Riporto un documento per sfatare la
leggenda metropolitana dell'alta inflazione usata per sgonfiare il debito pubblico, con qualche esempio numerico.
Azzardo una traduzione dei soli paragrafi che riguardano questo aspetto. Eventuali correzioni sono sempre benvenute.
Dal sito del "
Fondo Monetario Internazionale":
Strategie per il Consolidamento Fiscale nel Mondo Post-Crisi
Preparato dal Dipartimento di Affari Fiscali (in consultazione con gli altri Dipartimenti)
Approvato da
Carlo Cottarelli
4 febbraio 2010
(pagina 12)
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B. Elementi di una "Exit Strategy" Fiscale
14. Una globale "exit strategy" fiscale dovrebbe precisare l'obiettivo del rapporto debito/PIL e le ampie politiche che intende sostenere per il percorso di aggiustamento fiscale. Questa sezione si rivolge alla composizione del risanamento del bilancio: si discute per quale ragione l'aumento dell'inflazione non deve essere parte della soluzione, e delinea poi le strategie non inflazionistiche. L'attenzione si concentra sulle economie avanzate, dove si trovano i principali problemi di bilancio, ma è anche discusso il caso delle economie emergenti.
Il ruolo dell'inflazione
15. Alcuni commentatori hanno suggerito che l'aumento dell'inflazione è un prezzo ragionevole da pagare per ridurre il valore reale del debito. Infatti, l'inflazione può attenuare i problemi di bilancio in due modi. In primo luogo, anche l'inflazione pienamente prevista aumenta il signoraggio che può essere utilizzato per ripagare il debito. Tuttavia, dati i livelli relativamente bassi di base monetaria nelle economie più avanzate, questo canale è meno significativo rispetto ai precedenti decenni.[6] In secondo luogo, un aumento inatteso del tasso di inflazione riduce il valore reale del debito pubblico, in quanto il debito corrente in valuta nazionale a medio e lungo termine, non indicizzato, rappresenta i tre quarti del totale nelle economie avanzate. Tuttavia, i tassi di interesse a lungo termine probabilmente aumentano con l'inflazione, e ogni debito in scadenza dovrebbe essere rifinanziato a tassi più elevati. Per illustrare questi effetti, la Tabella 1 riporta il rapporto debito/PIL che risulterebbe nel 2014 per alcuni paesi dell'OCSE se l'inflazione nel 2009-14 risultatasse essere in media il 6 per cento rispetto al 2 per cento (come attualmente previsto nel World Economic Outlook). In questo caso, il rapporto debito/PIL in quel paese campione sarebbe in media dell'86½ per cento nel 2014, o 8 punti percentuali in meno rispetto allo scenario base. Questa cifra rappresenta meno di un quarto del previsto aumento del rapporto debito/PIL.
16. Inoltre, usare alta inflazione per la riduzione del debito comporterebbe maggiori costi e rischi, che argomentano contro anche questa opzione nel mix delle politiche. L'esperienza internazionale ha mostrato che l'inflazione alta dà luogo a distorsioni nell'allocazione delle risorse, riduce la crescita economica, danneggia i poveri, crea instabilità sociale e politica, non è facilmente contenuta quando scatenata, e comporta notevoli costi finali per essere portata di nuovo in basso.
Inoltre, i profili di maturità del debito e il costo dei prestiti sarebbero pregiudicati per molti anni a venire. Questi sono insegnamenti fondamentali degli anni '70 per le economie avanzate, l'esperienza delle economie emergenti e in fase di sviluppo con l'inflazione elevata è stata anche peggiore.
[6] L'inflazione crescente di 5 punti percentuali aumenterebbe il signoraggio di circa mezzo punto percentuale del PIL nella media dei paesi del G-7, ipotizzando che la domanda di base monetaria non diminuisca quando l'inflazione sale.
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In sistesi, quello che ha detto
_gmp_.
fabio