Re: Re: Re: Re: Re:
e perchè Tony?
forse per essere più concorrenziali nelle vendite all'estero ?
ma poi il petrolio lo dovremmo pagare in lire...
La stessa domanda me la sono posta io qualche settimana fa... ma poi ho visto un crescendo di articoli sul tema (prima di quello che è successo in Grecia).
Allora approfondendo (per ora solo alcuni) i motivi sono i seguenti (dagli stessi deriva, secondo me, l'attuale immobilità del mercato immobiliare):
1. Piccole e medie imprese: il nostro paese è caratterizzato da aziende piccole e medie (oltre agli artigiani) che non sono in grado di fare innovazione e ricerca, che in questi ultimi anni hanno perso in competitività rispetto al sistema europa (per quello la nostra crescita era sempre inferiore a quella europea) e con l'attuale crisi sono ancora di meno in grado di mantenersi sul mercato.
Ci sono numeri molto importanti che "tecnicamente" sarebbero già fallite ma rimangono "in piedi" da diversi fattori: cassa integrazione varie, prestiti concessi dai fornitori o clienti più grandi tramite la dilazione dei pagamenti e riscossioni (i più grandi ci guadagnano sul fatto che perderebbero anche loro gran parte del loro fatturato non avendo più certi fornitori o clienti, per cui inizialmente ritenevano conveniente ai clienti e fornitori "storici" e "fidati" comportarsi così), quei pochi prestiti concessi dalle banche (perché non possono permettersi di svalutare gli asset (leggi garanzie) che hanno negli anni scorsi incamerato dichiarandole nulle o quasi a causa del fallimento dell'azienda che le ha date e attuale valore "intrinseco" degli immobili), rientro di capitali dall'estero (essenzialmente di quelle imprese che ci tengono ancora al loro nome, storia ed ai loro marchi e sperano che la crisi sia passeggera), perché hanno delocalizzato gran parte della loro produzione riducendo i costi ed aumentando i profitti (mantenendo il know-how però in Italia... cioè progettazione, stile, ecc).
Queste aziende sono ormai degli "zombie" nel senso che potevano reggere in caso di crisi passeggerà due volte più pesante di quella degli anni 90... ma come oramai sappiamo non si tratta dell'attuale crisi.
2. Debito pubblico: il nostro stato non può permettersi nessuna politica a lungo termine dovendo pagare ogni anno un ingente quantitativo di interessi su un debito sovrano che non sarà mai in grado di estinguere o ridurre (fornitemi un solo articolo in cui si parla a livello programmatico di riduzione dell'importo totale del debito e non del suo rapporto rispetto al PIL);
Poi teniamo conto che gran parte del debito pubblico è in mano estera, ma che in futuro (vedi gli articoli precedenti che ho postato) sarà difficile continuare ad essere così fortunati se non pagando un premio aggiuntivo come interesse sui bond emessi (che vorrebbe dire ancora più debito accumulato in valore assoluto).
3. Turismo: non siamo in grado di valorizzare le nostre meravigliose risorse se non in modo locale e disorganizzato (vedi sito ministeriale del turismo... e promozione dei nostri territori svolte dalle singole regioni o province e non dal sistema paese come in altre nazioni), in questi ultimi anni abbiamo fatto i furbi (a livello di prezzi) e quindi non siamo più concorrenziali rispetto ad altri paesi europei (Spagna ad esempio), mancanza di infrastrutture e scarsa conoscenza dell'inglese.
4. Artigianato: questo settore ha risentito enormemente della manifattura proveniente dall'estero. Andate a chiederlo a Valenza e alle industrie orafe e documentatevi su quanti cinesi erano all'ultima fiera. Insomma non siamo in grado di competere a livello di costi e il rapporto qualità/prezzo non è di gran lunga superiore per giustificare il prezzo di vendita dei manufatti...in particolare all'estero (gli italiani non hanno gli stipendi adeguati per poterseli permettere);
5. Moda: il discorso e simile all'artigianato. In questo caso però gli Arabi hanno comprato a man forte quote di aziende e marchi a scopo di investimento siccome il vero "made in italy" che sta diventando sempre più "styled in italy" è l'unica cosa che abbiamo sul lungo termine.
6. Immobiliare: è evidente che i numeri delle transazioni passate non li vedremo più ed i prezzi, a causa dell'impossibilità da parte delle banche di svalutare i propri asset improvvisamente, scenderanno pian piano mantenendo il mercato immobilizzato all'incirca al livello attuale per un bel pò (visto che fra qualche anno converrà comprare in terza o successiva battuta all'asta come in USA).
7. Banche: core tier basso e pochi possibili sviluppi futuri all'interno del paese a livello investimenti (il tema è già stato approfondito bene in questo blog).
8. Disoccupazione: il peggio deve ancora avvenire visto che noi siamo gli unici che abbiamo i dati "sfalsati" dalla cassa integrazione, indennità accessorie, mobilità ecc... La mossa di cedere a Pagnoncelli tale rilevazione è stata utile per evitare "scontri sociali" in futuro, visto che abbiamo un grosso ammortizzatore sociale in italia: i risparmi della generazione precedente da erodere (per chi ha la fortuna di averli). Altro che bamboccioni!
Adesso, a mente fredda ed imparziale, ipotizzate l'uscita dall'
europa e analizziamo cosa succede ai fattori suddetti:
1. Piccole e medie imprese: vedrebbero volare gli ordinativi visto che diventerebbero immediatamente competitive (svalutazione minimo del 50 % della eventuale lira rispetto al valore dell'euro attuale) e siamo già conto terzisti per tutta Europa e anche altri Paesi. Ovviamente ci sarebbe una selezione naturale: quelle con i debiti fallirebbero o verranno acquistate da quelle più competitive o ricche. Le banche conseguentemente starebbero alla finestra ad aspettare tale selezione per decidere a chi concedere prestiti (lo stanno già facendo adesso). Questo accadrebbe specie nell'export e torneremmo a fare la fabbrica dell'Europa come eravamo prima della delocalizzazione in Cina ed India. Chiedete a Napoli di copiare un prodotto e vedrete i risultati: meglio della Cina e costi simili o più concorrenziali.
2. Debito pubblico: ci guadagnamo un bel pò visto che non lo pagheremo completamente (vedi caso Argentina per gli accordi sui rimborsi dei bond): forse meno di metà e sul lungo termine. Poi l'inflazione durante tale fase di negoziazione eroderebbe il suo valore. Insomma avremmo una palla al piede più piccola.
3. Turismo: tutti verrebbero qui visto che con la suddetta svalutazione saremmo di nuovo concorrenziali (peccato che noi italiani non ci potremmo più permettere le vacanze in luoghi "turistici").
4. Artigianato: vedi discorso punto 1, con l'aggiunta che molti mestieri ci sarebbero di nuovo a causa della disoccupazione e di molti che avrebbero finalmente voglia di impegnarsi in un mestiere artigianale anche se richiede molto tempo ed impegno (il bisogno muove gli animi...).
5. Moda: diventiamo di nuovo competitivi anche se dei distributori che spacciano il cosiddetto "styled in italy" come "made in italy" rimarrebbero ben pochi. Non ci potremmo però permetterci tali vestiti e meno quelli provenienti dall'estero (Cina ed India) visto il conseguente raddoppio dei prezzi.
6. Immobiliare: l'uscita dall'euro sarebbe la cosiddetta "scossa al mercato" e i prezzi calerebbero di almeno il 50% in un colpo... anche se rispetto al nostro potere d'acquisto rimarrebbero cari...
7. Banche: qui è il dilemma. Quelle che hanno investimenti all'estero ci guadagnerebbero mentre le piccole e localizzate sul territorio che hanno molti asset da svalutare fallirebbero. Quindi ci sarebbe un gran fermento. Infatti credo che la battaglia in corso sul pro e contro sia compiuta sopratutto in questo settore.
8. Disoccupazione. Inizialmente aumenterebbe (anche se non di molto rispetto a quella prevista) ma poi in base all'apporto dei punti 1, 3 4 e 5 diminuirebbe anche se a stipendi più bassi rispetto al potere d'acquisto attuale. Ci sarebbe di nuovo un dilagare di lavoro in nero (cosa che attualmente non ci possiamo più permettere di continuare a svolgere con le percentuali attuali in rapporto al PIL).
Come vedete non mi sono schierato su nessuno dei due fronti: pro e contro... ma ho paura che entrambi non giovano a nessuno di noi (non ho affrontato il tema welfare, spesa pubblica, pensioni, comuni, tasse, ecc.). Ma credo che sia evidente in entrambi i casi cosa succederà: noi non ci guadagnamo!
Prezzo petrolio: per le nostre imprese non credo che in proporzione cambierebbe molto... per noi cittadini però sì.
Ditemi che mi sbaglio...vi prego!