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La crisi dei mutui Usa finirà nel 2012
Oggi, in un quadro assai meno deprimente, l'immagine sono i cartelli con su scritto Foreclosure, pignoramento, o For sale, in vendita, davanti a 3,8 milioni di case unifamiliari e ad almeno il doppio di altre unità abitative di ogni genere, dall'appartamento di lusso al monolocale, vuoti su uno stock complessivo di 130milioni di unità. Un eccesso di abitazioni che, alcuni mesi fa, era pari all'intero patrimonio abitativo australiano. A febbraio si è registrata una ripresa della domanda. Ma il 40-45% delle case in vendita sono abbandonate per pignoramento o difficoltà del mutuatario. E il lascito finanziario della grande bolla immobiliare non è finito.
I mutui subprime, concessi cioè a chi dava scarse garanzie, e detonatore della crisi, cartolarizzati, impacchettati, mescolati con altri titoli e venduti come Cdo in tutto il mondo, stanno esaurendo la loro carica esplosiva. Ma nel mondo dei mutui americani altre mine pericolose stanno per esplodere. Anche se non più inattese, e in parte contenute dal basso costo del denaro imposto dalla Federal reserve. È un problema vicino, perché di titoli infestati dai mutui americani sono piene molte banche europee.
La discesa dei prezzi immobiliari continua e questo spinge anche chi ha mutui non subprime a rifare i conti e a restituire l'immobile, cosa che la legge americana consente assai più che in Europa.
nel 2011 e 2012 potrebbero creare guai seri. «Prevedo dei tassi di insolvenza pari al 50 per cento", ha detto Whitney Tilson, uno dei maggiori esperti del mercato..
Il grosso vantaggio al momento è che le rinegoziazioni della seconda tranche delle rate avvengono con il costo del denaro quasi a zero, e questo incide sensibilmente e limita molto gli aumenti di rata, in numerosi casi. Il problema è che per tamponare la falla la Fed dovrebbe riuscire a tenere i tassi a zero ancora per due o tre anni. Non sembra facile