2009.....deflazione o iperinflazione?

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_gmp_
00giovedì 15 aprile 2010 02:32
Re: Cav, manco giochiamo...
FraMI, 14/04/2010 16.48:

http://www.repubblica.it/economia/2010/04/14/news/draghi_bce-3334891/

Draghi e la Bce
così l'Italia perde la partita

Nella Yalta della futura governance internazionale c'è una partita strategica che l'Italia ha finora deciso di non giocare. È quella sul prossimo presidente della Banca Centrale Europea. Il governo di Roma, per adesso, ha scelto di non disturbare i manovratori di Eurolandia, e dunque non sta muovendo un passo per difendere la candidatura di Mario Draghi per la successione a Jean Claude Trichet. Non è chiaro se si tratti di opportunismo diplomatico, di masochismo politico o di provincialismo culturale. [SM=g1749697] [SM=g1749697] [SM=g8759]




ovvio, draghi è nemico di tremonti e del nano [SM=g7574]
_gmp_
00giovedì 15 aprile 2010 21:53


dgambera
00giovedì 15 aprile 2010 22:21
Re:
_gmp_, 15/04/2010 21.53:







_gmp_
00martedì 20 aprile 2010 01:56
addio elicotteri anche negli USA


labottegadelfuturo
00martedì 20 aprile 2010 09:13
Re:
_gmp_, 15/04/2010 21.53:







Da quello che ho capito io è la "quantità" di moneta assieme alla "velocità" (intesa come "passaggio di moneta) della stessa a determinare l'inflazione.

E a vedere sti grafici mi sembra (sempre se c'ho capito eh? :P ) mi da l'idea che si gridi "Deflazione, deflazione, deflazione".

Per deflazionare però c'è bisogno di licenziamenti a valanga in modo da "far digerire" anche agli iperprotetti dei contratti a -20% di stipendio.
Direi che non ci deflazioneremo sinchè non vedremo altre "Alitalia" ;)
(sylvestro)
00martedì 20 aprile 2010 10:24
Re: Re:
labottegadelfuturo, 20/04/2010 9.13:


...
Direi che non ci deflazioneremo sinchè non vedremo altre "Alitalia" ;)



Per quel che vale ... a noi ci hanno gia' "deflazionato".

E' stata fatta carta straccia dell'integrativo construito mattoncino dopo mattoncino in 35 anni, con perdita delle varie maggiorazioni economiche [SM=g1748861]

Anche i collaboratori esterni di lungo corso, prima sono stati spremuti fino all'osso con rinnovi al ribasso, poi "tanti saluti e grazie".

(si, lo so, c'e' chi sta peggio, ma stiamo andando tutti nella stessa direzione ... [SM=g6951] )
labottegadelfuturo
00martedì 20 aprile 2010 10:37
Re: Re: Re:
(sylvestro), 20/04/2010 10.24:



Per quel che vale ... a noi ci hanno gia' "deflazionato".

E' stata fatta carta straccia dell'integrativo construito mattoncino dopo mattoncino in 35 anni, con perdita delle varie maggiorazioni economiche [SM=g1748861]

Anche i collaboratori esterni di lungo corso, prima sono stati spremuti fino all'osso con rinnovi al ribasso, poi "tanti saluti e grazie".

(si, lo so, c'e' chi sta peggio, ma stiamo andando tutti nella stessa direzione ... [SM=g6951] )




che settore merceologico è il tuo?
Dipendenti (numero)

Sui rinnovi al ribasso e poi tanti saluti ne so qualcosa anche io
(sylvestro)
00martedì 20 aprile 2010 11:34
Re: Re: Re: Re:
labottegadelfuturo, 20/04/2010 10.37:




che settore merceologico è il tuo?
Dipendenti (numero)

Sui rinnovi al ribasso e poi tanti saluti ne so qualcosa anche io



Sono anch'io sull'ICT; circa 800 dipendenti.
labottegadelfuturo
00martedì 20 aprile 2010 12:25
Re: Re: Re: Re: Re:
(sylvestro), 20/04/2010 11.34:



Sono anch'io sull'ICT; circa 800 dipendenti.



mi sa che se sto forum è uno spaccato della vita reale...siamo in troppi nell'ict :P

Scherzi a parte, io prevedo ulteriore ridimensionamento nel nostro settore.
Tanti di quei progetti che rimangono incagliati che...

(sylvestro)
00martedì 20 aprile 2010 12:34
Re: Re: Re: Re: Re: Re:
labottegadelfuturo, 20/04/2010 12.25:



mi sa che se sto forum è uno spaccato della vita reale...siamo in troppi nell'ict :P

Scherzi a parte, io prevedo ulteriore ridimensionamento nel nostro settore.
Tanti di quei progetti che rimangono incagliati che...





I lavoratori ICT sono i travet a cavallo del millennio, equivalgono ai meccanici italiani degli anni 60'. Anche il loro tempo e' passato, tranne forse in alcune nicchie di eccellenza.

Ci sara' sempre bisogno di informatici, sempre piu' specializzati ma sempre meno preziosi.
(sylvestro)
00giovedì 22 aprile 2010 10:00
Sul greggio l'ennesima «bolla»

Giovedí 22 Aprile 2010

Stefano Dotti jr
ROMA

I fondamentali non contano al momento per il mercato petrolifero. Ci sono 2,3 milioni di barili/giorno prodotti in più dall'Opec, ed è il livello massimo di "sforamento" rispetto agli accordi del cartello da oltre un anno a questa parte.

Inoltre il contango (premio dei contratti con scadenza lontana rispetto alle consegne pronte) ha favorito la ripresa dello stoccaggio di greggio e prodotti, sia in serbatoi a terra sia su navi messe a galleggiare con opzioni di due-tre mesi. Macroscopico il caso iraniano, con 19 Vlcc (Very large crude carriers, da 250mila tonn.) della flotta di Teheran che stazionano in Mar Rosso.
Nello specifico, più che una politica commerciale, questa enorme disponibilità di greggio invenduto sembra da imputare alle difficoltà nel trovare acquirenti di greggio iraniano. La maggior parte delle banche europee non finanzia con lettere di credito acquisti di greggio da Teheran né tantomento avalla pagamenti in contanti a favore della statale Nioc.
Il più grande cliente del primo trimestre 2010, la Cina, ha dimezzato nell'ultimo mese le importazioni di petrolio iraniano, così come hanno sospeso gli acquisti le società indiane; analogamente sono terminate le vendite di benzine a Teheran, da parte di Trafigura, Vitol, Glencore, Shell, Total e in generale di tutte le compagnie con interessi negli Usa, che sono state diffidate dall'esportare prodotti finiti in Iran.
Intanto i margini di raffinazione, dopo la fiammata di Pasqua, sono crollati di nuovo sotto la parità (se si sottraggono i costi fissi degli impianti) e le raffinerie non riprendono il pieno regime di lavorazioni per cercare di sostenere il mercato dei prodotti finiti.
Nel brevissimo termine le statistiche Usa, pubblicate ieri sera, hanno inaspettatamente mostrato una crescita generalizzata degli stoccaggi di greggio (+1,9 milioni di barili), benzine (+3,6 milioni), distillati medi (+2,1) e residui (+1,8), con lavorazioni solo ritoccate al rialzo e ora all'85,9% della capacità. La sorpresa ha fatto scendere di 1,5 $/bbl i prezzi per circa un'ora, ma è stata poi assorbita con una chiusura ai nuovi massimi settimanali di 85,70 $ per il Brent con scadenza giugno e con il Wti bloccato sotto 84 $ dalla nuova crescita di scorte nel terminale del Nymex a Cushing.
L'unico argomento che ha portato alle vendite lo scorso venerdì è l'accusa di frode a Goldman Sachs, con un immediato crollo di quasi 5 $/bbl e timori per altri grandi players dei prodotti derivati.
Ieri è passato in Commissione Cftc (13 a 8) una proposta di regolamentazione per i mercati delle commodities, che muovono 4,5 trilioni di dollari all'anno. L'amministrazione democratica è fermamente intenzionata a limitare, tassare e se necessario spezzettare le istituzioni giganti che dominano Wall Street e che determinano distorsioni dei mercati. Proprio di ieri la denuncia della Iata, secondo cui le linee aeree hanno indebitamente pagato un prezzo eccessivo per il kerosene nel 2008, a causa della speculazione.
Il circolo vizioso di prezzi alti (spinti dalla finanza), produzione che cresce (i produttori non possono tagliare, con prezzi crescenti) e domanda che ristagna ha bisogno di essere interrotto, per evitare danni all'industria del petrolio e illusioni di breve durata agli investitori, che stanno solo gonfiando l'ennesima bolla.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Giovedí 22 Aprile 2010
labottegadelfuturo
00giovedì 6 maggio 2010 10:00
iperinflazione almeno secondo Cobraf.

Io credo che se proprio debba essere iperinflazione sarà propriamente "stagflazione".

Inflazione con stagnazione economica.E la fine della coesione sociale.
(sylvestro)
00giovedì 6 maggio 2010 10:23
Re:
labottegadelfuturo, 06/05/2010 10.00:

iperinflazione almeno secondo Cobraf.

Io credo che se proprio debba essere iperinflazione sarà propriamente "stagflazione".

Inflazione con stagnazione economica.E la fine della coesione sociale.




Se ricordo bene Cobraf lo diceva gia' due anni fa [SM=g9058], un po' come Mercato Libero. Prima o poi piovera' [SM=g6942]
laplace77
00giovedì 6 maggio 2010 10:52
Re:
labottegadelfuturo, 06/05/2010 10.00:

iperinflazione almeno secondo Cobraf.

Io credo che se proprio debba essere iperinflazione sarà propriamente "stagflazione".

Inflazione con stagnazione economica.E la fine della coesione sociale.




la stagflazione in area OCSE ci sta tutta, serve a "riequilibrare" i consumi pro capite rispetto alla globalizzazione

tutto sta a vedere quanto tale inflazione a crescita zero va a impattare sulle tasche della gente: chi ha gia' ridotto i consumi e si sta attrezzando per la "decrescita" non sentira' uno shock tanto forte, chi invece e' abituato a vivere di buffi (per la casa o per i consumi) avra' brutte sorprese...

perche' con l'inflazione non vanno su solo i prezzi, ma pure i tassi...

e chi ha il fisso non e' detto che si salvi, potrebbe essere obbligato a rinegoziare...

[SM=g1750163]

labottegadelfuturo
00giovedì 6 maggio 2010 11:01
Re: Re:
laplace77, 06/05/2010 10.52:




la stagflazione in area OCSE ci sta tutta, serve a "riequilibrare" i consumi pro capite rispetto alla globalizzazione

tutto sta a vedere quanto tale inflazione a crescita zero va a impattare sulle tasche della gente: chi ha gia' ridotto i consumi e si sta attrezzando per la "decrescita" non sentira' uno shock tanto forte, chi invece e' abituato a vivere di buffi (per la casa o per i consumi) avra' brutte sorprese...

perche' con l'inflazione non vanno su solo i prezzi, ma pure i tassi...

e chi ha il fisso non e' detto che si salvi, potrebbe essere obbligato a rinegoziare...

[SM=g1750163]




In Italia abbiamo un elevatissimo tasso di risparmio privato.
Faranno la cosa più semplice.
Tagli ai servizi sociali, licenziamenti a manetta nel settore pubblico (parastatale,municipalizzato o società regionali) e riduzione degli stipendi dei ministeriali,comunali o in generale dei "pubblici non licenziabili".
A tali manovre non ci sarà un corrispettivo aumento dei servizi INPS quali cassa integrazione o simili.
L'ammortizzatore sociale per i prossimi anni saranno i risparmi delle famiglie.
Se poi il tuo risparmio va nella tassa del mutuo...humm...la vedo male.

(sylvestro)
00domenica 23 maggio 2010 11:19
Tremonti e' solo, a un passo dalle dimissioni. Scontro al calor bianco tra premier e Tesoro

WSI, 23 maggio 2010 | Ora 07:30

"...
La politica di Tremonti è chiara: una manovra di 28 miliardi di euro da rendere esecutiva subito, per decreto data l´urgenza, che metta al riparo i conti dello Stato per i prossimi due anni 2011-2012, attraverso tagli di spesa, prelievi «una tantum» sul pubblico impiego e sulle finestre di uscita di pensionati per vecchiaia e per anzianità aziendale, condoni edilizi, diminuzione dei trasferimenti dal centro agli enti locali, congelamento di grandi opere, congelamento di contratti collettivi in scadenza.

Insomma una vasta manovra con effetti inevitabilmente depressivi perché abbassano la capacità di spesa della popolazione specie in una fase di ampio ricorso alla Cassa integrazione e di diminuzione dell´occupazione precaria.
Questo hanno deciso i vertici europei, questo stanno facendo gran parte dei paesi membri dell´Unione, a cominciare dai più solidi e dai più deboli: la Germania come la Grecia, la Francia come la Spagna, la Gran Bretagna come l´Irlanda e il Portogallo.
...
perciò ha ragione Tremonti a scandirne l´urgenza oltre che la necessità. C´è oltretutto da tutelare una massa ingente di titoli pubblici in scadenza nei prossimi mesi e da reperire la nostra quota di contributo al Fondo europeo di sostegno ai bilanci dei paesi in dissesto. In conseguenza esiste la fondata ipotesi che la manovra da 28 miliardi possa non esser sufficiente e che altri disagi possano derivarne ai bilanci familiari e ai livelli dei redditi individuali
...
(sylvestro)
00sabato 29 maggio 2010 09:25
La massa monetaria Usa sta crollando come accadde durante la Grande Depressione. E Obama....


La massa monetaria M3 degli Stati Uniti e' scesa ad un ritmo cosi' sostenuto che ha toccato i livelli visti l'ultima volta durante i cali dal 1929 al 1933. Questo nonostante i tassi di interesse vicini allo zero e il maggiore blitz fiscale della storia americana. Ma siccome l'economia non riparte, l'amministrazione Obama sta valutando se varare un nuovo piano di stimoli. Il problema e' che...
di Ambrose Evans-Pritchard

Pubblicato il 28 maggio 2010 | Ora 07:38
Fonte: WSI

(WSI) – La massa monetaria M3 degli Stati Uniti si sta flettendo ad un ritmo cosi' sostenuto che e' arrivata a toccare i livelli visti l'ultima volta durante i cali accusati dal 1929 al 1933. Questo nonostante i tassi di interesse Usa vicini allo zero e nonostante il maggiore blitz fiscale della storia del Paese.

Le cifre, che comprendono un'ampia gamma di conti bancari e sono monitorate dagli esperti europei e britannici di politiche monetarie in cerca di segnali allarmanti circa la direzione che l'economia degli Stati Uniti sta prendendo con un anno di anticipo, parlano chiaro: la flessione e' iniziata la scorsa estate. Il ritmo, con il tempo, ha poi subito un'accelerazione.

Lo stock monetario e' sceso da 14.200 miliardi dollari a 13.900 miliardi dollari da febbraio ad aprile, pari a un tasso annuo di contrazione del 9.6%. Il patrimonio dei fondi istituzionali del mercato monetario e' sceso ad un tasso del 37%, la punta piu' acuta mai toccata. La cattiva notizia e' che siamo tornati al 1931. La buona notizia e' che non siamo ancora al 1933.

"E' spaventoso", ha dichiarato il professor Tim Congdon di International Monetary Research. "Il crollo della massa M3 non ha precedenti dai tempi della Grande Depressione. Il motivo dominante alla base della contrazione e' che le autorita' di tutto il mondo stanno facendo pressione sulle banche perche' raccolgano altro capitale dal mercato e perche' riducano le loro attivita' di rischio. Per questo motivo l'economia degli Stati Uniti non si sta riprendendo come sperato", ha detto.

Le autorita' statunitensi hanno da offrire una spiegazione completamente diversa per giustificare il fallimento delle misure di stimolo e stanno ancora optando per altre massicce dosi di spesa keynesiana, nonostante gli avvertimenti del FMI sul debito pubblico lordo degli Stati Uniti, che si prevede raggiungera' il 97% del PIL il prossimo anno e il 110% entro il 2015.

Larry Summers, principale consigliere economico del presidente Barack Obama, ha chiesto al Congresso di "stringere i denti" e di approvare un nuovo stimolo fiscale da $200 miliardi per mantenere l'economia sui binari della crescita. "Siamo a corto di quasi 8 milioni di posti di lavoro. Per milioni di americani e' ancora emergenza economica".

David Rosenberg di Gluskin Sheff ha fatto notare che la Casa Bianca sembra aver invertito rotta solo poche settimane dopo che Obama ha promesso di fare rientrare l'enorme deficit di bilancio di $1.500 miliardi (9.4% del PIL) quest'anno e ha istituito una commissione per indirizzare tali tagli. "Sono iniziative inaccettabili. Il governo degli Stati Uniti ha una paura da morire di cadere in una recessione a doppia V", ha detto.

La richiesta della Casa Bianca equivale ad una tacita ammissione di impotenza, nella constatazione che l'economia sta gia' perdendo spinta. La ripresa potrebbe congelarsi alla fine di quest'anno, con il pacchetto originale di misure di rilancio da $800 miliardi che incomincia a svanire.

Summers ha sottolineato che la crisi della zona euro ha acceso i riflettori sui pericoli della spirale del debito pubblico, aggiungendo che le spese pubbliche "facili" non hanno fatto che rimandare il giorno della resa dei conti e lasciano gli Stati Uniti in balia dei creditori esteri. In definitiva, "fallimento genera fallimento", nella politica fiscale.

Congdon ha detto che i rischi che la politica dell'amministrazione Obama comporta sono quelli di ripetere gli errori strategici del Giappone, che ha spinto il debito a livelli pericolosamente alti con una spinta fiscale dopo l'altra, durante il decennio battezzato "Lost Decade".

"La politica fiscale non funziona - ha proseguito Congdon - gli Stati Uniti hanno appena provato il piu' grande esperimento fiscale della storia ed hanno fallito. Cio' che conta e' la quantita' di denaro. Se la Fed non agisce, una recessione a doppia V diventera' una certezza".

Bernanke invece ormai non da' piu' peso ai dati sulla massa monetaria M3. La banca centrale ha smesso di pubblicare le cifre cinque anni fa, considerandole un elemento troppo erratico per poter essere considerato utile.

Ma questo potrebbe rivelarsi un errore capitale, dal momento che la crescita a due cifre dell'M3 durante la bolla immobiliare Usa ha offerto un chiaro segnale di allarme di quanto la situazione fosse fuori controllo. L'improvviso rallentamento dello stock monetario tra l'inizio e la meta' del 2008 - proprio quando la Fed iniziava a discutere di una eventuale cambio di politica monetaria - ha fatto suonare un secondo campanello d'allarme, indicando che l'economia stava per rimanere impantanata in una fase di recessione.

Anche Paul Ashworth di Capital Economics ha detto che la contrazione della massa M3 e' preoccupante, precisando che indica un crescente rischio di deflazione. "L'inflazione core e' già la piu' bassa dal 1966, quindi non abbiamo molto margine di errore. La deflazione diventa una minaccia se si protrae abbastanza a lungo da diventare radicata".

Tuttavia, Ashworth ha messo in guardia contro un'interpretazione meccanica delle cifre dell'offerta di moneta. "Si potrebbe anche sostenere che l'M3 e' in calo perche' la gente ha prelevato i soldi dai propri conti bancari per reinvestirli in azioni, investimenti immobiliari o altre attivita'".

[SM=g1749704] [SM=g1749704] [SM=g1749704]

Gli eventi presto ci diranno se questa contrazione e' benigna o maligna. Una cosa e' certa: e' sicuramente impressionante.

Copyright © The Telegraph. All rights reserved
(sylvestro)
00sabato 29 maggio 2010 10:16
ANALISI ECONOMICA GLOBALE

Postato il Mercoledì, 26 maggio @ 17:10:00 CDT di davide

DI ANDREA MENSA


In risposta a Marshall Auerback

L’analisi della situazione globale, non può non tenere conto di alcune considerazioni che interessano la distribuzione della ricchezza, e della fiscalità, all'interno dei singoli paesi. Mano a mano che si allontana il punto di osservazione dalle dinamiche che interessano i singoli individui, cambia la prospettiva, e, se non si tiene conto delle peculiarità nella distribuzione della ricchezza, si arriva a delle conclusioni, non solo errate, ma addirittura fuorvianti, con cariche eversive tutt'altro che simpatiche. Dimenticare poi, che i popoli, non sono un insieme di persone con eguali diritti, possibilità, ricchezza, e obiettivi, può essere non solo pericoloso, ma addirittura controproducente rispetto agli obiettivi posti. Pertanto inizio con una analisi della società, per approdare all'analisi globale della situazione legata all'attuale crisi.

Parto dalla prima considerazione importante, ovvero che la distribuzione della ricchezza e quindi del carico fiscale, nella maggior parte degli stati moderni, è semplicemente oscena e socialmente criminale.

È deleterio, dal punto di vista della convivenza civile, che vengano permesse delle forbici tra la disponibilità di risorse (reddito + capitale) tra i più ricchi e i più poveri di milioni di volte. È banale osservare che se la forbice della tassazione va da un minimo del 10% ad un massimo del 50%, i poveri diventeranno sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi. Togliere il 10% a chi ha un reddito di 1.000€/mese significa ridurlo alla fame, pertanto togliergli ogni possibilità di risparmio e quindi di accumulo di ricchezza. Mentre togliere il 50% a chi “guadagna” 100.000€/mese significa che la sua capacità di risparmio è almeno del 50% del restante. Se poi il primo, proprio per la sua estrazione povera, deve anche pagarsi un affitto, mentre il secondo, dopo pochi anni di risparmi può diventare proprietario dell’abitazione in cui abita, questa forbice è destinata ad allargarsi ulteriormente. Ed ho ipotizzato SOLO una forbice di 100 a 1. Notare inoltre che i servizi che lo stato fornisce, dalla sicurezza, alla giustizia ai trasporti, a quanto associato ai trasporti “di lusso” come aeroporti, porti e ancoraggi per barche da diporto, ecc… che sono normalmente in deficit, e quindi pesano sulla fiscalità generale, siano però utilizzati solo da persone relativamente benestanti. Sono quindi ovvie due considerazioni in merito.

La prima è che la fiscalità dovrebbe avere aliquote molto più alte per i redditi più alti, e non solo, ma dovrebbe anche interessare non solo i redditi, ma anche i capitali posseduti, con lo stesso criterio di forte progressività. La seconda che il controllo della massa monetaria, e quindi della relativa inflazione, andrebbe fatta anche sulla base di CHI si appropria di eventuali risorse immesse dallo stato. E qui mi avvalgo di una considerazione addirittura banale. Denaro che affluisca in chi ha redditi bassi, e quindi sta già facendo sacrifici per la sopravvivenza, aumenterà immediatamente i livelli di spesa e consumo. Denaro che affluisca in chi già abbia elevate possibilità NON aumenterà in alcun modo i consumi, ma tutt’al più i risparmi di tali persone.

Ora è necessaria un’altra considerazione/osservazione. Ovvero a cosa è dovuta la inflazione/svalutazione della moneta. Se consideriamo un sistema in equilibrio economico, ovvero un sistema in cui chi produce beni e servizi ottiene anche risorse tali che gli permette di acquistare tali beni e servizi, ovvero un sistema in cui il denaro destinato all’acquisto dei beni e servizi, considerato nella sua velocità di circolazione, è pari al valore di tali beni e servizi prodotti e consumati nell’unità di tempo, ebbene , tale sistema si manterrà indefinitamente, non generando alcuno squilibrio. Tanto si crea, come valore, tanto si consuma, e questo include pure risparmio e nuovi investimenti, e quindi nuove e aggiornate produzioni.

In tale sistema ideale, la percezione che ha ogni persona del valore del denaro, è legata alla quantità e qualità dei beni che può di volta in volta acquistare. Supponendo che in tale sistema alcune persone acquisiscano maggiori possibilità di spesa, e quindi si procurino una quantità maggiore di beni. Se la produzione resta costante si avrà immediatamente un aumento dei loro prezzi, dovuta alla sopravvenuta scarsità di tali beni. Stessa identica cosa accade se, per cause esterne a tale sistema, i costi e quindi i prezzi di tali beni e servizi, aumentano. Quindi è abbastanza intuibile che, se un aumento di prezzo avviene su beni di comune e diffuso consumo, la percezione del loro aumento sarà proporzionalmente diffusa, mentre se avviene solo su prodotti “di nicchia”, tale percezione sarà limitata ai pochi consumatori. Visto poi, che nel rapporto dialettico tra disponibilità economica degli acquirenti, e prezzi dei beni e servizi, un aumento dei prezzi spingerà a richiedere e ottenere maggiori disponibilità economiche, ecco che si innescherà quella che è definita come spirale inflazionistica, ovvero una serie di fenomeni che si causano a catena in modo circolare. Fenomeno diametralmente opposto accade se diminuiscono le possibilità di spesa degli acquirenti, creando un “ invenduto” che porterà a sconti o diminuzione di prezzi, ma anche di produzioni, con espulsione di forza lavoro che è l’unica componente che può causare un immediato risparmio nella formazione dei prezzi, ma che a sua volta riduce ulteriormente le disponibilità globali per l’acquisto dei beni, in una spirale, questa volta, deflazionistica.
Stesso fenomeno si verifica se gli acquirenti vengono indotti ad un maggiore risparmio, quindi ad una riduzione della parte di reddito destinato ai consumi, cosa che accade normalmente quando venga percepita una “crisi” economica.
La cosa importante, in queste fasi di “squilibrio” è osservare quali categorie di beni e servizi, e quali categorie di persone, sono interessati a tali variazioni. Rispetto ad un computo della inflazione fatto su un campione generale dei beni, considerando il prodotto del prezzo unitario per i quantitativi commercializzati, così che un prodotto di basso prezzo ma elevatissimo consumo, può, nel computo ponderato contare molto più di un prodotto molto costoso ma commercializzato solo su pochi esemplari, quella che è definita l’inflazione percepita, è quella relativa ai beni di più largo e comune consumo, proprio perché essendo percepita dalla stragrande maggioranza delle persone, assume un carattere preponderante rispetto a quella di prodotti più “di nicchia”. Tutto ciò per dire un’altra banalità. La “percezione” sui prezzi, e quindi l’innesco di spirali, è predominante quella sui prodotti di largo e comune consumo, e, quindi proprio perché “largo” interessa essenzialmente le classi più povere, che sono la stragrande maggioranza. E quindi se eventuali variazioni di disponibilità interesseranno le classi più povere, oppure se variazioni dei prezzi interesseranno i beni di largo e comune consumo, si innescheranno immediatamente le spirali conseguenti, mentre se le variazioni interesseranno beni “di nicchia” oppure la classi più ricche, che ne sono i naturali consumatori, difficilmente si innescheranno tali spirali. Di qui la conclusione che, se un governo vuole aumentare l’inflazione, ad esempio per combattere un movimento deflattivo, non sarà sufficiente che generi liquidità, se questa viene intercettata dalle classi abbienti o peggio ancora non esce nemmeno dalle banche, ma sarà necessario che faccia giungere tale liquidità alle classi più povere. Così come un diffuso pessimismo, che induca al risparmio a scapito della spesa, avrà ripercussioni deflazionistiche, tanto quanto un aumento della disoccupazione che riduce proprio i consumi legati addirittura alla sopravvivenza come il cibo. Per verificare quanto sopra, non occorrono né formule matematiche né conoscenze approfondite della materia, ma basta un minimo di spirito di osservazione e di buon senso.
Ed ora passiamo al discorso del debito. Uno stato, come ogni entità economica, ha delle entrate e delle uscite (spese).

Per gestire questo enorme flusso di denaro si compila un bilancio, in modo da avere sotto controllo la situazione economica complessiva. Vi sono due bilanci: uno di competenza e uno di cassa. Questo perché ben difficilmente come si decide una spesa o si stabilisce il diritto ad una entrata, questi si saldano immediatamente. Pagamenti a 30, 60 giorni, o rateizzazioni delle tasse, portano ad avere il movimento di denaro in tempi diversi da quando scaturisce il diritto a tale movimento. Per cui il bilancio di competenza elenca entrate e uscite nel momento che si genera tale diritto, il bilancio di cassa invece riporta i movimenti quando essi fisicamente avvengono.
Il bilancio si chiama così perché deve far equivalere (bilanciare) entrate e uscite. Se le entrate, come molte volte avviene nei bilanci statali, sono inferiori alle uscite, significa che ad un certo punto le risorse dello stato finiranno prima di aver assolto tutti i suoi compiti. Quanto avviene è quindi che lo stato ha bisogno di ulteriori risorse, ma sulla base delle leggi e della sua capacità di riscuotere quanto gli è dovuto, non è in grado di riscuoterne altre. Allora chiede dei prestiti. In cambio di tali prestiti, emette dei certificati che indicano sia la durata del prestito, che l’interesse o premio, che verrà corrisposto per tale prestito. Quanto accade normalmente è che allo scadere dei prestiti, lo stato non solo ha accumulato risorse per pagare il capitale, ma nemmeno l’interesse, e sovente, ha un ulteriore deficit da finanziare. Quindi chiede prestiti per ottemperare a tutte queste necessità, che ovviamente sarà maggiore di quello scaduto. L’accumulo di tali debiti è il debito pubblico. Se è comprensibile che in una “democrazia” i governanti che vengono eletti dal popolo siano incentivati a spendere molto e chiedere poco, è abbastanza naturale.

Ogni cittadino vorrà avere il massimo dei servizi ma pagare il minimo di tasse. Il problema è che se il popolo non fa caso ai bilanci che generano tali governanti, rischia di avere, a fronte di qualche beneficio oggi, un grosso debito da pagare domani. Un popolo intelligente farebbe molta attenzione a tutto ciò, bocciando inesorabilmente quei politici che, pur concedendo qualcosa, caricano il popolo presente e futuro di debiti. Ma c’è molto di più e molto di peggio. Come ho cercato di descrivere all’inizio, il popolo non è una massa uniforme e compatta. Fanno parte del popolo sia i poveri che i ricchi. L’inganno maggiore avviene quando, a fronte di piccoli vantaggi per i poveri, si danno grossi vantaggi ai ricchi indebitando lo stato. Subito sembra di essere arrivati nell’eden, di aver trovato la cornucopia del benessere, per poi accorgersi, quando i debiti salgano oltre un certo limite che non era tutt’oro quel che luccicava. E quando il debito pubblico raggiunge livelli difficili da rifinanziare (ovvero trovare più prestiti di quelli che scadono), ecco che la si mette sul tragico ed iniziano gli appelli retorici a favore del salvataggio della patria. E si chiedono sacrifici A TUTTI, ben sapendo che i vantaggi grossi sono stati storicamente goduti da pochi. Questo fatto genera la richiesta, stupida quanto inconcludente, di far emettere denaro allo stato. Ora, dato che nessuno darebbe il proprio libretto degli assegni in mano a qualcuno che si è coperto e continua a coprirsi di debiti, vi sono alcune ottime ragioni affinché ciò non avvenga. Quando lo stato è un forte debitore, il suo massimo interesse è che si entri in clima di inflazione. Io ottengo oggi del denaro che ha un certo valore e lo rendo un domani quando lo stesso denaro varrà di meno. In termini di valore ci guadagno la differenza. L’interesse del creditore è esattamente l’opposto. Quindi in termini di controllo dell’inflazione, di conservazione del potere d’acquisto, cosa estremamente conveniente per coloro che hanno redditi fissi e comunque difficoltà ad adattare il reddito all’inflazione, conviene che a controllare la massa monetaria sia il creditore ovvero il massimo creditore che è il sistema bancario e non lo stato che, essendo un grosso debitore, avrebbe invece tutto l’interesse a generare inflazione. Inoltre, se fosse lo stato a emettere denaro, si risolverebbe il tutto in una semplice partita di giro, ovvero da una parte spenderebbe denaro “creato”, ma dall’altra aumenterebbe il debito pubblico. Cosa ben diversa se il bilancio dello stato fosse in ATTIVO e non avesse debito pubblico. In tale condizione, il surplus potrebbe esser monetizzato, emettendo denaro rappresentante tale attivo. Ecco allora che sarebbe denaro emesso dallo stato, e non più dato a prestito, in quanto chi lo otterrebbe lo avrebbe già in pagamento di un bene o un servizio, e quindi sarebbe già posseduto all’origine. E per capire ciò occorre capire la distinzione tra denaro con valore intrinseco posseduto e denaro “fiat” ovvero creato dal nulla e imprestato. Il denaro con valore intrinseco, è sempre e solo posseduto. Chi lo detiene ne è sempre il proprietario, a meno che lui, proprietario, decida di concederlo in prestito. Uno scambio, bene contro denaro, è in effetti un baratto, in quanto anche il denaro è un bene, non solo per cosa rappresenta ma per quanto gli viene riconosciuto. Dopo che lo scambio è avvenuto il bene è andato ad uno e il denaro all’altro, nulla è in sospeso. Il tutto si conclude li. Il denaro “fiat” invece innanzitutto è generato a debito, e poi il suo valore è dato unicamente dal fatto che potrà esser scambiato (e quindi accettato in pagamento da qualcun altro) nuovamente contro un bene di tale valore. Dire che è generato a debito, non significa che è un debito. Se voglio costruirmi una casa, e non ho il denaro necessario, chiedo un prestito alla banca. Nel momento in cui la banca crea tale denaro e me lo dà, io ho il denaro e un debito, la banca un credito. Io pago il muratore, l’elettricista, l’idraulico , ecc… che mi fanno la casa. A quel punto io ho la casa, non ho più il denaro, ma ho un debito. Il muratore, l’elettricista , l’idraulico, invece avranno del denaro. Di loro proprietà perché avuto in cambio di una prestazione.
Quindi ora cosa deve accadere ?

Deve accadere che io crei della ricchezza, dei beni, dei servizi, li venda a chi ha denaro, e raccolga il denaro per rimborsare il debito. Darò tale denaro alla banca, cancellerò così il mio debito, la banca distruggerà quel denaro. Innanzitutto dovrebbe risultare chiaro, in questo movimento, che il valore intrinseco del denaro non ha alcuna importanza. Che fossero pezzi di cara colorati, conchiglie, pezzi di legno, visto che comunque devono tornare a chi li ha emessi, non cambia assolutamente nulla. La loro funzione è stata quella di rappresentare un certo valore, con tale valore sono uscite, hanno circolato e permesso degli scambi, sono stati raccolti e quindi resi, sempre rappresentando lo stesso valore. Una volta resi ritornano gli insignificanti pezzi di carta, conchiglie o pezzi di legno in quanto ormai privati del loro valore rappresentato. Capire tutto ciò eviterebbe di dover tornare ogni momento a contestare le solite bufale su signoraggio e affini. Ed ora parliamo di quali sono i parametri da analizzare per capire le probabilità di default sovrani. Innanzitutto i debiti degli stati sono come tutti i debiti, ovvero maggiore è la sicurezza che il creditore rimborsi alla scadenza il debito, minore è l’interesse richiesto. A tale proposito occorre subito ricordare chi è che stabilisce l’affidabilità del creditore.
A livello internazionale sono le società di rating, come ho scritto all’inizio due USA e una inglese. Tali valutazioni dalla tripla A alla tripla B includono molti livelli di affidabilità. L’unico grosso problema essendo Londra un po’ la filiale finanziaria degli USA in Europa, è che praticamente tutte e tre tali società facciano parte dello stesso “blocco” pertanto ci sia da aspettarsi pochissima affidabilità proprio sui rating relativi a entità appartenenti a tale blocco. Se il debito sovrano della Gran Bretagna ha la tripla A e quello Greco la tripla B, non è tanto per i parametri oggettivi dei debiti, disavanzi, condizioni , ecc… ovvero dei parametri economici relativi alle due nazioni, quanto al fatto che la Grecia appartenga all’Europa, anzi, all’area dell’Euro mentre la gran Bretagna al blocco anglosassone cui appartengono le società di rating.
Al proposito, ricordo le famose “salsicce avvelenate”, quei derivati con sottostanti mutui subprime, con etichetta tripla A, per il solo fatto che erano generate negli USA, e vorrei anche ricordare lo sconquasso finanziario che ciò ha causato all’intero mondo finanziario. Dato che a tutt’oggi nessuno ha pagato per tali errori di valutazione, nessuna regola è cambiata, l’unica deduzione logica è che i debiti del mondo anglosassone vengano valutati con occhio e metro diverso dagli altri, e la cosa non abbia ancora trovato una correzione. Stabilito quindi che i debiti non sono già di per sé trattati allo stesso modo, vediamo quali sono gli altri parametri.
Chi detiene i certificati del debito. Faccio una metafora familiare. Mettiamo per ipotesi che un capofamiglia sia uno spendaccione, ma a finanziarlo siano i suoi stessi familiari, la ricattabilità di quella famiglia, da parte di entità esterne sarà nulla, in quanto nessuno, all’esterno della famiglia, potrà mai chieder nulla a nessuno dei suoi membri. Il problema è quindi circoscritto all’area familiare. Fuor di metafora è il caso Giapponese. Debito pubblico del 200% del pil, ma titoli in mano ai giapponesi stessi, che essendo grandi risparmiatori e lavoratori, non solo finanziano il debito del loro stato, ma anche quello dei loro principali partner commerciali. Essi producono, vendono negli USA i quali pagano con titoli del debito pubblico, che i giapponesi acquistano con i loro risparmi. Producono quindi molto, spendono pochissimo e con i loro risparmi finanziano gli acquirenti dei loro prodotti.
Questa è una situazione deflattiva, come ho illustrato sopra, pertanto pur avendo debito pubblico elevato non sono ricattabili dall’estero.

La crisi Greca, è da vedere come una crisi generata nel mondo anglosassone, ma sfruttata dalla Germania per consolidare il suo ruolo in Europa, visto che stava perdendo pure lei la caratteristica di “brava” rispetto ai parametri di Maastricht. Infatti ha sforato pure lei il 3% di deficit e il 60% di debito. Che occorresse una forte svolta nel compilare i bilanci delle nazioni aderenti all’Euro, stava diventando una necessità, anche se nessun governante voleva affrontare il tema del risanamento dopo le spese folli fatte per salvare un sistema finanziario agli sgoccioli. Pertanto, dato che i certificati del debito Greco sono in larga parte detenuti da banche tedesche, olandesi, francesi, quindi tutte interne all’area Euro, ci si trovava nelle stesse condizioni del Giappone, per cosa riguarda il finanziamento del debito, ma non nelle stesse per cosa riguarda le abitudini dei popoli. Se il popolo Giapponese è tendenzialmente un gran risparmiatore, e la difficoltà sta nel fargli spendere un po’ delle risorse guadagnate, per il popolo greco e molti dei PIIGS, il discorso è esattamente l’opposto. Ecco allora che, proprio per non mettere l’Euro in condizioni di ricattabilità da parte del mondo esterno, era necessario uno shock tale da costringere tutti ad una inversione di tendenza. Ed è quanto è stato ottenuto. Se non in questa chiave di lettura, il comportamento della Merkel non avrebbe alcun significato nell’esacerbare prima i pericoli di default sovrano, quando una simile situazione avrebbe coinvolto per prime proprio le banche tedesche, e poi spostare il pericolo sul default dell’intero Euro, per costringere i paesi partecipanti a forti e antisociali manovre correttive.

Ora ovviamente sta ai singoli stati, alle singole fiscalità intervenire in modo opportuno, sotto la minaccia di agitazioni sociali veramente pesanti. Ricordiamoci che il “popolo” non è un insieme uniforme, ma vi sono molti molto ricchi e tantissimi poveri. Sarà compito delle forze sociali, portare il carico del risanamento invece che sui soliti noti, su coloro che possono e dovrebbero finalmente contribuire secondo le loro possibilità. Parlare di sovranità monetaria in questo frangente è decisamente come soffiare sul fuoco della rivolta sociale verso il falso obiettivo. L’utilità di tale “sovranità”, con una moneta nazionale, consiste in un unico vantaggio: poter fare del “quantitative easing” (alleggerimento quantitativo). In cosa consista è già stato spiegato più volte, ma una volta di più non guasta. Per far ciò occorre premettere il meccanismo di assegnazione dei titoli del debito pubblico. Essa avviene normalmente col metodo dell’asta al ribasso. Non mi dilungo sui particolari, ma di esso è importante una cosa: più è alta la richiesta di tali titoli, più si riduce l’interesse che lo stato pagherà su tale prestito. Quindi il “quantitative easing” non è altro che una procedura per cui la banca centrale crea denaro per acquistare tali titoli. Dato che ai fini della stabilità monetaria, essa non può creare per comperare (almeno in modo definitivo), in tali occasioni lo fa “provvisoriamente” partecipando alle aste in cui per varie ragioni (ampiezza dell’offerta, saturazione del mercato, dubbi sull’affidabilità del debitore, ecc….) si abbia il dubbio che la richiesta sia scarsa rispetto all’offerta. Se alla banca centrale verranno assegnati dei titoli, col meccanismo indicato, essa li acquisterà con l’impegno di rimetterli sul mercato il più presto possibile, compatibilmente con la possibilità del mercato di assorbirli senza farne collassare il valore. È chiaramente una misura che dovrebbe essere limitata e occasionale, perché aumenta sproporzionatamente la massa monetaria.
Finanza anglosassone.

Il primo punto riguarda il dollaro. Se esso non rappresentasse la moneta di scambio internazionale per eccellenza, gli USA sarebbero già andati in default da un pezzo. Il fatto che gli scambi internazionali avvengano ancora oggi a più del 60% in dollari, comporta che ogni nazione che voglia comprare qualcosa sul mercato internazionale ha bisogno di dollari. Ed i dollari gli USA non li regalano, non li imprestano, ma li danno in cambio di beni e servizi. Importano beni ed esportano pezzi di carta. E con lo sviluppo dei paesi più poveri, con l’aumento dei loro commerci, essi hanno bisogno di maggiori quantità di dollari di riserva. Basti pensare due particolari: il petrolio si paga in dollari. L’Irak che minacciò di vendere il suo petrolio in Euro (ed è la seconda riserva mondiale di petrolio) è stato invaso, il regime abbattuto, e il suo petrolio è ora sotto il controllo degli USA, tutto con le false motivazioni delle armi di distruzione di massa, mai esistite, e l’appartenenza a regimi collaterali ad Al Qaeda, quando invece per ragioni sia politiche che religiose ne erano agli antipodi. Quindi lo sviluppo di economie emergenti rappresentano per gli USA, una occasione estremamente favorevole di distribuire al mondo ancora un po’ di dollari. L’altra considerazione, valida sia per il dollaro che per la sterlina, oltre al fatto già menzionato di avere nei loro “domini” le società di rating, è di avere un modo un po’ particolare di compilare i loro bilanci. Ovvero non tenendo conto di quanto andrebbe conteggiato in un bilancio “consolidato” ovvero contenendo anche i rapporti di quelle entità di cui direttamente o anche parzialmente sono responsabili.
Se la California, che da sola rappresenta una entità economica paragonabile all’Italia, è praticamente alla bancarotta, e paga i propri dipendenti residui, dopo averne licenziati buona parte, con delle cambiali ( gli I owe you), ed i titoli del suo debito sono in mani straniere che si rifiutano di rifinanziarla, tale debito dovrebbe rientrare nel debito complessivo. Se tale operazione si facesse, il debito globale supererebbe di gran lunga il 200% e se si sommasse anche i debiti privati si arriverebbe alla cifra astronomica del 370%.

A differenza dell’Italia, il cui debito pubblico è in mano per il 47% a italiani, che possiedono anche un altro 30% di debito di paesi stranieri (che globalmente compensano quello nazionale, lasciando un circa 20% di tale debito in mani straniere), il risparmio USA rappresenta appena un 8% del pil, che significa che tutto il resto è in mani straniere. Per la sterlina, oltre al gran debito, al deficit colossale, bisogna tener presente che è supportato da una moneta che rappresenta una economia inferiore alla sola Germania, con una provabilissima elevata instabilità politica data dall’innaturale alleanza di governo, e quindi da una elevatissima probabilità di diventare l’obiettivo prossimo venturo della speculazione. Con ciò termino, per ora, l’esposizione di tutte le ragioni per cui ritengo l’articolo di Marshall Auerback almeno incompleto, se non addirittura fuorviante.

Andrea Mensa (Libero pensatore ed analista)
27.05.2010
dgambera
00sabato 29 maggio 2010 23:07
Re:
(sylvestro), 29/05/2010 9.25:

La massa monetaria Usa sta crollando come accadde durante la Grande Depressione. E Obama....


La massa monetaria M3 degli Stati Uniti e' scesa ad un ritmo cosi' sostenuto che ha toccato i livelli visti l'ultima volta durante i cali dal 1929 al 1933. Questo nonostante i tassi di interesse vicini allo zero e il maggiore blitz fiscale della storia americana. Ma siccome l'economia non riparte, l'amministrazione Obama sta valutando se varare un nuovo piano di stimoli. Il problema e' che...
di Ambrose Evans-Pritchard




Alla faccia dell'iperinflazione [SM=g1750163]

A parte le battute, mi convinco sempre più che l'iperinflazione c'è stata nell'ultimo decennio ed adesso la stiamo riassorbendo a furia di spinte deflazionistiche.

Lo sbaglio è stato di taroccare e far galoppare liberamente l'inflazione reale. Adesso lo sbaglio è quello di non far deflazionare in maniera controllata: prima o poi ci si stanca di tener fermo il muro e la diga si rompe [SM=g9058]


(sylvestro), 29/05/2010 9.25:



Tuttavia, Ashworth ha messo in guardia contro un'interpretazione meccanica delle cifre dell'offerta di moneta. "Si potrebbe anche sostenere che l'M3 e' in calo perche' la gente ha prelevato i soldi dai propri conti bancari per reinvestirli in azioni, investimenti immobiliari o altre attivita'".

[SM=g1749704] [SM=g1749704] [SM=g1749704]

Gli eventi presto ci diranno se questa contrazione e' benigna o maligna. Una cosa e' certa: e' sicuramente impressionante.

Copyright © The Telegraph. All rights reserved




Non so quanti degli asset elencati confluiscono in M3, a meno che tu non abbia dubbi sul fatto che sia avvenuto ciò che dice Ashworth.

(sylvestro)
00domenica 30 maggio 2010 09:19
Re: Re:
dgambera, 29/05/2010 23.07:




Non so quanti degli asset elencati confluiscono in M3, a meno che tu non abbia dubbi sul fatto che sia avvenuto ciò che dice Ashworth.





[SM=g1749711] E' la prima volta che leggo che gli americani potrebbero aver deciso di ritirare i soldi dalla banca e che questo potrebbe influenzare la massa monetaria.

Quindi mi chiedevo, e' vero'? se e' vero perche' non lo si sente dire in giro (o sono io poco informato)? e' da mettere in relazione con la lenta nuova tendenza a risparmiare in opposizione alla vecchia abitudine di fare debiti? sta influenzando il continuo fallimento delle piccole banche? e' in atto un strappo tra i cittadini traditi ed il sistema finanziario? (allora il "nemico" del ritorno alla normalita' non e' solo la' fuori, ...)
(sylvestro)
00lunedì 31 maggio 2010 19:22
Bce, riassorbe 35 mld di bond

31-05-2010 16:00

Per sostenere il mercato del debito senza creare liquidità, l’istituto centrale riassorbe 35 miliardi utilizzati per acquistare titoli di Stato.

La Bce ha annunciato l’avvio di un’operazione per riassorbire 35 miliardi di euro utilizzati per acquistare titoli di Stato dei paesi dell'Eurozona, scadenza 7 giorni, tasso fisso 1%.

La banca centrale ha deciso di sostenere così il mercato del debito pubblico dell'Eurozona senza però creare nuova liquidità.

Il denaro immesso nel sistema a fronte degli acquisti di bond viene in questo modo successivamente sterilizzato con operazioni di pronti contro termine.
(sylvestro)
00mercoledì 9 giugno 2010 13:13
ISTAT, CERCO CASA… SEMPRE MENO. NEL 2009 MERCATO IMMOBILIARE A -10%

9 giugno 2010

ROMA – La crisi del mercato immobiliare italiano è sempre più pesante. Lo scoppio della bolla immobiliare negli USA, in Spagna ed in Gran Bretagna sta facendo sentire il suo peso anche sui gruppi italiani. Il gruppo Gabetti ha evidenziato la difficile situazione del mercato immobiliare italiano con la riduzione notevole del numero di transazioni intermediate e il notevole allungamento dei tempi di vendita. A questi problemi si aggiunge la stretta del credito concesso alle famiglie e alle imprese a causa della carente liquidità del sistema finanziario.

Alcuni economisti ritengono anche probabile uno scenario deflattivo che riguarderà l’Europa. Nel caso in cui queste ipotesi si dovessero verificare i prezzi immobiliari non saliranno per molto tempo. Vediamo quali sono i principali segnali dell’inizio di un possibile scenario deflattivo:

1.Discesa dei prezzi (settore immobiliare, settore automobilistico, settore energia …)

2.Aumento delle insolvenze sui mutui e dei pignoramenti immobiliari.

3.Aumento della disoccupazione

Alcuni di questi segnali sono già presenti in Italia.

...
laplace77
00mercoledì 9 giugno 2010 21:53
Re: Re:
dgambera, 29/05/2010 23.07:




Tuttavia, Ashworth ha messo in guardia contro un'interpretazione meccanica delle cifre dell'offerta di moneta. "Si potrebbe anche sostenere che l'M3 e' in calo perche' la gente ha prelevato i soldi dai propri conti bancari per reinvestirli in azioni, investimenti immobiliari o altre attivita'".



Non so quanti degli asset elencati confluiscono in M3, a meno che tu non abbia dubbi sul fatto che sia avvenuto ciò che dice Ashworth.





l'M3 e' calato per il deleveraging = rientro/default dei debiti...

se prelevo i soldi dalla banca e ci compro qualcosa, non ho mica distrutto moneta, creata tramite la contestuale creazione di debito...

ho solo spostato la moneta dal mio conto a quello da cui ho comprato...

e' quando i debiti vengono pagati o peggio quando i debiti saltano che si riduce la massa monetaria...

[SM=g1749711]

laplace77
00mercoledì 9 giugno 2010 21:55
Re:
(sylvestro), 29/05/2010 10.16:

ANALISI ECONOMICA GLOBALE
...

Andrea Mensa (Libero pensatore ed analista)
27.05.2010




STANDING OVATION

[SM=g1750152] [SM=g1750152] [SM=g1750152]

[SM=g1749718] [SM=g1749718] [SM=g1749718]

[SM=g1750163] [SM=g1750163] [SM=g1750163]


e per fortuna che c'e' ancora chi "liberamente pensa",
alla faccia del mainstream e dell'informazione di regime

[SM=g9202]


laplace77
00venerdì 11 giugno 2010 00:03
tra grecia e giappone
si ringrazia mazzalai, sia per le sue argomentazioni, come questa:

Senza urtare la sensibilità degli amanti dell'inflazione, di coloro che la scorgono dietro ogni angolo, di chi non sa distinguere tra "asset inflation e non comprende quella storica e cronica che ci accompagna da una vita, figlia di cartelli e monopoli, di cui l'Italia conosce bene l'esistenza, sono sempre di più oggi quelli che comprendono le dinamiche della "DEBT DEFLATION", sempre di più quelli che condividono le nostre visioni di un lungo periodo di "deleveraging" dell'economia mondiale, un lungo cammino di rientro dagli eccessi, dal debito, sia esso privato che sovrano.

Se poi diamo un'occhiata alle dinamiche delle richieste di nuovi mutui per acquisto della casa o altro, ai rifinanzimenti ai minimi da 13 anni, vai tua a spiegare che anche questo significa deflazione se in testa non hai altro che la parola inflazione, perchè te l'hanno inculcata attraverso la paura.


che per gli articoli meno "pubblicizzati" che il sole24ore ogni tanto riesce a tirare fuori:

Nel comunicato diffuso al termine della riunione dei ministri dell'Economia e dei governatori delle Banche centrali del G20, la scorsa settimana, si dichiarava che «quei paesi che hanno gravi problemi di bilancio devono accelerare il ritmo del risanamento». Eppure l'economia mondiale deve affrontare non uno, ma due rischi: il primo è che gran parte del mondo sviluppato possa finire come la Grecia; il secondo è che possa finire come il Giappone.
Come ha sottolineato in un recente discorso Adam Posen, membro esterno del comitato per la politica monetaria della Banca d'Inghilterra, la contrazione della spesa pubblica, abbinata ai persistenti problemi del settore bancario e a una politica monetaria non sufficientemente espansiva, nel 1997 diede origine allo shock negativo che portò e radicò in Giappone la deflazione. Secondo molti storici economici, gli Usa nel 1937 fecero un errore analogo.


[SM=g1750163]


PS: ovviamente anche per questo...

labottegadelfuturo
00domenica 20 giugno 2010 11:35
Barbapapà Scalfari dice
deflazione




C'è un filo diretto che lega queste riflessioni suscitate da quanto sta accadendo a Pomigliano con la politica deflazionistica imboccata dall'Eurozona sotto la guida della Germania. Questa politica, sulla quale ci siamo intrattenuti varie volte, arriverà domani all'esame del G8 e del G20 appositamente convocati. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha lanciato un messaggio ai capi di Stato dell'Eurozona affinché affianchino alla manovra di stabilizzazione dei rispettivi debiti una politica che sostenga i redditi e la crescita. Un secondo l'ha lanciato alla Cina affinché proceda ad una rivalutazione della propria moneta rispetto al dollaro per accrescere le importazioni e per tale via sostenga la domanda globale.

La Cina ha già risposto positivamente; l'Europa e la Germania finora sembrano voler persistere nella politica di deflazione. Questa posizione è semplicemente insensata.

_gmp_
00giovedì 24 giugno 2010 01:42
Re: Barbapapà Scalfari dice
labottegadelfuturo, 20/06/2010 11.35:

Questa posizione è semplicemente insensata.



che ridere, sa benissimo che non c'è scampo e che fa? si dissocia, che fa chic...
laplace77
00lunedì 12 luglio 2010 18:10
safer cash will keep laying in banks...

cosi' credo...

fonte: repubblica


FINANZA

Ue, pronto il piano banche
Garanzie fino a 100.000 euro


Attualmente la tutela arriva a 20.000, ma in Italia sono garantiti i depositi fino a 103.000 euro. Per la Commissione Europea inoltre i tempi di rimborso, al momento molto diluiti, dovrebbero essere fissati in sette giorni

BRUXELLES - Un piano a tutela del risparmiatore, che non deve perdere nemmeno un euro, o subire perdite minime dal crac di una banca: è questo il principio di base che ispira la normativa presentata dal commissario Ue al Mercato interno Michel Barnier, che rafforza le garanzie per i titolari di depositi bancari e riduce il rischio perdite per chi si affida a una società di investimenti. Il pacchetto di misure alza anche il livello di protezione dei consumatori di fronte al caso di insolvenza di una compagnia di assicurazioni. Tra le misure introdotte, l'innalzamento a 100.000 euro del livello minimo di garanzie, una maggiore rapidità per i rimborsi (sette giorni), meno formalità amministrative e migliori informazioni. In Italia la garanzia prevista dalla legge è comunque già superiore, arriva infatti a 103.291,38 euro, i "vecchi" 200 milioni di lire.

La garanzia europea è tuttavia al momento di gran lunga inferiore: quando scoppiò la crisi finanziaria nel 2008 vennero decise a livello europeo una serie di misure per aumentare il minimo di copertura dei depositi bancari da 20mila euro a 50mila euro entro il giugno 2010 e di uniformare la copertura massima a 100mila euro entro la fine del 2010.

Con la proposta di oggi, nel quadro della revisione della direttiva sugli schemi delle garanzie sui depositi, la Commissione Europea propone ai governi di confermare il tetto massimo a 100mila euro. Sulla base di questo tetto il 95% dei conti bancari sarebbero pienamente coperti, indica la Commissione Europea, pari al 7% in più rispetto al periodo precedente la crisi finanziaria. La copertura esclude tutti i depositi delle istituzioni finanziarie dell'autorità pubblica, i prodotti di investimento strutturati e certificati di debito. Per quanto i tempi del rimborso, che la Commissione europea ritiene debbano essere fissati al massimo sette giorni, attualmente in molti casi devono trascorrere settimane se non mesi prima che i clienti delle banche possano vedere riconosciuto il loro diritto.

Per quanto riguarda il finanziamento degli schemi di garanzia dei depositi le proposte comunitarie assicureranno che questi siano finanziati extante al 75%. Se sarà necessario le banche dovranno pagare i contributi addizionali pari a un ulteriore 25% dei fondi. E se questo risultasse insufficiente gli schemi di garanzia potranno prendere a prestito da altri schemi di garanzia fino a un certo limite (il 25% del totale) o utilizzare fonti di finanziamento addizionali come prestiti sui mercati finanziari ad esempio emettendo bond.

I contributi delle banche saranno calcolati, indica una nota della Commissione, in un modo equo dal momento che saranno "aggiustati ai rischi posti dalle singoli banche individuali". In particolare le banche che hanno un modello di business più rischioso di altre "pagheranno contributi più alti agli schemi di garanzia dei depositi fino a tre volte in più". La Commissione europea ha inoltre adottato un libro bianco in cui propone una serie di opzioni per assicurare una protezione equa e comprensiva a livello europeo sulla base del principio che i cittadini non dovranno pagare i conti nel caso in cui la società di assicurazione dovesse fallire. La consultazione durerà fino al 30 novembre 2010.

(12 luglio 2010)


[SM=g1750163]

FraMI
00martedì 13 luglio 2010 21:43
Re: tra grecia e giappone
laplace77, 11/06/2010 0.03:

si ringrazia mazzalai, sia per le sue argomentazioni, come questa:

Senza urtare la sensibilità degli amanti dell'inflazione, di coloro che la scorgono dietro ogni angolo, di chi non sa distinguere tra "asset inflation e non comprende quella storica e cronica che ci accompagna da una vita, figlia di cartelli e monopoli, di cui l'Italia conosce bene l'esistenza, sono sempre di più oggi quelli che comprendono le dinamiche della "DEBT DEFLATION", sempre di più quelli che condividono le nostre visioni di un lungo periodo di "deleveraging" dell'economia mondiale, un lungo cammino di rientro dagli eccessi, dal debito, sia esso privato che sovrano.

Se poi diamo un'occhiata alle dinamiche delle richieste di nuovi mutui per acquisto della casa o altro, ai rifinanzimenti ai minimi da 13 anni, vai tua a spiegare che anche questo significa deflazione se in testa non hai altro che la parola inflazione, perchè te l'hanno inculcata attraverso la paura.


che per gli articoli meno "pubblicizzati" che il sole24ore ogni tanto riesce a tirare fuori:

Nel comunicato diffuso al termine della riunione dei ministri dell'Economia e dei governatori delle Banche centrali del G20, la scorsa settimana, si dichiarava che «quei paesi che hanno gravi problemi di bilancio devono accelerare il ritmo del risanamento». Eppure l'economia mondiale deve affrontare non uno, ma due rischi: il primo è che gran parte del mondo sviluppato possa finire come la Grecia; il secondo è che possa finire come il Giappone.
Come ha sottolineato in un recente discorso Adam Posen, membro esterno del comitato per la politica monetaria della Banca d'Inghilterra, la contrazione della spesa pubblica, abbinata ai persistenti problemi del settore bancario e a una politica monetaria non sufficientemente espansiva, nel 1997 diede origine allo shock negativo che portò e radicò in Giappone la deflazione. Secondo molti storici economici, gli Usa nel 1937 fecero un errore analogo.


[SM=g1750163]


PS: ovviamente anche per questo...




Ma tra Grecia e Giappone, il Portogallo dove sta?

No, davvero, oggi non ne ho sentito parlare...su nessun giornale! Nemmeno a SKY TG 24 ECONOMIA!!!!! eppure:

www.finanza.com/dettaglionotiziatop.asp?ActionNum=29389...

Scure di Moody’s sul Portogallo, rating tagliato di due livelli ad A1

E da domani vediamo gli altri che dicono... [SM=j7568] Basta che non ce lo dicano... [SM=g7626]

laplace77
00mercoledì 14 luglio 2010 20:24
si torna a scendere...

il solito, ottimo icebergfinanza parla di fine della ripresina da ricostruzione delle scorte, di occupazione e consumi che languono, di deflazione di prezzi e debiti...

e linka uno studio americano che titola The Rising Threat of Deflation...

[SM=g1750163]


...che se cina e india rallentano, vedi come cala il petrolio e tutti i beni da esso dipendenti...

...magari vediamo la deflazione pure qui, nel paese dei (prezzi e non solo) tarocchi...

[SM=g7574]

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