Notizie macro - Crescita e globalizzazione

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nazionalsindacalista
00mercoledì 17 giugno 2009 18:17
Notizie Ansa



Crisi: S&P taglia rating banche Usa


Sono 22 gli istituti di credito nel mirino, anche Wells Fargo


(ANSA) - ROMA, 17 GIU - L'agenzia di rating Standard & Poor's ha tagliato il rating di 22 banche statunitensi, rivedendone anche le prospettive future (outlook). Fra esse, riferisce Bloomberg, Wells Fargo si e' vista abbassare il rating da AA a AA- con outlook negativo, il rating di Capital One Financial e' passato da BBB+ a BBB, e quello di US Bancorp e' stato ridotto da AA ad A+.

17 Giu 17:39
FraMI
00giovedì 18 giugno 2009 12:18
Re:
nazionalsindacalista, 17/06/2009 18.17:

Notizie Ansa



Crisi: S&P taglia rating banche Usa


Sono 22 gli istituti di credito nel mirino, anche Wells Fargo


(ANSA) - ROMA, 17 GIU - L'agenzia di rating Standard & Poor's ha tagliato il rating di 22 banche statunitensi, rivedendone anche le prospettive future (outlook). Fra esse, riferisce Bloomberg, Wells Fargo si e' vista abbassare il rating da AA a AA- con outlook negativo, il rating di Capital One Financial e' passato da BBB+ a BBB, e quello di US Bancorp e' stato ridotto da AA ad A+.

17 Giu 17:39



Quando accanto ad una banca vedo la lettera A (anche una sola) vado fuori di testa...I rating sono davvero la fuffa più fuffa, basta vedere chi li assegna... [SM=g7626]


grella
00lunedì 29 giugno 2009 17:38
Aig cede divisione russa del credito al consumo

Finanzaonline.com - 29.6.09/16:10

American International Group (Aig) ha annunciato oggi che venderà il 98% delle azioni nella divisione russa di credito al consumo a Banque Psa Finance, società controllata dal gruppo automobilistico francese, Peugeot-Citroën. Aig ha inoltre sottolineato che Banque Psa Finance ha un'altra opzione, non esercitabile fino al marzo 2011, di acquistare il rimanente 2%. I termini dell'accordo non sono stati svelati.

www.finanzaonline.com

laplace77
00mercoledì 1 luglio 2009 10:16
decoupling?

ci risiamo col decoupling...


09:11 - Cina: indici Pmi, attivita' manifatturiera consolida ripresa in giugno

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Pechino, 01 lug - I due indici
dei responsabili degli acquisti delle imprese cinesi hanno
confermato la ripresa dell'attivita' manifatturiera a giugno.
L'indice Pmi ufficiale della China Federation of Logistics
and Purchasing e' migliorato al 53,2% (53,1% in maggio),
ovvero sul piu' alto livello dal maggio 2008, mantenendosi
cosi' sopra quota 50 (che delimita un trend dell'attivita' in
crescita da uno in contrazione) per il quarto mese di
seguito. L'indice degli direttori degli acquisti calcolato
dalla societa' Markit e' salito al 51,8% dal 51,2% di maggio.


[SM=g1749704]

ma se le esportazioni stanno a zero, per chi produce la manifattura cinese?

avranno riconvertito gli impianti?

non fanno piu' carabattole per gli occidentali, fanno beni di consumo per loro stessi?

[SM=g1749704]

sul mercato interno possono fare quello che vogliono, pure stampare moneta a gogo' e indebitare lo stato per politiche keynesiane anticicliche (infrastrutture, che gli servono), tanto il debito pubblico li' e' basso...

sui mercati internazionali possono fare quello che vogliono: se ora non esportano piu' (o quasi) possono spendere quei mucchi di cartaccia americana per comprare petrolio e materie prime (altro non comprano, se lo fanno in casa)

[SM=g1749704]

mmm...

grella
00domenica 16 agosto 2009 18:39
Mappa del potere.............

Meditate gente meditate.........



p.s. Input dal Fol......

laplace77
00mercoledì 19 agosto 2009 21:35
in italia e' diverso...

...e anfatti...

della serie - una lunga serie - noi l'avevamo detto...


fonte: repubblica


ECONOMIA

Crescita zero nel secondo trimestre per i paesi dell'area. Italia -0,5%
Picco negativo per la Gran Bretagna. Bene Giappone, Francia e Germania


I Paesi Ocse a crescita zero
Ma in Italia il Pil frena di più


ROMA - La crisi rallenta: la conferma viene dai dati preliminari dell'Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) sull'andamento del Pil nel secondo trimestre dell'anno. Mentre per l'Italia la frenata del Pil è tra le più accentuate.

In generale rispetto al primo trimestre la corsa al ribasso è rallentata, facendo registrare un calo dello 0,1%. I dati trimestrali migliori sono stati registrati da Giappone (+0,9% su basi congiunturali), Francia (+0,3%) e Germania (+0,3%). Il Pil italiano è calato dello 0,5% trimestrale e del 6% annuo. Picco negativo per la Gran Bretagna con un - 0,8%.

Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, il Prodotto interno lordo delle maggiori sette economie dell'area Ocse, ha accusato un calo del 4,6%. Su base annua, il dato migliore è per la Francia con -2,6%, mentre il peggiore è il -6,5% del Giappone. La Germania va giù del 5,9%, la Gran Bretagna del 5,6%. Per gli Stati Uniti l'Ocse indica un dato congiunturale in calo dello 0,3% e uno tendenziale in negativo del 3,9%. Anche l'Unione europea scende dello 0,3% su base congiunturale per un andamento tendenziale in riduzione del 4,8%. Il Pil della zona Euro scende rispettivamente dello 0,1% e del 4,7%.

I cali registrati dall'Italia sono i secondi, e la Gran Bretagna è il paese che ha accusato il calo più accentuato con un meno 0,8%; la flessione su base annua più marcata riguarda invece il Giappone, con un meno 6,5%.

A partire dal quarto trimestre 2007, il Pil italiano è stato positivo solo nel primo trimestre del 2008 (+0,5%), poi altri cinque segni meno. Nei fatti, l'economia italiana è l'unica che registra sei variazioni trimestrali negative del Pil su sette trimestri.

(19 agosto 2009)


[SM=g1750163] [SM=g1750163] [SM=g1750163]


stelafe
00venerdì 21 agosto 2009 11:05
in italia e' diverso...


Ma l'autunno sarà durissimo

La crisi è finita? Lo dicono solo in Italia. Per questo bisogna preoccuparsi


A parere di Bonomi per , chi vive nel «mondo da copertina» è destinato a un brusco risveglio. «Sono appena stato all'estero, prima negli Stati Uniti e poi in Cina, e non so se sono io che ho sognato oppure è qua in Italia che sognano: vedo il costo delle materie prime che continua a salire, i posti di lavoro a rischio e leggo invece che in giro c'è euforia. Io quest'euforia non l'ho proprio vista: la verità è che all'estero sono tutti molto preoccupati e lo sono anch'io». Il fatto è, aggiunge il dirigente di viale dell'Astronomia, «che pare che qui le persone ancora non si rendano conto della situazione» magari «anche perché il governo le ha un po'rassicurate con la Cassa integrazione e sulla tenuta dei posti di lavoro». Questo stato di calma apparente è per destinato a fare i conti della realtà e pure abbastanza in fretta: Io penso che a settembre ci sarà un brutto risveglio - prevede Bonomi -. Magari mi sbagliassi, sono un imprenditore e mi piacerebbe che ci rimettessimo tuffi a fare utili all'improvviso e da subito, ma purtroppo l'autunno sarà caldo, sindacalmente può essere, ma soprattutto per le aziende».



80.241.231.25/confindustria/Viewer.aspx?ID=2009081813496708


laplace77
00mercoledì 2 settembre 2009 11:11
Re: in italia e' diverso...
stelafe, 21/08/2009 11.05:



Ma l'autunno sarà durissimo

La crisi è finita? Lo dicono solo in Italia. Per questo bisogna preoccuparsi


A parere di Bonomi per , chi vive nel «mondo da copertina» è destinato a un brusco risveglio. «Sono appena stato all'estero, prima negli Stati Uniti e poi in Cina, e non so se sono io che ho sognato oppure è qua in Italia che sognano: vedo il costo delle materie prime che continua a salire, i posti di lavoro a rischio e leggo invece che in giro c'è euforia. Io quest'euforia non l'ho proprio vista: la verità è che all'estero sono tutti molto preoccupati e lo sono anch'io». Il fatto è, aggiunge il dirigente di viale dell'Astronomia, «che pare che qui le persone ancora non si rendano conto della situazione» magari «anche perché il governo le ha un po'rassicurate con la Cassa integrazione e sulla tenuta dei posti di lavoro». Questo stato di calma apparente è per destinato a fare i conti della realtà e pure abbastanza in fretta: Io penso che a settembre ci sarà un brutto risveglio - prevede Bonomi -. Magari mi sbagliassi, sono un imprenditore e mi piacerebbe che ci rimettessimo tuffi a fare utili all'improvviso e da subito, ma purtroppo l'autunno sarà caldo, sindacalmente può essere, ma soprattutto per le aziende».



80.241.231.25/confindustria/Viewer.aspx?ID=2009081813496708






trallallero trallala'
viene a galla la verita'
trallalla' trallallero
autunno grigio inverno nero


[SM=p7579] [SM=p7579] [SM=p7579]



11:00 - E16: -0,1% Pil secondo trimestre (RCO)

Ue -0,2%; Italia -0,5%, Germania e Francia +0,3%

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Bruxelles, 02 set - La crescita
del pil nel secondo trimestre e' caduta dello 0,1% rispetto
ai primi tre mesi dell'anno nell'eurozona e dello 0,2% nella
Ue; nel primo trimestre la caduta era stata di -2,5% e
-2,4%. E' la prima stima di Eurostat. Rispetto al secondo
trimestre 2008 -4,7% e -4.8% dopo -4,9% e -4,8% nel
trimestre precedenti. In Italia pil a quota -0,5% (-2,7% nel
primo trimestre); in Germania +0,3% (dopo -3,5%); in Francia
+0,3% (dopo -1,3%).



e pe' fortuna che la fiat va bene...

[SM=g1750163] [SM=g1750163] [SM=g1750163]



laplace77
00domenica 6 settembre 2009 18:47
...la dinamica reddituale...

fonte: repubblica


Triplicato il divario con l'Europa dal '99.
Nove anni per tornare ai massimi

Bisognerà aspettare lo stesso tempo di Usa, Canada e Giappone


Reddito procapite
l'Italia perde quota


di GIOVANNI PARENTE


ROMA - Risalire la china non sarà né semplice né veloce. Il Pil pro-capite scenderà nel 2009 al livello del 1999 e serviranno anni per ritornare alla ricchezza per abitante del 2007 (l'anno antecedente la crisi). Per l'esattezza nove: il tempo più lungo tra tutte le altre economie avanzate. L'appuntamento è, quindi, intorno al 2018. Bisognerà aspettare il triplo del tempo che dovrebbero impiegare Canada, Giappone e Stati Uniti. Per loro, infatti, il ritorno ai livelli precedenti dovrebbe verificarsi per il 2012. Mentre a Francia e Germania ne occorreranno quattro. Solo la Spagna si avvicina ai nostri livelli con un riaggancio al Pil per residente del 2007 entro otto anni.

È la stima di uno studio del Nens, l'associazione fondata da Pierluigi Bersani e Vincenzo Visco. Un'analisi effettuata elaborando le più recenti previsioni a medio termine del Fondo monetario internazionale, che si fermano al 2014. E ipotizzando che, dal 2015 in avanti, si mantenga per l'Italia un tasso di crescita del Pil dell'1,9% annuo. I tempi di recupero rimarrebbero comunque lunghi, anche utilizzando le stime dell'ultimo Dpef (con il mantenimento, dal 2014 in poi, di un saggio di sviluppo del 2%): si tornerebbe ai livelli pre-crisi della ricchezza pro-capite in sette anni e quindi entro il 2016.

La variabilità e l'incertezza dei dati sono due fattori messi in luce dalla ricerca. Ma la prospettiva si basa sullo scenario ritenuto più probabile: "Quello di un'economia italiana che, indebolita da anni di stagnazione e duramente colpita dalla recessione del 2008-2009, - si sottolinea - appare non in grado di recuperare in tempi brevi i livelli pre-crisi e rischia di perdere ulteriori posizioni nei confronti dei grandi Paesi avanzati".

Il problema, infatti, nasce da lontano. Tra il 1999 e il 2009 l'Italia ha registrato la crescita cumulata più bassa del Pil complessivo tra i grandi Paesi avanzati: +5,5% in termini reali. In media, invece, il Pil della zona euro è cresciuto del 13,5%. E, se dieci anni fa l'economia italiana pesava per il 18% sul totale degli Stati che hanno adottato la moneta unica, nel 2009 la quota si ridurrà al 16,7%. Ancora più impressionante il riferimento alla ricchezza per singolo abitante. È dal 2008 la più bassa tra i grandi Paesi industrializzati. Il distacco con la media dell'area euro era pari a circa 1.300 dollari nel 1999. Per quest'anno dovrebbe quasi triplicare: la forbice si allargherà a 3.500 dollari. In pratica la crisi si è abbattuta su un organismo già fin troppo debilitato. Con il termometro che misura una temperatura molto alta sul fronte dei conti pubblici. Lo studio mette in luce che l'indebitamento netto risulterà superiore di 4,4 punti di Pil rispetto al 2007 e il debito addirittura di 13,8 punti.

Tornare a correre, però, non è impossibile. La condizione necessaria è che "l'Italia affronti con coraggio - conclude l'analisi - i nodi strutturali che da troppo tempo ne limitano la competitività e il potenziale di crescita".
(6 settembre 2009)
grella
00lunedì 7 settembre 2009 19:58
Banche: continuano a imbottirci di dati falsi, ma nessuno gli crede più
Occorre dunque rimettere mano alle regole per ovviare a ciò che il segretario al Tesoro americano Timothy Geithner ha sintetizzato con queste parole: «Le maggiori istituzioni finanziarie hanno mezzi propri troppo bassi, dipendono troppo da finanziamenti a breve termine per loro natura instabili e il loro sistema di retribuzione premia eccessivamente l'assunzione di maggiori rischi. Dunque occorre disegnare delle regole che richiedano requisiti di capitale maggiori, che garantiscano non solo la stabilità della singola istituzione ma dell'intero sistema».

Il dibattito su questi temi è in pieno corso. Vi è motivo però di dubitare che le decisioni dei Grandi saranno all'altezza delle sfide che la crisi finanziaria ha impietosamente messo sotto gli occhi di tutti. Il potere di influenza politica delle banche, soprattutto negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, è ancora tale da rendere improbabile una vera e profonda riforma delle regole del sistema finanziario.

it.biz.yahoo.com



grella
00lunedì 7 settembre 2009 22:03
ALERT TRUFFONE

Aprite gli occhi, opponetevi, innanzitutto cominciando a capire. Viviamo crisi sistemiche sempre più ampie, gravi e ravvicinate. Come sono riusciti a lobotomizzare così tanta gente, per così tanto tempo mentre basta chiedersi Perché? e Come?

Il Truffone radicalizza la piramide paretiana portandola ad eccessi parossistici. A questo portano i salvataggi del Truffone ottenuti tramite inondazioni di moneta e credito creati dal nulla, a trasferire potere e ricchezza ai controllori dei flussi della moneta e del credito. I media ufficiali non parlano della struttura del Truffone, i cattedratici ufficiali non parlano della struttura del Truffone. C’è da rimanere esterrefatti di fronte alla mancanza di curiosità di tante persone colte presenti nelle nostre società di fronte al fenomeno della creazione della moneta e del credito.

Alla fine gli esseri umani intelligenti dovranno riportare il Truffone al centro della loro indagine. Non potrà più dire il dermatologo: "Io mi occupo da specialista della pelle, Trichet si occupa da specialista del credito e della moneta". Non è così: i Gestori del Truffone non sono specialisti in nulla, non sanno nulla. Posso solo fare due cose, che non necessitano sapere. Possono dire stupidaggini che giustificano l’unico loro enorme potere, quello che gli consente criminalmente di creare moneta e credito (debito!) ex nihilo a spese dell’intera società. Solo una cosa farà riflettere il nostro dermatologo: banca chiusa, carta rifiutata, un evento scioccante nella sua quotidianità che riguardi appunto la funzionalità del sistema, l’interfaccia normalizzante del Truffone, quella in cui tutti ci muoviamo nella quotidianità.

Quali sono i fini ultimi dei Gestori del Truffone? Il potere per il potere? O per fare cosa? Per dirne una, la bassa natalità è un epifenomeno del Truffone o un effetto desiderato dai Gestori?

Pubblico questo intervento in questa fine estate così felice sui mercati, in cui le borse salgono euforiche. Proviamo a provocare una piccola dissonanza cognitiva. Dopo lo scoppio della bolla tech, si sono inventati la bolla immobiliare, e hanno ripompato il Truffone 2003-2007. Stavolta non riusciranno a trovare una bolla in cui coinvolgere le masse. Il ripompaggio durerà solo da marzo 2009 alla prima metà del 2010 massimo. Ma se anche raggiungessero lo straordinario risultato del quadriennale ripompaggio precedente, davvero voi volete vivere con un orizzonte temporale così limitato, riguardo ai vostri investimenti, risparmi, progetti imprenditoriali? Aprite gli occhi, opponetevi al Truffone, innanzitutto cominciandolo a capire.

www.wallstreetitalia.com

laplace77
00martedì 8 settembre 2009 09:30
Re: ALERT TRUFFONE
grella, 07/09/2009 22.03:


...

Pubblico questo intervento in questa fine estate così felice sui mercati, in cui le borse salgono euforiche. Proviamo a provocare una piccola dissonanza cognitiva. Dopo lo scoppio della bolla tech, si sono inventati la bolla immobiliare, e hanno ripompato il Truffone 2003-2007. Stavolta non riusciranno a trovare una bolla in cui coinvolgere le masse. Il ripompaggio durerà solo da marzo 2009 alla prima metà del 2010 massimo. Ma se anche raggiungessero lo straordinario risultato del quadriennale ripompaggio precedente, davvero voi volete vivere con un orizzonte temporale così limitato, riguardo ai vostri investimenti, risparmi, progetti imprenditoriali? Aprite gli occhi, opponetevi al Truffone, innanzitutto cominciandolo a capire.

www.wallstreetitalia.com




[SM=g7574]


fabio_c
00lunedì 14 settembre 2009 11:17
Chi avanza, chi arretra... e chi resta fermo.

Dal Daily Mail Online di ieri:
La flotta fantasma della recessione
By Simon Parry
Last updated at 6:34 PM on 13th September 2009

«Il raduno più grande e segreto di navi nella storia marittima si trova ancorato ad est di Singapore. Mai prima d'ora fotografato, è più grande della somma delle marine statiunitensi e britanniche combinate, ma non ha equipaggio, nessun carico e nessuna meta - ed è perché la tua calzetta di Natale potrebbe rimanere leggera quest'anno.»



Un dubbio: si tratta veramente di Singapore? O stanno a Fiumicino in attesa di comprare un bilocale a Parco Leonardo? (grazie Wonderfufy!)

fabio
nazionalsindacalista
00giovedì 17 settembre 2009 18:26
Uscito l'ultimo rapporto LEAP 2020 dall'inequivocabile titolo "alla ricerca di una ripresa impossibile"

il rapporto sottolinea come i governi continuino a nascondere la verità nella speranza che arrivi una ripresa che non ci sarà. Anzi esattamente dicono che aspettano l'arrivo di Grouchy quando invece arriverà Blucher. Tradotto: in arrivo una Waterloo dell'economia [Napoleone sparava nell'arrivo del ge. Grouchy per risolvere la battaglia e invece vennero i prussiani di Blucher ad affossare le ultime speranza napoleoniche].

Buona lettura


www.leap2020.eu/GEAB-N-37-is-available!-Global-systemic-crisis-In-pursuit-of-the-impossible-recovery_a3...
iandy73
00giovedì 17 settembre 2009 20:55
Re:
nazionalsindacalista, 17/09/2009 18.26:

Uscito l'ultimo rapporto LEAP 2020 dall'inequivocabile titolo "alla ricerca di una ripresa impossibile"

il rapporto sottolinea come i governi continuino a nascondere la verità nella speranza che arrivi una ripresa che non ci sarà. Anzi esattamente dicono che aspettano l'arrivo di Grouchy quando invece arriverà Blucher. Tradotto: in arrivo una Waterloo dell'economia [Napoleone sparava nell'arrivo del ge. Grouchy per risolvere la battaglia e invece vennero i prussiani di Blucher ad affossare le ultime speranza napoleoniche].

Buona lettura


www.leap2020.eu/GEAB-N-37-is-available!-Global-systemic-crisis-In-pursuit-of-the-impossible-recovery_a3...



nazio, amico mio, nè che se trova da qulache parte l traduzione scritta x bene? [SM=g7802]
nazionalsindacalista
00venerdì 18 settembre 2009 01:05
Re: Re:
iandy73, 17/09/2009 20.55:



nazio, amico mio, nè che se trova da qulache parte l traduzione scritta x bene? [SM=g7802]



Prova qui di seguito, 4 pagine (traduzione accettabile ma non brillante), oppure vai sull'originale e leggi la versione spagnola, se ti è più comoda.

blog.libero.it/bigblogworld/7683426.html
(sylvestro)
00mercoledì 30 settembre 2009 12:09
GERMANIA: ORDINI MACCHINARI AD AGOSTO -43% SU ANNO
(ASCA-AFP) - Francoforte, 30 set - Gli ordinativi di macchinari alle industrie tedesche, ad agosto, sono scesi del 43% su base annua, come a luglio, ma in miglioramento rispetto a giugno, quando gli ordinativi erano scesi del 46%, sempre su base annua. Lo rende noto l'Associazione delle industrie manifatturiere tedesche.

Gli ordinantivi domestici, in particolare, ad agosto, sono calati del 45%, mentre quelli esteri sono scesi del 41%.

sen/sam/alf

(sylvestro)
00venerdì 2 ottobre 2009 11:47
Usa, aumentano richieste sussidi disoccupazione
da rassegna.it
Le richieste di sussidio di disoccupazione negli Stati Uniti sono aumentate di 17.000 unità la settimana scorsa, raggiungendo quota 551.000. L'aumento è stato superiore alle attese degli analisti. Nell'annunciare il risultato, il Dipartimento del Lavoro ha rivisto al rialzo il dato delle scorsa settimana a 534.000 unità. Domani lo stesso Dipartimento comunicherà i dati sull'andamento del mercato del lavoro in settembre. Gli analisti si attendono un rallentamento dell'emorragia occupazionale a fronte di un ulteriore rialzo del tasso di disoccupazione al 9,8% dal 9,7% di agosto.

01/10/2009 16:23
(sylvestro)
00giovedì 15 ottobre 2009 10:08

xylocopa

"
...
La gestione del debito pubblico ha fatto un passo indietro di sette anni e si è ben alzata l'asticella del 100%del Pil che renderebbe più facile la gestione; i fondi pubblici per gli investimenti scarseggiano; la formazione del capitale privato stenta a promuovere l'innovazione; la popolazione invecchia; l'immigrazione nonè sufficientemente selettiva;la scuola e l'università non tengono il passo internazionale; la società civile non sempre è all'altezza di un paese moderno. Il calabrone ha avuto un po' di fortuna, da ultimo, ma continua il suo pesante ronzio, e non vola.
...

"
serafin.
00lunedì 19 ottobre 2009 15:18
Mo chi l'avrebbe mai detto mo pensa un po tè che lavoro !

la mia cara emilia romagna (che il gusto ci guadagna)



Scudo fiscale: 1 su 4 dei residenti nei “paradisi” è emiliano romagnolo


Un italiano su quattro, tra coloro che hanno scelto di risiedere in un paradiso fiscale, e’ originario dell’Emilia Romagna. E’ a San Marino, dove 6.263 emiliani hanno dichiarato di risiedere. La regione distacca con un certo margine la Lombardia e il Lazio, rispettivamente con 4.243 e 2.934 cittadini residenti in paradisi esteri.
E’ quanto emerge dai dati elaborati dall’Agenzia delle Entrate in base alle ultime informazioni dell’Aire, l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero. La ”classifica” vede poi la Liguria e il Piemonte sopra la soglia dei 2.000 residenti all’estero. Una massiccia presenza in paradisi fiscali e’ anche quella dei marchigiani: ben 1.518, la maggior parte a San Marino, che piazza la regione al sesto posto, un soffio dopo il Veneto (1.659) e la Campania (1.544).


www.sassuolo2000.it/2009/10/17/scudo-fiscale-1-su-4-dei-residenti-nei-paradisi-e-emiliano-ro...


ehhhhhhh si le proprio vero che ... quel che è mio è mio e quel che è tuo è mio .. [SM=g7576]
laplace77
00mercoledì 21 ottobre 2009 20:14
debiti pubblici

L'ERA DEL DEBITO

di Stefania Rimini
Domenica 25 ottobre 2009 alle 21.30


Noi siamo tra i Paesi più colpiti dalla crisi e di conseguenza l’anno prossimo il macigno del debito pubblico si avvia a pesare il 118% della gamba che lo tira, che è il famoso Pil, il prodotto interno lordo.

Per dare un’idea, stiamo quasi tornando ai livelli di palla al piede che avevamo negli anni Novanta. È come se non ci fossimo mai venduti la Telecom, le Autostrade, parte dell’Enel e dell’Eni... Adesso non abbiamo più molto da dar via, ma ci consoliamo per il fatto di essere in buona compagnia.

Dall’America alla Gran Bretagna, in media tutti i paesi avanzati hanno aumentato il loro debito pubblico dal 75% al 115% del Pil.

Loro però si stanno indebitando per salvare il sistema produttivo, mentre noi sudiamo per smaltire un debito pubblico accumulato con gli sperperi degli anni Ottanta, un debito che ci frena sempre di più, ci limita nei movimenti e rende la vita più faticosa alle imprese e alle famiglie.

Oggi la storia ci presenta il conto perché proprio a causa di questo debito obeso l’Italia non può attivare spesa pubblica al pari degli altri Paesi per stimolare l’economia, asfissiata dalla crisi. Intanto all’orizzonte si profila una nuova minaccia: l’aumento dei tassi d’interesse, che inevitabilmente ci sarà. I tassi sono così bassi che non possono far altro che salire, anche perché tutti i Paesi avanzati stanno chiedendo e chiederanno più soldi in prestito ai mercati finanziari. E dunque noi Italiani, per sfamare quel bestione del debito che ci portiamo appresso dagli anni ottanta dovremo sborsare sempre di più.

Ma fino a che punto può aumentare il debito pubblico? Nell’inchiesta verranno spiegati uno per uno, tutti i buoni motivi per cui dobbiamo abbassare il nostro debito, costi quel che costi.



dice: che c'entra?

...citofonare japan per un assaggio...

...(che a noi andra' molto peggio)...



PS: in onda domenica 25, fate pure in tempo a vedere il primo tempo di chievo-milan (se popo-popo dovete), ovviamente a meno di imprevisti...



stelafe
00giovedì 22 ottobre 2009 18:02
Saranno tempi difficili per i giornalisti economici
Saranno tempi difficili per i giornalisti economici
Il baricentro dell’economia mondiale si sposterà ad Est e l’Occidente perderà la sua supremazia economica. Il fenomeno è sotto gli occhi di tutti e Loretta Napoleoni
Lo analizza con la consueta lucidità soffermandosi sul cattivo operato dei giornalisti finanziari
Loretta Napoleoni economista ed esperta di terrorismo islamico, con¬sulente per la BBC e la CNN, editorialista per El Pais, Le Monde e The Economist parla in questa intervista della difficile situazione economica che l’Italia, insieme al resto d’Europa, si troverà a fronteggiare e del ruolo dei giornalisti economici nel contesto della crisi globale.
Lei sostiene che la crisi in Italia assumerà contorni peggiori di quelli che già si intravedono oggi.
«Per l’Italia la situazione non è rosea, è un paese con un grossissimo debito pubblico che gode quindi di scarsissima liquidità per poter rilanciare l’economia. Il 2009 e il 2010 saranno anni durissimi, gli attuali indicatori economici registrano già una crescita negativa nel settore industriale se a ciò aggiungiamo un debito al 117 - 118 per cento diventa evidente che il margine di manovra da parte dello Stato è pressoché minimo».
Come giudica la politica di Tremonti in questo difficile frangente?
«Tremonti spesso ha buone idee e cerca di muoversi nella direzione giusta. Il problema è che negli ultimi 20 anni la dottrina liberista ha ridotto il ruolo dello Stato a favore del ruolo del mercato dunque anche la manovra fiscale ha un margine di successo molto piccolo».
Cosa si potrebbe fare secondo lei?
«Credo che prima di tutto bisogna individuare quali sono i settori produttivi che vale la pena salvare nella nuova economia. In Italia certamente non sono tantissimi ma qualcuno esiste, l’industria dell’abbigliamento ad esempio, anche se poi bisognerà vedere se questa industria produrrà in Italia o all’estero. Questo è un altro problema del nostro paese e di tutto l'Occidente in generale e cioè che le industrie trainanti, o che potrebbero esserlo, poi producono essenzialmente all’estero il che vuol dire che chi beneficia di eventuali sgravi fiscali molto probabilmente non produce in Italia».
Si potrebbero vincolare questi aiuti alla condizione di mantenere la produzione in loco.
«Secondo me non è possibile perché altrimenti si esce dalla globalizzazione. Qualsiasi iniziativa protezionista non funziona, alla fine diventa un boomerang».
Cosa ci possiamo aspettare per il dopo, ci sarà un crollo del liberismo?
Il modello capitalista esiste anche in Cina con una forma di governo differente da quello dell’ Occidente. Tra i due quello è il modello vincente, ma non si può applicare al nostro paese perché non siamo un’economia emergente, ma post industriale. E’ una ricetta che si potrà applicare ai paesi africani o in alcuni paesi sudamericani dove avrà un grandissimo successo, ma in Italia non vedo come questo modello possa funzionare.
Pensa che l’Italia, una volta scomparsa completamente l’industria, avrà solo il ruolo di “Grand Hotel” dei paesi emergenti grazie alle bellezze artistiche di cui disponiamo?
«Beh, speriamo che ci rimanga almeno quello perché vorrà dire che avremo un settore trainante.
Pensiamo all’Inghilterra, ad esempio, cosa farà dopo il crollo dell’ industria finanziaria? Tutti i paesi occidentali in un modo o nell’altro si dovranno cercare delle nicchie per sopravvivere perché questo è lo scenario del futuro che non è necessariamente negativo. L’economia mondiale continuerà a crescere anche se non da noi».
Ritiene che i giornalisti finanziari abbiano una qualche responsabilità in questa crisi ?
«Parto da una premessa. Il mestiere di giornalista è cambiato negli ultimi vent’anni, è diventato più frenetico, il tempo per approfondire e verificare le notizie è sempre di meno. E’ stato calcolato che oggi un giornalista scrive il 200% in più rispetto al passato, nello stesso tempo sono aumentate le pagine dei giornali mentre si è ridotto l’organico delle redazioni. Ciò significa che è diventato molto più arduo fare bene questo lavoro. Il che naturalmente non giustifica il consociativismo tra chi scrive sui giornali e l’alta finanza».
Come si spezza questo consociativismo?
«Si spezza solo attraverso l’etica, fare il giornalista è un po’come fare il medico, è necessario avere un’etica perché la notizia è importante non solo per il lettore della strada, ma anche per quello di settore. Il giornalista finanziario ha fallito perché non ha svolto la dovuta analisi preventiva della situazione. Fino al giorno prima del crollo leggevamo editoriali euforici sul Financial Times, per dirne uno, che magnificavano la grandezza del capitalismo occidentale mentre i bu¬chi nei bilanci erano già enormi. E’ un mestiere che bisogna fare per divulgare la verità e non per fare soldi o acquisire un certo status sociale».(pagina 64)
Valeria Tancredi.
www.odg.bo.it/Giornalisti75.pdf

"il capitalismo di una volta si basava sullo sfruttamento, ma non sul furto"

gabrielecaramellino.nova100.ilsole24ore.com/2009/10/un-caff%C3%A8-con-loretta-napole...
laplace77
00giovedì 22 ottobre 2009 19:40
Re: Saranno tempi difficili per i giornalisti economici
stelafe, 22/10/2009 18.02:


...
Pensa che l’Italia, una volta scomparsa completamente l’industria, avrà solo il ruolo di “Grand Hotel” dei paesi emergenti grazie alle bellezze artistiche di cui disponiamo?
«Beh, speriamo che ci rimanga almeno quello perché vorrà dire che avremo un settore trainante.
Pensiamo all’Inghilterra, ad esempio, cosa farà dopo il crollo dell’ industria finanziaria? Tutti i paesi occidentali in un modo o nell’altro si dovranno cercare delle nicchie per sopravvivere perché questo è lo scenario del futuro che non è necessariamente negativo. L’economia mondiale continuerà a crescere anche se non da noi».
Ritiene che i giornalisti finanziari abbiano una qualche responsabilità in questa crisi ?
«Parto da una premessa. Il mestiere di giornalista è cambiato negli ultimi vent’anni, è diventato più frenetico, il tempo per approfondire e verificare le notizie è sempre di meno. E’ stato calcolato che oggi un giornalista scrive il 200% in più rispetto al passato, nello stesso tempo sono aumentate le pagine dei giornali mentre si è ridotto l’organico delle redazioni. Ciò significa che è diventato molto più arduo fare bene questo lavoro. Il che naturalmente non giustifica il consociativismo tra chi scrive sui giornali e l’alta finanza».
Come si spezza questo consociativismo?
«Si spezza solo attraverso l’etica, fare il giornalista è un po’come fare il medico, è necessario avere un’etica perché la notizia è importante non solo per il lettore della strada, ma anche per quello di settore. Il giornalista finanziario ha fallito perché non ha svolto la dovuta analisi preventiva della situazione. Fino al giorno prima del crollo leggevamo editoriali euforici sul Financial Times, per dirne uno, che magnificavano la grandezza del capitalismo occidentale mentre i bu¬chi nei bilanci erano già enormi. E’ un mestiere che bisogna fare per divulgare la verità e non per fare soldi o acquisire un certo status sociale».(pagina 64)
Valeria Tancredi.
www.odg.bo.it/Giornalisti75.pdf

"il capitalismo di una volta si basava sullo sfruttamento, ma non sul furto"

gabrielecaramellino.nova100.ilsole24ore.com/2009/10/un-caff%C3%A8-con-loretta-napole...



interessante, ho letto suoi articoli pure su internazionale e su left.



sul discorso dei giornalisti/economisti, mi rifaccio a quanto detto oggi da draghi, che parla anche di nuovi problemi all'orizzonte

in proposito direi che vale anche quello che ho ora in firma:
Giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole si sappia; il resto è propaganda. (Horacio Verbitsky)

---edit: dimenticavo: questo qua, oltre a essere pagato parecchio, vuole pure l'aumento, braccia rubate al facchinaggio alberghiero...

[SM=g9202] [SM=g9202] [SM=g9202]



sul discorso del futuro postindustriale, rimando al discorso sulle conseguenze, in particolare la dinamica reddituale

[SM=g1750163]




sul discorso del furto, approfitto di questa img dal blog della grande crisi:



[SM=p7579]


stelafe
00giovedì 22 ottobre 2009 20:09
Re: Re: Saranno tempi difficili per i giornalisti economici
laplace77, 22/10/2009 19.40:




Giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole si sappia; il resto è propaganda. (Horacio Verbitsky)





Nulla è come prima

L’ultimo scandalo bancario arriva dai Caraibi. Sir Allan Stanford, miliardario Texano, ha gestito per oltre 15 anni una mega frode sotto gli occhi delle autorita’ monetarie di mezzo mondo. A incastrarlo e’ stato un giornalista investigativo venezuelano che alcuni mesi fa’ ha fatto una ricerca dettagliata su di lui nel web.
I risultati sono finiti in rete e i blogger li hanno pubblicizzati, a quel punto la SEC, la Security and Exchange Commission americana, si e’ messa a fare il suo lavoro e l’ha indagato.


lanapoleoni.splinder.com/post/19999413/Nulla+%C3%A8+co...

laplace77
00domenica 25 ottobre 2009 13:22
tic tac tic tac...



[SM=p7579]

(sylvestro)
00domenica 25 ottobre 2009 13:48
Re: tic tac tic tac...
laplace77, 25/10/2009 13.22:




[SM=p7579]





[SM=g1750152] [SM=g7576] [SM=g1747532]
marco---
00domenica 25 ottobre 2009 14:26
Re: tic tac tic tac...
(sylvestro), 10/25/2009 1:48 PM:




[SM=g1750152] [SM=g7576] [SM=g1747532]

Mi associo... fantastico! [SM=g7576]

p.s. il riferimento è all'aspetto sarcastico, non certamente alla situazione.

Marco
laplace77
00venerdì 30 ottobre 2009 13:15
keynes for dummies

per quelli che quando sentono parlare di politiche keynesiane
"mi scusi non ho chiaro il concetto"...

ecco un esempio chiaro chiaro: infrastrutture ed educazione


12:40 - ***Usa: Casa Bianca, piano stimolo ha creato o salvato un milione di posti

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 30 ott - Il piano di
stimolo contro la crisi varato a febbraio dal presidente
Usa, Barack Obama, ha creato o salvato almeno un milione di
posti di lavoro. Lo assicura la Casa Bianca sulla base dei
dati emersi da alcuni report diffusi dalle amministrazioni
statali e locali nonche' da agenzie private e da studi
universitari: in base a tali dati, infatti, 650mila sono i
posti di lavoro confermati o mantenuti grazie alle spese del
piano su infrastrutture stradali e educazione effettuate
fino a fine settembre.
Tali risultati, secondo la Casa
Bianca, sono relativi a meno della meta' degli investimenti
del pacchetto di stimolo e per questo motivo rappresentano
una prova che i 787 miliardi dell'American Reinvestment and
Recovery Act hanno raggiunto l'obiettivo di creare o salvare
almeno un milione di posti
.


hanno speso meno di 400B$, hanno creato/salvato 650k posti di lavoro

(meno di 600k$ per posto di lavoro, uno stipendio da megadirigente)

gliene restano circa 400B$ da spendere, a meno "storni alla tremonti"


lo hanno fatto col debito pubblico e con la "banca delle banche" che si accontenta di tassi dello 0,1% e di asset spazzatura (signoraggio da/per falliti?)


ma, ovviamente, questi sono gli stati uniti d'america:

in italia e' diverso (cit.)

infatti a noi la BCE ci manda i "papelli"...


(sylvestro)
00venerdì 30 ottobre 2009 14:31



This graph shows the saving rate starting in 1959 (using a three month centered average for smoothing) through the September Personal Income report. The saving rate was 3.3% in September. (3.1% with three month average)

Although the saving rate declined in Q3, households are still saving more than during the last few years (when the saving rate was around 1.0%). The saving rate will probably continue to rise as households save more to repair their household balance sheets (and because an aging population usually pushes the saving rate higher) This increase in the saving rate - if it happens as expected - will keep pressure on personal consumption expenditures for the next year or two.
(sylvestro)
00sabato 31 ottobre 2009 22:45
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