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Dead men working

Ultimo Aggiornamento: 31/08/2015 08:57
28/01/2009 14:26
 
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Con la crisi i manager diventano consulenti

Il licenziamento può anche diventare un'occasione per reinventarsi il lavoro. In particolare per i manager, infatti, la crisi ha solo accentuato un fenomeno che è in atto da alcuni anni e che vede sempre più spesso il dirigente uscire dall'azienda e indossare l'abito professionale del consulente. «Una scelta che per volontà o necessità porta gli ex dirigenti a riciclarsi nella figura del cosiddetto "manager atipico" o "colletto solo", spiega Giorgio Ambrogioni, presidente di Federmanager.

Nel 2008, secondo le stime di Manageritalia, su dieci mila dirigenti licenziati o spinti ad andarsene, 3.500 si sono dati alla consulenza: due mila lo fanno a livello continuativo e 1.500 solo ogni tanto. «Se l'economia non tira, le imprese iniziano a tagliare i costi a partire dai dirigenti – commenta Claudio Pasini, presidente di Manageritalia – professionisti che a 50 anni, una volta perso il ruolo manageriale, non trovano aziende disposte a riassumerli a causa di uno stereotipo tutto italiano per cui: il meglio l'hai già dato». E così l'ex manager o cerca di ricollocarsi in un'azienda, anche a costo di una dequalificazione delle proprie mansioni: «Sono 3.300 i manager che nel 2008 hanno ritrovato un incarico dipendente inferiore al precedente», commenta Pasini.

Come? Dopo un breve check up nel quale mette sul tavolo le proprie competenze, il "colletto solo" apre la propria agenda e inizia a sfruttare tutte quelle conoscenza acquisite in anni di esperienza manageriale. Il network è fondamentale per stilare una lista di possibili clienti a cui offrire i propri servizi consulenziali. Quali? «Usi il bagaglio culturale di competenze acquisito negli anni di dirigenza», spiega il presiedente di Manageritalia, «Se sei stato direttore finanziario farai il consulente finanziario».

Chi ha una forte specializzazione rimane nella stessa area di influenza, chi invece ha capacità manageriali che vanno dalla gestione delle risorse umane all'organizzazione, può cambiare settore. «Se un manager è specialista nell'Information technology venderà il suo know-how e non si trasformerà certo in consulente Hr – commenta Pasini – insomma fai di necessità virtù».

Le competenze acquisite in azienda come manager diventano quindi la moneta di scambio offerta alle piccole imprese, che sono sempre più alla ricerca di innovazione e professionalità. Secondo un'indagine fatta nel 2008 da Federmanager e Federprofessional dal titolo "Attese e problematiche dei manager atipici", si registra infatti che proprio «le skill acquisite in azienda» siano tra i fattori determinanti per il successo nel lavoro autonomo (44% degli intervistati), al secondo posto c'è la «rete di relazioni costruita nel tempo» (40%).

Fondamentale diventa quindi l'aggiornamento delle proprie competenze: «Se in azienda il sapere individuale si rinnova anche solo per osmosi, il libero professionista, lavorando da solo, deve cercare un interscambio culturale per non mettere a rischio il proprio tesoretto», chiarisce Ambrogioni. Ecco allora corsi, master e seminari per rinnovarsi continuamente. Se infatti per il 64,1% degli intervistati l'area di competenza spesso è la stessa, il 14,6% ha invece dovuto parzialmente modificare il proprio campo di azione, mentre il 15,5% del campione ha cambiato completamente le materie oggetto del nuovo lavoro rispetto a quello svolto in precedenza.

Molto dipende dalle possibilità che offre il mercato. Come spiega Marco Cecchini, direttore di Aldai (Associazione lombarda dirigenti aziende industriali). «L'ex manager – dice – prima trova la consulenza, poi in base alle prestazioni richieste, cerca di colmare il gap attraverso corsi di formazione ad hoc». Il più delle volte infatti il manager rimane nella propria ala professionale, «ma questo è un limite – commenta Ambrogioni – perché quando un'azienda prende un manager tende a specializzarlo in un solo settore, ma quando la piccola impresa prende un consulente cerca di far giocare alla stessa figura più ruoli».

Ecco allora la necessità di essere flessibili, ritenuta dal 63,1% degli intervistati da Federmanager, «una capacità di adeguarsi alle richieste del cliente e del mercato». Per questo davanti a una sempre più massiccia trasformazione di "colletti bianchi" in "colletti soli", le associazioni di manager e consulenti mettono a disposizione una serie di aiuti per affrontare meglio questo passaggio. «Spesso capita che molti manager vivano con ansia questo cambiamento, ma poi hanno successo e la consulenza diventa per loro la prima scelta», conclude Ambrogioni.
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