il credito potrebbe essere ancora scarso, rappresentano meno di un quarto dell’economia europea. Così la mancanza di fondi non è la ragione per cui gli investimenti restano deboli.

Il piano Juncker dovrebbe sbloccare, con 21 miliardi di euro in finanziamenti comunitari, progetti pari a 15 volte tale valore (315 miliardi). Sembra inverosimile. Il sistema bancario europeo ha già più di 1.000 miliardi di capitale. L’aggiunta di 21 miliardi di euro, sotto forma di garanzie a carico del bilancio comunitario, non dovrebbe avere un impatto significativo sulla propensione delle banche a finanziare gli investimenti.

Il piano Juncker punta, in particolare, sui progetti infrastrutturali, che sono spesso più rischiosi di altri investimenti. Ma questi rischi di solito non sono finanziari; riflettono potenziali ostacoli politici e normativi a livello nazionale. Questi problemi non possono essere risolti da una garanzia a carico del bilancio comunitario (che in ogni caso non potrebbe essere più grande di 1/15 del valore del progetto).

Il motivo per cui non esiste ancora una buona interconnessione tra le reti energetiche spagnole e quelle francesi non è una mancanza di finanziamenti, ma la mancanza di volontà dei monopoli dominanti su entrambi i lati del confine all’apertura dei loro mercati. Procedono lentamente anche molti progetti ferroviari e stradali, a causa delle opposizioni locali, non della mancanza di finanziamenti. In Europa, questi sono i veri ostacoli agli investimenti in infrastrutture. Le grandi aziende europee possono facilmente ottenere finanziamenti con interessi a tasso quasi zero.

La richiesta di maggiori investimenti è, superficialmente, sempre attraente. Ma ci sono ragioni fondamentali per ritenere che i tassi di investimento della zona euro rimarranno stabilmente molto bassi. Il gap di investimenti, spesso invocato, è per lo più il risultato di un pio desiderio, e le restanti barriere agli investimenti hanno poco a che fare con la mancanza di finanziamenti.

Le performance economiche di Stati Uniti e Regno Unito rappresentano una lezione importante per la zona euro. Il recupero di entrambe le economie è stato guidato, in gran parte, dalla ripresa dei consumi a carico di bilanci familiari più forti, soprattutto negli Stati Uniti. La ripresa degli investimenti ha seguito la ripresa della crescita dei consumi. Se i politici europei sono seriamente intenzionati riguardo alla ripresa economica, dovrebbero concentrarsi sui consumi, non sugli investimenti.


Daniel Gros

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