Dead men working

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marco---
00domenica 13 novembre 2011 02:42
Mattone in crisi nera L’immobiliare lascia due milioni di debiti (Fonte: gazzettadimantova.gelocal.it - di Gabriele De Stefani - 12/11/2011)

Alcuni appartamenti sono finiti, venduti e abitati. Altri sono rimasti incompiuti. Ma dietro all’operazione immobiliare che avrebbe dovuto portare 55 alloggi e una decina di negozi in via De’ Mori, traversa di via Donati in Te Brunetti, restano soprattutto un crac da almeno due milioni di euro e oltre cinquanta artigiani che attendono da mesi di vedersi pagato il loro lavoro. La società che gestiva il cantiere, la Sinergie Edili srl, è stata dichiarata fallita. Lavori interrotti, contratti traditi e debiti che si sommano...
labottegadelfuturo
00lunedì 14 novembre 2011 15:43
unicredit - 5200 da qui al 2015 un insider mi conferma che sono tutti "in scivolo verso la pensione" comunque.
(sylvestro)
00lunedì 14 novembre 2011 18:21
Re:
labottegadelfuturo, 14/11/2011 15.43:

unicredit - 5200 da qui al 2015 un insider mi conferma che sono tutti "in scivolo verso la pensione" comunque.




L'han detto adesso sul TG2, "5.000" esuberi, senza aggiungere come verranno gestiti.
laplace77
00sabato 19 novembre 2011 17:20
Re: Re:
(sylvestro), 14/11/2011 18.21:




L'han detto adesso sul TG2, "5.000" esuberi, senza aggiungere come verranno gestiti.




eh, ma voi le avete viste le banche all'estero?

non dico tanto in uk, ma anche in brasile...

ce ne sono la meta' in giro, e quelle che ci sono
non hanno 2 bancomat fuori e 10 impiegati dentro,
hanno 10 bancomate dentro e 2 "assistenti" in fondo,
per chi non e' capace ad usare il terminale...

licenziano i bancari? ah, beh, signora mia...

[SM=g9128]
dgambera
00sabato 19 novembre 2011 22:05
Precarietà sempre più diffusa, il 70% dei contratti è a tempo determinato. Boom degli incarichi stagionali

19 novembre 2011


Sempre più precario e molto spesso solo stagionale. È questo il quadro del mondo del lavoro, come fotografato dall'indagine trimestrale Excelsior, il sistema informativo di Unioncamere e Ministero del Lavoro. Il bollettino, che raccoglie i dati sui dipendenti che le imprese italiane intendono reclutare, sottolinea come delle quasi 92 mila assunzioni programmate quelle a tempo indeterminato saranno poco più del 29%, mentre i contratti a termine, stagionali o di altro tipo, saranno quasi il 71%, ovvero ben più dei due terzi.

Ma a preoccupare di più è la crescita degli impieghi stagionali, destinati a concludersi nell'arco di pochi mesi, se non addirittura di settimane: ormai rappresentano circa la metà delle occupazione non fisse. Il ricorso a rapporti di lavoro deboli secondo l'indagine «riflette un atteggiamento di maggior prudenza delle imprese», probabilmente «dettato dal cambiamento dello scenario economico verificatori negli ultimi mesi».

Quindi le aziende per l'ultima parte dell'anno creeranno occupazione precisamente per 91.800 persone, un numero lievemente inferiore rispetto allo stesso periodo del 2010. Le cifre più interessanti riguardano le modalità di reclutamento. Nel dettaglio il 29,1% (26.713) avrà un posto fisso, il 62,8% (57.650) un contratto a tempo determinato e il 4,7% (4.314) sarà assunto attraverso l'apprendistato. A spiccare è, però, il numero dei contratti stagionali, ovvero di breve se non brevissime durata, che rappresenteranno quasi un terzo delle assunzioni totali (31,3%) e la metà di quelle a tempo.

Il quadro non cambia neppure se si escludono i contratti stagionali. Così facendo l'incidenza degli impieghi «stabili» sale al 42%, ma, spiega il bollettino Excelsior, comunque risultano in calo. D'altra parte anche saltando da un settore all'altro, o dal Nord al Sud «anche nelle migliori situazioni si arriva, al massimo, a un terzo circa del totale» di assunti a tempo indeterminato. E, specifica la stessa indagine, «le poche eccezioni al di spora della media , ad esempio per comprato o provincia, riguardano attività minori per consistenza numerica».

Come se non bastasse l'indagine fa notare che, tra il totale delle assunzioni a termine, incluse quelle stagionali, solo una «quota molto modesta (di poco superiore al 10%)» è finalizzata ad approfondire «la prova» dei candidati in vista della trasformazione a tempo indeterminato del rapporto di lavoro. Il dato la dice lunga su cosa c'è da attendersi, «prefigurando nei mesi a venire una quota di stabilizzazione dei rapporti ugualmente bassa».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

dgambera
00domenica 20 novembre 2011 10:57
Drammatico annuncio alla Whirlpool

lunedì 14 novembre 2011

600 esuberi a Cassinetta/Comerio e chiusura della“fabbrica side by side”

L’azienda nella giornata di ieri 10 novembre 2011 ha comunicato le proprie intenzioni presso la sede dell’Associazione Industriali di Varese. Nell’ambito della riduzione di 5000 posti di lavoro nel mondo, le ricadute che in Italia prevedono processi di riorganizzazione già in atto negli stabilimenti di Napoli, Siena e Trento interessati da ulteriori 350/400 esuberi. In particolare a Siena e Napoli sono già stati raggiunti recentemente accordi in tal senso, mentre a Trento il confronto è ancora aperto. Per l’area di Varese la dichiarazione aziendale prevede 600 lavoratori in esubero di cui 100 impiegati (nelle sedi di Comerio e Cassinetta) e 500 operai oltre alla chiusura dello stabilimento “side by side” che coinvolge circa 250 dipendenti , da realizzarsi attraverso soluzioni in tempi brevi.
Le Organizzazioni Sindacali e la RSU : danno un giudizio fortemente negativo sia sull’entità dei lavoratori coinvolti, sia sull’annuncio della chiusura di una produzione iniziata appena nel 2003;
• respingere l’impostazione aziendale tesa solo ad evidenziare il numero degli esuberi, hanno inoltre chiesto di aprire il confronto sul piano industriale, sugli investimenti, sui progetti strategici e quindi sul futuro delle aree di Cassinetta e di Comerio. Confronto che si avvierà il 17 novembre prossimo;
• ritengono che i tempi del confronto non possono essere stabiliti a priori , ma dovranno consentire tutti gli approfondimenti e le verifiche necessarie sul piano industriale evitando nel frattempo qualsiasi iniziativa unilaterale. L’obiettivo dovrà essere la ricerca di soluzioni per la tutela dell’assetto industriale e dell’occupazionale;
• esprimono infine una grave preoccupazione riferita alle gravi ricadute sul territorio, già particolarmente colpito dalla crisi di questo periodo. Una prima risposta alla posizione aziendale è stata espressa dalla RSU e dai lavoratori che sono scesi immediatamente in sciopero presidiando le portinerie e sensibilizzando tutte le aree aziendali attraverso un corteo interno .
laplace77
00domenica 20 novembre 2011 16:10
quattro italiani su dieci

fonte: repubblica

La ricerca

Quattro italiani su dieci temono di perdere il lavoro

Secondo un rapporto dell'Osservatorio della Confesercenti-Ispo, il 42% degli italiani sono molto preoccupati per il proprio lavoro. La percentuale era del 27% a giugno. E il 96% degli intervistati "vede nero"


MILANO - Quattro italiani su dieci (42%) sono molto preoccupati per il proprio lavoro, secondo l'Osservatorio Confesercenti-Ispo. La percentuale era del 27% a giugno. E i più spaventati sono i giovani. Prevale la paura e il pessimismo tra gli intervistati dal sondaggio di Confesercenti. Il 96%, non pensa che la crisi stia finendo e i più preoccupati sono i giovani.

Per il 2012 solo un italiano su cinque (il 19%) intravede una ripresa economica, mentre uno su tre vede addirittura rischi di peggioramento. E il 49% degli italiani pensa che la situazione economica del proprio nucleo familiare peggiorerà nel corso del prossimo anno.

Per questo, secondo Confesercenti, il messaggio al nuovo Governo è "quello di fare presto. Servono risposte urgenti per tornare a crescere, rilanciando le imprese per creare lavoro e per far ripartire i consumi". L'Italia, si legge nel rapporto, "vive con grande preoccupazione le difficoltà economiche attuali e guarda con pessimismo al futuro. Da giugno a oggi, balza dal 57% al 71% la quota di italiani assolutamente convinta che il peggio non sia passato". La stragrande maggioranza degli intervistati (96%) non pensa che la crisi stia finendo. Tra questi, da segnalare l'aumento degli spaventati: la percentuale di persone che non sono assolutamente d'accordo con l'idea che il peggio sia alle nostre spalle sale dal 57% di giugno al 71% di oggi. A temere di più il protrarsi della crisi sono i giovani: soprattutto quelli di età
compresa tra i 18 e i 24 anni (88%) e chi nella propria famiglia ha vissuto la perdita del lavoro o situazioni di cassa integrazione (84%). Tra i pessimisti anche chi ha un titolo di studio elevato (75%) e i giovani adulti tra i 35 e i 44 anni (75%).

(18 novembre 2011)


vedo un futuro prossimo pululante di acquirenti di case...

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dgambera
00mercoledì 23 novembre 2011 17:30
Nokia-Siemens taglia 17mila posti di lavoro e punta sulla banda larga mobile

23 novembre 2011


Nokia Siemens taglierà 17mila posti di lavoro a livello mondiale, pari al 23% della forza lavoro complessiva, con l'obiettivo è ridurre i costi operativi di un miliardo di euro entro la fine del 2013. Uscirà da molte attività minori collegate alla rete fissa e si focalizzerà sulla banda larga mobile.

«Crediamo che il futuro del nostro settore sia rappresentato dalla banda larga mobile e dai servizi e puntiamo a diventare leader indiscussi in queste aree» , spiega l'amministratore delegato Rajeev Suri. Ai primi di novembre i dipendenti di Nokia Siemens erano circa 74.000.

Il gruppo finnico-tedesco punta ad accrescere la redditività e aumentare la generazione di cassa in un mercato delle tlc sempre più competitivo, stretto tra la pressione dei concorrenti svedesi della Ericsson e dei cinesi.

©RIPRODUZIONE RISERVATA



dgambera
00martedì 29 novembre 2011 19:19
Se cominciano ad andare in crisi questi in Sicilia sono cavoli.... ormai sono rimaste solo raffinerie

Petrolio, Up: Crisi raffinazione mette a rischio settore strategico

Mercoledì 24 Novembre 2010 16:26

Saglia: A rischio 3-4 impianti
La crisi attuale del settore raffinazione “rischia di mettere in difficoltà il futuro di un settore strategico per il Paese con gravi effetti sull’occupazione già messa a dura prova dalle turbolenze economiche”. È l’allarme lanciato da Unione petrolifera a Roma nel corso della tavola rotonda organizzata da Up e Staffetta Quotidiana con l’obiettivo di richiamare l’attenzione delle istituzioni sulla gravità della crisi in atto. Complice “il sensibile calo dei consumi petroliferi, destinato a peggiorare nei prossimi anni” e la “forte concorrenza delle nuove raffinerie dei paesi extra-Ue, sostanzialmente prive di obblighi e vincoli ambientali e spesso sussidiate direttamente dallo Stato”, osserva Up, la crisi potrebbe portare a “effetti dirompenti sulla struttura industriale italiana ed europea senza interventi volti a tutelare tale settore di attività”. Secondo il presidente di Up, Pasquale De Vita, “è inevitabile ridisegnare il sistema della raffinazione” nel prossimo futuro visto che “la riduzione dei consumi non è un fatto congiunturale ma strutturale e non è da prevedere un recupero, forse una riduzione ma non un recupero”. Secondo i dati di Up i margini di raffinazione in Europa, tra il 2008 e il 2009, sono diminuiti del 60 per cento sulla scia di una sensibile riduzione dei consumi, che ha investito le economie occidentali e di un aumento della capacità di raffinazione mondiale. Negli ultimi due anni, inoltre, le aziende operanti nel downstream (raffinazione e distribuzione) hanno visto ridurre drasticamente i loro profitti in una misura compresa tra il 60 e il 90 per cento. Nei primi nove mesi del 2010 si è avuto poi un ulteriore rallentamento dovuto sempre al peggioramento dei margini di raffinazione. La conseguenza, ha ammesso Up “è il costante aumento il numero di raffinerie europee messe sul mercato, trasformate in deposito o anche costrette a lavorare con tassi di utilizzo appena sufficienti a coprire i costi fissi, per un totale di circa 100 milioni di tonnellate, contrariamente a quanto accade nelle regioni asiatiche dove invece si sta andando avanti con la realizzazione di nuovi impianti”.

Altro punto dolente riguarda gli aspetti competitivi: i paesi emergenti, forti dei loro tassi di crescita, godono di una situazione di vantaggio in quanto soggette a vincoli normativi ed ambientali molto meno severi rispetto a quelli europei, un costo del lavoro decisamente inferiore e sussidi diretti alla produzione. “L’Europa si è adagiata sulla strada della prima della classe sul piano ambientale e obbliga ad affrontare certi investimenti, il che è giustissimo, ma importa prodotti da paesi dove queste regole non ci sono”, ha osservato De Vita. E questo, secondo Up, porterà ad acuire la “pressione sull’industria europea della raffinazione” con il rischio di “dipendere per i prodotti raffinati sempre di più dall’estero con il risultato di peggiorare la sicurezza degli approvvigionamenti energetici e di indebolire il sistema industriale europeo”. I combustibili fossili rimarranno, infatti, centrali nel mix energetico europeo, secondo Up, “soprattutto nel settore dei trasporti dove l’industria della raffinazione svolge un ruolo essenziale nel garantire la mobilità dei cittadini ma anche in altri comparti che dipendono direttamente da essa (ad esempio il petrolchimico)”. “In Italia abbiamo una capacità di raffinazione di 106 milioni/tonnellate distribuita su 16 impianti, con tassi di utilizzo attualmente intorno all’82-83 per cento rispetto al 97 per cento del periodo 2005-2008. Tenuto conto sia di quanto già accaduto in passato e della possibile evoluzione dei consumi petroliferi, nei prossimi anni si profila un eccesso di capacità compreso tra i 15 e 20 milioni di tonnellate, ossia l’equivalente di 3-4 raffinerie di medie dimensioni”, ha spiegato il sottosegretario Stefano Saglia nel suo intervento. Negli ultimi 6 anni i consumi sono infatti diminuiti di 18 milioni di tonnellate e nei soli primi dieci mesi del 2010 il calo è stato di altri 2 milioni di tonnellate. “Dobbiamo affrontare il problema della raffinazione con un Tavolo secondo quella che è la linea dettata dalla Ue”, ha aggiunto Saglia spiegando che il Governo italiano, ha accolto “con grande soddisfazione” il documento di Bruxelles che punta ad affrontare il problema soprattutto dal punto di vista industriale e occupazionale.

Tra le proposte lanciate da Up per rilanciare il settore, viene riaffermata innanzitutto la disponibilità delle aziende ad investire per rispondere alle nuove esigenze di mercato tenendo sempre presente la salvaguardia della competitività del settore rispetto agli altri competitor europei. Sulle questioni ambientali, Up chiede invece di accelerare al massimo il completamento delle istruttorie per il rilascio delle AIA, “ponendo limiti temporali” e assicurando una “congruità di comportamento nella fissazione delle prescrizioni sulla base di una corretta analisi costi-benefici” semplificando le procedure. Inoltre, secondo Unione petrolifera, è necessaria l’istituzione di un organismo super partes (nell’ambito di quelli già esistenti sul modello dell’EPA americana) che possa “razionalizzare i rapporti tra norme regionali e nazionali, riconducendo al centro le competenze legislative sulle attività industriali petrolifere”. Sono necessarie poi norme tecniche specifiche per agevolare questi processi, prevedendo in particolare “iter semplificati nell’applicazione delle normative sulle bonifiche” cercando di contemperare queste operazioni “con la salvaguardia del normale esercizio del sito, soprattutto per la realizzazione degli investimenti e delle manutenzioni degli impianti”, e sul potenziale Danno Ambientale”. Secondo Up è inoltre necessario riaffermare l’esigenza di evitare “barriere alle eventuali chiusure e/o riconversioni degli impianti, prevedendo iter semplificati” e in materia fiscale un intervento normativo “di revisione della Robin Tax, ritenuta ingiustificata e penalizzante, e una semplificazione delle procedure di controllo del divieto di traslazione”. Ma anche puntare ad un “riequilibrio del sistema di tassazione dei carburanti tale da invertire la tendenza negli attuali trend di consumo” per premiare i prodotti ottenuti da processi industriali europei certificati dal punto di vista della sostenibilità ambientale ed energetica rispetto a quelli delle altre aree extra-Ue, privi di tali obblighi. Nell’ambito dell’emission trading per il periodo 2013-2020 infine Up ha chiesto di individuare meccanismi in grado di riequilibrare i vantaggi di cui beneficiano i paesi extra-Ue, facendo leva tra gli altri sul concetto di green label per i prodotti petroliferi italiani ed europei visto che l’applicazione rigida del benchamrk in discussione a Bruxelles per il settore raffinazione sulle quote di CO2 “senza vantaggi in termini ambientali, determinerebbe per le raffinerie italiane oneri aggiuntivi stimati in 500-600 milioni di euro (3 miliardi per l’intera Europa)”.



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PETROLIO: DE VITA (UP), CRISI RAFFINERIE E' SISTEMICA

Wec

martedì 29 novembre 2011 13.05

(AGI) - Roma, 29 nov. - La crisi del settore delle raffinerie, in Italia e in Europa, e' di carattere sistemico e tra le cause principali vi sono un eccesso di capacita' legato al calo dei consumi, la flessione delle esportazioni e la concorrenza di economie non legate agli stessi vincoli ambientali. Lo ha sottolineato il presidente dell'Unione Petrolifera, Pasquale De Vita, aprendo il convegno 'Produttivita' e negoziazione al tempo della crisi' organizzato da Confindustria Energia. Per De Vita si tratta di un "problema che va affrontato a partire da subito, tenuto conto della sempre piu' agguerrita concorrenza dei nuovi paesi emergenti dove i vincoli ambientali e sociali sono praticamente inesistenti" laddove in Europa si e' assistito a "un profondo processo di razionalizzazione con la chiusura nel solo 2010 del 3% della capacita' di raffinazione europea, a differenza di quanto accade in altre parti del mondo (Cina, India e Medio Oriente) dove invece le raffinerie si continua a costruirle". Tale razionalizzazione, ha proseguito De Vita, ha portato in Italia a un "consistente eccesso produttivo", superiore complessivamente a 20 milioni di tonnellate, che "nell'impossibilita' di essere assorbito dal mercato nazionale e tanto meno da quello internazionale, dovra' necessariamente essere eliminato". De Vita evidenzia la necessita di "non pensare di risolvere tutto in chiave esclusivamente nazionale", pur ammettendo che "in sede europea non si e' mai andati al di la' delle dichiarazioni di principio, considerato che le nuove misure in maniera ambientale che si stanno decidendo a Bruxelles non faranno altro che peggiorare la situazione, obbligando a investimenti massicci". Il presidente dell'Up ha quindi citato come unica iniziativa di rilievo il caso della Francia, dove e' stata introdotta la tracciabilita' dei prodotti petroliferi per contrastare la concorrenza di chi "non sopporta gli stessi costi e non rispetta le norme ambientali". "Dovremmo forse prendere esempio - ha detto ancora De Vita - bisogna dare un differente accesso al mercato a chi non rispetta le regole". "La situazione e' difficile e la strada per uscirne e' stretta - ha concluso De Vita - Siamo consapevoli che parlare oggi di piani o di programmazione energetica non va di moda ma e' quello di cui avremmo bisogno, concordo pertanto con quanti nel sindacato chiedono anzitutto la definizione del perimetro del nostro fabbisogno energetico con il conseguente adeguamento produttivo; c'e' l'esigenza di affrontare insieme questo problema, mettiamoci al lavoro da subito". (AGI) Rme
dgambera
00martedì 29 novembre 2011 19:59
L'Italia è senza lavoro

Torino non sa che fine farà Mirafiori, la Toscana perde la siderugia, il manifatturiero delle Marche ridotto all'osso. Se scricchiolano pilastri un tempo solidissimi, figuriamoci come se la passano zone storicamente meno produttive come Calabria e Sicilia. Pubblichiamo qui un'istantanea della crisi in vista dell'assemblea straordinaria convocata dalla Cgil per sabato 3 dicembre "Il lavoro salverà l'Italia". Le interviste sono tratte dallo speciale di RadioArticolo1.

Iniziamo dal Nord, Piemonte. Qui la cassa integrazione colpisce 140mila persone. Ben che vada, possono sperare nella deroga, che però inizia a traballare perché le risorse del governo e della Regione non sono infinite. L'incognita maggiore riguarda ovviamente la Fiat. Al momento non dà prospettive credibili di ripresa piena nemmeno Mirafiori, dove quest'anno le settimane effettive di lavoro sono state pochissime. "Da alcuni mesi - racconta la coordinatrice del patronato Inca, Lalla Spione - le domande di disoccupazione e di mobilità aumentano in maniera esponenziale, sono diventate migliaia. Sicuramente c'è un bisogno sempre più diffuso di sostegno e questo crea molte tensioni, a volte anche all'interno dei nostri uffici".

Rischia grosso la siderurgia in Toscana, a partire dal polo di Piombino. "È un problema grave per l'intera comunità che però non nasce in Toscana - spiega il segretario della Cgil Alessio Gramolati -, ma dal fatto che per anni l'Italia non ha avuto una strategia politica e industriale mentre gli altri ce l'avevano. C'è anche chi ha saputo reagire - aggiunge il dirigente sindacale - grazie a un buon rapporto sul piano della cooperazione dei lavoratori. Le vicende Gucci, Laica e Pignone dimostrano che c'è spazio per reagire alla crisi con il coraggio degli investimenti". Ma la lista delle industrie in crisi, putroppo, è lunga e comprende nomi illustri come Breda, Finmeccanica e Selex

E il welfare non basta. Lo spiega bene don Alessandro Santoro, impegnato nella comunità delle Piagge, quartiere di 20mila persone alla porte di Firenze abitato per lo più da migranti. "Nella periferia urbana - racconta - la precarietà e diffusa, anche quella culturale, e tocca livelli d'impotenza. La nostra cooperativa sociale ha una dimensione fondamentale, vuole dare speranza. Ma siamo la crisi permanente negli ultimi anni si fa sentire ancora di più".

Nelle Marche spiccano le crisi di Fincantieri e Merloni. Anche il manifatturiero, da sempre spina dorsale dell'economia regionale, è lontanissimo dai volumi pre-crisi. Un caso per tutti, quello della Best di Montefano, piccolo comune del maceratese. Livio Staffolani, un lavoratore della multinazionale, racconta del licenziamento arrivato per telefono durante il ponte di Ognissanti, da un giorno all'altro. "Quando ci hanno fatto rientrare in fabbrica a gruppetti, per farcela rivedere ormai chiusa, ho visto i miei colleghi piangere".

Anche qui la solidarietà gioca il suo ruolo. A Fermo ci pensa la comunità di Capodarco, come racconta il suo fondatore don Vinicio Albanesi: "Si rivolgono a noi centinaia di persone, di tutte le età e con tutte le qualifiche. Non so se le istituzioni se ne rendano conto, ma siamo veramente a una strettoria terribile. Mai prima di oggi avevo visto un clima così drammatico. Penso soprattutto agli anziani soli, le Caritas stanno portando il cibo nelle loro case. Per adesso la solidarietà tra generazioni ancora regge, ma non si potrà andare avanti ancora per molto".

Sergio Genco, segretario generale della Cgil Calabria, parla di livelli di povertà e disoccupazione mai raggiunti nella sua terra. "La situazione sociale è allarmante e per di più la giunta Scopelliti ha quasi azzerato la sanità pubblica a favore dell'aspetto privato, aggravando i problemi". Racconta Piero Persante, medico di Cosenza: "Mancano cose essenziali come le garze. Ma c'è soprattutto una grande riduzione di personale, perché solo uno su cinque di chi va in pensione è rimpiazzato. Siamo in emergenza, in tanti reparti rischiamo di non poter fare i turni ordinari". Il sindaco di Lamezia Terme, Gianni Speranza, descrive una città dove la disoccupazione giovanile raggiuge livelli record e "i ragazzi se ne vanno, anche quelli che si laureano nelle università calabresi, perché qui non si trova nemmeno un lavoro precario".

La Puglia è forse la regione del Sud che se la passa un po' meglio, anche se i livelli del 2008 sono ancora un miraggio. Ne risente soprattutto l'edilizia, che raccoglie i due terzi della perdita di occupazione. Luci e ombre, nella regione governata da Nichi Vendola, dove sono aumentati gli occupati, come certifica Bankitalia, ma si assiste pure a storie che sembrano d'altri tempi, come quella di Tecnova, azienda proprietà spagnola che si occupa di fotovoltaico i cui lavoratori immigrati erano costretti a lavorare 12 ore al giorno per due euro l'ora. Una brutta vicenda finita nel mirino della magistratura l'accusa di sfruttamento al limite della schiavitù della manodopera immigrata. "Ci alzavamo alle 4 del mattino e tornavamo a casa alle 8 di sera, eravamo quasi tutti senegalesi, ci hanno cercato nei mercati", racconta uno di loro.

Ancora più a Sud, Sicilia. Giuseppe Scavuzzo è un edile di Trapani. "Come tutti quelli che lavorano qui, vivo una situazione drammatica. Dal 2008 c'è una continua emorragia di posti di lavoro. Non si vede una gru, una betoniera, un cantiere aperto". Il settore edile nell'isola ha perso 17mila posti in un anno. "Ho due bambini, di 7 anni e di un anno, non lavoro da sette mesi, per fortuna mi aiuta mio suocero altrimenti non saprei come andare avanti. Per non stare a casa e per sentirmi ancora utile vado a raccogliere le olive. Non so il motivo, ma i cantieri non partono più".

Quattordici sigle e una sola visione (negativa) sui provvedimenti della maggioranza che governa la Regione: si unisce il parternariato economico e sociale della Sardegna per dire che il confronto con la Giunta non ha prodotto nulla, “è sbagliato il metodo e il merito”. Bocciatura definitiva che sposta ora l’attenzione sul Consiglio regionale, con l’appello ai capigruppo per cambiare una Finanziaria “tutta da rifare”. Il percorso delle parti sociali proseguirà, l’ipotesi è stilare un progetto di sviluppo condiviso “per colmare il vuoto di idee di chi governa”. Chissà se sapranno mettersi d’accordo, superando le reciproche differenze di vedute. Intanto hanno prodotto un documento unitario. (mm)
kemar71
00martedì 29 novembre 2011 21:19
Farmaceutica, Sigma-Tau-choc, In cassa integrazione 569 dipendenti
Epicentro della vertenza: la sede e lo stabilimento di Pomezia, in provincia di Roma.

LE RAGIONI - Alla base della crisi – dicono fonti interne al gruppo (673 milioni di euro di fatturato nel 2010) – una modifica strutturale del mercato farmaceutico, tale da aver messo in ginocchio già altre multinazionali del settore. In primis l'avvenuta generalizzazione di alcuni farmaci prodotti da Sigma-Tau alla scadenza dei brevetti e soprattutto la riduzione progressiva della spesa sanitaria pubblica, che avrebbe così ridotto i margini di manovra e compresso gli utili. Soprattutto è un campanello d'allarme anche per i 400 ricercatori (in un gruppo che investe il 16% del suo fatturato in ricerca e sviluppo), anche se da Pomezia si affrettano a gettare acqua sul fuoco sostenendo che i dipendenti destinatari del periodo di cassa integrazione verranno concertati con le sigle sindacali e per ora non è dato sapere quali saranno le funzioni aziendali maggiormente interessate dal piano di riorganizzazione.
link


Proprio qualche giorno fa un mio amico, che lavora nel campo farmaceutico. mi raccontava della crisi che ha toccato il settore, al punto tale di temere anche per il suo lavoro [SM=g7628]
dgambera
00martedì 20 dicembre 2011 19:38
Licenziamenti al ristorante del Senato: una trentina di camerieri si barricano in sala

20 dicembre 2011


Una trentina di camerieri del Senato si sono barricati nel ristorante di Palazzo Madama dopo essere stati informati di alcuni licenziamenti in arrivo. L'occupazione è scattata dopo la notizia dell'invio di nove lettere di licenziamento per sei camerieri, due cuochi e un tabaccaio. «Ci siamo barricati nel ristorante - ha spiegato un cameriere - stanno arrivando le lettere di licenziamento e non ci muoveremo finchè non arriverà una risposta».

Ridimensionamento legato alla riduzione dei coperti
Il ridimensionamento del personale sembra essere una diretta conseguenza della progressiva riduzione dei coperti serviti dal ristorante, dovuta all'aumento dei prezzi che sono lievitati dopo che i quotidiani si erano occupati dei menù a prezzi super vantaggiosi pagati da chi può usufruire del servizio.

I camerieri chiedono che sia trovata una soluzione
Sono stati avvertiti i questori e il presidente del Senato, Renato Schifani, ed è stato chiamato il direttore commerciale della Gemeaz Cusin - la società che ha vinto l'appalto per la gestione del ristorante del Senato - dal quale si attende una risposta. «Non ci muoviamo di qua finchè non avremo una risposta - ha affermato uno degli addetti al ristorante che si è improvvisato portavoce della protesta- Chiediamo che venga trovata una soluzione».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

dgambera
00sabato 24 dicembre 2011 00:36
Finisce Centovetrine, la soap Made in Italy


L'anno scorso, in occasione del decennale, il vice presidente di Mediaset Pier Silvio Berlusconi aveva definito Centovetrine «un caposaldo dell'industria televisiva italiana». Ma già due anni fa, hanno denunciato i lavoratori, «erano stati ridotti i costi del 30%, sacrificando molte riprese in esterna ma, nonostante questo, Centovetrine ha sempre mantenuto ottimi ascolti. Dopo 11 anni di lavoro, gli studi di Telecittà, alle porte di Torino, chiuderanno i battenti, lasciando a casa 300 persone - hanno proseguito - e in un momento così delicato, di crisi generale, la scelta di chiudere ci sembra assurda considerando che il gradimento del pubblico è confermato, quotidianamente, dagli ascolti».

labottegadelfuturo
00sabato 7 gennaio 2012 22:14
kemar71
00giovedì 12 gennaio 2012 15:44
Sigma-Tau, il futuro resta incerto
"L'azienda non accetta l'accordo"
Nulla di fatto nel lungo incontro che si è svolto nelle stanze della Regione Lazio tra sigle sindacali e dirigenti. Delusi i rappresentanti dei lavoratori: "Non recepito lo spirito del verbale firmato al ministero". Prossimo appuntamento il 13 gennaio
Un incontro durato oltre sei ore nelle stanze della Regione Lazio tra sigle sindacali e dirigenti. Ma il futuro lavorativo dei 600 impiegati della Sigma-Tau resta ancora incerto. Perché ieri sera si è concluso con un nulla di fatto il tavolo di lavoro richiesto proprio dalla Regione Lazio per trovare un accordo ed evitare la cassa integrazione per i lavoratori dell'azienda farmaceutica di Pomezia. Invece, come scrivono in una nota i sindacati Rsu: "Nell'incontro l'azienda, che affida una trattativa strategica per la sua sopravvivenza ad un consulente, non ha mostrato di aver recepito lo spirito del verbale siglato al ministero dello Sviluppo economico che la impegnava a valutare "misure, dimensioni, tempi e/o strumenti" anche diversi da quelli inizialmente proposti per gestire la difficile situazione. L'azienda - riportano - è rimasta sulle proprie posizioni confermando la volontà di ricorrere alla cassa integrazione e terziarizzazioni nei numeri già indicati e precludendo, di fatto, il raggiungimento di un accordo".
Ma i sindacati e i lavoratori respingono con forza questa impostazione. E ribadiscono che "da questa azienda nessuno debba uscire in maniera drammatica ma che vadano anzi privilegiate operazioni che consentano ai lavoratori di agganciarsi alla pensione attraverso esodi incentivati e volontari". E adesso l'appuntamento è per il prossimo 13 gennaio, questa volta proprio al ministero dello Sviluppo Economico.

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Mi riferisco all'ultimo punto sottolineato....non è possibile che qualcuno possa agganciarsi e qualcun altro debba aspettare tanti altri anni per averla [SM=g7628]
dgambera
00domenica 15 gennaio 2012 20:16
Turno in fabbrica dalle 5 del mattino. Alla Luxottica i lavoratori dicono sì

Il caso A SEDICO

Decisione maturata dopo una consultazione interna. Poi l'accordo sindacale. Cinque milioni di occhiali con un giorno di anticipo

Un accordo che prevede l'ingresso in fabbrica alle 5 del mattino, realizzato non solo senza un minuto di sciopero ma con una stretta cooperazione tra azienda e lavoratori per scegliere insieme la soluzione più giusta. E' successo a Sedico in una fabbrica del gruppo Luxottica ed è la dimostrazione che dovremo abituarci a guardare sempre di più a Belluno per capire l'evoluzione delle relazioni industriali. Dal gruppo che fa capo a Leonardo Del Vecchio - una multinazionale da 62 mila dipendenti e 6 miliardi di euro di ricavi - continuano ad arrivare esperienze-pilota destinate a cambiare merito e metodo della negoziazione sindacale. Dopo il lancio del welfare aziendale la novità di questi giorni viene dall'intesa sugli orari che è stata raggiunta per 600 lavoratori del Centro distributivo di Sedico dove arrivano tutti gli occhiali prodotti nei 6 stabilimenti italiani. Lì vengono confezionati e ripartono per essere distribuiti in tutto il mondo, tranne la Cina servita dalle fabbriche in loco.

La Luxottica aveva la necessità di aumentare la produttivitàdi Sedico facendo girare gli impianti non più solo dalle 8 alle 17 ma dalle 5 del mattino alle 20. Con l'ok dei sindacati confederali si è deciso di iniziare una consultazione tra i lavoratori. Sono state così avviate due sessioni di workshop (anche il lessico sindacale cambia!) per coinvolgerli e raccogliere indicazioni sugli orari e le esigenze personali. Al termine della prima i lavoratori hanno ricevuto un questionario con il menù degli orari formulati in base alle prime indicazioni e condivisi con Cgil-Cisl-Uil. Il secondo workshop è servito per esaminare i risultati del questionario e andare avanti nel confronto.
Circa cento lavoratori addetti alla logistica hanno scelto l'orario dalle 5 alle 13, altrettanti hanno preferito la fascia dalle 12 alle 20. Il risultato per l'azienda è stato che la distribuzione è attiva dalle 5 del mattino alle 20, come da programma. Per quanto riguarda gli addetti al confezionamento degli occhiali i lavoratori hanno scelto di dividersi su due turni, il primo dalle 8 alle 17 e il secondo dalle 12 alle 20,30. L'esito di tutta la consultazione si è poi tradotto in un accordo formale sottoscritto con i sindacati. In virtù di questa intesa l'azienda di Del Vecchio potrà far arrivare 5 milioni di occhiali sul mercato un giorno prima rispetto al passato.

I sindacati di categoria accettando il percorso proposto loro dalla Luxottica hanno dimostrato pragmatismo e maturità. Hanno scelto un metodo che porta alla consultazione preventiva dei lavoratori, alla costruzione di una soluzione condivisa dentro uno schema di collaborazione tra azienda e sindacato che può far invidia all'osannato modello tedesco. E' vero che alla fine è stato stipulato un accordo tradizionale ma il percorso è stato innovativo e costituisce un precedente di grande valore. Il sindacato avrebbe potuto rivendicare i suoi diritti di primogenitura organizzativa, negoziare «da solo» e invece ha capito che la consultazione preventiva avrebbe comunque rafforzato il suo radicamento e il clima di fabbrica. «L'intesa - commenta Nicola Pelà, direttore risorse umane del gruppo Luxottica - riflette un senso di adesione e vicinanza all'azienda non comuni, anche quanto, come in questo caso, si chiede di entrare in fabbrica alle 5 di mattina».

Dario Di Vico15 gennaio 2012 | 13:55© RIPRODUZIONE RISERVATA
kemar71
00mercoledì 18 gennaio 2012 16:36
Re: Farmaceutica, Sigma-Tau-choc, In cassa integrazione 569 dipendenti
kemar71, 29/11/2011 21.19:

Epicentro della vertenza: la sede e lo stabilimento di Pomezia, in provincia di Roma.

LE RAGIONI - Alla base della crisi – dicono fonti interne al gruppo (673 milioni di euro di fatturato nel 2010) – una modifica strutturale del mercato farmaceutico, tale da aver messo in ginocchio già altre multinazionali del settore. In primis l'avvenuta generalizzazione di alcuni farmaci prodotti da Sigma-Tau alla scadenza dei brevetti e soprattutto la riduzione progressiva della spesa sanitaria pubblica, che avrebbe così ridotto i margini di manovra e compresso gli utili. Soprattutto è un campanello d'allarme anche per i 400 ricercatori (in un gruppo che investe il 16% del suo fatturato in ricerca e sviluppo), anche se da Pomezia si affrettano a gettare acqua sul fuoco sostenendo che i dipendenti destinatari del periodo di cassa integrazione verranno concertati con le sigle sindacali e per ora non è dato sapere quali saranno le funzioni aziendali maggiormente interessate dal piano di riorganizzazione.
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Proprio qualche giorno fa un mio amico, che lavora nel campo farmaceutico. mi raccontava della crisi che ha toccato il settore, al punto tale di temere anche per il suo lavoro [SM=g7628]





Pomezia, «licenziamenti alla Sigma Tau»
I lavoratori bloccano la Pontina
Caos questa mattina in strada. L'azienda precisa: non si tratta di licenziamenti, ma di ricorso alla CIG straordinari




ROMA - Protesta di alcuni lavoratori della Sigma Tau di Pomezia:sono scesi in strada e hanno bloccato la Pontina per protestare contro i licenziamenti. «Questa mattina sono arrivate le lettere di licenziamento per alcuni dipendenti della Sigma Tau, che già ieri hanno scioperato 8 ore contro i tagli annunciati. A niente sono serviti gli incontri in Regione e al Ministero, l'azienda è rimasta sulle proprie posizioni, confermando la volontà di ricorrere a Cigs e terziarizzazioni che coinvolgono centinaia di dipendenti». A riferirlo una nota di Giuseppe Cappucci, segretario generale della CdLT Cgil di Pomezia-Castelli-Colleferro-Subiaco. «Ciò ha fatto crescere la rabbia e la tensione fra i lavoratori in protesta davanti i cancelli dello stabilimento di Pomezia, che alla notizia delle lettere di licenziamento hanno occupato spontaneamente la Pontina, bloccando così il traffico».

La replica della Sigma Tau. «In riferimento a quanto dichiarato in una nota dal signor Giuseppe Cappucci, segretario generale della CdLT Cgil di Pomezia-Castelli-Colleferro-Subiaco, sigma-tau Industrie Farmaceutiche Riunite SpA precisa che non si tratta di licenziamenti, ma - come anticipato già ieri in un comunicato stampa dell’azienda - di ricorso alla CIG straordinari».



Mercoledì 18 Gennaio 2012 - 14:51 Ultimo aggiornamento: 16:27


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fabio_c
00mercoledì 18 gennaio 2012 21:52
Re: Re: Farmaceutica, Sigma-Tau-choc, In cassa integrazione 569 dipendenti
kemar71, 18/01/2012 16.36:


Pomezia, «licenziamenti alla Sigma Tau»
I lavoratori bloccano la Pontina
Caos questa mattina in strada. L'azienda precisa: non si tratta di licenziamenti, ma di ricorso alla CIG straordinari

ROMA - Protesta di alcuni lavoratori della Sigma Tau di Pomezia:sono scesi in strada e hanno bloccato la Pontina per protestare contro i licenziamenti. «Questa mattina sono arrivate le lettere di licenziamento per alcuni dipendenti della Sigma Tau, che già ieri hanno scioperato 8 ore contro i tagli annunciati. A niente sono serviti gli incontri in Regione e al Ministero, l'azienda è rimasta sulle proprie posizioni, confermando la volontà di ricorrere a Cigs e terziarizzazioni che coinvolgono centinaia di dipendenti». A riferirlo una nota di Giuseppe Cappucci, segretario generale della CdLT Cgil di Pomezia-Castelli-Colleferro-Subiaco. «Ciò ha fatto crescere la rabbia e la tensione fra i lavoratori in protesta davanti i cancelli dello stabilimento di Pomezia, che alla notizia delle lettere di licenziamento hanno occupato spontaneamente la Pontina, bloccando così il traffico».

La replica della Sigma Tau. «In riferimento a quanto dichiarato in una nota dal signor Giuseppe Cappucci, segretario generale della CdLT Cgil di Pomezia-Castelli-Colleferro-Subiaco, sigma-tau Industrie Farmaceutiche Riunite SpA precisa che non si tratta di licenziamenti, ma - come anticipato già ieri in un comunicato stampa dell’azienda - di ricorso alla CIG straordinari».

Mercoledì 18 Gennaio 2012 - 14:51 Ultimo aggiornamento: 16:27

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A novembre, qualche giorno prima dell'annuncio della cassa integrazione, la Proprietà aveva compiuto un'azione dimostrativa nei confronti dei Dirigenti: SIGMA-TAU, DIRIGENTI LICENZIATI IN TRONCO ("il Corriere della Città", 18 novembre 2011)
«Abbiamo assistito a scene tremende di dipendenti, dírigenti del gruppo, convocati all’improvviso dall’Azienda, licenziati seduta stante e accompagnati all’uscita, neanche si fossero macchiati del più grave dei reati; scene di questo tipo non possono e non devono diventare patrimonio della nostra azienda e non è accettabile che queste persone siano stati utilizzate per mandare messaggi intimidatori agli altri lavoratori»


Ecco una testimonianza:
«Avrei compiuto 63 anni due giorni dopo. Durante quel dialogo surreale mi dissero scherzando che, in fondo, mi stavano facendo proprio un bel regalo di compleanno. Me ne sarei andata tranquillamente in pensione, io, che avevo ancora tanta voglia di lavorare»


Qui c'è una delle lettere ai Lavoratori. Per info e solidarietà: La Sigma-Tau siamo noi.

fabio
labottegadelfuturo
00venerdì 20 gennaio 2012 13:37
SPOILER SPOILER SPOILER
Ho un amico che lavora nell'ambito security.La settimana scorsa hanno incontrato un imprenditore di Roma, settore terziario, che a breve vuole chiudere l'azienda.
Non è più profittevole perchè il mercato in cui opera è praticamente morto e non vuole fare ristrutturazioni ma scappare con il cospiquo malloppo.
Ha chiesto un servizio di sicurezza personale visto che dovrebbe lasciare a casa qualche centinaio di persone dall'oggi al domani.
Prossimamente, su questi schermi.

Ps non posso dire ne il settore ne il nome dell'azienda...ma è comunque grossa.
kemar71
00venerdì 20 gennaio 2012 15:41
Re: SPOILER SPOILER SPOILER
labottegadelfuturo, 20/01/2012 13.37:

Ho un amico che lavora nell'ambito security.La settimana scorsa hanno incontrato un imprenditore di Roma, settore terziario, che a breve vuole chiudere l'azienda.
Non è più profittevole perchè il mercato in cui opera è praticamente morto e non vuole fare ristrutturazioni ma scappare con il cospiquo malloppo.
Ha chiesto un servizio di sicurezza personale visto che dovrebbe lasciare a casa qualche centinaio di persone dall'oggi al domani.
Prossimamente, su questi schermi.

Ps non posso dire ne il settore ne il nome dell'azienda...ma è comunque grossa.





In pvt ce lo poi dì....però [SM=g9128] (sarò una tomba [SM=g7752] )
labottegadelfuturo
00venerdì 20 gennaio 2012 15:50
Re: Re: SPOILER SPOILER SPOILER
kemar71, 1/20/2012 3:41 PM:





In pvt ce lo poi dì....però [SM=g9128] (sarò una tomba [SM=g7752] )




Entro la prossima settimana dovrebbe scoppiare la bomba credo ;)
kemar71
00venerdì 20 gennaio 2012 15:53
Re: Re: Re: SPOILER SPOILER SPOILER
labottegadelfuturo, 20/01/2012 15.50:




Entro la prossima settimana dovrebbe scoppiare la bomba credo ;)




La mia e-mail del forum aspetta news...daiiii.... [SM=g1749718] [SM=g1747529] [SM=g1747532]
(sylvestro)
00lunedì 23 gennaio 2012 20:13
Coldiretti

Agricoltura: 2011 anno nero.
Chiudono 20mila aziende


lunedì 23 gennaio 2012

Nel 2011 in Italia sono state chiuse circa 20mila aziende agricole. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Movimpresa relativi al terzo trimestre 2011 in occasione della diffusione dei dati Cerved sui fallimenti. Nel settore agricolo operano 845mila imprese iscritte al registro delle Camere di Commercio la cui competitività rischia tuttavia di essere fortemente compromessa dalle difficoltà determinate dagli effetti della manovra che, solo con l’IMU, costerà alle imprese agricole nel 2012 un miliardo di euro in più. La nuova Imu avrà infatti – sottolinea la Coldiretti – un impatto pesante su terreni agricoli e fabbricati rurali, dalle stalle ai fienili fino alle cascine e ai capannoni necessari per proteggere trattori e attrezzi, andando a tassare quelli che sono, di fatto, mezzi di produzione per le imprese agricole. Per questo, secondo la Coldiretti, è necessaria una netta differenziazione del trattamento fiscale per chi il terreno lo usa per vivere e lavorare.
labottegadelfuturo
00giovedì 26 gennaio 2012 06:58
Re: Re: Re: Re: SPOILER SPOILER SPOILER
kemar71, 20/01/2012 15.53:




La mia e-mail del forum aspetta news...daiiii.... [SM=g1749718] [SM=g1747529] [SM=g1747532]



A breve dovrebbero essere annunciati i primi 200 e qualcosa.

Sti stronzi sanno gia quello che vogliono fare, ma dire a tutti i dipendenti "vogliamo chiudere" rende meno agevole lo smantellamento della ditta.

Invece 200-300 per botta ed in un anno te ne liberi, senza troppi sbattimenti.

(sylvestro)
00giovedì 26 gennaio 2012 20:04
Nec taglia 10.000 posti di lavoro

26/01 14:57 CET



Nec taglierà 10.000 posti di lavoro, la maggior parte in Giappone, a causa del terzo anno in negativo. Il gruppo nipponico di elettronica prevede di chiudere l’anno fiscale con una perdita di 980 milioni di euro, dovuta alla minore domanda legata al rallentamento dell’economia globale e alla difficoltà di sviluppare le proprie attività all’estero. Si tratta di una riduzione di quasi il 9%della sua forza lavoro.
kemar71
00sabato 28 gennaio 2012 16:36
Spanair chiude e lascia tutti a piedi: aerei fermi e 22mila passeggeri nel caos
La compagnia aerea spagnola è in crisi e ha cancellato tutti
i voli. Fallite le trattative per allearsi con Qatar Airways

MADRID - Centinaia di passeggeri sono rimasti bloccati a terra stamani in numerosi aeroporti spagnoli, dopo che la compagnia aerea Spanair ieri sera ha improvvisamente cessato le sue attività, annullando tutti i voli a mezz'ora dalla partenza. «Di fronte alla mancanza di visibilità finanziaria per i prossimi mesi, la compagnia ha deciso di cessare le sue operazioni» ha dichiarato Spanair ieri sera in un comunicato emesso poco prima delle 21:30 citando «ragioni di prudenza e di sicurezza».

L'ultimo volo. L'ultimo volo di Spanair è atterrato alle 22. Da quel momento, i passeggeri della compagnia sono stati presi in carico dai concorrenti di Iberia, Vueling e Easyjet. Secondo i media spagnoli, almeno 22.000 persone sono state colpite dagli annullamenti dei voli nel corso del finesettimana, ma non è stato possibile trovare un portavoce di Spanair che confermasse la notizia. Solo oggi, 55 voli sono stati annullati a Madrid, 54 a Barcellona e alcuni sulle isole di Majorca e di Gran Canaria.

La compagnia. Spanair, nata nel 1986, ha detto di aver deciso di cessare le attività dopo il fallimento delle trattative con Qatar Airways per una alleanza finanziaria. La regione della Catalogna inoltre aveva annunciato che avrebbe tolto i sussidi alla compagnia per risparmiare.

Sabato 28 Gennaio 2012

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FraMI
00lunedì 30 gennaio 2012 11:50
si fa presto a fare i conti...
milano.repubblica.it/cronaca/2012/01/29/news/multinazionali_in_fuga_da_milano_a_casa_6000_specialisti_dell_hi_tech-2...

Multinazionali in fuga da Milano
a casa 6000 specialisti dell'hi-tech
I colossi stranieri chiudono le fabbriche, ma spesso lasciano aperti uffici e settore
marketing. Saltano operai, ingegneri, fisici. Il caso più recente: l'Alcatel a Vimercate...
MirkoROMA78
00lunedì 30 gennaio 2012 11:57
Ciao a tutti ragazzi! Vi leggo sempre, la casa procede con lavori in corso i soldi finiscono subito!
Vi ricordate il discorso di Al Pacino su ogni maledetta domenica?


Siamo nella merd* adesso signori miei! La grecia viene ceduta un centimetro alla volta fino alla disfatta... Possiamo aprirci la strada lottando verso la luce!

Cristo rivoglio la sovranità monetaria basta l'euro!! [SM=g2594226]
labottegadelfuturo
00lunedì 30 gennaio 2012 13:12
Re: si fa presto a fare i conti...
FraMI, 1/30/2012 11:50 AM:

http://milano.repubblica.it/cronaca/2012/01/29/news/multinazionali_in_fuga_da_milano_a_casa_6000_specialisti_dell_hi_tech-28940895/

Multinazionali in fuga da Milano
a casa 6000 specialisti dell'hi-tech
I colossi stranieri chiudono le fabbriche, ma spesso lasciano aperti uffici e settore
marketing. Saltano operai, ingegneri, fisici. Il caso più recente: l'Alcatel a Vimercate...



Quello che mi inquieta (sono anche io un lavoratore dell'cosidetto "hi-tech" o almeno mi ci considero) è che nel mio settore sono spariti gli Junior.

Sono 3 anni che non vedo giovani leve da formare attorno ai 20-24 anni.
Semplicemente sono spariti.Non vedo più sta gente girare per i corridoi (e frequento un ente ed una grossa azienda parapubblica).

marco---
00lunedì 30 gennaio 2012 14:41
Immobiliare: -12% investimenti in Italia nel 2011, -22% capitali esteri (Fonte: corriere.it - 30/01/2012)

Secondo studio Cbre In Europa +4% a 115 miliardi Milano, 30 gen - Nel 2011 gli investimenti nel settore immobiliare hanno fortemente rallentato in Italia a differenza della media europea che segna un +4% a 115 miliardi di euro. E' quanto emerge dall'ultimo report della societa' di consulenza Cbre. In Italia, gli investimenti sono calati del 12% a 4,3 miliardi di euro. Il mercato ha subito, in particolare, la fuga degli operatori esteri la cui spesa si e' ridotta del 22% a 1,1 miliardi, pari al 25% del totale. "Negli ultimi mesi dello scorso anno - osserva il Ceo di Cbre Italia, Alessandro Mazzanti - parallelamente all'acuirsi della crisi del debito, abbiamo assistito a un raffreddamento del sentiment degli investitori che stavano guardando a operazioni in Italia". Il fenomeno, d'altra parte, conferma una tendenza considerando che "rispetto al picco del 2007, la contrazione e' stata del 76%" per quel che riguarda gli investitori esteri in Italia. E, d'altra parte, "date le condizioni attuali del nostro mercato, prevediamo che l'emorragia di capitali stranieri proseguira' anche nel 2012. Per assistere a un ritorno massiccio dei capitali stranieri in Italia dovrebbero arrivare sul mercato portafogli distressed, capaci di attrarre grandi banche d'affari internazionali come all'inizio degli anni 2000". Guardando solo all'ultimo trimestre dell'anno, l'Italia ha mostrato un calo degli investimenti del 35% rispetto al trimestre precedente a 851 milioni. Crescono invece i mercati di Regno Unito (+8% a 8,3 miliardi), Germania (+2% a 5,8 miliardi) e Francia (+65% a 6,5 miliardi). Oltralpe gli investimenti sono stati trinati da una norma del governo di Parigi che ha ridotto il tasso sul capital gain per chi vendeva immobili ai Reit (societa' quotate con particolari caratteristiche) entro la fine dell'anno.
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