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Dead men working

Ultimo Aggiornamento: 31/08/2015 08:57
29/01/2009 19:33
 
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E la crisi penalizza anche il caffè: Starbucks taglia 7000 posti e 300 locali
A luglio era stata già annunciata la chiusura di 600 caffetterie

E alla metropolitana di londra via a una riduzione di ben 1000 dipendenti

NEW YORK (USA) - La crisi economica continua a colpire le aziende di tutto il mondo. E a farne le spese non sono solo i colossi dell'elettronica come Sony e Toshiba o della fotografia come Kodak (che ha da poco annunciato il taglio di 4500 posti di lavoro) ma anche abitudini consolidate come la classica tazzina (o bicchiere) di caffè. Così alla lunga lista delle imprese che licenziano dipendenti non è un caso se troviamo anche Starbucks, una delle catene di caffetterie più famose al mondo, che, già colpita in estate dalla crisi, si vede costretta a chiudere ulteriori 300 punti vendita, tagliando circa 7.000 posti di lavoro.

NEGOZI DA CHIUDERE - Inoltre l’amministratore delegato della società Howard Schultz ha chiesto al consiglio di amministrazione di tagliare il suo stesso salario a 10.000 dollari all’anno, dagli 1,2 milioni di dollari dell’anno precedente. Il consiglio di amministrazione ha dato il via libera e, una volta dedotti i costi relativi all’assicurazione sanitaria, il numero uno della società riceverà meno di 4 dollari al mese. Starbucks pensa di chiudere 200 caffetterie negli Stati Uniti e cento all’estero entro la fine dell’anno fiscale, che termina a settembre. Lo scorso luglio era già stata annunciata la chiusura di 600 caffetterie.

METROPOLITANA DI LONDRA - Ma la crisi inizia adesso a farsi sentire anche sulle aziende a partecipazione pubblica. E' il caso della metropolitana di Londra, la più estesa del mondo, che taglierà 1.000 posti di lavoro nel 2009, nei settori finanza e amministrazione: lo ha annunciato la stessa London Underground, precisando che i tagli non riguarderanno però guidatori o personale delle stazioni. L'azienda spiega che cercherà di tagliare i posti per lo più non rimpiazzando lavoratori che vanno in pensione o non rinnovando contratti temporanei. I sindacati hanno criticato l'annuncio affermando che si tratta di un «forte colpo» destinato ad avere conseguenze sul servizio della metropolitana.
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