Fallimento banche postate le news

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29 settembre 2008

Bradford & Bingley, la più piccola banca di credito ipotecario britannica, con attività per 50 miliardi di sterline (63 miliardi di euro) è stata nazionalizzata. E' la seconda di un'ormai triste serie dopo Northern Rock esattamente un anno fa. Ridotta ormai al lumicino, con una capitalizzazione crollata del 95% rispetto a un anno fa la B&B, come viene chiamata, rischiava questa mattina il meltdown alla Borsa di Londra dato che era in vista un altro abbassamento del rating a livello di junk bond. Il titolo è stato sospeso dalla Fsa, l'ente regolamentare dei mercati britannici, poco prima delle contrattazioni. Il Governo ha poi annunciato un piano di salvataggio, messo a punto durante il week-end, che comprende, come in buona parte anticipato da Il Sole 24 Ore.com , la vendita alla rivale Abbey (che fa parte del gruppo spagnolo Santander) per circa 600 milioni di sterline di tutte le attività retail. Queste comprendono 21 miliardi (25 miliardi di euro) di depositi e circa 200 sportelli con quasi 2.700 dipendenti, di cui 1.400 nel centro elaborazione dati dello Yorkshire. Lo Stato si assumerà da parte sua 42 miliardi di sterline di crediti più o meno dubbi che verranno a maturità in un periodo tra 5 e 8 anni. Alla fine del processo, nel caso di passivi da ripianare, a saldare il conto sarà la comunità bancaria britannica nel suo insieme. L'operazione avverrà comunque in tempi lunghi per evitare di gravare eccessivamente il settore in tempi difficili. Al contribuente viene dunque chiesto di dare una garanzia-ponte per permettere lo svolgersi ordinato del salvataggio. La banca che era una società mutua fino al 2000 è stata poi convertita in istituto di credito quotato per raccogliere mezzi freschi in Borsa come molte altre consorelle: la stessa Abbey, Alliance & Leicester, Cheltenham & Gloucester e altre. Negli ultimi anni sono tutte uscite di scena, acquistate da altri gruppi, dato che non sono riuscite a ottenere mezzi sufficienti per sopravvivere. Penultima della serie è stata Alliance & Leicester comprata anch'essa, guarda caso, dal Santander, che aveva avviato il nuovo trend con l'acquisizione di Abbey National esattamente 4 anni fa.

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29 settembre 2008

Sono stati cinque quelli che vengono correntemente chiamati «errori fatali» di Fortis. Si comincia con l'acquisto di Abn Amro con Royal Bank of Scotland e il gruppo spagnolo Santander a un prezzo ritenuto troppo elevato. L'offerta è stata fatta in cash quando già i primi segni della crisi subprime erano visibili. Il secondo errore era la posizione della banca nel consorzio per cui lo sforzo finanziario era il più importante. Il gruppo belga-olandese si era impegnato per 24 miliardi prima di assicurarsi l'ammontare. L'aumento di capitale è stato di 13 miliardi e il resto avrebbe dovuto essere rastrellato attraverso cessione di attivi ad operazioni di cartolarizzazione o emettendo strumenti finanziari ibridi. Processo, però, bloccato dalla crisi finanziaria dilagante. A fine giugno, ecco il terzo errore: il gruppo ha fatto un aumento di capitale attraverso un «book building» con la conseguenza che i piccoli azionisti non si sono sentiti tutelati. Il patrimonio è stato aumentato solo del 5% mentre il titolo in borsa perdeva il 20%. È a quel punto che il gruppo aveva «definitivamente perduto la fiducia del mercato» secondo il giudizio degli analisti. Gli altri due errori riguardano una pessima comunicazione e lo scandalo sulla retribuzione dell'ex amministratore delegato. Per quanto riguarda la comunicazione nel corso dei mesi è risultato che il gruppo era esposto più di quanto avesse annunciato agli effetti della crisi subprime. Più di una volta le rassicurazioni dei vertici sono stati smentiti dai fatti: successe all'assemblea degli azionisti alla fine di aprile quando l'ex direttore finanziario affermò che tutto andava bene. Ma il 26 giugno il gruppo annunciò la sospensione del pagamento del dividendo. Per quanto riguarda lo scandalo sulle retribuzioni, decisione di aumentare del 15% a 3,91 milioni la remunerazione di Jean-Paul Votron (ex a.d.) ha avuto un effetto disastroso in termine di immagine.

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29 settembre 2008

Citigroup acquisirà le attività bancarie di Wachovia, la sesta banca Usa colpita dalla crisi finanziaria. L'operazione è stata favorita dalle Autorità Usa. Citigroup assorbirà perdite di portafoglio della banca per 42 miliardi di dollari su un totale di 312 miliardi di impieghi. La Fdic, organismo federale di assicurazione dei depositi, ha assicurato che non ci saranno interruzioni nei servizi bancari e l'attività procederà normalmente, assicurando che nel complesso il sistema delle banche commerciali Usa rimane ben capitalizzato.

Il salvataggio da parte di Citigroup ha ricevuto il via libera anche del governo Usa che ha sottolineato come Wachovia non sia fallita e che la banca potrà continuare ad operare nelle altre sue attività. Il ministro del tesoro Usa Henry Paulson, a proposito dell'operazione, ha detto che l'aiuto dello Stato era indispensabile per garantire la stabilità finanziaria. Parere favorevole è stato espresso anche dal presidente della Fed Ben Bernake. Dopo l'annuncio dell'acquisizione i titoli di Wachovia hanno ampliato le perdite, arrivando a cedere il 91%, mentre Citigroup sale del 3,2% circa.

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30 settembre 2008

I governi di Belgio, Francia e Lussemburgo hanno raggiunto nella notte un accordo per iniettare 6,4 miliardi di euro nel gruppo franco-belga di bancassurance Dexia. Lo ha annunciato il primo ministro belga Yves Leterme.

L'obiettivo delle trattative nella notte era di arrivare a una decisione prima dell'apertura dei mercati, stamattina. "Si è continuato a trattare tutta la notte" ha detto all'Afp il portavoce del primo ministro belga Yves Leterme, Peter Poulussen. "Per arrivare a qualche cosa prima delle 9" l'ora in cui si aprono i mercati, ha aggiunto.
L'operazione è in effetti destinata a rassicurarli, dopo il crollo in Borsa, ieri, delle azioni Dexia, che hanno perduto circa il 30 per cento, dopo la nazionalizzazione parziale di Fortis da parte dei tre Stati del Benelux, Belgio, Olanda e Lussemburgo, annunciata domenica sera.
Nata nel 1996 dalla fusione del Credit Local de France e del Credit Communal de Belgique, la banca franco-belga Dexia è specializzata nei prestiti alle collettività locali, di cui essa dice di essere il leader mondiale. La sua situazione è considerata difficile perchè si finanzia in gran parte a breve termine sui mercati finanziari, vendendo obbligazioni agli investitori o indebitandosi verso altre banche. Adesso "le banche non si prestano più danaro tra loro perchè non hanno più fiducia" secondo un analista.

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30 settembre 2009

Il Governo irlandese ha annunciato che garantirà tutti i depositi bancari per due anni per assicurare la stabilità finanziaria del Paese sullo sfondo della tempesta sui mercati che ha colpito duramente anche le banche irlandesi. Il piano entra in vigore immediatamente e garantisce anche covered bond, senior debt e debito subordinato. Riguarda Allied Irish Bank, Bank of Ireland, Anglo Irish Bank, Irish Life and Permanent, Irish Nationwide Building Society e Educational Building Society.
Il provvedimento è stato annunciato dal ministro delle Finanze, Brian Lenihan, e va oltre una promessa fatte dal governo già la scorsa settimana, ovvero quella di garantire la copertura sui primi 100.000 euro di tutti i depositi in banca.
Il denaro dei contribuenti verrà utilizzato nell'eventualità di qualunque caso di dissesto di uno dei sei gruppi bancari registrati del paese: Allied Irish Banks, Bank of Ireland, Anglo-Irish Bank, Irish Life and Permanent, Irish Nationwide Building Society e la Educational Building Society.

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Si pensava che il sistema di banca universale europeo fosse immune alle ricadute della crisi dei subprime. Ora scopriamo invece che tutte le istituzioni finanziarie sono vulnerabili se la leva finanziaria è troppo elevata. Tuttavia, il problema principale dell'Europa non è solo la vulnerabilità delle sue banche più grandi, ma il fatto che siano diventate troppo grandi per essere salvate da un solo governo.

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1° ottobre 2008

Il presidente della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet sollecita il Congresso americano ad approvare il piano da 700 miliardi di dollari per restituire fiducia al sistema finanziario globale. «Deve passare - ha detto Trichet in un'intervista a Bloomberg Tv - per la salvaguardia degli Stati Uniti e per la salvaguardia del sistema finanziario globale».

Trichet afferma poi di «avere fiducia» sul fatto che il piano possa essere approvato ma aggiunge che si tratta chiaramente di una decisione del Congresso americano. Il presidente della Bce fa anche presente che una decisione analoga non potrebbe essere presa in Europa: «Non siamo una vera e propria federazione con un budget federale. Ogni Paese deve mobilitarsi dal canto suo ma certamente c'è uno spirito europeo che è lo spirito del mercato comune».

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A metà giornata, infatti, è circolata anche la voce che Intesa SanPaolo possa addirittura effettuare un'Opa su Unicredit insieme a Santander. Nel dettaglio, secondo le ipotesi che stanno circolando tra le sale operative e che non hanno trovato finora riscontro, Intesa SanPaolo sarebbe interessata agli asset esteri di Unicredit mentre Santander a quelli italiani. Altre voci parlano di una divisione diversa: la rete al Santander e le partecipazioni (come Mediobanca) alla Ca' de Sass. Sul tavolo ci sarebbe anche la quota di Unicredit in Mediobanca. Non a caso, anche le azioni della banca di piazza Cordusio hanno iniziato a volare dopo un avvio di seduta in forte calo e con diverse sospensioni al ribasso. In controtendenza gli altri bancari con Banco Popolare, Bpm e Ubi Banca hanno perso rispettivamente il 4%, il 3,3% e il 2 per cento. In recupero sul finale Intesa Sanpaolo
(-0,5%).

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C'era Profumo di Passera. Ora si sente più che altro Puzza di C***o.
Gianni

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