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Fmi: mercati sempre fragili. Sale rischio per economia
«I mercati finanziari globali continuano a restare fragili e gli indicatori di rischio sistemico rimangono elevati. Per numerose categorie di prestiti, la qualità del credito ha iniziato a deteriorare con il calo dei prezzi degli immobili e il rallentamento della crescita economica». Lo afferma il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) nell'aggiornamento del Global Financial Stability Report, mettendo in evidenza che «anche se le banche sono riuscite a portare a termine con successo gli aumenti di capitale, i loro bilanci subiscono nuove pressioni e i loro titoli scendono. È dunque sempre più difficile rafforzare ulteriormente i capitali e il rischio di un'interazione negativa fra l'aggiustamento del sistema bancario e l'economia reale cresce».
L'attuale crisi finanziaria internazionale riserverà nuove sorprese sui conti delle banche? Il Fondo monetario non lo esclude. «Anche se le perdite previste relative alle esposizione dei mutui subprime statunitensi restano alte - si legge ancora nel rapporto - esse sono state in larga parte riconosciute. La crescente preoccupazione, con le insolvenze e i riscatti ipotecari in forte aumento sul mercato immobiliare statunitense, e con la prosecuzione del calo dei prezzi delle case, è che il deterioramento della qualità dei prestiti diventi più diffuso».
I mercati finanziari, si legge nel rapporto aggiornato, presentato da Jaime Caruana, direttore della Divisione monetaria e mercati di capitale dell'Fmi, «non sono ritornati ai livelli elevati di rischio sistemico osservati in primavera, ma c'è crescente timore sull'interazione tra i mercati finanziari e le prospettive macroeconomiche» e questo «malgrado le misure radicali decise dalle autorità e pur a seguito di un aggiustamento considerevole dei mercati finanziari negli ultimi due mesi». La spirale negativa che si è creata tra mercati finanziari ed economia reale, ha spiegato Caruana «si alimenta da un lato dal rallentamento congiunturale che allarga il rischio di credito e dall'altro dalla rivalutazione in atto sui mercati finanziari che rende sempre più limitata la capacità di finanziamento del sistema finanziario, contribuendo così a rendere sempre più problematiche le prospettive per l'economia reale».
Il nodo centrale della crisi, ha sottolineato Caruana «resta il settore immobiliare negli Usa. È molto importante riuscire a stabilizzarlo, ma, al momento, è difficile vedere una svolta, anche se ci sono segnali, in alcuni indicatori, in questo senso». Il mercato degli immobili residenziali, tuttavia, «si sta indebolendo anche in altre aree con segnali di un calo dei prezzi in alcuni Paesi che, per questo, potranno in futuro subire pressioni a livello economico e di mercati finanziari». Le banche, ha detto Caruana, «sono riuscite a trovare una grande massa di nuovo capitale e questo è degno di nota, ma potrebbe esserne necessario di nuovo in futuro e le condizioni saranno più difficili», in quanto «la politica monetaria non è in grado di contribuire alla stabilità finanziaria a causa delle pressioni inflative che stanno emergendo nelle economie mature».
Visti i livelli attuali dei titoli Abs (asset backed securities) e l'andamento dei tassi di insolvenza, l'Fmi «non ritiene di dover modificare la stima di perdite totali mark-to-market fatta in aprile» che era di 945 miliardi di dollari circa.
Il rischio principale per la congiuntura mondiale, ha ribadito Caruana presentando il rapporto, «è questa spirale tra mercati finanziari ed economia» che si farà sentire sempre di più anche in Europa, finora rimasta piuttosto ai margini della crisi. «Il centro della crisi - ha commentato Peter Dattels, capo della divisione analisi e controllo dei mercati globali del Fondo - è stato negli Usa, nel settore immobiliare, ed è normale che si facesse sentire prima di tutto tra le istituzioni finanziarie di oltreoceano. Le banche europee hanno diffuso i dati sui bilanci 2007 che hanno fornito un quadro piuttosto chiaro, ma sono meno rapide di quelle americane sul 2008 sul quale ci sono solo informazioni non complete».
La crisi «sta investendo categorie di asset e regioni sempre più ampie e si farà sentire sempre di più anche altrove, compresa l'Europa, ne sono sicuro». Infatti, scrive il Fondo nel rapporto, «l'esposizione sul subprime Usa è ora manifesta. Quello che preoccupa è che il forte aumento dei pignoramenti e delle insolvenze immobiliari negli Usa, assieme al continuo calo di prezzo delle case, porti a un deterioramento generalizzato della qualità del credito». Sulle banche, il Fondo dice che «malgrado svalutazioni che superano i 400 miliardi di dollari nel totale, gli istituti di crediti negli Usa, in Europa e Asia sono riusciti a reperire il capitale necessario».
Le perdite finora rese note superano, tuttavia, il capitale raccolto e le banche «si trovano in difficoltà a mantenere la redditività a causa del peggioramento della qualità del credito, il calo delle commissioni, gli alti costi del finanziamento e l'esposizione assicurativa nell'immobliare o verso 'monolinè». I passi intrapresi finora dalle banche centrali «per allargare la durata e la gamma di collaterale e di titoli counterparty sono riusciti a contenere il rischio sistemico, ma «il rischio di credito resta elevato e diverse istituzioni finanziarie saranno costrette anche i n futuro a cercare nuovo capitale».