28 OTTOBRE 2010 –
LA TRAPPOLA DELLA LIQUIDITÀ
L’economia non cresce stampando carta straccia
Perché non c’è domanda di liquidità e in Italia
la disoccupazione reale sale all’11%
ECONOMIA E FINANZA GLOBALE | ULTIMISSIME – Mentre piano, piano ma inesorabilmente, ci stiamo avvicinando al “non” avvenimento dell’anno, ovvero la decisione della Federal Reserve in materia di “allentamento quantitativo” ovvero la decisione su quali dosi di ulteriore liquidità verranno riversate nei mercati, si evidenzia l’inutilità di allagare il mercato di liquidità nel bel mezzo di una deflazione da debiti, di un processo generalizzato di deleveraging, ovvero rientro dal debito! Se il cosidetto QE2, un elettroshock diretto al cuore dell’economia non funzionerà… vi sarà un lungo e doloroso lavoro per tornare alla prosperità, ovvero, tradotto con le mie parole, avremmo un nuovo e lungo decennio perduto.
La Fed comunque sia, deciderà di tenere in vita il paziente con una scarica fulminante, piuttosto che rischiare la sua scomparsa. Ma bisogna ammettere che ci troviamo in una trappola della liquidità, dove la politica monetaria e miliardi di dollari e di stimoli fiscali non possono incentivare la richiesta di prestiti perché la domanda dei consumatori semplicemente non c’è! Più la liquidità allaga il mercato, più l’economia annega, affonda, come in Giappone.
Il mercato toro per le obbligazioni è finito. È finita solo una delle tante corse di questi anni favolosi, ma ci sarà tempo per ricredersi, perché prima della seconda parte del decennio o forse più, l’inflazione si cercherà con il lumicino nei Paesi occidentali. E pensare che molti analisti e commentatori suggerirono di scappare a gambe elevate oltre un anno fa.
Quando avremo compreso che l’iperinflazione è un fenomeno politico più che monetario, avremo fatto un passo avanti! Una reale crescita economica non ha alcuna correlazione osservabile con la crescita della base monetaria. Piuttosto, la crescita economica è il risultato di centinaia di milioni di singole decisioni, ciascuno nel loro interesse a spostare i loro piani di consumo, risparmio e gli investimenti in risposta alle opportunità riscontrabili sul mercato. Il loro comportamento non può essere semplicemente indotto dalle variazioni dell’offerta di moneta o dei tassi di interesse, se non vi sono tali opportunità.