Notizie macro - Crescita e globalizzazione

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(sylvestro)
00sabato 31 ottobre 2009 22:46
(sylvestro)
00sabato 31 ottobre 2009 22:50
(sylvestro)
00domenica 8 novembre 2009 17:29

grella
00martedì 10 novembre 2009 17:05
Il rialzo dell'oro fa bene anche allo Ior

Buone notizie per il nuovo numero uno dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi: come aveva segnalato a fine settembre il settimanale cattolico britannico The Tablet, negli ultimi due anni il Vaticano avrebbe prudentemente acquistato almeno una tonnellata d’oro riducendo di pari passo i propri investimenti azionari.

Una mossa azzeccata, visto come sono andati negli ultimi 24 mesi i listini mondiali e visto che proprio oggi il metallo biondo ha segnato ieri un nuovo massimo storico intraday a 1.111,7 dollari l’oncia, prima di ripiegare attorno ai 1.102 dollari, a fronte di un biglietto verde che si mantiene vicino ai minimi degli ultimi 15 mesi in attesa di alcuni discorsi da parte di componenti di punta della Federal Reserve in programma nella giornata.
it.finance.yahoo.com



[SM=g1934152] [SM=g1934144] [SM=g1934144]





(sylvestro)
00mercoledì 11 novembre 2009 11:55

UK shopping centre development falls sharply

"...
It is clear that the pace of shopping centre development in the UK is set to fall sharply in the next two years
...
The fall-off in shopping centre development in the UK is broadly in line with the trends seen in continental Europe
..."
laplace77
00domenica 15 novembre 2009 20:57
indietro tutta...

fonte: left - avvenimenti

La sostenibile pesantezza del debito

La crisi economica in corso ha fatto esplodere il passivo dei governi. L’Italia, per una volta, fa la virtuosa. Perché non investe nel suo futuro

di Luca Inglese

C'è anche chi ha sostenuto che i debiti allungano la vita. Chi i debiti ce li ha, però, sa che anche quando l’allungano, rendono la vita più difficile. Il motivo è semplice: il debito va ripagato, ovvero una quota del reddito personale o aziendale va sottratta alla "vita" (consumi o investimenti a seconda del caso) e destinato alla restituzione. I costi del debito poi sono essenzialmente costi fissi, il che vuol dire che in periodi di magra si mangiano una quota proporzionalmente maggiore del reddito. Quindi, premesso che senza debiti si vive meglio, la verità è che sono funzionali alla vita. Sgradevoli ma "normali", come l’influenza d’inverno. Le aziende sono strutturalmente indebitate per la differenza temporale che c’è tra l’investimento (compra il terreno, i macchinari, produci il bene) e l’incasso derivante dalle vendite. Gli individui s’indebitano tipicamente per comprarsi casa. I governi s’indebitano per costruire infrastrutture e garantire servizi sociali dignitosi. Il livello dei debiti "accettabili" varia nel tempo. Dipende da variabili storiche e congiunturali. Quindi chiariamo subito: non esiste un livello assoluto di debito eccessivo.

La crisi economico finanziaria del 2007-2008 ha determinato l’esplosione del debito pubblico in tutto il mondo. Il meccanismo di crescita dell’indebitamento è semplice ed è legato solitamente alle recessioni. In recessione succede una serie di cose: la prima è che lo Stato incassa meno perché il sistema produce meno (le entrare fiscali sono cicliche). La seconda è che lo Stato non solo non spende meno ma anzi spende di più visto che i programmi di intervento pubblico anticongiunturale si attivano proprio quando c’è una recessione. Quindi il deficit (il nuovo debito) cresce e il reddito scende. L’impatto sul noto rapporto debito/Pil è quindi doppio perché numeratore e denominatore si allargano come una forbice. In questa crisi poi si sono aggiunti salvataggi statali di dimensioni tali da far crescere in maniera ancora più vistosa i debiti.

Quando il debito sale c’è sempre qualcuno che grida all’allarme e invoca l’austerità. Anche in Italia la poltrona del ministro Tremonti traballa ma per il motivo opposto. Mentre tutto il mondo del debito se ne frega, e pensa a salvare il Paese dalla recessione, il fiscalista con la "evve moscia" tiene il freno a mano tirato contro la naturale tendenza della politica a spendere. Sbaglia? La prima domanda a cui rispondere è: il debito italiano è troppo alto? La risposta è no. In termini relativi ovviamente, essendo uno dei più cospicui del mondo in termini assoluti. Non lo è perché sta crescendo in un contesto in cui tutti i Paesi, inclusi quelli storicamente virtuosi come la Gran Bretagna, la Germania, gli Usa che avevano rapporti debito/Pil intorno al 50 per cento ora veleggiano rapidamente verso la fascia 80-100 per cento. Quello italiano invece dovrebbe passare dal 102 al 115-120 in un paio d’anni. In termini relativi, quindi, i "grandi" e virtuosi raddoppiano i loro debiti e si avvicinano a livelli finora considerati "mediterranei". In termini relativi l’Italia non ne esce male sul fronte del debito. Questo senza parlare del tecnologico colosso giapponese che veleggia, o piuttosto affonda, oltre il 200 per cento nel rapporto debito/Pil. Se poi si va a calcolare il livello complessivo dei debiti di un Paese, includendo quelli delle famiglie e delle imprese, l’Italia straccia Usa e Gran Bretagna senza problemi. Questi livelli di indebitamento, comunque, si erano visti solo durante la Seconda guerra mondiale.

L’argomento classicamente anti debito è quello liberista dello "spiazzamento" degli investimenti privati. Il governo, cioè, concorrendo sul mercato con le imprese sottrarrebbe a queste le risorse per gli investimenti. Risorse che senz’altro sarebbero meglio impiegate dai privati. In questo caso però è esattamente il contrario. Il debito pubblico cresce per l’accollo di tanto debito privato e perché i governi hanno dovuto ricapitalizzare le banche affinché riprendessero a prestar soldi alle imprese (manovra solo in parte riuscita). Insomma, questa esplosione del debito criticata dai liberisti è dovuta al servigio che i governi hanno deciso di rendere ai liberisti stessi. Sgombrato il campo dai terrorismi di varia natura, i temi del dibattito dovrebbero essere due: come stiamo spendendo i nostri soldi pubblici e come ripagheremo i nostri debiti. I due argomenti sono intimamente legati. Al momento l’Italia sta spendendo poco e male. Poco, perché l’entità dello stimolo fiscale italiano è solo una frazione della media degli interventi Ocse. Male, perché - a parte i fondi a sostegno della domanda e del lavoro, in particolare gli ammortizzatori sociali per le imprese in difficoltà - il resto è legato a un progetto per il Paese, anzi un non-progetto, vecchio e fallimentare. Non c’è futuro nella spesa pubblica italiana: ci sono cemento e grandi opere invece di riqualificazione e bonifica del territorio devastato nei decenni; ci sono le centrali nucleari invece degli investimenti nel risparmio e nelle rinnovabili; ci sono i tagli alla ricerca e alla scuola invece degli investimenti nei saperi.

Come ripagheremo i nostri debiti? Nella storia economica moderna conosciamo essenzialmente quattro modi. Il primo è legato all’innovazione tecnologica e alla crescita. Nuove tecnologie consentono tassi di crescita tali da ridurre rapidamente il rapporto debito/Pil. L’Occidente ha conosciuto una dinamica simile dopo la Seconda guerra mondiale negli Usa, negli anni 70 in Giappone, alla fine degli anni 90 con le telecomunicazioni e internet. Quale rivoluzione per il prossimo decennio? L’unico all’orizzonte è quello "verde". Ma l’Italia in questo senso non è certo all’avanguardia. La seconda possibile uscita dal debito è l’inflazione. Salgono i prezzi e con questi il Pil nominale. È successo in molti Paesi negli anni 70. La terza via è quella che i riformisti chiamano "riforme della spesa pubblica" e che a sinistra si traduce in "tagli alla spesa sociale". Privatizzato il privatizzabile, i governi riducono il loro bilancio tagliando i servizi sociali. Ricordate la Thatcher negli anni 80? Esistono in verità anche tagli "socialmente sostenibili", come quelli alla spesa militare. La quarta exit-strategy dal debito è la più drastica: il default. Il governo dichiara di non poter ripagare, del tutto o in parte, le somme dovute. È successo a molti Paesi, di recente (Russia, Messico e Argentina negli ultimi dieci anni circa). Qual è la strada scelta dall’Italia? La triste realtà è che non è chiaro neanche ai policy makers.

30 ottobre 2009


[SM=g1750163]

(sylvestro)
00domenica 15 novembre 2009 21:24
Re: indietro tutta...
laplace77, 15/11/2009 20.57:


...
di Luca Inglese

"chiariamo subito: non esiste un livello assoluto di debito eccessivo.
"
...



[SM=g7600] Io lo chiamerei ... [SM=g1749704] [SM=g1749704] : [SM=g6942] Progetto Icaro [SM=g7752]

Vediamo quanto in alto si puo' far volare il debito [SM=g1752717] prima che il sole della realta' [SM=g1750163] faccia sciogliere la cera dell'incoscenza. [SM=g1746735]

Mi spiace per le fasce piu' deboli; attuali e future. Non avranno scampo.
laplace77
00mercoledì 18 novembre 2009 20:05
e con la scusa del debito ti privatizzano l'acqua...

...perche' poi costera' meno, neh, la gestione sara' piu' efficiente, la qualita' e la sicurezza saranno migliori...

(avevo gia' postato sul tema ma non ritrovo...)

fonte: repubblica

Il decreto Ronchi prevede liberalizzazioni nel settore dei servizi pubblici. Tra le più importanti quella dell'erogazione idrica

Privatizzazione dell'acqua
Il governo ottiene la fiducia


Cittadinanzattiva punta al referendum. Le Associazioni dei consumatori: aumenti del 30-40%. Errani: valuteremo la costituzionalità

ROMA - Con 320 voti a favore il governo ha ottenuto la fiducia alla Camera sul decreto legge Ronchi che prevede una serie di liberalizzazioni nel settore dei servizi pubblici, tra cui l'erogazione dell'acqua. Contro il governo hanno votato 270 deputati.

La mossa del governo ha suscitato la reazione immediata di Cittadinanzattiva, che ha promesso l'inizio di una raccolta firme per chiedere un referendum. "Il governo si è bevuto la fiducia dei cittadini", ha dichiarato Teresa Petrangolini, segretario generale di Cittadinanzattiva. "Blindando l'acqua nel decreto Ronchi, l'esecutivo ha dimostrato di essere più preoccupato di assecondare gli interessi dei gruppi industriali privati che di regolamentare un settore vitale per la società con la costituzione di una Autorità", ha proseguito.

Secondo le associazioni dei consumatori, la liberalizzazione dell'acqua prevista dal decreto peserà sulle tasche degli italiani con aumenti a due cifre, compresi tra il 30 e il 40 per cento.
Per il Codacons, ad esempio, "si profila una vera e propria stangata". "Se consideriamo in 3 anni il tempo necessario perchè il nuovo sistema vada a regime, alla fine di questo processo il rischio concreto è quello di un aumento medio del 30 per cento delle tariffe dell'acqua".
Ancora più drastico il parere del responsabile dei servizi a rete del Movimento Difesa del Cittadino (Mdc), secondo il quale "gli aumenti in bolletta supereranno il 40 per cento", visto che "si aggiungerà la necessità dei profitto delle Spa con inevitabili conseguenze sulle tariffe".

Parole di amarezza arrivano anche dal presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani. "Ancora una volta, viene meno la collaborazione e il rispetto delle competenze regionali", ha detto Errani a proposito del dl Ronchi, aggiungendo: "Appena il decreto verrà approvato, la Regione Emilia Romagna valuterà tutti i profili costituzionali per decidere quale iniziativa assumere". Secondo il governatore dell'Emilia Romagna, infatti, "siamo di fronte a una forzatura che non convince nel metodo. La prossima settimana assumeremo una posizione nell'ambito della Conferenza delle Regioni".

(18 novembre 2009)



io c'ho il cash da mettere a reddito, quasi quasi ci speculo sopra...

[SM=g7574] [SM=g7574] [SM=g7574]

speriamo vietino la raccolta dell'acqua piovana come in bolivia,
cosi' si mettera' su un bel monopolio...



[SM=g9202] [SM=g9202] [SM=g9202]

(sylvestro)
00giovedì 19 novembre 2009 20:10
La Grecia sotto “esame”: preoccupano banche e deficit 18/11/2009

Il deficit potrebbe toccare il 12,7% del pil quest’anno: il dato peggiore dell’area-Euro...

La Banca centrale europea ha fatto capire con sempre maggiore chiarezza di voler lanciare, prossimamente, misure straordinarie di supporto al sistema bancario del Vecchio Continente. Un’operazione che potrebbe essere pronta già nel mese di dicembre, per poi tornare gradualmente alla “normalità” nel corso del 2010. Il motivo - spiega questa mattina il Wall Street Journal - è che, effettivamente, gli istituti di credito europei non godono ancora di buona salute. E, in questo orizzonte a tinte fosche, il sistema bancario della Grecia risulta tra i più in difficoltà.

Una delle principali preoccupazioni è costituita dalla quantità di bond governativi in possesso degli istituti greci: si tratta di una larga parte del loro asset, che potrebbe avvicinarsi alla cifra di 40 miliardi di euro, utilizzati anche come collaterali per i prestiti chiesti alla Bce. Le banche commerciali greche possono sfruttare infatti i fondi europei al tasso fisso dell’1%, consegnando come collaterale proprio titoli di Stato nazionali. Ma la banca centrale greca nei giorni scorsi ha sollecitato le banche locali, riferisce la Reuters, ad attingere con moderazione all'operazione di rifinanziamento a un anno che la Bce metterà a disposizione degli istituti di credito commerciali della zona-Euro a dicembre.

Nel frattempo, ad Atene montano anche le preoccupazioni sul fronte macroeconomico, con la Commissione di Bruxelles che ha già stigmatizzato il problema del deficit pubblico greco e, all’inizio di novembre, ha chiesto al governo di presentare un piano per ridurre il “buco”. L’esecutivo ha ammesso che il deficit potrebbe toccare il 12,7% del pil quest’anno: il dato peggiore dell’area-Euro.



Che sia questo l'anello debole ... [SM=g1749697]
grella
00domenica 22 novembre 2009 23:24
MAJOR FOREIGN HOLDERS OF TREASURY SECURITIES

http://www.treas.gov/tic/mfh.txt



grella
00lunedì 23 novembre 2009 15:56
Ucraina, protezione rischio default (Cds) 5 anni sale a 32%

Ucraina, protezione rischio default (Cds) 5 anni sale a 32%


NEW YORK, 20 novembre (Reuters) - Il Costo di protezione contro il rischio di default (Cds) sul debito sovrano dell'Ucraina per l'orizzonte di cinque anni è salito a 32% da 29% la scorsa settimana e da 21% lo scorso mese, secondo i dati di Phoenix partner group.

Sui mercati oggi è salita la tensione riguardo a un possibile defualt del paese, anche se i dealer dicono che non ci sono fatti nuovi di rilievo.

Settimana scorsa la società statale ucraina che gestisce le ferrovie ha detto di essere impegnata nella ristrutturazione di un prestito sindacato da 550 milioni di dollari organizzato da Barclays (BARC.L: Quotazione) dopo aver mancato il rimborso di una parte del finanziamento. Da allora investitori e analisti stanno esaminando le implicazioni della ristrutturazione del debito delle ferrovie sulla posizione di bilancio dello Stato.

L'agenzia di rating Fitch ha appena dichiarato di non avere alcuna notizia riguardo a un possibile default dello Stato.

it.reuters.com

grella
00mercoledì 25 novembre 2009 17:45
Standard & Poor's ha preparato una lista con i 45 istituti di credito "globali"

Meno male che Standard c'è.............. [SM=g7574] [SM=g7574]


Standard & Poor's ha preparato una lista con i 45 istituti di credito "globali" in Giappone, Stati Uniti, Germania, Spagna e Italia che restano fuori dalla soglia di sicurezza dell'8%, secondo il coefficiente RAC (risk-adjusted capital). In sostanza S&P (per quanto abbia fallito in passato di esercitare il suo ruolo di "cane da guardia" del sistema finanziario) sta lanciando l'allarme sul fatto che in pratica quasi tutte le maggiori banche mondiali non hanno sifficiente capitale per coprire sia il trading sia l'esposizione in prestiti e investimenti, con cio' rischiando ulteriori downgrades nei prossimi 18 mesi a meno che non rafforzino le loro difese.

Le banche piu' vulnerabili sono:

Mizuho Financial (2.0)
Citigroup (2.1)
UBS (2.2)
Sumitomo Mitsui (3.5)
Mitsubishi (4.9)
Allied Irish (5.0)
DZ Deutsche Zentral (5.3)
Danske Bank (5.4)
BBVA (5.4)
Bank of Ireland (6.2)
Bank of America (5.8)
Deutsche Bank (6.1)
Caja de Ahorros Barcelona (6.2)
UniCredit (6.3)

La notizia e' stata diffusa da Ambrose Evans-Pritchard con un articolo sul Telegraph. Mentre alcune banche possono sembrare in salute stando ai normali target stabiliti dai coefficienti Tier 1 e di leverage, scrive Evans-Pritchard, i critici polemizzano sostenendo che queste misure possono rappresentare falsamente la situazione, visto che non riescono a discriminare tra le banche che usano leverage ad alto rischio e a basso rischio.

"Il sistema ha fallito nell'individuare i segnali di di pericolo prima della crisi finanziaria. Quel che sembrava un leverage moderato per le banche americane nel 2007 ha dimostrato di essere un indicatore inutile in modo spettacolare", si legge sull'articolo del Telegraph.

La banca globale piu' "sicura" e' HSBC (9.2), seguita da Dexia (9.0), ING (8.9) e Nordea (8.8). Le banche inglesi sono in una posizione abbastanza buona: Standard Chartered (8.1) nella fascia alta e Barclays (6.9) nel mezzo. La banche cinesi - tra le piu' grandi del mondo - sono escluse dallo studio di Standard & Poor's. Quelle del Giappone sono le peggiori perche' per il capitale fanno affidamento ai prodotti "ibridi" e investono pesantemente sul mercato azionario, comprando azioni con un leverage di 12. Il portoglio titoli azionari corrisponde ad oltre il 50% del capitale delle banche giapponesi. Il che e' fonte di seria preoccupazione, scrive Evans-Pritchard, visto che la borsa di Tokyo e' in calo nel 2009, l'unica ad aver perso il gran rialzo delle borse mondiali da marzo ad oggi.

Le banche tedesche non fanno una bella figura in lista, perche' hanno ampi portafogli di asset-backed securities (ABS), spesso considerati "tossici". Gli istituti americani in genere non sono messi male in termine di leverage, ma la situazione e' ben peggiore se il quadro e' riaggiustato tenenedo conto del livello di rischio.

Molte banche nella cosiddetta "sick list: (lista dei malati) stanno gia' cercando di fare pulizia nei loro bilanci, per lo piu' liberandosi di assets o convertendo i prodotti ibridi in azioni. Citigroup - una delle banche mondiali a maggior rischio insieme a UBS - ha scambiato $64 miliardi di titoli ibridi nel solo terzo trimestre. UBS sta tagliando la sua dipendenza dagli ibridi, che all'inizio del 2009 era pari a un pauroso 80%.

http://www.wallstreetitalia.com/articolo.asp?art_id=821505

laplace77
00mercoledì 25 novembre 2009 18:28
la saga dei sordi che AMANCHENO...

...che fino a ieri noi eravamo li straccioni senza piccioli pe' comprasse casa...

fonte: repubblica

ECONOMIA

Finanziaria: Irap, Irpef e affitti
restano fuori dall manovra


ROMA - Il taglio dell'Irap o dell'Irpef così come la cedolare secca sugli affitti "sono fuori dalla Finanziaria": lo afferma il relatore al provvedimento alla Camera Massimo Corsaro, rispondendo ai cronisti in Transatlantico.

"Interverremo su misure di sviluppo, per il welfare e per gli enti locali. Per ora - spiega - preferiamo interventi di struttura a interventi mirati". Per quanto riguarda le misure sull'Irap, l'Irpef e gli affitti però, sottolinea, "non escludiamo che possano essere oggetto di un nuovo dibattito nel 2010".

(25 novembre 2009)



e continuano i deliri del nano-in-seconda...

fonte: repubblica

Il ministro della Pubblica Amministrazione obietta al collega dell'Economia
"Nel rigore si può fare sviluppo, ci sono riforme che non costano niente"


Brunetta attacca di nuovo Tremonti
"Io sono un economista, lui no"


Ma poi una nota del ministero precisa: "Nessuna polemica, il ministro dell'Economia è un giurista"
Critico Frattini: "Polemica legittima, ma nella sede del partito. Non è un bel vedere"


Il ministro della Pubblica Amministrazione Brunetta
ROMA - Il ministro della pubblica amministrazione Renato Brunetta torna ad attaccare il collega dell'Economia, Giulio Tremonti. "Io sono più rigorista di Tremonti, ma nel rigore si può fare lo sviluppo: io queste cose le conosco bene perchè io sono un economista, Tremonti non è un economista", ha detto Brunetta, rispondendo ad una domanda dei giornalisti sulle polemiche degli ultimi giorni con il ministro dell'Economia, a margine di una conferenza sui tagli alla burocrazia.

L'occasione per l'ennesima critica all'indirizzo di Tremonti è stata la presentazione di una nuova iniziativa per ridurre il peso della burocrazia: "Ci sono molte riforme che non costano, ma fanno risparmiare. Questo è un ministero - ha spiegato Brunetta - che non chiede soldi alla Finanziaria: sono altri gli stranamore".

Tuttavia successivamente una nota del ministero della Pubblica Amministrazione corregge il tiro: "Nessun attacco, nessuna polemica. Il ministro Renato Brunetta ha soltanto ricordato che se lui è professore ordinario di politica economica e finanziaria, il ministro Giulio Tremonti è invece professore ordinario di scienza delle finanze e di diritto finanziario. Il primo è quindi un economista, mentre il secondo è un giurista".

...


la diatriba accedemica mi lascia piuttosto allibito...

...come quel "quindi": "scienza delle finanze" non mi pare molto "da giurista", mentre "diritto finanziario" e' piuttosto utile, visto gli obblighi che abbiamo con l'EU...

...ma vabbe', e' solo folklore italiota...

[SM=g7574]

grella
00mercoledì 25 novembre 2009 21:21
L'Euro e l'oro volano....................

La salita continua................. [SM=g1749711]







FraMI
00giovedì 26 novembre 2009 00:42
Re: L'Euro e l'oro volano....................
grella, 25/11/2009 21.21:


La salita continua................. [SM=g1749711]



Da paura... [SM=j7568] Nonostante tutto...C'è più oro di carta che cartamoneta... [SM=g7728]

serafin.
00giovedì 26 novembre 2009 08:46
i soliti politicanti figli di "bella" donna



Finanziaria: Irap, Irpef e affitti
restano fuori dall manovra


e certo la coperta è troppo corta e i soldi gli servono per pagare gli stipendi ai vari "trombati" imboscati parassiti [SM=g1752723] e allora che se fà ? giù stangate agli artigiani e ai giovani .... [SM=g1752723]


na bella rivoluzione no è ?

si vede che i soldi per comprare una fetta di polenta ancora ci sono

grella
00giovedì 26 novembre 2009 12:46
Kingdom Centre, Riyad, Arabia Saudita........
Salgono vertiginosamente le stime negative sull'Arabia Saudita...............forse a causa del suo botto immobiliare..........lo sceicco è nudo........ [SM=g7574] [SM=g7600]









dgambera
00giovedì 26 novembre 2009 15:09
Re: Kingdom Centre, Riyad, Arabia Saudita........
grella, 26/11/2009 12.46:

lo sceicco è nudo........ [SM=g7574] [SM=g7600]




[SM=g1749718] [SM=g1750147]
serafin.
00giovedì 26 novembre 2009 18:06
non solo lo sceicco è nudo caro Grella

giu' tutte le piazze europee, milano ha perso il 3,41%. bancari a picco
Dubai in grave crisi, tremano le Borse
Dubai World, la holding finanziaria dello stato del Golfo, ha chiesto una moratoria di sei mesi nei pagamenti

www.corriere.it/economia/09_novembre_26/dubai-rischio-fallimento-borse-picco_7fc615f8-daa5-11de-a7cd-00144f02aa...

con un brivido felino...

[SM=g1748861] [SM=g1747522] [SM=g1780131] [SM=g1784310]
serafin.
00giovedì 26 novembre 2009 18:10
PRIMA DEL DEFAULT DELL'ITALIA, C'E' IL DUBAI
di WSI-AGI
Mercati in "red alert" per la situazione di pre-crack di Dubai World, la societa' di investimenti controllata dal governo di Abu Dhabi e che ha passivita' per $59 miliardi. Ha chiesto ai creditori di congelare il pagamento dei debiti.

[SM=g1748861]


www.wallstreetitalia.com/articolo.asp?art_id=822609
serafin.
00giovedì 26 novembre 2009 18:18
che botta raga !!! sti immobili hanno creato un vero macello mortaci loro [SM=g7576]


Dubai World, le banche europee
tremano: esposte per 40 miliardi


www.ilsole24ore.com/
fabio_c
00martedì 1 dicembre 2009 11:27
Che bel lapsus:

ORO: NUOVO RECORD, RAGGIUNGE I 1.999,49 DOLLARI

«(AGI) - Londra, 1 dic. - Nuovo record per l'oro che sfiora i 1.200 dollari ad oncia. Per gli analisti, l'andamento e' influenzato dalla debolezza del dollaro che ha spinto in su la domanda. Al London Bullion Market, ha raggiunto 1.999,49 dollari.»

fabio
laplace77
00mercoledì 2 dicembre 2009 02:29
Re:
serafin., 26/11/2009 18.10:

PRIMA DEL DEFAULT DELL'ITALIA, C'E' IL DUBAI
di WSI-AGI
Mercati in "red alert" per la situazione di pre-crack di Dubai World, la societa' di investimenti controllata dal governo di Abu Dhabi e che ha passivita' per $59 miliardi. Ha chiesto ai creditori di congelare il pagamento dei debiti.

[SM=g1748861]


www.wallstreetitalia.com/articolo.asp?art_id=822609




mah...


pare ci siano "default totali e pubblici"...

...e "default parziali e mascherati"

[SM=g1749704] [SM=g1749704] [SM=g1749704]


laplace77
00mercoledì 2 dicembre 2009 02:34
Re:
(sylvestro), 31/10/2009 22.46:





c'e' da dire che allora erano piu' numerose e ovviamente piu' piccole

ora sono piu' concentrate e quindi pure "too big to fail"

recuperare info sulle "dimensioni" e sul "numero totale" delle banche nei due periodi ti permetterebbe di "pesare" meglio quei numeri un po' "grezzi"

...altro peso (molto in voga): %le sul PIL USA delle banche fallite allora ed ora


PS: a loro risultano 198 dal 2007

stelafe
00mercoledì 23 dicembre 2009 11:11
"La pacchia per i banchieri durerà ancora alcuni mesi"
Intervista a Jason Trennert

rassegnastampa.mef.gov.it/mefeconomica/PDF/2009/2009-12-22/200912221453...
(sylvestro)
00mercoledì 6 gennaio 2010 12:20
laplace77
00lunedì 11 gennaio 2010 11:08
il decoupling e' servito...

non solo sulle esportazioni...

fonte: repubblica

L'ufficio statistico di Berlino rende noti i dati dei primi 11 mesi 2009
L'export di Pechino ha raggiunto i 748 miliardi di euro contro i 734,6 tedeschi


La Cina sorpassa la Germania
è il primo esportatore del mondo


Dal nostro corrispondente ANDREA TARQUINI

BERLINO - Pesante umiliazione per la Germania, prima potenza dell'Unione europea. La Repubblica popolare cinese, almeno secondo i dati relativi ai primi undici mesi del 2009, le ha strappato il ruolo di numero uno mondiale dell'export. Pechino è riuscita nel successo sebbene le sue esportazioni l'anno scorso siano calate del 16 per cento a causa della crisi economica e finanziaria internazionale, mentre quelle tedesche crescevano del 12 per cento.

...
(08 gennaio 2010)



ma soprattutto i consumi interni, uno fra tutti: le stufe a 4 ruote...

fonte: AGI

CINA: NEL 2009 VENDE 13, 8 MLN AUTO E DIVENTA NUMERO UNO MONDIALE

(AGI/AFP) - Pechino, 11 gen. - In Cina sono state vendute oltre 13,79 milioni di automobili nel 2009. Lo fa sapere l'agenzia Xinhua, citando l'associazione nazionale dei produttori. La Cina diventa cosi' il primo mercato mondiale dell'auto, superando gli Stati Uniti. Le vendite sono cresciute del 45% rispetto ai 9,4 milioni di auto vendute nel 2008. L'incremento dell'anno scorso e' in gran parte legato agli incentivi del governo. Negli Usa, secondo i dati diffusi da Autodata, le vendite sono scese del 21,2% nel 2009 a 10,43 milino di unita'.


(in EU: si e' passati dai 15milioni di auto ai 10, mi pare)


se n'e' accorto pure un blogger del corriere:

Auto ed export, due record cinesi

Scritto da: Marco Del Corona alle 04:49

Il mercato cinese dell’auto è ufficialmente il primo del mondo, hanno annunciato trionfalmente le autorità di Pechino. Le vendite del 2009 hanno superato i 13 milioni e mezzo (più 40%), circa 3 più che in America. Abbinato alla conquista del primo posto fra i Paesi esportatori (Germania superata), la Cina mette insieme un paio dei record che qui piacciono tanto. E adesso?


dice: ma la crescita cinese e' basata sulle sovvenzioni del governo...

...invece in EU e US? e' il "non-crollo" a essere basato sullo stesso "denaro"...

...solo che i cinesi c'hanno un livello di debito pubblico un po' diverso...

[SM=g1750163] [SM=g1750163] [SM=g1750163]

laplace77
00lunedì 11 gennaio 2010 11:09
Re: il decoupling e' servito...
laplace77, 11/01/2010 11.08:


non solo sulle esportazioni...

(...)

ma soprattutto i consumi interni, uno fra tutti: le stufe a 4 ruote...

fonte: AGI

CINA: NEL 2009 VENDE 13, 8 MLN AUTO E DIVENTA NUMERO UNO MONDIALE

(AGI/AFP) - Pechino, 11 gen. - In Cina sono state vendute oltre 13,79 milioni di automobili nel 2009. Lo fa sapere l'agenzia Xinhua, citando l'associazione nazionale dei produttori. La Cina diventa cosi' il primo mercato mondiale dell'auto, superando gli Stati Uniti. Le vendite sono cresciute del 45% rispetto ai 9,4 milioni di auto vendute nel 2008. L'incremento dell'anno scorso e' in gran parte legato agli incentivi del governo. Negli Usa, secondo i dati diffusi da Autodata, le vendite sono scese del 21,2% nel 2009 a 10,43 milino di unita'.


(in EU: si e' passati dai 15milioni di auto ai 10, mi pare)

...




poi chiedetevi perche' il petrolio sale...


PS: c'e' chi scommette al ribasso sulla cina, pare...
...puntano nel collasso dell'azionario, in bolla...

[SM=g7574]
laplace77
00lunedì 11 gennaio 2010 14:17
Re: Re: il decoupling e' servito...
laplace77, 11/01/2010 11.09:



poi chiedetevi perche' il petrolio sale...


PS: c'e' chi scommette al ribasso sulla cina, pare...
...puntano nel collasso dell'azionario, in bolla...

[SM=g7574]




lo dice pure il tricheco...

fonte: asca

11-01-10
CRISI: TRICHET, ECONOMIA SI STA PROGRESSIVAMENTE NORMALIZZANDO


(ASCA-MktNews) - Basilea, 11 gen - L'economia globale si sta progressivamente normalizzando in un contesto di ripresa. Lo ha detto il presidente della Banca Centrale Europea, Jean-Claude Trichet, parlando come portavoce del meeting bimestrale alla Banca dei Regolamenti Internazionali.

''Niente di quello che dico anticipa in alcun modo le decisioni di politica monetaria'' ha tenuto a precisare Trichet, aggiungendo comunque che ''a livello globale c'e' la conferma di una progressiva normalizzazione dell'economia e la conferma del fatto che a livello globale siamo in una fase di ripresa''.

Trichet ha sottolineato che sono le economie emergenti a svolgere un ruolo importante nei miglioramenti dopo aver dimostrato una tenuta nel periodo piu' difficile in termini di calo della produzione e ''ora sono in una fase molto chiaramente piu' dinamica''.



cmq... una crisi che si sta "normalizzando"... mah!

fabio_c
00lunedì 11 gennaio 2010 21:34
Re: il decoupling e' servito...
laplace77, 11/01/2010 11.08:


...
La Cina sorpassa la Germania
è il primo esportatore del mondo


...


A proposito di esportazioni di auto, ecco un curioso paradosso della crisi.

Dal sito dell'agenzia "Bloomberg.com":
La Lettonia diventa esportatore netto di auto, con le Banche che liquidano i collaterali
di Niklas Magnusson e Aaron Eglitis

«24 dicembre (Bloomberg) - La Lettonia, che non produce veicoli da sé, è diventato un esportatore netto di automobili, quando le banche nel paese baltico dipendente dai salvataggi liquidano i veicoli che sono stati dati in garanzia da parte dei debitori insolventi.
...
"Si tratta di attività liquide - una vettura ha sempre un valore di mercato," ha detto Mancinskis il mese scorso. "Siamo in grado di venderle all'estero, qualcuna con una perdita e qualcuna con un profitto."
...»

fabio
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