Il Pagliaccio del mattone
L'incertezza non farà scappare le famiglie - di Gualtiero Tamburini
Il numero di compravendite è calato di poco più del 14% dall'anno scorso (i primi segnali di rallentamento furono già visibili nel 2007), come confermano le ultime rilevazioni dell'agenzia del Territorio.
Il dato si ferma a tutto settembre di quest'anno e, quindi, riflette probabilmente operazioni che in realtà si erano chiuse nei compromessi già qualche tempo prima.
L'ultimo dato sul numero di compravendite di un anno intero riguarda il 2007, quando furono circa 806mila le case compravendute. Se queste caleranno "solo" del 14%, nel 2008 saremo a circa 790mila abitazioni compravendute, ma c'è da pensare che la brutta piega assunta dal mercato nella seconda metà dell'anno, e soprattutto dopo la metà di settembre, si rifletterà pesantemente nelle quantità dell'ultimo trimestre del 2008.
Forse,
ipotizzando che oggi vi sia un mercato sostanzialmente dimezzato, potremmo azzardare nel 2008 un calo delle compravendite nell'ordine del 20%, ovvero 160mila case in meno rispetto all'anno prima.
Le indagini di Nomisma mostrano infatti che la quota della domanda di case espressa dagli investitori/speculatori dopo la restrizione creditizia innescatasi con la crisi dei subprime si è quasi azzerata, come d'altronde è avvenuto in altri settori dell'economia. Tanto che oggi si parla sempre più spesso di "trappola della liquidità", ovvero una situazione in cui chi è liquido resta tale in attesa di tempi migliori, cioè di prezzi più bassi. E visto che la maggioranza la pensa così, la conseguenza è quella di una domanda complessiva sempre più debole e ormai prevalentemente composta da chi compra la casa non per speculare sul prezzo ma per uso diretto.
Peraltro, l'investitore che si guarda attorno non è che in altri settori, come la Borsa, trovi opportunità decisamente più attraenti (e poco rischiose), e quindi una certa domanda è ancora presente. Non foss'altro perché dettata dalla componente precauzionale, ovvero da chi ritiene che l'investimento immobiliare consente, comunque, di mettere in sicurezza i propri risparmi.
Chi la pensa così ha buone ragioni per farlo perché se guardiamo al passato i prezzi delle case, salvo brevi periodi, specie nelle città meno grandi, tendono normalmente a crescere, e in ogni caso il calo che possono avere è contenuto. In questo senso,
la forte crisi dei primi anni 90 segnò un calo nominale del solo 10%, mentre oggi in pochi mesi in Usa e Gran Bretagna il calo è stato del 15-20%, quando in Italia si registra un ritocco dell'1% che arriva al massimo al 4-5% per altre fonti.
Ma gli altri 640mila acquirenti di case, un numero pur sempre maggiore di quello di inizio decennio, continuano a pensare, sostenendo così il mercato, che oggi conviene comprare, e questo con motivazioni molto diverse da quelle degli investitori. Parliamo infatti, in questo caso, di chi la casa la compra per abitarci e per dare sicurezza alla propria ricchezza, per uso proprio, insomma, e questa esigenza viene espressa dalle nuove famiglie italiane o di immigrazione e migrazione che, ancor molto numerose, si formano.
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Non ho parole per l'ultima frase evidenziata: a questo buffone danno spazio su giornali con una certa tiratura, permettendogli di pubblicare falsità dietro falsità.
Spero che alla punizione del mercato segua una meritata calcinculata.