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Dead men working

Ultimo Aggiornamento: 31/08/2015 08:57
08/01/2009 13:42
 
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Ceccardi (Federmeccanica): «Rimbocchiamoci le maniche, nel '93 fu molto peggio»

Uno sguardo al passato, al 1993, quando le ore di cassa integrazione nel settore metalmeccanico furono 264 milioni. Pier Luigi Ceccardi, presidente di Federmeccanica, sottolinea il paragone: «La crisi oggi c'è, non si può negare. Ma facciamo attenzione a lanciare drammatiche grida d'allarme: in passato abbiamo vissuto momenti ancora più difficili e ne siamo usciti ». È un messaggio di fiducia quello che arriva dall'imprenditore mantovanoche da quasi un anno è al vertice degli industriali metalmeccanici: «Il settore manifatturiero italiano è solido. Rimbocchiamoci le maniche tutti, imprenditori, sindacati e Governo,e l'Italia potrà ripartire, diventando più forte di prima. Nelle crisi passate eravamo in condizioni peggiori e l'Italia non aveva quella grande ancora di salvezza che è l'euro».

Si aspettava questo balzo della cassa integrazione?
Non mi stupisce. È la diretta conseguenza del calo degli ordini che si sta verificando negli ultimi mesi. Il settore meccanico, punta di eccellenza nel manifatturiero italiano, è inevitabilmente quello più colpito: basti pensare alla crisi dell'auto,degli elettrodomestici. La novità negativa di dicembre è la cassa integrazione nella siderurgia, dopo anni di forte crescita.

Le aziende hanno utilizzato la cassa integrazione ordinaria: come lo spiega?
Le aziende si aspettano una crisi congiunturale e non strutturale. Anche la mia personale convinzione è che i prossimi due o tre mesi saranno duri, perché un cambiamento di scenario non può essere repentino, ma che dalla primavera ci saranno i primi segnali positivi.

Pesa il calo della domanda interna o estera?
Tutti e due.La crisi dell'auto coinvolge le case mondia-li, dagli Stati Uniti al Giappone, il calo della domanda cinese pesa sulle difficoltà della siderurgia.
Contemporaneamente è calata la domanda interna di auto, caldaie, frigoriferi e lavatrici, si è fermata l'edilizia. C'è stato un freno anche negli investimenti delle aziende. Ma tutto questo dovrà finire, per forza: i magazzini si stanno svuotando, le imprese dovranno ricostituire le scorte. Come è sempre accaduto, l'economia si rimette in moto.

Stanno soffrendo anche i distretti metalmeccanici, più degli altri. La formula non aiuta a reagire meglio alla crisi?
I distretti sono una peculiarità della nostra industria alla quale gli altri Paesi guardano con grande interesse. Ma in una situazione di mercato come quella che stiamo vivendo è difficile che soluzioni organizzative, per quanto intelligenti ed efficienti, possano evitarne gli effetti negativi.

Che ruolo hanno gli interventi dei Governi?
Importantissimo: più i Governi dei vari Paesi interverranno in modo rapido ed incisivo, più rapida sarà la ripresa.

Quello italiano come sta reagendo?
Alcune misure sono positive: la detassazione dei premi di produttività, il sostegno alle banche. Ma serve di più. Una mossa determinante è far partire immediatamente, nel giro di qualche settimana, le opere pubbliche finanziate e cantierabili. Darebbe un grande slancio all'economia.

Lei dice: tutti si devono rimboccare le maniche. Le aziende cosa devono fare?
Diventare più competitive. Ma vanno messe nelle condizioni di farlo. Bisogna aumentare le produttività, lavorare di più, essere efficienti. Le ricette sono sempre le stesse. Comunque anche nel nostro settore, nonostante la congiuntura, ci sono aziende che stanno continuando ad investire, con progetti di crescita anche per il 2009 e oltre, perché ritengono che la situazione si evolverà in meglio. Ma anche il sindacato deve fare la sua parte, dialogando con l'impresa e senza arroccamenti.

Il mondo imprenditoriale denuncia una carenza di credito: quanta responsabilità hanno le banche nella crisi?
Personalmente faccio parte di un comitato di credito di una banca importante. Non si sta verificando un vero credit crunch, che tra l'altro va contro l'interesse delle banche stesse. Quello che invece dobbiamo spesso lamentare è una eccessiva selettività nella valutazione del merito di credito.

La Germania sta pensando ad un pacchetto da 100 miliardi di euro come sostegno all'industria: sarebbe importante anche per noi, dal momento che il mercato tedesco resta fondamentale per l'industria italiana?
Certamente sì. La Germania può svolgere un ruolo fondamentale per la ripresa della nostra economia e per quella dell'intero Continente. Per quanto riguarda il settore metalmeccanico basti dire che esportiamo verso quel Paese oltre 25 miliardi di euro all'anno, cioè circa il 15% delle esportazioni totali del settore. Per questo motivo guardiamo con grande interesse alle decisioni che la Merkel si appresta ad assumere.
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