Il paese sta andando a puttane

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grella
00domenica 28 giugno 2009 00:19
Re: a proposito...
laplace77, 27/06/2009 23.36:


(ispirazione FOLlesca)

ma questo:


somiglia piu' a Bekko's o a Berluska?!?

[SM=p7579] [SM=p7579] [SM=p7579]





L'asfalto che ride............




Quand'era 10 anni fa?..........la cosa che più mi fa inorridire è che allora mi sembrava assurdo tutto quello che diceva, oggi mi pare addirittura profetico...........ma come capz siamo combinati? [SM=g10303] [SM=g1765347]







laplace77
00domenica 28 giugno 2009 20:14
perle ai porci...
...come da oggetto...

fonte: beppegrillo


28 Giugno 2009

La pubblicità al potere

La pubblicità dovrebbe servire per vendere. In Italia da vent'anni serve per comprare. E' un meccanismo semplice e contorto. Tre frequenze nazionali su quattro sono assegnate da tempo immemore a un privato cittadino. Il soggetto in questione è lo psiconano che gode delle concessioni di Stato a condizioni agevolate. Molto agevolate. Per usarle paga l'uno per cento del fatturato. E' come dare in concessione un nostro appartamento a qualcuno e accontentarsi dell'uno per cento dell'affitto che ne ricava. Solo uno squlibrato o una persona che vuole ottenere altre contropartite lo farebbe. Il Governo D’Alema nel 1999 lo ha fatto, con una legge ad hoc (pag. 32: legge 488, art.27 comma 9, del 23 dicembre 1999).
Il flusso di denaro ottenuto attraverso Publitalia è stato immenso. Da Publitalia è derivata Forza Italia. Una creatura politica pubblicitaria. Che si è sviluppata con le tecniche di persuasione e di marketing della pubblicità. Un partito azienda nato per salvare l'azienda e, quindi, mantenere e aumentare il flusso pubblicitario. Anni fa fu predetto che l'Italia del futuro sarebbe stata plasmata dalle televisioni e non dai partiti e dalle ideologie. L'Italia di oggi è invece figlia della pubblicità. Dei suoi meccanismi. La pubblicità al potere.
Lo psiconano invita a non fare pubblicità sui media catastrofisti. E' come se dicesse di fare pubblicità solo sui media ottimisti che negano la verità economica. In sostanza: i suoi. E' un piazzista della pubblicità in un momento di crollo della pubblicità. Le imprese controllate dallo Stato come l'ENI, le Ferrovie dello Stato, l'ENEL pagano fior di capitali in pubblicità. Quale investimento migliore, dal punto di vista politico, di Mediaset, la televisione commerciale del Presidente del Consiglio? E' un meccanismo straordinario. Soldi di imprese pubbliche finanziano una televisione commerciale che sfrutta frequenze pubbliche pagandole a prezzi di saldo. Soldi che hanno consentito e consentono, la permanenza al Governo del padrone di quelle televisioni.
I soldi della pubblicità controllano la politica, l'informazione, producono l'omologazione di massa. Avviene in modo indiretto, per questo non ce ne rendiamo conto. Il punto di forza di questo sistema marcio fino all'impensabile è la pubblicità, usata come merce di scambio e di potere. Un riciclaggio di favori, un pizzo legale e cercato. Non estorto, ma, anzi, offerto. Una Repubblica Pubblicitaria non poteva finire che con lo spot becero e triviale che si svolge sotto gli occhi di un mondo sbalordito.. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.





[SM=g1747536]

FraMI
00lunedì 29 giugno 2009 12:22
Re: Re: Io l'ho visto...
TobaccoFlower, 26/06/2009 18.35:



Li puoi trovare in un videonoleggio ben fornito (di quelli che hanno roba per amatori, penso che pure a milano ce ne sia qualcuno) ma anche in qualche biblioteca comunale. Sennò te li scarichi e buonanotte! [SM=g7574]





Sei una teppa...non si scarica! (si downloada...) [SM=g1749711] Americanismi... [SM=p7579]

Ne parla anche il corriere...Sembra che il Re Mida della comunicazione abbia risollevato il canale di AlGore...Ribadisco, ci vuole la faccina con la lingua a mo'di lecca cu...lo... [SM=g7574]

www.corriere.it/spettacoli/09_giugno_29/citizen_berlusconi_current_tv_aldo_grasso_ce613cbe-6477-11de-91da-00144f02aa...


grella
00giovedì 16 luglio 2009 23:36
Continua da bolla immobiliare...............
X Lap:

Dicevo di là............oltre per i motivi da te esposti, anche la sanatoria mi pare mal digerita e molti hanno paura dell'influenza sugli immobili ................per me attaccherà poco e servirà per toppare qualche buco di Stato..........!!!

laplace77
00giovedì 16 luglio 2009 23:51
Re: Continua da bolla immobiliare...............
grella, 16/07/2009 23.36:

X Lap:

Dicevo di là............oltre per i motivi da te esposti, anche la sanatoria mi pare mal digerita e molti hanno paura dell'influenza sugli immobili ................per me attaccherà poco e servirà per toppare qualche buco di Stato..........!!!





intendi lo scudo fiscale?

nella versione commentata da repubblica o da travaglio?

fonte: beppegrillo - travaglio - youtube



poi rivista e corretta (c'hanno provato)?


per me lo stato prende veramente poco, anche nella versione corretta...

cmq, ti devo dire che probabilita' hanno quelli che avevano i soldi all'estero di metterli nel mattone?

per il pregio, forse, ma a me e ai piu' qua non interessa, mi pare

per il semicentrale o le periferie-ghetto (le ex "nuove centralita'" di roma, ad esempio), non credo proprio

le prospettive di rivalutazione, comprando a un -10% dal max di una bolla di queste dimensioni, obbligano a prospettive di decenni...

...tipo aver preso le tiscali a 90€, dal punto di vista "bolla"


...voglio dire: dovessi riciclare, vabbe', anche un -40% ci sta

...ma se lo stato ti ricicla a -8%...


stelafe
00venerdì 17 luglio 2009 09:16
Sanatoria badanti, carcere a chi falsifica reddito di 20 mila euro per assumere una colf
rassegnastampa.mef.gov.it/mefnazionale/PDF/2009/2009-07-16/200907161326...

Scudo, testo attuale sana falso bilancio e bancarotta

da borsaitaliana.it.reuters.com/article/foreignNews/idITLF394675...

scusate l’ot, ma sembra di capire che la legge NON è uguale per tutti. Da una parte si sana, dall’altra si ammanetta.

kemar71
00domenica 27 febbraio 2011 09:22
I signori di Affittopoli, ecco l'elenco top secret
Per la prima volta ecco la lista delle case e degli inquilini: da anni a canoni privilegiati. Gli appartamenti della Regione e dell'ex Ipab: costruttori, politici alti funzionari

Gioielli, case da spettacolo, affacciate su cartoline immortali della città, affittate a canoni ridicoli. Elenchi con nomi, cognomi, metri quadrati e cifre da pagare mensilmente. Degli appartamenti di proprietà della Regione e di enti proprietari di immensi patrimoni, dal Sant'Alessio all'Isma, l'Istituto di Santa Maria in Aquiro, fino all'Istituto romano di San Michele. Tabulati con stilisti, parenti di politici, assessori alla casa, costruttori, società, hotel.
Qualche esempio? L'assessore alla Casa del Comune e deputato europeo del Pdl Alfredo Antoniozzi, in piazza Campitelli, di fronte alla Rupe Tarpea paga 2.143 euro per 123 metri quadrati, la stilista Laura Giordano nelle centralissima via Gesù e Maria va a 1500 euro, il costruttore Pierluigi Toti in via delle Muratte 957 euro per 96 metri quadrati.

Prendiamo lo scenario di via Margutta. La madre novantenne di Gennaro Farina, ex direttore dell'Ufficio del centro Storico del Comune, con casa intestata alla Polis s. r. l.: 807 euro. L'antiquario Cesare Lampronti, per sessantadue metri quadrati paga mille e cinquecento euro al mese; Maria Luisa Berruti, 108 metri quadrati a 317 euro, meno di una stanza per studenti in un appartamento a Centocelle; Corrado Schiavetto, 88 metri quadrati a 191 euro, un prezzo davvero stracciato. Gemma Riccardi, sempre sulla strada degli artisti, 148.
E Maria Concetta Onori, moglie del parlamentare del Pd Pietro Tidei, per 131 metri quadrati in via del Babuino, paga all'Isma 2 mila euro al mese. Avanti con il Sant'Alessio. Umberto Montesanti, via Sistina, per 85 metri quadrati sborsa 784 euro, quanto un bicamere al Tuscolano, Sempre proprietà del Sant'Alessio, l'Ipab che si occupa dei non vedenti, altri appartamenti affittati a prezzi davvero incredibili, 53 euro al mese a via in Selci, 187 a via Vittoria, il cuore del Centro storico.

Torniamo all'Isma: una Claudia Paoletti: 700 euro al mese per 84 metri quadrati in via del Seminario, a due passi dal Pantheon. E Patrizia Aureli? Sempre in via del Seminario 577 al mese per cento metri quadrati. Nella stessa strada, di nuovo Isma: Factory Cube srl di proprietà di una società sanmarinese per 90 metri quadrati solo 140 euro al mese: un record assoluto.

Finale con case della Regione Lazio: in via Belsiana Ornella Luccioli, 64 metri quadrati per 772 euro al mese, e Giuseppe Tinelli, 64 metri quadrati a 769. Mentre in via della Mercede Rosanna Montresor, 56 metri quadrati a 683 al mese. Amen.

(26 febbraio 2011)
[SM=g1752723] [SM=g1752723] [SM=g1752723] [SM=g1752723] [SM=g1752723]


[SM=g2469003] [SM=g2469003] [SM=g2469003] [SM=g2469003]

L'articolo finisce con ....amen...altro che amen [SM=g2232945]
grella
00domenica 27 febbraio 2011 18:37
Qualcuno ha letto questo?



laplace77
00domenica 27 febbraio 2011 19:36
Re: Qualcuno ha letto questo?
grella, 27/02/2011 18.37:








ce l'ho, lo devo ancora cominciare...

che dici, metto in standby shock economy e mi leggo questo?

[SM=g1749704]


gli autori, giornalisti, sono dell'area centro-sx "non troppo allineata"

[SM=g7574]

grella
00domenica 27 febbraio 2011 23:22
Re: Re: Qualcuno ha letto questo?
laplace77, 27/02/2011 19.36:




ce l'ho, lo devo ancora cominciare...

che dici, metto in standby shock economy e mi leggo questo?

[SM=g1749704]


gli autori, giornalisti, sono dell'area centro-sx "non troppo allineata"

[SM=g7574]




Vanno sempre letti con spirito critico ma li considero interessanti a prescindere ...........se a Dx non emergono prodotti altrettanto interessanti non è colpa nostra..........per chi avesse qualche spunto per la parcondicio posti pure........... [SM=g7600]
Quel libro lo leggerò appena posso, ora sono occupatissimo....................fammi sapere...........


laplace77
00lunedì 28 febbraio 2011 09:58
Re: Re: Re: Qualcuno ha letto questo?
grella, 27/02/2011 23.22:



Vanno sempre letti con spirito critico ma li considero interessanti a prescindere ...........se a Dx non emergono prodotti altrettanto interessanti non è colpa nostra..........per chi avesse qualche spunto per la parcondicio posti pure........... [SM=g7600]
Quel libro lo leggerò appena posso, ora sono occupatissimo....................fammi sapere...........






ho cominciato a leggerlo e i primi capitoli sanno un po' di aristo-freak, la storia della bellezza naturale, del paesaggio, del turismo a me me scassa un po'...

che col petrolio oltre i 100$ al barile e senza tav voglio vede come ce liporti i turisti in italia, con il teletrasporto?

di buono c'e' che parla delle varie lobby mattonare, sia a dx che a sx, della pazzia di ripianare i bilanci comunali compensando spese correnti (servizi) con il patrimonio (il territorio), ecc...

buono per i neofiti, mi sa...

[SM=g9128]
dgambera
00lunedì 28 febbraio 2011 13:46
Crisi: continua a vedere nero il 93% degli italiani. Crolla la fiducia nel governo

di Claudio Tucci 28 febbraio 2011


La crisi è superata? Macchè: a febbraio lo pensa solo il 7% degli italiani. Per tutti gli altri, il 93%, invece siamo ancora «in terra incognita», per usare un'espressione coniata dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Lo rileva la periodica indagine Confesercenti-Ispo, che sottolinea come rispetto a febbraio 2010 sia aumentata dell'11% la quota di italiani che pensa che il peggio sia ancora ben presente. A preoccupare è soprattutto la situazione economica (che da febbraio 2010 a febbraio 2011 passa dal 90% al 96%), con il picco nelle regioni del Nord-Ovest (97%, era l'86% un anno fa). E le prospettive non sono rosee: fra un anno per il 53% degli intervistati la situazione sarà ancora negativa (e in peggioramento per il 25% di essi). Mentre il 43% vede un futuro positivo: di essi un 38% scommette sulla ripresa. «Quello che manca - ha commentato il presidente di Confesercenti, Marco Venturi - è un progetto, non vediamo un piano che si ponga il problema di portare avanti l'Italia». E il federalismo fiscale? «Finora abbiamo sentito soltanto chiacchiere, manca la volontà di agire», ha concluso Venturi.

Crolla la fiducia nella politica
Italiani sempre più insoddisfatti di istituzioni e forze politiche: da settembre 2010 a febbraio 2011 il miglior risultato in termini di considerazione positiva lo ottengono le associazioni delle Pmi (dal 20% al 24 per cento). Bene anche i sindacati (dal 15% al 20 per cento). Cala il governo di otto punti dal 23% al 15%, mentre resta stabile l'opposizione ma all'11 per cento. Sempre fanalino di coda le banche al 9% come a settembre scorso. Spicca come negli ultimi 12 mesi il governo abbia perso 13 punti (dal 28% di febbraio 2010 al 15% di febbraio 2011 ), l'opposizione10 punti.

Mercato del lavoro in difficoltà
Dal sondaggio Confesercenti-Ispo emerge ancora la crisi del mercato del lavoro. Il 95% del campione continua a dichiararsi allarmato (un anno fa era il 92%) e di essi lo sono «molto» coloro che non hanno lavoro o subiscono la cassa integrazione. Anzi con il 100% i disoccupati esprimono tutta la loro mancanza di speranza che impedisce di intravedere la fine del tunnel. Nella classifica dei preoccupati seguono con il 97% impiegati e insegnanti e con il 94% i lavoratori dipendenti con qualifiche meno elevate. Un altro tema dolente della crisi è l'accesso ai prestiti, mitigato in parte dalle intese sulla moratoria dei debiti delle imprese, prolungata proprio nei giorni scorsi. Le difficoltà di ottenere prestiti però ci sono: la pensa così il 52% degli italiani (un punto sopra il dato di un anno fa, ma era il 60% a settembre 2010).

Crisi pesante per le pmi
Resta elevata la preoccupazione per il proprio posto di lavoro, è al 56%, anche se i «molto preoccupati» calano di 6 punti dal 31% di settembre 2010 al 25% di febbraio 2011. Per aree geografiche l'unico caso di preoccupazione in aumento per il proprio posto di lavoro si registra nel Nord-Ovest dal 25 al 27 per cento: «È anche la conseguenza delle vicende della Fiat?», si chiede Confesercenti. Nessun dubbio anche sul fatto che la crisi sia particolarmente pesante per le pmi: la pensa in questo modo l'86% degli italiani, vale a dire il livello più alto da febbraio 2010 (81 per cento). L'indagine segnale però anche spostamenti di giudizio verso orizzonti meno negativi: Il problema grave della perdita del lavoro personale o in famiglia si attesta al 15% con un calo dell'1% sulla precedente rilevazione. Meglio ancora la situazione della cassa integrazione che segna un 9%, inferiore di due punti rispetto a settembre 2010.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

greenray
00lunedì 28 febbraio 2011 20:11
Re:
dgambera, 28/02/2011 13.46:

Crisi: continua a vedere nero il 93% degli italiani. Crolla la fiducia nel governo

di Claudio Tucci 28 febbraio 2011


La crisi è superata? Macchè: a febbraio lo pensa solo il 7% degli italiani. Per tutti gli altri, il 93%, invece siamo ancora «in terra incognita», per usare un'espressione coniata dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Lo rileva la periodica indagine Confesercenti-Ispo, che sottolinea come rispetto a febbraio 2010 sia aumentata dell'11% la quota di italiani che pensa che il peggio sia ancora ben presente. A preoccupare è soprattutto la situazione economica (che da febbraio 2010 a febbraio 2011 passa dal 90% al 96%), con il picco nelle regioni del Nord-Ovest (97%, era l'86% un anno fa). E le prospettive non sono rosee: fra un anno per il 53% degli intervistati la situazione sarà ancora negativa (e in peggioramento per il 25% di essi). Mentre il 43% vede un futuro positivo: di essi un 38% scommette sulla ripresa. «Quello che manca - ha commentato il presidente di Confesercenti, Marco Venturi - è un progetto, non vediamo un piano che si ponga il problema di portare avanti l'Italia». E il federalismo fiscale? «Finora abbiamo sentito soltanto chiacchiere, manca la volontà di agire», ha concluso Venturi.

Crolla la fiducia nella politica
Italiani sempre più insoddisfatti di istituzioni e forze politiche: da settembre 2010 a febbraio 2011 il miglior risultato in termini di considerazione positiva lo ottengono le associazioni delle Pmi (dal 20% al 24 per cento). Bene anche i sindacati (dal 15% al 20 per cento). Cala il governo di otto punti dal 23% al 15%, mentre resta stabile l'opposizione ma all'11 per cento. Sempre fanalino di coda le banche al 9% come a settembre scorso. Spicca come negli ultimi 12 mesi il governo abbia perso 13 punti (dal 28% di febbraio 2010 al 15% di febbraio 2011 ), l'opposizione10 punti.

Mercato del lavoro in difficoltà
Dal sondaggio Confesercenti-Ispo emerge ancora la crisi del mercato del lavoro. Il 95% del campione continua a dichiararsi allarmato (un anno fa era il 92%) e di essi lo sono «molto» coloro che non hanno lavoro o subiscono la cassa integrazione. Anzi con il 100% i disoccupati esprimono tutta la loro mancanza di speranza che impedisce di intravedere la fine del tunnel. Nella classifica dei preoccupati seguono con il 97% impiegati e insegnanti e con il 94% i lavoratori dipendenti con qualifiche meno elevate. Un altro tema dolente della crisi è l'accesso ai prestiti, mitigato in parte dalle intese sulla moratoria dei debiti delle imprese, prolungata proprio nei giorni scorsi. Le difficoltà di ottenere prestiti però ci sono: la pensa così il 52% degli italiani (un punto sopra il dato di un anno fa, ma era il 60% a settembre 2010).

Crisi pesante per le pmi
Resta elevata la preoccupazione per il proprio posto di lavoro, è al 56%, anche se i «molto preoccupati» calano di 6 punti dal 31% di settembre 2010 al 25% di febbraio 2011. Per aree geografiche l'unico caso di preoccupazione in aumento per il proprio posto di lavoro si registra nel Nord-Ovest dal 25 al 27 per cento: «È anche la conseguenza delle vicende della Fiat?», si chiede Confesercenti. Nessun dubbio anche sul fatto che la crisi sia particolarmente pesante per le pmi: la pensa in questo modo l'86% degli italiani, vale a dire il livello più alto da febbraio 2010 (81 per cento). L'indagine segnale però anche spostamenti di giudizio verso orizzonti meno negativi: Il problema grave della perdita del lavoro personale o in famiglia si attesta al 15% con un calo dell'1% sulla precedente rilevazione. Meglio ancora la situazione della cassa integrazione che segna un 9%, inferiore di due punti rispetto a settembre 2010.

©RIPRODUZIONE RISERVATA





grella
00lunedì 28 febbraio 2011 22:41
Re: Re: Re: Re: Qualcuno ha letto questo?
laplace77, 28/02/2011 9.58:





buono per i neofiti, mi sa...
[SM=g9128]



Lascia perdere , per noi c'è bisogno di ben altro le tisane non servono ..........Whisky d'annata ci vuole........ [SM=g7576]

serafin.
00martedì 1 marzo 2011 00:52
Re:
dgambera, 28/02/2011 13.46:

Crisi: continua a vedere nero il 93% degli italiani. Crolla la fiducia nel governo

di Claudio Tucci 28 febbraio 2011


La crisi è superata? Macchè: a febbraio lo pensa solo il 7% degli italiani. Per tutti gli altri, il 93%, invece siamo ancora «in terra incognita», per usare un'espressione coniata dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Lo rileva la periodica indagine Confesercenti-Ispo, che sottolinea come rispetto a febbraio 2010 sia aumentata dell'11% la quota di italiani che pensa che il peggio sia ancora ben presente. A preoccupare è soprattutto la situazione economica (che da febbraio 2010 a febbraio 2011 passa dal 90% al 96%), con il picco nelle regioni del Nord-Ovest (97%, era l'86% un anno fa). E le prospettive non sono rosee: fra un anno per il 53% degli intervistati la situazione sarà ancora negativa (e in peggioramento per il 25% di essi). Mentre il 43% vede un futuro positivo: di essi un 38% scommette sulla ripresa. «Quello che manca - ha commentato il presidente di Confesercenti, Marco Venturi - è un progetto, non vediamo un piano che si ponga il problema di portare avanti l'Italia». E il federalismo fiscale? «Finora abbiamo sentito soltanto chiacchiere, manca la volontà di agire», ha concluso Venturi.

Crolla la fiducia nella politica
Italiani sempre più insoddisfatti di istituzioni e forze politiche: da settembre 2010 a febbraio 2011 il miglior risultato in termini di considerazione positiva lo ottengono le associazioni delle Pmi (dal 20% al 24 per cento). Bene anche i sindacati (dal 15% al 20 per cento). Cala il governo di otto punti dal 23% al 15%, mentre resta stabile l'opposizione ma all'11 per cento. Sempre fanalino di coda le banche al 9% come a settembre scorso. Spicca come negli ultimi 12 mesi il governo abbia perso 13 punti (dal 28% di febbraio 2010 al 15% di febbraio 2011 ), l'opposizione10 punti.

Mercato del lavoro in difficoltà
Dal sondaggio Confesercenti-Ispo emerge ancora la crisi del mercato del lavoro. Il 95% del campione continua a dichiararsi allarmato (un anno fa era il 92%) e di essi lo sono «molto» coloro che non hanno lavoro o subiscono la cassa integrazione. Anzi con il 100% i disoccupati esprimono tutta la loro mancanza di speranza che impedisce di intravedere la fine del tunnel. Nella classifica dei preoccupati seguono con il 97% impiegati e insegnanti e con il 94% i lavoratori dipendenti con qualifiche meno elevate. Un altro tema dolente della crisi è l'accesso ai prestiti, mitigato in parte dalle intese sulla moratoria dei debiti delle imprese, prolungata proprio nei giorni scorsi. Le difficoltà di ottenere prestiti però ci sono: la pensa così il 52% degli italiani (un punto sopra il dato di un anno fa, ma era il 60% a settembre 2010).

Crisi pesante per le pmi
Resta elevata la preoccupazione per il proprio posto di lavoro, è al 56%, anche se i «molto preoccupati» calano di 6 punti dal 31% di settembre 2010 al 25% di febbraio 2011. Per aree geografiche l'unico caso di preoccupazione in aumento per il proprio posto di lavoro si registra nel Nord-Ovest dal 25 al 27 per cento: «È anche la conseguenza delle vicende della Fiat?», si chiede Confesercenti. Nessun dubbio anche sul fatto che la crisi sia particolarmente pesante per le pmi: la pensa in questo modo l'86% degli italiani, vale a dire il livello più alto da febbraio 2010 (81 per cento). L'indagine segnale però anche spostamenti di giudizio verso orizzonti meno negativi: Il problema grave della perdita del lavoro personale o in famiglia si attesta al 15% con un calo dell'1% sulla precedente rilevazione. Meglio ancora la situazione della cassa integrazione che segna un 9%, inferiore di due punti rispetto a settembre 2010.

©RIPRODUZIONE RISERVATA






«Finora abbiamo sentito soltanto chiacchiere, manca la volontà di agire», ha concluso Venturi. [SM=g1749711]

laplace77
00venerdì 13 maggio 2011 13:07
ridicolo ottimismo vs triste realta'

quanto sotto pare niente, specie se ci si ferma al titolo ridicolmente ottimista

ma a conti fatti sono 1000 euro di debito a testa in piu' in un anno

10:27 - *** Debito P.A.: a marzo scende a 1.868 miliardi di euro

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 13 mag - Debito pubblico
in calo a marzo rispetto al precedente mese di febbraio e al
record di gennaio. Secondo i dati di Bankitalia contenuti
nel supplemento al Bollettino statistico sulla finanza
pubblica, lo stock del debito si e' ridotto a 1.868 miliardi
di euro
, rispetto ai 1.875,9 di febbraio. Nel mese di marzo
del 2010 il debito pubblico ammontava a 1.800,7 miliardi di
euro.



e come e' stato mantenuto a 68 miliardi l'incremento del debito?

rubando 16 miliardi al tfr, mantenendo in vita aziende decotte (e regalando denari ad approfittatori vari) con la CIG/CIGS (rubando altri miliardi alle nostre pensioni, visto che paga l'INPS) e i relativi stipendi, su cui si continuano a pagare le tasse...

perche' il debito si paga con le tasse, quasi 4 miliardi in piu' primo trimestre YOY...

10:40 - *** Entrate tributarie: Bankitalia, in I trimestre salgono a 83,591mld

Aumento tendenziale del 3,9% nel solo mese di marzo

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 13 mag - Nei primi tre
mesi del 2011 le entrate tributarie si sono attestate a
quota 83,591 miliardi di euro, in crescita rispetto ai
79,672 dello stesso periodo dello scorso anno. E' quanto
emerge dal Bollettino sulla finanza pubblica pubblicato oggi
da Bankitalia che calcola le entrate utilizzando il metodo
di cassa. Nel solo mese di marzo, le entrate sono aumentate
del 3,9% (1 miliardo) rispetto allo stesso mese del 2010.


[SM=g7574]


e poi mi tocca vedere in tv un saccone qualunque che si vanta che il governo e' riuscito "a mantenere in ordine i conti", si ma come???

...con gli artifici contabili e le truffe di un commercialista amico di evasori/elusori e affini...

[SM=g2233315] [SM=g2233315] [SM=g2233315]

laplace77
00domenica 22 maggio 2011 19:00
grandi manovre in arrivo...

ieri l'avvertimento di Standard & Poors:

fonte: repubblica


CONTI PUBBLICI

"Crescita debole e riforme incerte"
da S&P outlook negativo per l'Italia


L'agenzia conferma il rating A+ al debito a lungo termine ma si mostra pessimista per un "potenziale ingorgo politico" che "potrebbe contribuire ad un rilassamento" della sua gestione. Tremonti: "Il Paese rispetterà i suoi impegni, non c'è alcun rischio di paralisi politica". Bersani: "Invece di parlare a vanvera di Stalingrado, si dovrebbero attuare le necessarie riforme"

ROMA - L'agenzia Standard & Poor's ha tagliato l'outlook dell'Italia da stabile a negativo, confermando il rating A+ al debito a lungo termine. E' quanto si legge in una nota, in cui si sottolinea che "le attuali prospettive di crescita sono deboli e l'impegno politico per riforme che aumentino la produttività sembra incerto".

Secondo S&P's in una nota diffusa nella notte in cui ha confermato anche il rating A-1+ al debito a breve, "il potenziale ingorgo politico potrebbe contribuire ad un rilassamento nella gestione del debito pubblico". "Come risultato - sottolinea l'agenzia - crediamo che le prospettive dell'Italia per ridurre il debito pubblico siano diminuite".

Secca la risposta di Tremonti: "L'Italia rispetterà i suoi impegni. le valutazioni espresse e confermate nei giorni scorsi dalle principali organizzazioni internazionali sono molto diverse da quelle espresse oggi da Standard & Poor's". Inoltre i dati della crescita economica e del bilancio pubblico "sono stati costantemente migliori del previsto". "L'unico elemento nuovo, pare costituito dal rischio di una possibile 'paralisi' politica.
(political gridlock). Questa è da escludere in assoluto", sottolinea una nota ufficiale del ministero dell'economia. "Per quanto riguarda l'economia, il governo ha avviato ed intensificherà il ciclo di interventi riformatori; per quanto riguarda il bilancio pubblico, sono in avanzata fase di preparazione i provvedimenti mirati
al rispetto dell'obiettivo di pareggio di bilancio per il 2014. Questi avranno entro luglio l'approvazione da parte del Parlamento".

L'outlook negativo sull'Italia riflette "la previsione di S&P's dei rischi collegati al piano di riduzione del debito nel periodo 2011-2014 e implica una possibilità su tre che i rating possano essere ridotti nei prossimi 24 mesi". Secondo l'agenzia, "i rischi sono connessi alla crescita dell'economia più debole delle nostre attuali stime, che prevedono un +1,3% nel periodo 2011-2014".

Per questo motivo, "il debito dell'Italia potrebbe ristagnare agli attuali alti livelli". D'altro canto, avverte comunque l'agenzia, "se il governo riesce ad ottenere sostegno politico per l'attuazione di riforme strutturali a favore della competitività, ponendo le basi per una crescita economica più elevata ed una più veloce riduzione del debito, i rating potrebbero rimanere al livello attuale".

Secondo S&P "la limitata capacità dell'economia italiana di beneficiare del rafforzamento della domanda esterna riflette la bassa crescita della produttività, la limitata mobilità nel mercato del lavoro, e una costante erosione di competitività internazionale negli ultimi dieci anni". "Anche se questi fattori influenzano l'economia italiana da oltre un decennio - sottolinea l'agenzia - il loro impatto sulla crescita e, di conseguenza, la dinamica del debito, è maggiore ora a causa dell'intensificarsi della concorrenza nei settori chiave per l'esportazione, dell'ulteriore apprezzamento del tasso di cambio reale deflazionato dalle dinamiche salariali e del rischio di un aumento dei costi della raccolta nei settori pubblico e privato".

Standard & Poor's ritiene che "le misure strutturali attuate nel 2010 e quelle contenute nel Piano Nazionale di Riforma recentemente aggiornato non siano sufficienti a stimolare la crescita economica nel medio termine". Inoltre, S&P ritiene che "la crescente fragilità dell'attuale coalizione di governo renda più impegnativa la tempestiva attuazione delle riforme strutturali più significative che favoriscono la crescita". "Se la debole crescita economica dovesse persistere - secondo S&P - il risultato di bilancio probabilmente non raggiungerà in modo significativo gli obiettivi del governo e quindi farà deragliare il piano di riduzione del debito contenuto nel Programma di Crescita e Stabilità".

S&P è convinta che "nel lungo termine le prospettive di crescita potrebbero ulteriormente diminuire a causa dello sfavorevole profilo demografico in Italia". "Il costo legato agli interessi sul debito pubblico italiano - afferma ancora l'outlook - è pari a oltre il 10% delle entrate pubbliche nel 2011, superiore del 7,5%, al livello mediano della categoria di rating 'A' e previsto in ulteriore aumento". "Gli interessi passivi - prosegue la nota - riflettono l'impatto dell'elevato indebitamento pubblico sulle finanze italiane. Dall'altro lato, i solidi bilanci delle famiglie e delle aziende hanno consentito al governo di finanziarsi a tassi storicamente bassi e S&P si attende che questi tassi bassi potrebbe facilitare un consolidamento fiscale più graduale rispetto ad altri paesi dell'Europa meridionale". "La posizione netta sull'estero delle aziende italiane (compresi gli investimenti diretti esteri e il patrimonio netto) è pari al 42% del Pil, equivalente al doppio della posizione debitoria netta sull'estero del settore finanziario - afferma ancora l'agenzia - Tuttavia, la posizione debitoria netta sull'estero del settore pubblico è pari a 782 miliardi di euro (50% del Pil).

La decisione di S&P ha provocato anche una dura reazione del segretario del Pd, Pierluigi Bersani: "Mentre chi dovrebbe governare chiacchiera a reti unificate di Stalingrado e amenità varie, Standard and Poor's annuncia le sue nuove decisioni. Non c'è bisogno delle agenzie di rating per sapere che il paese deve liberarsi urgentemente dalle divagazioni e dalle cialtronesche vanaglorie personali di cui è vittima e deve assolutamente concentrarsi su una diversa politica economica e su un programma stringente di riforme. Lo diciamo da tempo: con meno di questo si annunciano problemi serissimi".

(21 maggio 2011)



speculazioni a parte, una cosa e' certa: un governo che fa compravendita di parlamentari al solo scopo di restare in piedi per evitare il carcere a b, non potra' tenere sotto controllo la spesa, nel paese principe del voto di scambio, a meno di tagli lacrime e sangue e di aumenti di tasse (quelli occulti alla tremonti)

[SM=g2233315] [SM=g2233315] [SM=g2233315]


oggi qualche prospettiva in base allo stato dei conti:
- prima di tutto tagli alla spesa (da valutare l'impatto sulle citta' "a economia statale parastatale e affine", come roma);
- e poi tasse, con un nuovo accenno alla patrimoniale...

fonte: repubblica

IL DOSSIER

Manovra da 40 miliardi entro il 2014
corsa ad ostacoli per non ricadere tra i Pigs


Due scudi contro la speculazione, ricchezza delle famiglie e basso debito estero. Se la ripresa non accelera, avverte Bankitalia, ci aspettano forti tagli di spesa
di ROBERTO PETRINI


ROMA - Il 22 dicembre del 2009 l'agenzia di rating Moody's annunciò gelida: "Grecia e Portogallo rischiano una morte lenta". La profezia, due anni dopo, sembra realizzarsi e il "pre-declassamento" del nostro debito da parte di Standard&Poor's, agenzia controllata dal colosso McGraw Hill che a sua volta ha come primo azionista il mega fondo Capital World Investors, non sembra promettere niente di buono. Torneremo nel girone infernale dei Pigs, i paesi maiali con rating "B" esposti alla speculazione?

Nella migliore delle ipotesi per l'Italia si profila un percorso di guerra dove di fronte ad ogni ostacolo verrà emesso un giudizio. Un passo falso e la furia dei mercati potrebbe abbattersi sul nostro debito pubblico che nel 2011 chiede risorse per 188 miliardi.
Tremonti ha ribadito anche ieri che l'obiettivo dell'Italia è quello di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2014 e che entro luglio saranno approvati dal Parlamento i necessari provvedimenti. Due anni dopo, nel 2016, ci sarà la verifica di Bruxelles sulla nuova "regola del debito" che impone di ridurre del 5 per cento l'anno la differenza tra lo stock e il livello del 60 per cento del Pil.

Il governo ha già annunciato una cura da cavallo da circa 40 miliardi per il 2013-2014 che ha fatto alzare il sopracciglio anche alla Banca d'Italia: se non si vogliono imporre sacrifici eccessivi, dicono a Via Nazionale, la crescita deve essere almeno del 2 per cento l'anno. Ed invece il Def prevede per i prossimi
tre anni una media dell'1,5 per cento di dubbia realizzazione.

Il debito - vero ventre molle del paese - è per i mercati come l'odore del sangue per i vampiri, e quello italiano è una preda ambita. Nel 2010 è cresciuto di circa 3 punti percentuali rispetto all'anno precedente e nel 2011, sempre secondo le cifre ufficiali, è destinato a toccare la cifra record del 120 per cento. Certo, possiamo consolarci guardando le cifre della Germania, ma chiudendo un occhio sulla base di partenza: nel 2010 Berlino ha aumento il rapporto debito-Pil di 10 punti percentuali e oggi - come è solito ricordare Tremonti - in valore assoluto il suo debito è più alto di quello italiano (2080 miliardi contro i nostri 1.843).

Magra consolazione e piuttosto rischiosa se ci si culla sugli allori e si considera che sul fronte della crescita l'Italia segna amaramente il passo ed è assai lontana dalla Germania. Quest'anno cresceremo di uno scarso 1 per cento, contro il 2,6 per cento dei tedeschi. Lo confermano gli attesi dati del primo trimestre di quest'anno: rispetto all'ultimo trimestre del 2010 abbiamo fatto 0,1 mentre Berlino e Parigi, rispettivamente, 1,5 e 1 per cento. Morale: la ripresa dopo la crisi ci vede in affanno.

Mancano - altro punto dolente - interventi più decisi nella spesa pubblica, ma anche un forte ciclo di riforme, che in Germania ha fatto la differenza. Sono molti, da mesi, a chiedere di agire: da Draghi, a settori delle opposizioni, produttivi e anche sindacali. Ma il governo è fermo. Ed è proprio questo il punto che ha fatto parlare Standard&Poor's di "paralisi politica": un paese con una maggioranza costantemente a rischio e un Parlamento occupato dalle leggi ad personam di Berlusconi.

C'è da dire tuttavia che lo "stellone" italiano può ancora aiutarci. Esistono alcuni punti a favore del Belpaese che potrebbero tenerci lontani dai Pigs. La stretta di Tremonti, letale per l'economia, rappresenta tuttavia uno scudo rispetto alle pretese dei mercati (il rapporto deficit-Pil dovrebbe scendere sotto il 3 per cento il prossimo anno). C'è poi la variante debito-estero: un economista autorevole in Europa, Daniel Gros, l'ha individuata come quella decisiva. Sono i paesi che hanno un forte debito estero, molti titoli di Stato in mano agli stranieri e poca ricchezza privata a stare peggio: un identikit che si adatta alla Grecia (con una posizione finanziaria netta sull'estero negativa del 99 per cento), ma non all'Italia (negativa solo del 20 per cento e con una forte ricchezza privata tale da resistere anche ad una patrimoniale).

(22 maggio 2011)



questa sulla patrimoniale non mi pare tanto un "al lupo al lupo"...

[SM=g9128]


iandy73
00martedì 24 maggio 2011 11:27
www.repubblica.it/economia/2011/05/24/news/corte_dei_conti_fotografa_la_crisi_ci_coster_160_miliardi-16673180/?re...

"....Per rispettare i nuovi vincoli europei sul debito occorrerà un intervento "del 3% all'anno, pari, oggi, a circa 46 miliardi nel caso dell'Italia" continua la Corte dei Conti. Si tratta di "un aggiustamento di dimensioni paragonabili a quello realizzato nella prima parte degli anni Novanta per l'ingresso nella moneta unica". Dato l'elevato debito e la necessità di abbatterlo a ritmi sostenuti i valori del saldo primario "andrebbero conservati elevati nel lungo periodo" e questo comporta "il permanente aggiustamento sulla spesa" e rende "impraticabile" qualsiasi riduzione della pressione fiscale....."



Penso, che il botto che facemmo nel '92 (immobiliare compreso) sarà da considerare una sciocchezzuola rispetto a quello che sta per arrivare! [SM=g7840] [SM=g2232945]
(sylvestro)
00martedì 24 maggio 2011 12:13
Re:
iandy73, 24/05/2011 11.27:


...
Penso, che il botto che facemmo nel '92 (immobiliare compreso) sarà da considerare una sciocchezzuola rispetto a quello che sta per arrivare! [SM=g7840] [SM=g2232945]



[SM=g7840] May be [SM=g1749711]
laplace77
00martedì 24 maggio 2011 21:02
la corte dei conti presenta il conto...

...ed e' salato...


10:24 - Corte dei Conti: per riduzione debito servono 46mld all'anno (RCO)

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 24 mag - Sul versante dei
conti pubblici l'Italia dovra' fare "sforzi anche maggiori di
quelli accettati". Lo dice la Corte dei Conti, presentando
il Rapporto 2011 sul coordinamento di finanza pubblica e
sottolineando, in particolare, che per rispettare la nuova
regola europea per i Paesi con un rapporto debito/Pil oltre
il 60%, l'Italia dovra' ridurre il debito del tre per cento
all'anno, oggi pari a circa 46 miliardi.



15:02 - Corte dei Conti: per riduzione debito servono 46mld all'anno -2-

Da qui a 2025 spazio di soli 1,5 punti Pil per taglio tasse

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 24 mag - La Corte dei
Conti, nel Rapporto presentato oggi, ha svolto un'analisi
approfondita sulla dimensione dell'aggiustamento necessaria
per raggiungere il 'close to balance' nel 2014. Paragonabile
a quella per l'ingresso nella moneta unica
, ma "mentre nel
1997 si resero possibili politiche meno severe, le nuove
regole europee impediranno che cio' possa avvenire dopo il
2014. Ancora per molti anni la finanza pubblica sara'
costretta a mantenere un avanzo primario consistente",
contenendo "la spesa primaria entro il limite del tasso di
crescita di lungo periodo dell'economia. Limite
particolarmente severo per l'Italia, la cui crescita
economica e' prevista particolarmente bassa". Una situazione
che "da qui al 2015 aprirebbe uno spazio per la riduzione
della pressione fiscale pari ad appena 1,5 punti di Pil;
forse troppo poco per esercitare un effetto sensibile sul
rilancio della crescita. Il sentiero si va facendo molto
stretto". Per questo la Corte parla di "ridefinire i confini
e i meccanismi" stessi della spesa.


[SM=g1750163] [SM=g1750163] [SM=g1750163]

kemar71
00martedì 24 maggio 2011 21:26
Effetto domino.... e consigli per gli acquisti.
Martedí 24.05.2011 12:50
Continua il momento difficile per il settore bancario europeo, dopo che ieri sera l’agenzia di rating Fitch ha ridotto il rating di “issuer default” (Idr) di lungo termine su 5 istituti greci (National Bank of Greece, Efg Eurobank Ergasias, Alpha Bank, Piraeus Bank e Agricultural Bank of Greece) mettendo gli stessi in “rating watch” con implicazioni negative e dopo che stamattina Moody’s ha messo sotto osservazione il rating i 14 istituti britannici, tra cui Royal Bank of Scotland, Lloyds Banking Group, ma anche Bank of Ireland e Santander UK.

Ma la notizia forse più importante per i mercati (e sicuramente per gli investitori italiani) è quella relativa alla decisione di Standard & Poor’s, che dopo aver messo “sotto tiro” l’outloook sul rating della Repubblica Italiana (portato da stabile a negativo nel fine settimana) ha offerto un “bis” tagliando da stabile a negativo anche l’outlook sul merito di credito di quattro istituti: Intesa Sanpaolo, Mediobanca, Bnl (gruppo Bnp Paribas) e Findomestic, ritenute “a rischio” in quanto fortemente dipendenti dal mercato domestico.

Non solo: se a distanza di un anno la Grecia non riesce ancora a finanziarsi sui mercati a tassi accettabili ed anzi vede i propri titoli di stato toccare nuovi record sia di rendimento sia in termini di spread rispetto ai Bund tedeschi di pari durata, tanto che oggi il governo di Atene ha annunciato il varo di un programma di dismissioni e privatizzazioni che dovrebbe portare nei prossimi 4 anni 50 miliardi di euro nelle casse dello stato (per poter poi rimborsare gli aiuti ricevuti da Ue e Fmi), il rischio di ulteriori svalutazioni per le principali banche europee resta concreto, specie se “l’effetto-contagio” diventasse più di un’ipotesi.

Il Financial Times ha provato ieri a dare qualche numero basandosi sui risultati di uno studio del Peterson Institute effettuato su una ventina dei principali istituti europei: se l’esposizione verso i titoli di stato irlandesi è contenuta (meno di 10 miliardi di euro), così come quella verso il Portogallo (una decina di miliardi), verso la Grecia è appena rilevante (attorno ai 16-18 miliardi), mentre è già più importante l’esposizione verso la Spagna, che supera i 20-22 miliardi di euro. Ma è l’Italia, finora ritenuta un emittente sufficientemente affidabile e in grado di offrire buoni rendimenti, che potrebbe rappresentare per la speculazione il “bersaglio grosso”: l’esposizione è infatti valutata in almeno 100 miliardi di euro.

Così cosa deve fare un investitore? Dipende dal proprio grado di avversione o attrazione per il rischio (e quindi per i rendimenti potenzialmente associati allo stesso). Chi non vuol correre troppi rischi farà bene a evitare sia i titoli azionari sia obbligazionari dei PIIGS europei,(notate il piigs con due ii) limitando anche l’investimento nei titoli del Tesoro italiano alle emissioni a tasso variabile o in quelle a breve scadenza (CCTeu e Bot), privilegiando semmai l’investimento in titoli che non dovrebbero risentire della crisi del credito anche nell’ipotesi peggiore o semmai apprezzarsi (assieme al dollaro che in questi casi recupera terreno contro l’euro anche se molti analisti continuano a vederlo debole a medio termine) come le azioni di compagnie quali Eni, Stm, Bulgari o Luxottica solo per citarne alcune italiane.

Chi invece vuole provare il brivido del trading può sfruttare un meccanismo che di solito funziona così: quando un’agenzia di rating o un’importante banca d’affari taglia il giudizio su un settore (a livello continentale o di singolo paese) di solito tutti i principali titoli di quel settore perdono quota. Poi alle vendite “settoriali” possono subentrare vendite “per paese” che colpiscono anche settori legati a quello incriminato, in questo caso quei settori a maggiore intensità di capitale che potrebbero risentire di un rialzo dei tassi o dei costi di finanziamento, come il comparto industriale, ovvero di un restringimento del reddito disponibile, come i produttori di beni di consumo, o anche del risparmio, dunque i titoli dei servizi finanziari legati al risparmio gestito.

Infine i grandi investitori passano al setaccio l’andamento delle singole banche (e aziende) per capire chi risentirà maggiormente di uno stato di crisi e chi invece “virtuosamente” riuscirà a evitare danni o semmai saprà offrire prodotti e servizi in grado di registrare un buon andamento delle vendite proprio grazie alla crisi, dimostrando un comportamento “anticiclico” (è il caso, per il settore dei trasporti, di Rihag, il ricambista prossimo al debutto sul listino di Milano che guadagna proprio quando rallenta l’andamento delle vendite di auto nuove e cresce quello di auto usate). E’ la cosiddetta attività di “stock picking”, con la quale i gestori selezionano i titoli migliori presenti sul mercato.

Sfruttando questo meccanismo, che non avviene istantaneamente ma richiede alcuni giorni o settimane prima di essere completato, un investitore particolarmente rapido e attento può posizionarsi su qualche titolo che inizialmente perde terreno insieme ad altri del suo comparto o della sua nazione ma ha le carte in regola per risalire di lì a poco, staccandosi dal gruppo e offrendo performance a volte anche a due cifre decimali nel giro di poche settimane ai suoi fortunati investitori. Che così ottengono la giusta (ma non per questo scontata) ricompensa del rischio che hanno accettato di correre invece di rifugiarsi nei più tranquilli strumenti del mercato monetario.

Luca Spoldi
link




(sylvestro)
00giovedì 26 maggio 2011 19:02
cerchiamocasa
00giovedì 26 maggio 2011 22:56
Il divario tra ricchi e poveri
Cresce in gran parte del pianeta il divario tra ricchi e poveri e l'Italia si colloca al quinto posto tra i paesi dell'Ocse in tema di disuguaglianza complessiva, alle spalle di Stati Uniti e Gran Bretagna ma davanti a Francia e Germania. Lo afferma la stessa Organizzazione per lo sviluppo in un rapporto recente.

Gli economisti di Parigi spiegano che nel corso degli ultimi 20 anni, fino all'inizio della Grande Crisi nel 2008, il reddito reale disponibile delle famiglie è aumentato in tutti i paesi membri (+1,7% all'anno in media). Ma nella grande maggioranza dei casi le entrate finanziarie del 10% più ricco della popolazione è cresciuto più rapidamente del reddito del 10% più povero. Nella media, il reddito del 10% più ricco della popolazione è di circa nove volte quello del 10% più povero, anche se poi si vede come questo rapporto risulta molto più basso nei paesi nordici e in molti paesi dell'Europa continentale, mentre la forbice si allarga in Israele, Turchia e Stati Uniti, per toccare il massimo divario in Cile e Messico. Nella media dei 29 paesi presi a riferimento per lo studio, il reddito del decimo percentile più ricco è cresciunto del 2% contro l'1,4% del decimo più povero.

L’Italia e la media Ocse. Il coefficiente Gini, che misura l'ineguaglianza dei redditi (va da 0, ovvero totale uguaglianza di reddito a 1, totale disparità), per l'Italia era pari a 0,35 alla fine degli anni 2000, con un incremento del 13% rispetto allo 0,31 di metà degli anni 80. Mentre il reddito reale nell'Ocse in questo lasso di tempo è salito in media dell'1,7% l'anno, con un incremento dell'1,4% per il 10% più povero della popolazione e del 2% per il 10% al top, in Italia l' incremento medio annuo si è fermato allo 0,8% (solo la Turchia ha fatto peggio, con lo 0,5%) e mentre per il 10% della popolazione con il reddito più basso l'aumento è stato solo dello 0,2%, per la fascia dei redditi più elevati è stato dell'1,1%. Il Paese con le maggiori diseguaglianze è il Messico, con un coefficiente Gini dello 0,50, davanti alla Turchia (0,42), mentre la Danimarca (0,25) ha le minori disparità. Nemmeno i Paesi nordici e la Germania, che tradizionalmente avevano una bassa disparità tra i redditi, sono stati risparmiati dal trend di aumento del divario tra ricchi e poveri e anzi - come sottolinea l'Ocse - negli ultimi dieci anni hanno segnato il maggior incremento. In media il coefficiente Gini nell'area Ocse è salito all'incirca del 10% dallo 0,28 di metà degli anni 80 allo 0,31 della fine dello scorso decennio.

Poco lavoro femminile tra le cause. Le ore lavorate sono diminuite soprattutto tra gli occupati con il salario più basso mentre arranca il lavoro femminile. Il trend verso famiglie più piccole e con un solo genitore contribuisce ad aumentare il divario tra i redditi. Inoltre è cresciuta la tendenza dei matrimoni tra persone con livelli di reddito simili. Oggi il 40% delle coppie in cui entrambi i partner lavorano appartengono allo stesso decile contro il 33% di 20 anni fa. Lo strumento più diretto ed efficace per ridurre le disparità, scrivono ancora gli economisti, sono la riforma delle tasse e delle politiche di agevolazione per i redditi più bassi.

Mancano le tutele. «La competizione internazionale ha fortemente indebolito il nostro sistema produttivo - affermano le Acli - ma le ragioni delle disuguaglianze nel nostro Paese vanno individuate innanzitutto nell'endemica debolezza dei redditi di lavoro dipendente e dalla quasi totale assenza di un sistema generalizzato di tutele nel mercato del lavoro».
(da Corriere della Sera, 3 maggio 2011)
serafin.
00venerdì 27 maggio 2011 13:58
si il paese stà andando a puttane e B. è compltamente impazzito
laplace77
00sabato 28 maggio 2011 21:33
i mileuristas erano in spagna...

...che in italia e' diverso...

fonte: l'unita'

34 anni, a casa con mamma e papà
La crisi si abbatte sui "milleuristi"


A causa della disoccupazione, della precarietà del lavoro e del caro-affitti ben sette milioni di giovani, quelli compresi tra i 18 e i 34 anni, vive ancora a casa con i genitori.
La denuncia arriva da un`indagine condotta dalla Cgil e dal Sunia sulla condizione abitativa dei giovani promossa per la campagna `La casa nel percorso di autonomia delle nuove generazioni`.
All`interno di questa fascia il 40% ha più di 25 anni mentre uno su due ha sì un`occupazione ma è precaria: è la generazione dei `milleuristi` coloro che per intero hanno assorbito il costo della crisi economica.
Secondo l`analisi della Cgil il 60% delle persone fino a 35 anni percepisce un reddito mensile inferiore a mille euro, senza dimenticare che il tasso di disoccupazione giovanile ha toccato il 28,6%.
Dati che rendono complesso il superamento delle barriere che separano i giovani dall`accesso alla casa.
I canoni di affitto sono eccessivamente alti, pari a 1.020 euro per i nuovi contratti e 750 euro per i rinnovi.
Secondo la ricerca la presenza dei giovani che in Italia vivono in questa `coabitazione forzata` tra genitori e figli pone il nostro paese «all`ultimo posto tra i principali paesi europei» e le motivazioni di questa costrizione, rileva lo studio del sindacato, «risiedono nel livello dei canoni, per non parlare del costo delle abitazioni, e nelle condizioni precarie di lavoro che generano bassi redditi».
Per questo la Cgil ritiene «indispensabile rivendicare un `Patto per l`abitare` - osserva Laura Mariani responsabile delle Politiche abitative per il sindacato di Corso d`Italia - che sia in grado di far incontrare la domanda dei bisogni giovanili con un`offerta adeguata in modo da regolare un mercato con trasparenza».
L`esplosione di questi due dati dimostra per il sindacato «come ci sia stata negli anni una `dismissione` delle politiche abitative: gli interventi recenti, come la cedolare secca, hanno soltanto favorito i proprietari con misure di carattere fiscale senza una contropartita in termini sociali per calmierare il mercato».
Tutto ciò poi a fronte di un 30% dei giovani che non lavorano, di un 20% che non studia e non lavora (Neet - Not in Education, Employment or Training), di un 30% che ha un lavoro atipico e di un 60% che guadagna meno di 1.000 euro mensili.

Se poi le forme di coabitazione e cohuosing sono spesso le uniche possibili per affrancarsi dalla casa d`origine è il costo dell'abitazione ad essere indicato come il maggior ostacolo per il giovani (46% dei casi).
È presente una forte attesa rispetto alla possibilità di svincolo (88%) soprattutto per il desiderio di indipendenza economica (47%) e quello di sposarsi o andare a convivere (18%). Difatti chi dichiara di voler rimanere in famiglia, lo fa soprattutto per necessità di terminare gli studi (50%) e per la mancanza di un lavoro (25%).
Nel dettaglio della ricerca si nota come il livello di istruzione dei giovani `forzati` nelle case di origine sia particolarmente elevato: il 44% ha una laurea e il 50% ha un diploma. Tra le donne il 52% ha una laurea mentre tra gli uomini il 37%. Un dato, quest`ultimo, che dimostra per la Cgil «come siano notevoli le difficoltà per le donne di trovare un`occupazione ma nonostante i bassi redditi e le maggiori difficoltà le ragazze tentano di uscire dalla famiglia in quota prevalente, segno di una maggiore consapevolezza di autonomia e di maggiore capacità nel riuscire ad attuare soluzioni che permettono indipendenza economica».
Per la generazione dei `milleuristi` affrancarsi dalla famiglia è sempre più complesso.
La Cgil riporta un dato di uno studio dell`università Cattolica di Milano che stima in 13-15 milioni di famiglie che nei prossimi anni disporranno di un reddito mensile di circa 1.500 euro al mese.
Nuclei fatti in parte di pensionati ma soprattutto di precari che li inserisce in una sorta di `cuscinetto sociale` che rimane al di sotto della media dei redditi dei cittadini italiani e al di sopra della soglia di povertà. «E` una sorta di primato negativo per il nostro paese - commenta Mariani - siamo l`economia avanzata nella quale la minoranza costituita dai giovani ha pagato il prezzo più alto della recessione e continua a farlo. Statisticamente le generazioni nate fra il 1974 e il 1994 hanno assorbito per intero il costo della crisi economica».
Ed è quindi proprio nell`attuale difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro, spiega ancora la sindacalista, «che va individuata una `risposta sociale` che crei le condizioni affinché le nuove generazioni possano intraprendere un percorso di realizzazione. Ad un lavoro con più garanzie devono affiancarsi più garanzie nel trovare una casa».
Per questo, conclude Mariani, «è indispensabile un `Patto per l`abitare` che abbia come garanzia la costituzione di un`Agenzia per la casa in ogni Comune con uno specifico Osservatorio sui bisogni abitativi dei giovani».

Questi i campi d`intervento secondo la Cgil.
Affitti sul mercato: garanzie al proprietario di rientrare in possesso in tempi brevi, sicurezza nel mantenere l`abitazione in buono stato, agevolazioni fiscali; garanzia all`inquilino di un canone concordato.
Edilizia pubblica: investimenti per rispondere all`emergenza abitativa dei nuclei in forte disagio (graduatorie, redditi bassi, morosità impoverimento).
Social housing: maggiori finanziamenti pubblici ed incentivi, guardando alle opportunità offerte dagli immobili attribuibili agli enti locali (demaniali, confiscati) i quali potrebbero essere recuperati e destinati all`emergenza abitativa, anche dei giovani. Mix sociale e pratiche di buon vicinato.

28 maggio 2011


[SM=g7574]
dgambera
00sabato 28 maggio 2011 22:18
Lo stipendio medio netto degli italiani non supera i 1300 euro, ai neoassunti solo 900

28 maggio 2011


Lo stipendio netto di un italiano in media non supera i 1.300 euro mensili, una cifra che nasconde, però, la forte differenza che c'è tra uomini e donne, con le lavoratrici che hanno retribuzioni più basse del 20%. Ancora peggio va per gli stranieri, che ricevono una busta paga sotto i mille euro. I giovani, invece, scontano il fatto di essere neo-assunti e nei primi due anni di lavoro il salario medio è di appena 900 euro.

È questa la fotografia scattata dall'Istat sulle retribuzioni nette mensili per dipendente nel 2010. Nel Rapporto annuale sulla situazione del Paese, l'Istituto calcola, infatti, che lo stipendio medio di un cittadino italiano è di 1.286 euro, frutto di una ricompensa di 1.407 euro per i lavoratori e di 1.131 euro per le lavoratrici; in altre parole le donne sono pagate un quarto in meno. Sugli stranieri la riduzione è ancora più forte, visto che la busta paga si ferma a 973 euro (-24%). A riguardo l'Istat spiega che «in confronto al 2009, lo svantaggio degli stranieri è divenuto ancora più ampio». Oltre al genere e al passaporto, un'altra differenza sul peso delle retribuzioni la fanno gli anni di lavoro: all'inizio della carriera si parte sotto i 900 euro superando la soglia dei mille solo dopo 3-5 anni di servizio e il tetto dei 1.300 compiuti i 20 anni di attività.

D'altra parte, emerge sempre dal rapporto annuale dell'Istat, la spesa che lo stato italiano indirizza agli aiuti al reddito è inferiore rispetto alle quote sborsate nel resto d'Europa. Nel volume si legge, infatti, che «l'Italia si colloca all'ultimo posto tra i paesi Ue per le risorse destinate al sostegno del reddito, alle misure di contrasto della povertà o alle prestazioni in natura a favore di persone a rischio di esclusione sociale».

Stando a dati del 2008, sottolinea l'Istat, «la maggior parte delle risorse sono assorbite da trasferimenti monetari di tipo pensionistico, mentre quote molto residuali e inferiori alla media Ue vengono destinate alle funzioni dedicate - appunto - al sostegno delle famiglie, alla disoccupazione e al contrasto delle condizioni di povertà ed esclusione sociale». Più in particolare, le uscite per protezione sociale sono assorbite per il 51,3% dalla voce "vecchiaia", mentre solo il 4,7% va alla famiglia, ancora minore è la fetta dedicata ai disoccupati (1,9%). (Ansa)

©RIPRODUZIONE RISERVATA

laplace77
00sabato 28 maggio 2011 22:26
Re:
dgambera, 28/05/2011 22.18:

Lo stipendio medio netto degli italiani non supera i 1300 euro, ai neoassunti solo 900

28 maggio 2011


Lo stipendio netto di un italiano in media non supera i 1.300 euro mensili, una cifra che nasconde, però, la forte differenza che c'è tra uomini e donne, con le lavoratrici che hanno retribuzioni più basse del 20%. Ancora peggio va per gli stranieri, che ricevono una busta paga sotto i mille euro. I giovani, invece, scontano il fatto di essere neo-assunti e nei primi due anni di lavoro il salario medio è di appena 900 euro.

È questa la fotografia scattata dall'Istat sulle retribuzioni nette mensili per dipendente nel 2010. Nel Rapporto annuale sulla situazione del Paese, l'Istituto calcola, infatti, che lo stipendio medio di un cittadino italiano è di 1.286 euro, frutto di una ricompensa di 1.407 euro per i lavoratori e di 1.131 euro per le lavoratrici; in altre parole le donne sono pagate un quarto in meno. Sugli stranieri la riduzione è ancora più forte, visto che la busta paga si ferma a 973 euro (-24%). A riguardo l'Istat spiega che «in confronto al 2009, lo svantaggio degli stranieri è divenuto ancora più ampio». Oltre al genere e al passaporto, un'altra differenza sul peso delle retribuzioni la fanno gli anni di lavoro: all'inizio della carriera si parte sotto i 900 euro superando la soglia dei mille solo dopo 3-5 anni di servizio e il tetto dei 1.300 compiuti i 20 anni di attività.

D'altra parte, emerge sempre dal rapporto annuale dell'Istat, la spesa che lo stato italiano indirizza agli aiuti al reddito è inferiore rispetto alle quote sborsate nel resto d'Europa. Nel volume si legge, infatti, che «l'Italia si colloca all'ultimo posto tra i paesi Ue per le risorse destinate al sostegno del reddito, alle misure di contrasto della povertà o alle prestazioni in natura a favore di persone a rischio di esclusione sociale».

Stando a dati del 2008, sottolinea l'Istat, «la maggior parte delle risorse sono assorbite da trasferimenti monetari di tipo pensionistico, mentre quote molto residuali e inferiori alla media Ue vengono destinate alle funzioni dedicate - appunto - al sostegno delle famiglie, alla disoccupazione e al contrasto delle condizioni di povertà ed esclusione sociale». Più in particolare, le uscite per protezione sociale sono assorbite per il 51,3% dalla voce "vecchiaia", mentre solo il 4,7% va alla famiglia, ancora minore è la fetta dedicata ai disoccupati (1,9%). (Ansa)

©RIPRODUZIONE RISERVATA





e gli immigrati? mi ricordo che qui s'era postata una certa tabella...

...e mi ricordo pure di pennivendoli e mattonari del fol che sparlavano de "lo zoccolo duro di immigrati e giovani coppie"...

...dev'essere bello fare i soldi giocando con la vita degli altri, vieppiu' rovinandola...

[SM=g9128]
dgambera
00sabato 28 maggio 2011 22:31
Re: Re:
laplace77, 5/28/2011 10:26 PM:




e gli immigrati? mi ricordo che qui s'era postata una certa tabella...

...e mi ricordo pure di pennivendoli e mattonari del fol che sparlavano de "lo zoccolo duro di immigrati e giovani coppie"...

...dev'essere bello fare i soldi giocando con la vita degli altri, vieppiu' rovinandola...

[SM=g9128]




Non commento che è meglio [SM=g7626]
(sylvestro)
00martedì 31 maggio 2011 18:43
Intesa Sanpaolo: il piano esuberi per 3mila unità piace al mercato
Intesa Sanpaolo studia anche la cessione dei crediti in sofferenza


31 maggio 2011 ore 17:22

Intesa Sanpaolo si appresta a chiudere le contrattazioni con un guadagno del 2%. Alla base del rialzo ci sono sicuramente le notizie su un nuovo piano di aiuti a favore della Grecia, ma anche alcune specifiche su Intesa Sanpaolo.

Piano esuberi Intesa Sanpaolo
A trascinare Intesa Sanpaolo è stata anche l’indiscrezione del Sole 24 Ore in merito al nuovo piano esuberi della banca. Secondo quanto riportato dal quotidiano la banca avrebbe già comunicato ai sindacati il piano di impresa che prevede una riduzione dell’organico di 3mila unità e l’avvio della riqualificazione produttiva per 5000 unità.

Cessione crediti in sofferenza Intesa Sanpaolo
Sempre secondo il Sole 24 Ore, Ca’ de Sass starebbe preparando la vendita di 3,5-4 miliardi di crediti non performing.
laplace77
00lunedì 6 giugno 2011 18:20
due si anti-markette...

...il primo e' quello sul nucleare, che pare che di markette ne siano previste in abbondanza:

fonte: petrolio - wikileaks

fonte: espresso - wikileaks


...il secondo e' quello contro la marketta legalizzata, e quindi piu' sfacciata: il 7% GARANTITO (il rischio d'impresa non esiste piu' - cfr. le varie infrastrutture "a volumi di traffico garantiti"):

fonte: travaglio - grillo (info su tutti i referendum)

fonte: grillo su renzi (quello che pur di far quadrare il bilancio comunale tarocca gli autovelox - cfr. con il comune di roma che ripiana il bilancio coi dividendi acea)

[SM=g9202] [SM=g9202] [SM=g9202]
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