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Dead men working

Ultimo Aggiornamento: 31/08/2015 08:57
30/03/2009 01:03
 
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Allarme Ocse: disoccupazione vicina al 10% Sacconi: no ad allarmismi, ricostruire fiducia

L'Ocse lancia un nuovo allarme occupazione: entro la fine del 2010 il tasso di disoccupazione nei Paesi più industrializzati (con l'eccezione del Giappone) rischia di raggiungere valori a due cifre.

Secondo il rapporto distribuito nella prima giornata del summit sociale del G8 in corso alla Farnesina, sembra destinato a peggiorare sensibilmente il dato di gennaio del 2009, quando il tasso di disoccupazione medio dell'area delle 30 principali economie ha raggiunto il 6,9%, «quasi un punto percentuale più rispetto a un anno prima», con il risultato che nel giro di un anno «quasi 7,2 milioni di lavoratori si sono aggiunti ai disoccupati dell'area». Se si avverassero queste previsioni il numero di persone senza lavoro sarà nell'area Ocse «addirittura maggiore rispetto al decennio '70-'80, caratterizzato dai due shock petroliferi. E l'esperienza suggerisce che ci vorrà molto tempo per invertire questo andamento». Di fronte a questo scenario l'Ocse sollecita di intervenire «velocemente e in maniera efficace per evitare che la crisi finanziaria si trasformi pienamente in una crisi sociale con effetti molto negativi sui lavoratori più vulnerabili e sui redditi più bassi».

Nonostante queste previsioni a tinte fosche, il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ha sostenuto che «in Italia come nel resto dei Paesi dell'Unione europea la perdita di posti di lavoro legata alla crisi economica globale appare più lenta di quanto sta avvenendo negli Stati Uniti», invitando le organizzazioni internazionali «a muoversi con molta cautela nel fare previsioni, che talvolta poi devono correggere», concentrando «la tempistica sulle date di pubblicazione delle loro stime, per evitare un continuo accumularsi di cifre che creano allarmi». Per Sacconi in questa fase di crisi la priorità è «ricostruire un clima di fiducia», per far ciò «occorre partire dalla protezione sociale delle persone», non a caso il vertice richiama lo slogan "people first": «La sostenibilità sociale è una componente essenziale della ripresa economica, è un parametro di stabilità», ha detto il ministro. «Nel summit individueremo misure tempestive, anche temporanee, per proteggere i redditi, garantire l'occupabilità ed evitare la deindustrializzazione del tessuto produttivo. Bisogna utilizzare strumenti che consentano di mantenere vivo il rapporto tra impresa e gli occupati, in modo da essere in grado di cogliere il più rapidamente possibile la fase di ripresa, quando arriverà».

La netta contrarietà al ricorso al protezionismo è stata espressa dal numero uno dell'associazione mondiale degli imprenditori presso l'Ocse (Biac), Tadahiro Asami: «Il protezionsimo – ha spiegato – non è la risposta alla crisi, servono stimoli alla domanda, investimenti in formazione, bisogna impegnarsi in riforme strutturali». Il leader dell'organizzazione mondiale dei sindacati presso l'Ocse (Tuac), John Evans, ha sottolineato l'importanza dell'iniziativa italiana, in previsione di un G20 a Londra «che sarà dominato dai ministri finanziari, in cui i sindacati non avranno voce», mentre «soprattuto in questa fase va posta l'occupazione come questione centrale», definendo «pacchetti di misure coordinate tra i Paesi a sostegno al mercato del lavoro».

A margine della conferenza stampa d'apertura dei lavori, il vicepresidente di Confindustria, Alberto Bombassei, ha invocato un «cambiamento culturale» nei confronti delle politiche di welfare, «per evitare di cadere nella trappola dei sussidi passivi, di mera assistenza. Di fronte alla dimensione umana della crisi - ha detto - la vera risposta sta nel concepire interventi attivi che coniughino sostegno al reddito e formazione specifica per favorire un rapido reinserimento nel mercato del lavoro». Per Bombassei «in momenti come questi bisogna avere il coraggio di fare quelle riforme, anche difficili e complicate, che normalmente non si ha la forza di fare».

Per il sindacato, il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, nel sollecitare misure anticicliche a sostegno della ripresa, ha annunciato con soddisfazione che il Governo ha presentato un emendamento, «proprio su nostra sollecitazione» che incentiva la settimana corta finanziando con 40 milioni di euro il fondo per la riduzione dell'orario di lavoro, nel decreto incentivi. Il leader della Uil, Luigi Angeletti, ha proposto che al prossimo G8 dei capi di Governo di La Maddalena ci sia un rappresentante dei sindacati internazionali per «esporre direttamente le nostre proposte, nella speranza di ascoltare anche risposte concrete».
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