SETTIMO. Progetto Dado: “Molti rom desiderano integrarsi, non tutti riescono”
Settimo Torinese
Rosanna Falsetta è una delle associate di Terra del Fuoco. Ha vissuto tre anni come “coabitante” al Dado. I suoi vicini di casa sono stati i rom e i rifugiati. Da giugno, non abita più in via Milano. Nel progetto Dado sono coinvolti il Comune e l’associazione Terra del fuoco, inseriti nell’iniziativa “La città possibile” che si pone l’obiettivo di superare i campi rom.
Chi paga per il Dado? “La Provincia ci ha finanziato con 35mila euro l’anno, negli anni scorsi. Ora non ci sono finanziamenti specifici sul Dado. La struttura vive grazie ai fondi de “La Città Possibile”, che coinvolge anche Torino. Oltre al Dado c’è un housing in corso Vigevano un alloggio per 7 famiglie in via Foligno e altri appartementi in via Rosellino Piro. Complessivamente sono 3 milioni, finanziati dal Ministero. Fondi del pacchetto sicurezza 2009”.
E quanti ne arrivano al Dado? “Sulla base di quante famiglie vengono ospitate arrivano i fondi per gli appartamenti: manutenzione, utenze soprattutto. Per responsabilizzarli, i rom pagano una parte delle spese e un affitto che però non è immediatamente spendibile. Teniamo i soldi che versano per consentirgli di pagare una caparra quando trovano una casa al di fuori del Dado”.
A quanto ammonta l’affitto? “Inizialmente costava 70 euro al mese. A fine progetto si dovrebbe arrivare a 250-290. In questa fase siamo sui 90 euro”.
Quanto dura il progetto Dado? “Fino al 2015”
Dopodichè? “Bella domanda. Stiamo cercando finanziamenti attraverso la Regione.
Tieni conto che di solito il percorso di integrazione sociale si realizza in 10 anni. Alcuni degli ospiti oggi hanno figli che frequentano le superiori: saranno loro a costruire famiglie con presupposti diversi rispetto alla logica del “campo”. È la seconda generazione quella che si integra veramente”.
Quante famiglie avete ospitato? “Nove, a cui se n’è aggiunta un’altra. Poi sono arrivati i rifugiati politici: 6 iraniani, 4 curdi, una trentina di persone provenienti dal Fenoglio. Oggi i rifugiati non ci sono più. Ci sono 4 famiglie che sono qui dall’inizio, nel 2009, e ne sono arrivate altre sei”.
Chi se n’è andato? “Ha trovato un’altra sistemazione”.
Avete mai avuto problemi con gli ospiti? “Sì. Abbiamo allontanato una famiglia perchè non rispettava le regole. Non mandavano i figli a scuola, arrivavano “ospiti” non autorizzati, non avevano rispetto della struttura. E abbiamo cacciato anche un’altra famiglia qui in ospitalità breve perchè non rispettavano le regole”.
Come scegliete chi ha diritto di venire qui? “Prima di arrivare al Dado c’è almeno un anno di conoscenza nei campi. Chi viene qui lo deve desiderare. Per esempio, molti sono abituati ad avere un orto, o a raccogliere ferro e materiale da rivendere. Non abbiamo lo spazio. Altri vivono sei mesi in Romania. Per loro il Dado non va bene”.
Quali sono le regole? “Mandare i figli a scuola, che è un loro diritto prima di tutto. Tenere pulito, fare i lavori”.
I settimesi si lamentano della sporcizia davanti alla struttura. “Sì, hanno ragione. Questa è stata una mia grande battaglia, ho avuto litigate su litigate. Il problema si è accresciuto da giugno, quando sono andata via e non c’è stato più il coabitante. Loro vivono raccogliendo roba dai cassonetti dell’immondizia, portano tutto a casa e ciò che non può essere rivenduto lo lasciano lì. Vengono dal campo, non sono certo persone precise, sono sempre rom. Comunque molti di loro provano vergogna quando il Dado è sporco. Il problema è che basta uno che faccia quello che gli pare e lo sporco vince sul pulito. Dovremmo risolvere col nuovo coabitante, che arriverà a giorni.
Ma scusa, il progetto non preveda che il coabitante ci sia sempre? “Sì, ma non è mica facile trovarlo…” .
Avete avuto problemi di ordine pubblico? “Ci sono problemi quando arrivano le famiglie “nuove”. I classici prob
lemi di vicinato: auto parcheggiate male, musica alta. Sono persone che vengono dai campi. Lì vivi in mezzo ai topi, le regole le devi imparare. E col tempo si migliora. Una volta una ragazza è venuta al Dado, erano tutti fuori. Ha detto che le avevano rubato la bici e i rom l’hanno fatta girare per la struttura, facendole vedere che la sua bici non c’era. Anche perchè nessuno è così stupido da rubare la bici al suo vicino di casa. Al di là di tutto, è significativo che quella ragazza sia venuta sola. Senza il fratello, senza il padre. Vuol dire che non aveva paura. I commercianti della zona ormai conoscono i “vecchi”. E li hanno visti cambiare”.
Consideri il progetto Dado un successo?
“Il Dado ha condizioni difficili da replicare. È quasi impossibile trovare un sindaco che metta a disposizione una struttura. Poi servono soldi. Siamo stati fortunati che la compagnia di San Paolo abbia finanziato i lavori di sistemazione dello stabile: 150mila euro. Il cantiere che si è appena chiuso, quello in cui abbiamo ricavato più appartamenti, rifatto gli impianti del gas e sistemato il tetto, è costato 40mila euro. Sostanzialmente i costi dei materiali: i lavori li hanno svolti loro, i rom”.
Ma loro desiderano integrarsi? “Molti desiderano farlo. Ma qualcuno non ce la fa”.
12alle12
in sostanza ci vogliono amministrazioni volenterose e un processo di adattamento che duri almeno una generazione per uscire dalla logica dei campi....come supponevo.
Senti zio...vabbe' tanto su ste cose non hai mai capito una mazza e mai capirai...ciao.