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4 Ottobre 2008

È stata ancora una settimana da cardiopalma per le Borse mondiali, con sedute ritmate da continui colpi di scena. A partire da lunedì, quando in America è arrivata la sonora bocciatura del Piano anticrisi da 700 miliardi $ promosso dal segretario al Tesoro Henry Paulson. E proprio mentre tutto il mondo dava l'approvazione come cosa fatta. Inutile dire che, lunedì sera, la notizia ha gettato Wall Street nello sconforto, facendo precipitare gli indici. In una sola seduta il Nasdaq è tracollato del 9,14%, mentre il Dow Jones è scivolato del 6,98%. In termini assoluti quest'ultimo ha accusato un tonfo di 777,68 punti, come non è mai avvenuto nella sua storia più che centenaria. Ma la bocciatura del Piano non è stato l'unico colpo di scena di lunedì: Oltremanica è stata nazionalizzata Bradford & Bingley e i suoi asset migliori sono stati venduti a Santander, mentre sul Vecchio Continente i tre Stati di Belgio, Olanda e Lussemburgo hanno parzialmente rilevato il gruppo bancario Fortis, investendo 11,2 miliardi €. Non è tutto. Sempre lo stesso giorno la tedesca Hypo Re si è salvata in extremis, ottenendo un mega-prestito bancario da 35 miliardi.
Il ritmo dei giorni successivi è stato altrettanto sostenuto: martedì i governi di Belgio, Francia e Lussemburgo hanno raggiunto un accordo per iniettare 6,4 miliardi € nel gruppo franco-belga di bancassurance Dexia, mentre a Milano Piazza Affari ha iniziato a puntare l'indice sulla solidità di UniCredit, al punto che il giorno successivo lo stesso a.d., Alessandro Profumo, è corso ai ripari fornendo rassicurazioni al Tg1.
L'ottava si è chiusa con l'annuncio a sorpresa che Wells Fargo ha raggiunto un accordo per acquistare per 15,1 miliardi $ la concorrente Wachovia, bruciando sul filo di lana Citigroup, che si era fatta avanti pochi giorni prima per rilevare alcuni asset, con l'avvallo delle autorità. E soprattutto con l'approvazione del Piano Paulson (avvenuta a Borse europee chiuse).
L'ok allo "scudo" da 700 miliardi non ha però scaldato Wall Street che, nell'ultima seduta dell'ottava, ha chiuso in calo dell'1,35% (S&P500). Così, non sono bastate le scommesse, rivelatisi stavolta vere, sull'approvazione del Piano, quelle su imminenti ribassi dei tassi, nonché su operazioni straordinarie tra le società. Hanno pesato maggiormente i dati sconcertanti del mercato del lavoro Usa, con le buste paga calate di 159 mila unità a settembre, ben oltre le aspettative. Il bilancio settimanale del Mibtel è stato in profondo rosso (-4,88%). Peggiore di quello Francoforte (-4,2%), Londra (-2,2%) e Parigi (-1,98%). Oltreoceano il Nasdaq ha registrato un calo del 10,74% e l'S&P dell'8,95%.
Gli investitori continuano a tenere alta la guardia sulle banche, nonostante la buona notizia sull'acquisizione di Wachovia senza l'avvallo del governo, che ieri ha fatto volare le azioni dell'istituto, come quelle delle società tecnologiche ai tempi d'oro. Del resto sul mercato del credito interbancario l'Euribor a una settimana è salito al nuovo massimo degli ultimi sette anni a 4,868%, mentre quello a tre mesi ha aggiornato il top dalla fine del 1994, a quota 5,339%. Come dire che nemmeno gli istituti bancari si fidano l'uno dell'altro, con la conseguenza che si inceppa la liquidità immessa sul sistema dalle banche centrali.
A Milano è stato Unicredit a tenere banco, tra mille voci, tutte smentite: dalle difficoltà della banca, alle dimissioni di Profumo e all'eventualità di un aumento di capitale. Fino all'ipotesi, quest'ultima benefica per le quotazioni, che l'istituto sia nel mirino di altri gruppi. Le azioni sono così precipitate ai minimi di sempre, per risalire, accusando un ribasso settimanale del 6,6%. Ha fatto molto peggio Fiat, scivolando di oltre il 15%, sulla scia della performance delle concorrenti Usa Ford e General Motor, per le quali il governo di Oltreoceano ha dovuto varare stanziamenti pari a 25 miliardi di dollari, dato il forte calo delle immatricolazioni di settembre (del 35% e del 16% rispettivamente). A dimostrazione che la crisi finanziaria sta intaccando anche il tessuto industriale.

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Si terrà domenica pomeriggio, 5 ottobre, una riunione straordinaria del consiglio di amministrazione di Unicredit. Sul tavolo, secondo quanto riferiscono fonti vicine alla banca, una serie di opzioni tra cui la decisione di pagare il prossimo dividendo con la distribuzione di azioni, secondo quanto già riportato da un quotidiano. In questo caso sarebbe necessario effettuare un aumento di capitale.
Le mosse che saranno decise, riferisce sempre la fonte, avranno tutte come scopo quello di dotare la banca di una struttura patrimoniale più robusta e solida possibile. Sul tavolo ci sarebbero varie opzioni: il management le sottoporrà al Consiglio, cui tocca discutere e approvare le misure necessarie. L'obiettivo è dare al gruppo bancario una struttura più robusta e più solida, puntando ad un Core Tier ratio «di certo non inferiore» al 6,2 per cento.

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E' ufficiale, il governo tedesco ha deciso di garantire tutti i depositi dei correntisti tedeschi, qualsiasi sia la somma depositata (e non i 103.000 euro dell'Italia).

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