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Dead men working

Ultimo Aggiornamento: 31/08/2015 08:57
17/02/2009 15:11
 
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Due aziende su tre licenziano per far fronte alla crisi

Due imprese su tre hannno deciso di ridurre il personale per far fronte alla crisi. Sta tutta in questo dato, che emerge dal rapporto «Opportunità nelle avversità» del colosso della consulenza Ernst & Young, la misura dell'emergenza occupazionale che sta delineando la seconda fase della crisi, quella che colpisce l'economia reale.

Fare cassa è diventata la priorità per le aziende in tutto il mondo. E, con le banche che hanno chiuso i rubinetti del credito, l'unica strada possibile è la riduzione dei costi. L'80% delle 350 aziende globali intervistate dall'indagine di Ernst&Young ha già fatto un'analisi per favorire i risparmi, il 66%, come detto, ha avviato un piano di riduzione del personale mentre circa la metà ha scelto di razionalizzare la spesa nell'information technology.

«In questa fase in tutto il mondo le aziende si stanno focalizzando sul proprio core business, andando a ripensare alle attività di supporto alla vendita e alla gestione» - spiega Pellegrino Libroia, Country Managing Partner di Ernst & Young. Ma non solo. «L'impressione è che la crisi, in questa fase, sia per tutte le aziende un'opportunità per creare produttività eliminando quelle inefficienze oggi non più sostenibili. Questo approccio è seguito sia dalle aziende sulle quali la crisi ha impattato maggiormente che su quelle invece solo marginalmente colpite».

Tra chi ha annunciato tagli in questi mesi non c'è solo chi è in crisi, ma anche aziende sane, che fanno utili. Non c'è il rischio di innescare un circolo vizioso? Se sempre più gente resta senza lavoro è difficile che i consumi possano ripartire. «Secondo i risultati emersi dalla ricerca, per le aziende più colpite dalla crisi, l'obiettivo prioritario per il 2009 è salvaguardare le proprie attività, i propri ricavi, i propri talenti e quindi la propria esistenza» afferma Donato Iacovone, presidente di Ernst & Young Financial Business Advisors. «La ricerca peraltro evidenzia come alcune di queste aziende si stiano comunque preoccupando di investire per essere pronte nel momento della ripartenza del mercato».

La stretta creditizia ha ridotto la liquidità nelle casse delle aziende che hanno sempre più difficoltà a pagare i fornitori. Il 60% degli intervistati ha constatato un peggioramento dell'affidabilità creditizia della propria clientela. Con un allungamento medio dei tempi che intercorrono tra ordine e incasso. Il colosso delle assicurazioni sul credito Euler Hermes ha stimato che, solo in Europa, saranno 200mila le aziende a dichiararsi insolventi nel 2009. Negli Stati Uniti le aziende che finiranno in bancarotta passeranno dalle 42mila del 2008 alle 62mila del 2009.

«È una crisi di fiducia quella che stiamo attraversando - spiega Pellegrino Libroia - le aziende hanno ridotto pesantemente gli investimenti. Ma questa fase, secondo quanto emerge dalla ricerca, è destinata a interrompersi: passata la fase dell'immobilismo e quindi della non reazione a quanto sta accadendo, le aziende provvederanno a rilanciare piani di crescita e di riqualificazione degli investimenti. L'attenzione ai costi può essere la chiave della sopravvivenza nel breve. Ma nel medio e lungo termine torneranno ad essere protagonisti gli investimenti».

Quali settori resisteranno meglio all'impatto della recessione? Secondo gli esperti della società di consulenza sarà soprattuto il settore farmaceutico e delle biotecnologie. Nel 2008, a livello mondiale, il comparto non ha avvertito alcuna contrazione degli utili e nel 2009 le perdite potranno raggiungere al massimo il 10%. Sarà invece un altro anno duro per le banche (che nel 2008 hanno visto ridurre la propria capitalizzazione del 65%). Il settore, in tutto il mondo, rischia svalutazioni ulteriori intorno al 50%. Stesse percentuali per il comparto minerario e per l'immobiliare. Molto colpito anche il settore automotive (si stimano perdite tra il 40 e il 50%).
[Modificato da dgambera 17/02/2009 15:11]
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