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Dead men working

Ultimo Aggiornamento: 31/08/2015 08:57
09/01/2009 13:28
 
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Piastrelle, al gruppo Iris mobilità per 780 addetti

Non si parla di un'azienda qualsiasi, ma di uno dei simboli della ceramica made in Italy nel mondo. Iris Ceramica, azienda da 209 milioni di euro di ricavi nel 2007, capogruppo di una multinazionale e fra i leader mondiali nella produzione di ceramica e gres porcellanato, va verso la chiusura dei battenti con una liquidazione volontaria che mette a rischio il posto di lavoro per 780 dipendenti.

Già anticipata alle rappresentanze sindacali dall'amministratore delegato Giuseppe Pifferi, la notizia della liquidazione volontaria, per questa azienda che oltre alla sede centrale a Fiorano Modenese ha altri due stabilimenti a Sassuolo e Viano (Reggio Emilia), è stata confermata dalla proprietà agli stessi sindacati ieri sera nel corso di un incontro. Altre riunioni dovrebbero seguire oggi e domani per puntare alla revoca di questo provvedimento «già depositato alla Camera di commercio. Abbiamo coinvolto istituzioni e politica. Cercheremo di fare il tutto per evitare che avvenga la chiusura», afferma Enzo Tagliaferri, segretario provinciale della Femca-Cisl di Modena.

La crisi colpisce dunque dritto al cuore di un distretto che è fra gli alfieri del made in Italy nel mondo e che pesa per il 90% su una produzione che vale in Italia 5,7 miliardi. Come molte altre aziende del distretto ceramico negli ultimi tempi la Iris aveva fatto ricorso alla cassa integrazione o a ferie per le festività natalizie prolungate che si concluderanno proprio lunedì.

Nell'incontro di ieri con i sindacati l'azienda ha motivato la decisione alla luce dello scenario internazionale e con uno sbilancio fra uscite ed entrate – nel solo ultimo mese di dicembre – per 10 milioni di euro. Però lo stupore è stato generale visto che, almeno finora, i conti della Iris Ceramica, fondata nel 1961 e controllata al 100% da Romano Minozzi – azionista di riferimento e presidente anche di GranitiFiandre, altro leader ceramico da 230 milioni di euro di ricavi e quotato in Borsa – sembravano quantomeno al riparo da questi terremoti, con i 10 milioni di euro annui destinati alla ricerca e produzioni, sbandierate anche nel sito internet, che comprendono «una gamma di 50 collezioni per oltre 3.000 prodotti», esportati «nei 5 continenti».

«L'annunciato radicale ridimensionamento appare non motivato e con troppi punti oscuri che richiedono di essere approfonditi. Tra l'altro riguarda stabilimenti tecnologicamente avanzati e nei quali sono in corso investimenti significativi», ha affermato il sindaco di Fiorano, Claudio Pistoni. Di «decisione che ci coglie totalmente di sorpresa e che non riusciamo a spiegarci» parla anche il sindaco di Sassuolo Graziano Pattuzzi. Augurandosi un ripensamento dell'azienda, Pattuzzi si è subito attivato per creare un tavolo istituzionale per evitare una chiusura che avrebbe «effetti devastanti per il territorio».

Da Confindustria Ceramica – associazione dalla quale Iris è uscita da diversi anni – nessuna valutazione, ma solo una nota per dire come «l'industria italiana delle piastrelle di ceramica, pur subendo gli effetti di una contrazione della domanda nei mercati tuttora più sviluppati, si presenta nel contesto internazionale in una situazione di maggiore competitività relativa. A titolo di esempio, negli Stati Uniti le esportazioni di piastrelle sono calate del 23% nei primi nove mesi del 2008, mentre altre nazioni europee hanno registrato cali nell'ordine del 50 per cento».

Il messaggio, insomma, sembra essere quello di non fare di tutta l'erba un fascio, anche se, come si legge nella nota di Confindustria Ceramica, «elevati costi dell'energia, gap infrastrutturali e lacci e lacciuoli» gravano sul settore.
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