Diario della crisi economica

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marco---
00mercoledì 31 ottobre 2012 22:17
Re: Re: Re: Re: Re: Re:
laplace77, 10/31/2012 9:57 PM:

...tu sei pulentun, mi pare, che ne pensi di sicilia e calabria?



per chiudere: sono daccordo con te, che lo status quo non va, ma non mi puoi venire a chiedere la sovranita' monetaria europea (che implica che chi sta meglio - per merito suo, non per regalo divino - aiuti chi sta peggio - principalmente per colpa sua, non per punizione divina) e libero arbitrio sui conti (ti aiuto se hai bisogno, tipo povero barbone, se ci giobbi no, tipo zingaro)

ti pare cosi' assurdo?

Capisco quello che mi vuoi dire, tutto sommato gli Stati Uniti funzionano più o meno così, se uno Stato è in difficoltà lo si aiuta, poi va da sé che dopo l'aiuto le cose bene o male vadano comunque sistemate. Hai centrato il punto, l'Euro, come sistema, ha retto fino all'arrivo della prima "tempesta", constatato (è palese) che così non può andare loro hanno preferito lasciare invariate le regole e inventarsi l'ESM. Sarebbe come tentare di adeguare la realtà acciabattandola a una teoria sbagliata, così come le teorie dovrebbero spiegare, aiutare a comprendere ciò che esiste, alla stessa maniera le regole dovrebbero essere di utilità al sistema, non penso sia intelligente modificare il sistema, ad ogni costo, pur di "dimostrare" che le regole erano buone. Vabbe', ho fatto un po' di casino.

Relativamente alla Germania trovo sì che non sarebbe giusto che pagasse per gli altri, questo concetto però lo si può vedere disgiunto dal finanziamento che BCE potrebbe fare nei confronti degli Stati, nulla cambierebbe per la Germania, almeno così mi pare.

Aggiungo che se si vuole fare una vera unione europea, in ogni caso in futuro occorrerebbe ragionare in maniera più aperta, come dicevo, forse, basarsi un po' di più sugli Stati Uniti.
grella
00mercoledì 31 ottobre 2012 22:43
Re: Re: Re: Re: Re: Re:
laplace77, 31/10/2012 21:57:




per un certo periodo, finche' "tutto andava bene" e' stato cosi' (che il tasso d'interesse applicato sarebbe più basso e il medesimo per tutti gli Stati della zona Euro), proprio grazie all'euro e nonostante il meccanismo funzionasse sempre con i prestiti "di mercato"


il punto e' che gli stati in difficolta' non sono mica stati colpiti da un terremoto o da qualche altra calamita', per la quale si sarebbe potuto invocare l'aiuto dei cugini europei

gli stati in difficolta' ci stanno per come hanno gestito la loro politica nazionale (e qui replico anche alla lista "brutti e cattivi" di ziomingh):

- i greci: hanno chiaramente vissuto al di sopra delle loro possibilita', facendo i buffi, truccando i conti per entrare nell'euro e per restarci (con la complicita' delle banche cattivone come GS); hanno fatto pari pari a sicilia e calabria: posti di lavoro e sussidi in cambio di voti, si chiama clientelismo, voto di scambio

- gli italiani: un po' come i greci, aggiungici gli sprechi delle grandi opere cofinanziate dallo stato e soprattutto garantite sugli introiti (tipo le autostrade, le centrali turbogas, ecc); per ora si salvano grazie alle aziende che competono ed esportano

- gli spagnoli: soprattutto ubriachi di bolla immobiliare, l'hanno fatta fuori dal vasetto, ora la pagano tutta; la politica c'ha messo del suo, vedi Simiocracia e far incancrenire il problema

- gli irlandesi: ubriachi di natura e di immobiliare in particolare, ma il danno piu' grosso l'hanno fatto nell'accollarsi i debiti delle banche nazionali, a differenza di quanto hanno fatto gli islandesi. il problema qui non e' l'euro, visto che la maggior parte dei debiti le banche irlandesi li avevano con i finocchi d'oltremanica

- i portoghesi: non azzardo un giudizio, conoscendoli poco, presumo avessero cmq troppa spesa pubblica a fronte di un'economia mica tanto florida.


a questo punto, se tu fossi tedesco, la penseresti allo stesso modo di come la pensi adesso?

te lo chiedo in altro modo:
tu sei pulentun, mi pare, che ne pensi di sicilia e calabria?



per chiudere: sono daccordo con te, che lo status quo non va, ma non mi puoi venire a chiedere la sovranita' monetaria europea (che implica che chi sta meglio - per merito suo, non per regalo divino - aiuti chi sta peggio - principalmente per colpa sua, non per punizione divina) e libero arbitrio sui conti (ti aiuto se hai bisogno, tipo povero barbone, se ci giobbi no, tipo zingaro)

ti pare cosi' assurdo?




Anche gli americani hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità ma nonostante tutto il pil continua a salire, la borsa è ai massimi il dollaro che dovrebbe esse carta straccia è 0,77 sull'euro ......... fatti una domanda e datti una risposta , il tavolo è truccato chi non riesce a vederlo fatti suoi......




grella
00mercoledì 31 ottobre 2012 22:50
Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
marco---, 31/10/2012 22:17:

Capisco quello che mi vuoi dire, tutto sommato gli Stati Uniti funzionano più o meno così, se uno Stato è in difficoltà lo si aiuta, poi va da sé che dopo l'aiuto le cose bene o male vadano comunque sistemate. Hai centrato il punto, l'Euro, come sistema, ha retto fino all'arrivo della prima "tempesta", constatato (è palese) che così non può andare loro hanno preferito lasciare invariate le regole e inventarsi l'ESM. Sarebbe come tentare di adeguare la realtà acciabattandola a una teoria sbagliata, così come le teorie dovrebbero spiegare, aiutare a comprendere ciò che esiste, alla stessa maniera le regole dovrebbero essere di utilità al sistema, non penso sia intelligente modificare il sistema, ad ogni costo, pur di "dimostrare" che le regole erano buone. Vabbe', ho fatto un po' di casino.

Relativamente alla Germania trovo sì che non sarebbe giusto che pagasse per gli altri, questo concetto però lo si può vedere disgiunto dal finanziamento che BCE potrebbe fare nei confronti degli Stati, nulla cambierebbe per la Germania, almeno così mi pare.

Aggiungo che se si vuole fare una vera unione europea, in ogni caso in futuro occorrerebbe ragionare in maniera più aperta, come dicevo, forse, basarsi un po' di più sugli Stati Uniti.



Il solo fatto di aver concepito una Banca Centrale che non fa la Banca Centrale la dice lunga sul fatto che la BCE non è indipendente ma nata dalla costola di altri poteri plutocratici d'oltroceano ben più forti a livello di Establishment. Qualcuno ci ha svenduti ai tempi,altri hanno rubato? ok processo per alto tradimento allo Stato e pignoramento dei beni all'estero ma non è un buon motivo per finire dalla padella alla brace, ristrutturazione del debito e fuori dall'Euro!!




ziomaoziomao
00venerdì 2 novembre 2012 17:35
Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
grella, 10/31/2012 10:50 PM:



Il solo fatto di aver concepito una Banca Centrale che non fa la Banca Centrale la dice lunga sul fatto che la BCE non è indipendente ma nata dalla costola di altri poteri plutocratici d'oltroceano ben più forti a livello di Establishment. Qualcuno ci ha svenduti ai tempi,altri hanno rubato? ok processo per alto tradimento allo Stato e pignoramento dei beni all'estero ma non è un buon motivo per finire dalla padella alla brace, ristrutturazione del debito e fuori dall'Euro!!





Chiaro, limpido ed Esatto
Ma purtroppo soluzione troppo facile in giro c'e' ancora troppa gente che vuole soffrire e autofustigarsi

Ma poi vogliamo mettere il "sogno europeo", anche se questo sogno ha un costo niente male




Con €4,57 miliardi, l’Italia è il quarto maggior contributore netto al bilancio della Ue, significa che inviamo a Bruxelles 14,57 miliardi di euro e in cambio riceviamo 10 miliardi di euro. Con una popolazione stimata di circa 60 milioni di persone, significa che ogni uomo, donna e bambino paga una tassa annuale alla UE di circa 76€ (dati 2011).



Aggiungiamoci pure che i soldi che ritornano poi dalla comunita' europea vengono investiti a loro discrezione e visti i risultati in modi talmente ignobili da far rimpiangere per efficenza e trasparenza la cassa del mezzogiorno.

mettiamoci poi questa, da stampare e tenere sul comodino :



tutto questo dissanguamento per cosa ?
per i brillanti risultati del periodo europeo :

- disuguaglianze in esplosione, guarda caso proprio dell'ingresso nell'euro e con la presa di controllo della commissione eurocratica ( 1992 )
Da allora gli eurocrati hanno fatto bene il loro dovere di travasare le risorse verso i ricchi e distruggere la minima distribuzione dei redditi che c'era prima dell'euro delirio, NB germania compresa:



ma daltronde come si dice, vogliamo la bicicletta e allora....

marco---
00sabato 17 novembre 2012 14:34
Deficit: svalutare l’euro del 20% unica soluzione. Parola di Martin Feldstein (Fonte: blitzquotidiano.it - 15/11/2012)

ROMA – E se svalutare del 20% l’euro, agganciandolo ai livelli del dollaro, fosse l’unica soluzione alla crisi da deficit dei paesi latini dell’Eurozona? La pensa così e lo scrive sul Sole 24 Ore del 15 novembre Martin Feldstein, uno dei più autorevoli economisti americani di orientamento liberista. Un economista che crede fermamente nella razionalità dei mercati cui contrappone la volatilità della politica e che quindi è sempre stato molto critico sull’architettura monetaria europea...

...“Se l’euro si svalutasse del 20-25%, arrivando vicino alla parità con il dollaro e indebolendosi in egual misura rispetto alle altre valute, il deficit delle partite correnti in Italia, Spagna e Francia si ridurrebbe e l’economia di questi Paesi si rafforzerebbe. Anche le esportazioni tedesche beneficerebbero di un indebolimento dell’euro, rafforzando la domanda economica complessiva in Germania”. Non succederà. Anzi, uno degli effetti dell’acquisto dei titoli di stato in sofferenza da parte della Bce ha come effetto il rafforzamento dell’euro. Magari è un effetto temporaneo. Altrimenti, vaticina Feldstein, “la prossima grande sfida della Bce sarà trovare un modo per convincere l’euro a scendere”.
marco---
00lunedì 19 novembre 2012 13:47
Monti invita gli arabi a fare shopping in Italia. Ora è tutto a buon mercato (Fonte: gek60.altervista.org - 19/11/2012)

Okay, ci siamo. L’ora è scoccata. L’ora dei saldi, dello shopping selvaggio, di quello a prezzo stracciato, dove con due lirette e mezzo (facciamo due euri), compri praticamente il mondo, o se vogliamo essere più precisi: l’Italia. Ci sta pensando Monti a farci un’ottima pubblicità. Il nostro “grande” presidente del Consiglio, partito per un tour nel mondo arabo dei ricchi (Arabia Saudita, Kuwait, Emirati Arabi, Qatar), ha invitato gli emiri, i sultani e i gerarchi dei vari polituburò a venire in Italia a investire, perché ormai da noi è tutto a buon mercato. E certamente egli non sta parlando di fare la spesa al supermarket, ma di acquistare magari pezzi pregiati della nostra industria. Ecco le parole del Premier:

Le valutazioni sono ai minimi e servono capitali per la crescita. Abbiamo illustrato a potenziali investitori che è il momento in cui i titoli a reddito fisso e le valutazione delle imprese in Italia sono bassi.

Ecco dunque il risultato delle politiche montiane: una imponente svalutazione dei nostri assets produttivi (conseguita al salvataggio dell’euro e alla permanenza dell’Italia in questo perverso e suicida meccanismo) che ora dovrebbero indurre gli investitori stranieri (quelli italiani sono ormai una razza estinta) a investire nel nostro paese. Tradotto a comprarci, usando i petrodollari. Ma non è finita qui. Con Monti, ci si mette pure la Banca D’Italia (per i disinformati, la Banca d’Italia è una banca controllata dalle più grandi banche private d’Italia). Ebbene, la predetta ha organizzato un happening con i cinesi che intendono investire nel nostro paese e sui quali Monti dichiara:

I più avveduti, quelli che sono in grado di valutare il percorso di risanamento e riforme messo in campo ritengono che l’Italia abbia imboccato una strada giusta, proficua e promettente.

Io mi sto sentendo male nell’apprendere queste notizie. Soprattutto mi sento male all’idea che un giorno arabi e cinesi, che certamente non brillano per le loro leggi liberali, la loro democrazia e la loro fratellanza, decidano le politiche del nostro governo direttamente da Pechino o Riyāḍ. Perché da che mondo e mondo, il creditore, il finanziatore, quello che ci mette i dindin, è quello che decide, quello che ha l’ultima parola su tutto, compresi i nostri diritti e le nostre libertà.
MARCHE66
00mercoledì 21 novembre 2012 19:07
Re:
marco---, 19/11/2012 13:47:

Monti invita gli arabi a fare shopping in Italia. Ora è tutto a buon mercato (Fonte: gek60.altervista.org - 19/11/2012)

Okay, ci siamo. L’ora è scoccata. L’ora dei saldi, dello shopping selvaggio, di quello a prezzo stracciato, dove con due lirette e mezzo (facciamo due euri), compri praticamente il mondo, o se vogliamo essere più precisi: l’Italia. Ci sta pensando Monti a farci un’ottima pubblicità. Il nostro “grande” presidente del Consiglio, partito per un tour nel mondo arabo dei ricchi (Arabia Saudita, Kuwait, Emirati Arabi, Qatar), ha invitato gli emiri, i sultani e i gerarchi dei vari polituburò a venire in Italia a investire, perché ormai da noi è tutto a buon mercato. E certamente egli non sta parlando di fare la spesa al supermarket, ma di acquistare magari pezzi pregiati della nostra industria. Ecco le parole del Premier:

Le valutazioni sono ai minimi e servono capitali per la crescita. Abbiamo illustrato a potenziali investitori che è il momento in cui i titoli a reddito fisso e le valutazione delle imprese in Italia sono bassi.

Ecco dunque il risultato delle politiche montiane: una imponente svalutazione dei nostri assets produttivi (conseguita al salvataggio dell’euro e alla permanenza dell’Italia in questo perverso e suicida meccanismo) che ora dovrebbero indurre gli investitori stranieri (quelli italiani sono ormai una razza estinta) a investire nel nostro paese. Tradotto a comprarci, usando i petrodollari. Ma non è finita qui. Con Monti, ci si mette pure la Banca D’Italia (per i disinformati, la Banca d’Italia è una banca controllata dalle più grandi banche private d’Italia). Ebbene, la predetta ha organizzato un happening con i cinesi che intendono investire nel nostro paese e sui quali Monti dichiara:

I più avveduti, quelli che sono in grado di valutare il percorso di risanamento e riforme messo in campo ritengono che l’Italia abbia imboccato una strada giusta, proficua e promettente.

Io mi sto sentendo male nell’apprendere queste notizie. Soprattutto mi sento male all’idea che un giorno arabi e cinesi, che certamente non brillano per le loro leggi liberali, la loro democrazia e la loro fratellanza, decidano le politiche del nostro governo direttamente da Pechino o Riyāḍ. Perché da che mondo e mondo, il creditore, il finanziatore, quello che ci mette i dindin, è quello che decide, quello che ha l’ultima parola su tutto, compresi i nostri diritti e le nostre libertà.




Ciao Marco,
condivido perfettamente....
e aggiungo che le risposte fino ad ora , sono state da parte dei Cinesi e Arabibi, " Guajòòòò cca nisciun è fessu" perchè comprare oggi a 10 se domani con la Vs e Ns politica possiamo comprare a 1
l'ora dei saldi e dello shop selvaggio e ben luggi da essere vicino , non solo in Italia , ma anche in Francia e Germania .....
Purtroppo ancora ragioniamo a livello campanilistico.
Purtroppo.


ziomaoziomao
00venerdì 23 novembre 2012 02:00
Re: Re:
una piccola e simpatica storiella su cosa significa investimenti esteri, aree valutarie disomogenee etc da incorniciare e tenere sul comodino leggendola almeno due volte prima di addormentarsi

------------------------

dal sito di bagnai,


Il romanzo di centro e di periferia
(per voi, e solo per voi, un paragrafo che ho deciso a malincuore di sopprimere dal "Tramonto dell'euro", per motivi di spazio. Nessuno dei miei referee ha gradito la scelta, e rimedio proponendovelo qui. Una storia che conoscete già, ma raccontata in un modo diverso.

Aggiungo due comunicazioni di servizio: presto sarà pronto l'ebook, e la seconda ristampa è stata avviata al magazzino. L'editore sta adottando una strategia più aggressiva. I lettori di Genova dovrebbero già da oggi trovare un congruo numero di copie alla Fentrinelli. Abbiate fede.)


Il romanzo di centro e di periferia

I protagonisti sono due: quello maschile è un paese sviluppato, lo chiameremo “il centro”, con una forte base finanziaria e industriale; quello femminile è un paese, o un gruppo di paesi, relativamente arretrato, che chiameremo “periferia”.

Fra centro e periferia l’attrazione è subitanea e fatale (soprattutto per la periferia), ma, come in ogni trama che si rispetti, la diversità di origini pone qualche problema. Dove sarebbe altrimenti l’interesse della storia? La storia è interessante proprio perché i protagonisti sono diversi, molto diversi.

Il centro è un ragazzo moderno, spregiudicato, mentre la periferia è una ragazza all’antica, risparmiatrice, saggia, e un po’ repressa. Che pensate? No, non sessualmente repressa! Questo, al centro, non interessa. Non ricordate? Il centro è virtuoso. Lapida le adultere (dopo esserci andato a letto).

No, la periferia è, come dicono gli economisti, un po’ repressa finanziariamente, il che significa, in buona sostanza, che nella periferia lo Stato mantiene un certo grado di controllo sul circuito del risparmio e dell’investimento.

Ad esempio, pensate un po’ che idea bislacca, nella periferia si considera la politica monetaria come uno strumento a disposizione dell’azione del governo, da mantenere, sia pure in forma mediata, sotto il controllo della sovranità democratica dei cittadini. Avete capito bene: è esattamente quello che gli intellettuali della nostra sinistra definirebbero “populismo”, che è poi il termine con il quale certi sinistri intellettuali etichettano qualsiasi circostanza nella quale il popolo non fa ciò che loro hanno deciso che faccia. Che ne sa il popolo della moneta?

La periferia è repressa e populista, e da questo scaturiscono tutta una serie di vetuste pratiche: la banca centrale non è “indipendente” (che poi significa indipendente dai lavoratori, ovviamente, non dai capitalisti), e una serie di istituzioni finanziarie (banche, fondi pensione) sono sotto il diretto o indiretto controllo dello Stato; il costo del denaro quindi non è fissato ad arbitrio del mercato, ma è gestito, indirizzato, dallo Stato; e per realizzare questo obiettivo i movimenti internazionali di capitali sono sottoposti a controlli, perché altrimenti i capitali fuggirebbero in cerca di miglior remunerazione altrove; ma non solo i deflussi, anche gli afflussi di capitali sono controllati, dalla periferia repressa: l’idea moderna che le aziende (pubbliche o private) nazionali siano lì per essere messe in vendita al miglior offerente, questa idea tanto progredita, nella periferia ancora non è arrivata; e questo vale soprattutto in ambito finanziario, dove si applica alle banche estere quel principio che i paesi progrediti applicano solo ai lavoratori esteri: “Io non sono razzista, basta che ognuno stia a casa sua”; principio che fa rabbrividire quando è applicato alle persone, e anche quando non è applicato alle banche; invece, guarda un po’, la periferia è talmente repressa che perfino le istituzioni finanziarie nazionali vengono controllate dallo Stato, che impone loro vincoli di portafoglio, che poi significa che queste istituzioni sono obbligate ad acquistare una certa quota di titoli del debito pubblico; e impone anche massimali sul credito, che significa che le banche non possono prestare troppo, cioè che i privati non possono indebitarsi troppo; del resto, nemmeno lo Stato si indebita troppo, e anzi il suo debito in rapporto al Pil scende, perché i tassi di interesse sono tenuti sotto controllo, e quindi non è necessario rincorrere, aumentando la pressione fiscale e diminuendo la spesa per i servizi essenziali, l’esplosione della spesa per interessi (che poi significa redistribuire reddito dai contribuenti che contribuiscono ai detentori dei titoli del debito... che spesso non contribuiscono).

Ecco: questa è la repressione finanziaria. Non se n’è occupato Sigmund Freud, ma Carmen Reinhart (fra gli altri). Qualcuno, più cortese, la chiama “regolamentazione” dei mercati finanziari.

Vi sembra un mondo così strano, così vetusto? Be’, avete memoria corta: fino agli anni ’80 questo mondo è stato il nostro mondo, il mondo occidentale, ed è ormai chiaro che occorre che torni nuovamente a esserlo.
Comunque, quel mondo ora non è più il nostro, e quindi così non va: il centro, che è un ragazzo evoluto, non può mica presentare ai propri genitori, i mercati, una ragazza così fuori moda! E allora il centro “suggerisce” alla periferia qualche riforma, anzi, due riforme a caso, sempre quelle: l’adozione di un tasso di cambio fisso e la liberalizzazione, dei mercati finanziari, e anche, a valle, dei movimenti internazionali di capitale.

Il centro, che è un po’ un furbetto, ottiene così due vantaggi. Vantaggio numero uno: in periferia la liberalizzazione dei mercati finanziari necessariamente fa salire i tassi d’interesse. Pensate: lo Stato non può più contare su una serie di acquirenti istituzionali per i suoi titoli (non la Banca centrale, che diventa “indipendente”; non le banche e i fondi pensione, che piano piano passano in mano al settore privato), e quindi per finanziarsi deve offrire tassi d’interesse più alti.

Ma anche i tassi del settore privato vengono liberalizzati, e quindi tendenzialmente crescono. Pensate: in periferia di capitali in effetti bisogno ce n’è, visto che, come abbiamo detto, la sua base industriale è arretrata, il che necessariamente comporta che i tassi d’interesse tendano ad essere alti. Ma prima, quando la periferia era repressa, lo Stato in qualche modo controllava il costo del denaro, mantenendolo entro limiti da lui stabiliti. Certo, in questo modo il denaro costava relativamente poco, ma se l’economia si surriscaldava, perché gli imprenditori ne prendevano troppo in prestito, lo Stato interveniva, magari con strumenti di tipo quantitativo, come il massimale sugli impieghi: se, per un dato costo del denaro, il settore privato si stava indebitando troppo, finanziando in debito la propria domanda di beni, semplicemente lo Stato proibiva alle banche di prestare oltre un certo limite. Ma ora i controlli quantitativi vengono aboliti: che brutta cosa, sa di economia pianificata, mica siamo bolscevichi! Il mercato sa cosa fare, lasciamo che domanda e offerta siano guidate dal prezzo, liberalizziamo i tassi! Quindi, se si vuole evitare che venga erogato troppo credito necessariamente bisogna lasciare che il tasso di interesse cresca. Certo: in questo modo gli imprenditori locali ci pensano due volte a indebitarsi a tassi più alti (legge della domanda e dell’offerta: costa di più, compro di meno).

Ma... forse avete dimenticato un dettaglio. Eh già! Abbiamo liberalizzato anche i movimenti internazionali di capitali. E allora cosa succede? Succede che i creditori del centro, le grandi banche del sistema maturo, attirati dai tassi più alti, esportano i capitali in periferia. Capitali ne hanno, e come! Il centro ha un’industria che guadagna bene, e gli industriali non son soliti tenere i soldi sotto il materasso, sapete? Quindi le banche del centro i soldi ce li hanno, e li spostano in periferia, dove lo Stato e i privati pagano interessi più alti che nel centro, maturo, sazio e repleto di capitali.

Come fanno? In mille modi: aprono filiali delle loro banche nella periferia (ora si può); aprono finanziarie che gestiscono il risparmio o erogano credito al consumo (ora si può); magari integrano queste finanziarie nelle catene di distribuzione (supermercati, concessionarie) che nel frattempo si sono acquistate (ora si può); e poi possono sempre intervenire nei mercati borsistici e acquistare pacchetti di controllo di aziende nazionali (ora si può); e se qualche azienda nazionale che fa bei soldi fosse, malauguratamente, pubblica, non c’è problema: si comprano due o tre giornali (ora si può) e un po’ di ministri (questo si è sempre potuto), e si comincia a diffondere ventiquattro ore su ventiquattro l’idea che lo Stato è inefficiente e fonte di ogni male, e che quindi bisogna privatizzare le aziende pubbliche, partendo da quelle che funzionano, e il gioco è fatto.

Illustri economisti, dalle colonne di prestigiosi quotidiani, annuiranno compiaciuti.

Ma perché siamo partiti dalla fissazione del cambio? Ma è semplice! Perché i capitalisti del centro desiderano (legittimamente) lucrare lo spread, la differenza, fra i tassi d’interesse, senza patire rischio di cambio, cioè senza correre il rischio che la periferia svaluti, come sarebbe in fondo naturale per un paese che diventa importatore netto di capitali e quindi di merci. In fondo non c’è nulla di male: giochi innocenti, purché si sappia smettere al momento debito (cioè: al momento giusto, ma non so perché mi è venuta la parola “debito”).

E poi, pensateci un momento. Se anche i tassi d’interesse fossero uguali al centro e alla periferia, fissando il cambio, un effetto comunque lo si ottiene. Sapete quale? Ve lo dico subito: aumenta lo spread. “Come?” direte voi “Ma adottando un cambio credibile non si abbassano forse gli spread, com’è successo in Europa, dove i greci e gli spagnoli hanno potuto beneficiare di tassi tedeschi?” Aspettate un attimo: al vostro ragionamento manca un pezzo.

Se si effettua un investimento in un’altra valuta, nel rendimento complessivo bisogna anche considerare la rivalutazione o svalutazione attesa di questa valuta. Esempio pratico: prima dell’euro, il tedesco che prestava allo spagnolo doveva guardare non solo ai tassi d’interesse (più alti in Spagna), ma anche a cosa avrebbe fatto il cambio. Ti serve a poco guadagnare un punto di interesse in più prestando a Carlos anziché a Hans, se poi Carlos svaluta, poniamo, del 4%, giusto? Dice: ma noi quando parliamo di spread confrontiamo solo due tassi di interesse, mica parliamo di cambio. E certo, appunto: oggi il cambio non c’è più: è 1 euro (italiano) per 1 euro (tedesco). Per questo non parliamo di cambio, perché il cambio non c’è. Ma quando c’era se ne parlava.

Vuoi un esempio? Nel 1998, un anno prima dell’entrata in Eurolandia, il tasso d’interesse sui titoli a lungo termine era 4.8 in Spagna contro 4.6 in Germania (dati IFS, 2010), e quindi lo spread era 0.2, cioè 20 punti base. Ma siccome la peseta nel 1998 perse circa l’1.2% sul marco, lo spread effettivo, cioè corretto per la svalutazione, fu negativo: 0.2-1.2=-1.0, cioè l’investitore tedesco prestando a Carlos in fondo ci avrebbe rimesso. Meglio prestare a Hans. Nel 1999 i due tassi erano entrambi scesi, di conserva: Germania 4.7, Spagna 4.5. Lo spread quindi era 0.2, come l’anno prima. E quello corretto per la svalutazione? Ehi, amico, sveglia! Nel 1999 c’era l’euro, quindi non bisognava più correggere per la svalutazione. Capisci cosa significa? Significa che lo spread della Spagna era passato da -1.0 a 0.2, cioè era aumentato di 1.2, di 120 punti base. Con l’euro, meglio prestare a Carlos, no? Sembra poco, lo so, a me e a te che movimentiamo un conto corrente a tre zeri (se va bene): ma se tu muovessi milioni di euro, questa differenza di rendimenti diventerebbe significativa, credimi, e porteresti i tuoi soldini dove essa è positiva: nell’esempio, in Spagna.

L’arrivo di liquidità in periferia apre nuove opportunità d’investimento e di consumo, sia perché l’afflusso di denaro dall’estero, piano piano, dopo la fase iniziale, fa diminuire tassi e spread (legge della domanda e dell’offerta), sia perché la liberalizzazione dei mercati finanziari crea nuove possibilità di spesa. Nel mondo represso non si “fanno le rate” per un televisore. In quello libero sì. Gli economisti li chiamano “mercati finanziari perfetti”, quelli dove si può avere tutto subito, perché trovi sempre qualcuno che ti finanzia, ovviamente pagando un prezzo. Quindi la periferia è euforica: le sembra di toccare il cielo con un dito: titillata dai capitali del centro raggiunge vette di piacere consumistico per lei insospettate fino a pochi mesi prima. Orgasmi multipli, lubrificati dalle rate: nuova automobile, nuovo frigorifero, nuovo televisore... Per non parlare della possibilità di contrarre mutui per acquistare prime, e anche seconde case (perché spesso, nella periferia, la prima casa una famiglia ce l’ha)...

Come avrete capito, qui subentra il secondo vantaggio per il centro: drogando coi propri capitali la crescita dei redditi della periferia, il centro si assicura un mercato di sbocco per i propri beni, che i cittadini della periferia possono ora acquistare grazie agli effetti diretti e indiretti di un più facile accesso al credito.
Insomma: è la solita storia. Il centro versa da bere, la periferia, distratta (d’accordo, non sempre), beve, e accorda al centro gli estremi favori... dei suoi cittadini, che comprano, comprano, comprano, assorbendo il sovrappiù del maturo sistema industriale del centro.

Inizia la parte triste della storia.

La periferia si gonfia.

E anche qui siete fuori strada: non è una gravidanza, ma una bolla.

Cos’è una gravidanza lo sapete, questo è decisamente un libro per adulti. Ma siete sicuri di sapere cos’è una bolla? Come la definireste? Va bene, dai, non voglio mettervi in difficoltà. In fondo, se qualcuno chiedesse a me cos’è esattamente una gravidanza, non sono sicuro che saprei rispondere in modo tecnicamente esatto. Una bolla è lo scostamento del prezzo di un’attività finanziaria dal suo valore fondamentale. Mi spiego. Il valore attuale di un’azione, in linea teorica, dipende dal valore dei dividendi futuri, da quanto reddito l’azione ti garantisce nel lungo termine. Un valore incerto, naturalmente. L’azione però può anche essere comprata e venduta liberamente, lo sapete. Ora, succede che se qualcuno si aspetta che i rendimenti futuri crescano, offrirà di più per acquistare una data azione. E se qualcuno si aspetta che qualcun altro offra di più per acquistare un’azione, cercherà di acquistarla, per venderla quando l’altro sarà disposto a pagarla di più, ma così facendo (cioè acquistandola) contribuisce a farne salire il prezzo. Si chiama “aspettativa che si autorealizza” (self-fulfilling expectation). Ora, siccome al primo che fa questo ragionamento le cose vanno, evidentemente, bene, anche un secondo, e poi un terzo, e poi un quarto, si accodano, domandando quell’azione, il cui prezzo viene spinto su da una domanda che non ha più alcuna relazione con il rendimento atteso a lungo termine (i dividendi futuri), ma solo con l’aspettativa che tutti hanno che il prezzo cresca.

Capite cosa vuol dire che il prezzo si scosta dal valore fondamentale? La matematica finanziaria ci insegna che con tassi al 5%, ha un senso pagare 20 un pezzo di carta che ogni anno ti paga un reddito di 1. Ma se per qualche motivo quel pezzo di carta lo vogliono tutti, tu magari ti trovi a pagarlo 100, e lo fai volentieri, perché pensi che dopodomani lo vendi a 150. Perbacco! Vuoi mettere il 50% in due giorni rispetto al 5% in un anno?

Ma quanto possano essere lunghe quarantotto ore lo sanno bene quelli che avevano azioni in portafoglio il 25 ottobre del 1929, aspettando la riapertura dei mercati il lunedì successivo, sì, proprio quello passato alla storia come “lunedì nero”.

E la bolla immobiliare? Semplice: tornate indietro di qualche riga, sostituite alla parola “azione” la parola “appartamento”, e alla parola “dividendo” la parola “affitto”, ed ecco la bolla immobiliare. La quale, però, una differenza ce l’ha: che gli appartamenti sono meno “liquidi” delle azioni: non basta telefonare al proprio promotore finanziario per disfarsene...

Insomma: la periferia, grazie ai capitali esteri, cresce. Crescono i consumi, crescono anche gli investimenti. Allettati dalla sua crescita, i mercati convogliano verso di essa capitali in misura sempre maggiore, tanto più che la crescita drogata dal debito privato (i capitali esteri prestati a famiglie e imprese) causa un miglioramento delle finanze pubbliche: il rapporto debito pubblico/Pil si stabilizza o scende. I grulli (o i furbi?) per i quali “l’unico debito è quello pubblico” sono così rassicurati. Quanto sembra virtuosa la periferia agli sceriffi (ingenui o conniventi?) del Fondo Monetario Internazionale! Vedi? La periferia è una brava ragazza, ha fatto quello che dicevamo noi, gli sceriffi: si è data un cambio “credibile” (infausto eufemismo), si è fatta un tantinello zoccola, cioè si è liberalizzata, e i risultati si vedono...

Libertà (finanziaria), quanti delitti si commettono in tuo nome!

L’afflusso di capitali non è più guidato dallo spread, dalla differenza fra tassi della periferia e tassi del centro. Può infatti accadere (ma non sempre accade) che questa differenza si riduca: la mobilità dei capitali, dicono i libri degli economisti, eguaglia i rendimenti da un paese all’altro (legge della domanda e dell’offerta). Non è sempre così, ma anche fosse, ormai quello che attira i capitali in periferia non è il tasso d’interesse, il rendimento a lungo termine, ma il guadagno in conto capitale, la crescita convulsa del prezzo delle attività.

Nell’economia drogata sale la febbre: l’accesso al credito facile fa salire l’inflazione, e se all’inizio ci si rivolgeva all’estero per comprare beni di lusso, col tempo i prodotti esteri diventano competitivi anche sulle fasce più basse, perché i prezzi interni sono cresciuti, quindi il deficit commerciale si approfondisce, e occorrono nuovi capitali esteri per finanziarlo. Del resto, lo abbiamo detto prima: un importatore netto di capitali è anche un importatore netto di beni.

Proprio così: drogata, la periferia è drogata di capitali esteri, e la dose deve essere sempre maggiore, per fare effetto. Non c’è crimine verso se stessa che la periferia non perpetri pur di ottenerla. Si prostituisce in ogni modo, distruggendo in pochi anni lo stile di vita e le ragionevoli aspettative di reddito dei suoi cittadini, che si vedono privati dall’oggi al domani di diritti che ritenevano acquisiti, come quelli all’assistenza e alla previdenza; smantellando il proprio sistema industriale, che tanto non le serve più, perché i capitali arrivano, quindi arriveranno sempre, e sarà sempre possibile acquistare all’estero, dove lo fanno tanto meglio, quello che non si ha più convenienza a produrre in casa; cedendo insomma il meglio di se stessa, tutta se stessa, al centro.

“Mi ami, centro?” “Certo, periferia!” “E mi amerai sempre, vero?” “Certo, sciocchina, che domande sono! A proposito, ma cosa te ne fai di quell’industria petrolifera, come si chiama... Ani, Azienda nazionale idrocarburi... Dai, dammela, su, dammi l’Ani, che in cambio avrai un afflusso di capitali che neanche te l’immagini” “Ma devo darti anche questo?” “Ormai mi hai dato tutto!” “Ma la mamma mi ha detto...” “La mamma? Ma hai visto Solone e Licurgo dalle colonne del Corriere? Vedi come ti incitano a vendere l’Ani” “Ma io ho un po’ paura...” “Ma io ti amo, periferia. Dai, dimmi di sì, e vedrai quanta liquidità inietterò nel tuo circuito...”

La sventurata rispose.

Il fatto però è che esiste una legge non so se dell’economia o proprio della natura, quella che dice che “il troppo stroppia”. In economia penso la chiamino legge dei rendimenti decrescenti. Trovare impieghi produttivi per masse enormi e crescenti di capitali non è facile, e gli afflussi di capitali (sì, proprio quelli dei quali i nostri Quisling tanto lamentano la carenza in Italia), sono, per il paese che li riceve, debiti esteri, che occorrerà rimborsare, e che però, quanto più crescono, tanto meno producono i redditi necessari a ripagarli.

Ah, non lo sapevate? Come? Proprio voi, i luogocomunisti, gli spaghetti-liberisti, gli araldi del libero mercato e dell’economia ortodossa, mi ignorate quest’altra semplice verità: non ci sono pasti gratis, no free lunch, non puoi avere qualcosa per niente. Ah, capisco, capisco... In effetti, sì, mi era sembrato di leggere qualcosa del genere nei giornali italiani. Sapete, io ormai li uso solo per incartare il pesce, e così, fra una squama di branzino e uno schizzo di nero di seppia mi era sembrato in effetti di intravvedere che esiste in Italia una sinistra genia di imbecilli che pensa che i capitali arrivino dall’estero gratis, che gli imprenditori esteri comprino azioni italiane, o comunque acquisiscano il controllo di aziende italiane, perché noi siamo simpatici, creativi, insomma, perché ci vogliono bene. E che quindi gli afflussi di capitali sono un bene: noi ne abbiamo bisogno, loro ce li danno, e la storia finisce lì. Ma pensavo di aver letto male, sapete, nella fretta, la padella sul fuoco, gli ospiti in terrazza... Invece voi mi dite che c’è veramente qualcuno che è così cretino da pensare che l’estero i capitali li regali!? E quindi che la svendita delle aziende pubbliche e private italiane a investitori esteri vada non solo non ostacolata, ma addirittura favorita!? E mi dite addirittura che glielo fanno scrivere sui giornali!?

Ma io, da domani, con quei giornali non ci incarto più nemmeno il pesce. Il nobile branzino non merita un sudario tanto abietto...

Vi spiego: chi presta, che deve farsi ridare i soldi con gli interessi, lo sa. Mica pensa di regalarli. Fosse scemo! E questo vale per tutti i tipi di prestiti, capite?

Esempio: chi acquista un’azienda in periferia non lo fa perché vuole portare in periferia lavoro e crescita (in effetti, in due casi su tre comincia col licenziare qualcuno, ci avevate fatto caso?). No: lo fa perché vuole giustamente far profitti e poi riportarli al centro (e magari, per farne di più, di profitti, passa sopra a qualche regola, ci avevate fatto caso?). Ecco, cercate di chiavarvi in capo questa semplice realtà: quello che oggi è un afflusso di capitali domani diventa un deflusso di redditi. L’afflusso di capitali dall’estero (per comprare un titolo pubblico, per finanziare l’acquisto della seconda casa o del primo televisore al plasma di un privato, per acquistare un’azienda), domani diventa un deflusso di redditi verso l’estero (interessi o profitti). Capito? Oggi entrano i soldi, sotto forma di credito (per il centro), cioè debito (per la periferia). Domani i soldi escono, sono redditi passivi in bilancia dei pagamenti, redditi che ampliano ancora di più il deficit estero della periferia, la quale, come usura insegna, a un certo punto è costretta a farsi prestare altri capitali, non più per finanziare investimenti produttivi, e nemmeno per finanziare consumi, ma semplicemente... per pagare gli interessi! E quei capitali, la periferia, all’inizio nemmeno voleva, all’inizio non ne aveva nemmeno bisogno, ricordate? Perché nel mondo “represso” il circuito del risparmio si chiudeva all’interno del paese: alla periferia bastavano i risparmi dei suoi cittadini, che ne avevano, perché siccome non tutto era stato privatizzato, e quindi i servizi essenziali non costavano somme sempre maggiori, in fondo non si stava così male, qualcosa si risparmiava.

Ci si avvicina al triste epilogo.

Un bel giorno la periferia si sveglia, ha le nausee, vomita. Una grossa azienda va in crisi finanziaria? Le banche accusano “sofferenze” (che poi significa che capiscono che i loro debitori non ce la faranno a restituire i soldi)? Insomma, succede qualcosa, e l’amore finisce, lasciando il posto a una certa insofferenza. Il centro comincia a dubitare della capacità della periferia di rimborsare i propri debiti. Esige così il pagamento di interessi sempre più alti a copertura del rischio, lo spread, che era partito alto (vi ricordate?), e poi si era annullato, decolla di nuovo. La periferia si avvita nella spirale del debito estero, si gonfia sempre di più, e per sapere il seguito basta aprire un giornale. Non è un happy ending.

grella
00venerdì 23 novembre 2012 14:49
Re: Re: Re:
ziomaoziomao, 23/11/2012 02:00:

una piccola e simpatica storiella su cosa significa investimenti esteri, aree valutarie disomogenee etc da incorniciare e tenere sul comodino leggendola almeno due volte prima di addormentarsi

------------------------

dal sito di bagnai,


Il romanzo di centro e di periferia
(per voi, e solo per voi, un paragrafo che ho deciso a malincuore di sopprimere dal "Tramonto dell'euro", per motivi di spazio. Nessuno dei miei referee ha gradito la scelta, e rimedio proponendovelo qui. Una storia che conoscete già, ma raccontata in un modo diverso.

Aggiungo due comunicazioni di servizio: presto sarà pronto l'ebook, e la seconda ristampa è stata avviata al magazzino. L'editore sta adottando una strategia più aggressiva. I lettori di Genova dovrebbero già da oggi trovare un congruo numero di copie alla Fentrinelli. Abbiate fede.)


Il romanzo di centro e di periferia

I protagonisti sono due: quello maschile è un paese sviluppato, lo chiameremo “il centro”, con una forte base finanziaria e industriale; quello femminile è un paese, o un gruppo di paesi, relativamente arretrato, che chiameremo “periferia”.

.




"......quella sinistra che vorrei tanto votare, consegnandomi al sogno europeo ha fatto di me un apolide, in Italia c'è un partito unico, è il partito unico dell'Euro, quando la gente si renderà conto dell'inganno per loro sarà la fine!!......"

Prof. A. Bagnai.

Serafin..
00sabato 24 novembre 2012 15:26
Re: Re: Re: Re:
grella, 23/11/2012 14:49:



"......quella sinistra che vorrei tanto votare, consegnandomi al sogno europeo ha fatto di me un apolide, in Italia c'è un partito unico, è il partito unico dell'Euro, quando la gente si renderà conto dell'inganno per loro sarà la fine!!......"

Prof. A. Bagnai.





[SM=g1750483]
marco---
00sabato 24 novembre 2012 15:44
Il Regno Unito a un bivio: restare o meno nell’Ue? (Fonte: it.euronews.com - 23/11/2012)

...Ora, il premier David Cameron minaccia di opporre il veto a un aumento del budget dell’Unione. Un budget che Londra vuole congelare e che il parlamento britannico vorrebbe tagliare.

Cameron vuole giocare la carta del referendum sull’appartenenza all’Unione e i falchi del suo partito appoggiano apertamente un’uscita dall’Ue. Che cosa avrebbe da perdere la Gran Bretagna se si allontanasse ulteriormente dai propri partner e dal mercato unico?

In questa puntata di The Network, è con noi Sir Graham Watson, eurodeputato britannico del gruppo liberal democratico. E’ collegato dal parlamento europeo anche Timothy Kirkhope, eurodeputato dei conservatori britannici, secondo il quale il Regno Unito ha ragione a rimanere fuori da alcune decisioni di politica comune per stringere invece accordi bilaterali con singoli stati membri. Dallo studio di euronews a Bruxelles, Pierre Defraigne, direttore esecutivo del Madariaga College of Europe Foundation. Ha rivestito diverse funzioni alla Commissione europea e ammette che nell’Ue c‘è un deficit democratico.
Loziodigekko
00domenica 25 novembre 2012 14:57
Re: L'italia dei furbetti
fede49, 24/11/2012 14:21:



Quoto al 100% - secondo me non sono TANTINI quelli che ora incominciano a preoccuparsi della propria dichiarazione dei redditi, ma TANTISSIMI.(1)

Chi è a posto può dormire sonni tranquilli perché l'agenzia delle entrate ne avrà una montagna di evasione da rastrellare con la rete a maglie grosse e prima di incominciare a pescare con la rete a maglie fitte, l'italia avrà i conti a posto e non sarà più necessario accanirsi. (2)

...

...qualcuno dovrà pure aver omesso di dichiarali... io no.(3)




(1) A spanne stiamo parlando di un italiano su cinque. [SM=g9128]
(2) Appunto. [SM=g1750826]
(3) Io nemmeno. [SM=g1750483]

ziomaoziomao
00domenica 25 novembre 2012 16:34
Re: L'italia dei furbetti
fede49, 11/24/2012 2:21 PM:



Quoto al 100% - secondo me non sono TANTINI quelli che ora incominciano a preoccuparsi della propria dichiarazione dei redditi, ma TANTISSIMI. Chi è a posto può dormire sonni tranquilli perché l'agenzia delle entrate ne avrà una montagna di evasione da rastrellare con la rete a maglie grosse e prima di incominciare a pescare con la rete a maglie fitte, l'italia avrà i conti a posto e non sarà più necessario accanirsi. È possibile che qualche piccolo evasore cada nella rete a maglie grosse e sarà costretto a pagare la sua piccola evasione insieme a quella dei pesci più grossi... che ci volete fare, ha tutta la mia solidarietà. Per stare in-topic, chissà quanta gente possiede case che affitta in nero. Provate a cercare una stanza in affitto per mandare vostro figlio all'università in qualche città italiana e poi capirete cosa voglio dire. Provate anche a far prendere qualche lezione privata da qualche professore universitario o ex insegnante.... È vero, c'è un accanimento sulle tasse, sono troppe, soffocano le nostre attività, c'è anche una spesa pubblica alla deriva, però, se mancano all'appello 120 miliardi all'anno (e tra questi non sono contabilizzati quelli della Mafia, perché quel giro d'affari non è contabilizzato nel PIL) qualcuno dovrà pure aver omesso di dichiarali... io no.





ueh ! ma alle soglie del 2013 siamo ancora su questi discorsi !?!?

ma chi l'ha mai detto che mancano i miliardi ??? mancano per pagare interessi composti su un debito già ripagato da decenni, interessi che decidono altri da quando ci siamo ficcati nell'euro.
per il resto non manca una beata fava visto che la spesa al netto degli interessi COMPOSTI e' persino diminuita ce ne avanza pure.

poi per il nero, cerchiamo di essere un po' seri l'unica vera evasione che fa' danni si chiama elusione ed e' perfettamente legale, tollerata e applaudita dai compagni alla galbanelli ( la tizia di report) che si indignano per le ripetizioni in nero e sgrulla le spalle per le gigantesche elusioni bancarie e multinazionali, le elusioni sono drenaggio di liquidità perche' finiscono in conti off shore o parcheggiate in qualche banca.

passando ai cattivissimi professori in nero e idraulici vari...
Pensiamo veramente che se un domanti tutte queste micro attivita' in nero pagassero il 70% di pressione fiscale starebbero ancora in piedi ? semplicemente smetterebbero di esistere e siccome il 99% dei soldi che queste microattivita' prendono ritornano in consumi avremmo anche uno spatasciamento del pil.

la cosa ironica e che nella situazione attuale di deflazione monetaria solo un'aumento del nero da microattivita' potrebbe dare un po' di sollievo all'economia, tutti ne avrebbero da guadagnare dall'aumento di massa monetaria circolante, massa salvata dal finire su conti esteri a ripagare interessi composti sul debito.

questo da un punto di vista puramente economico, i discorsi morali, etici e legali sono altre cose.






grella
00domenica 25 novembre 2012 17:06
Re: Re: L'italia dei furbetti
ziomaoziomao, 25/11/2012 16:34:



ueh ! ma alle soglie del 2013 siamo ancora su questi discorsi !?!?

questo da un punto di vista puramente economico, i discorsi morali, etici e legali sono altre cose.









Purtroppo si, siamo ancora a questi livelli e i risultati si vedono ...........


ziomaoziomao
00lunedì 26 novembre 2012 04:11
Re: Re: Re: L'italia dei furbetti
grella, 11/25/2012 5:06 PM:



Purtroppo si, siamo ancora a questi livelli e i risultati si vedono ...........






e poi siamo ancora a bestemmiare sull'idraulico o il calzolaio clandestino che arrotonda riparando le scarpe del condominio....
mentre le elusioni come questa :

www.byoblu.com/post/2011/12/10/Quei-maledetti-98-miliardi-che-lo-Stato-non-vuole-riscuotere.aspx?...

di 98 miliardi di euri, mica bruscolini, lasciano indifferenti.
e dagli al prestinaio, alla piccola azienda che deve subire una pressione fiscale del 70% mentre questi signori e molti altri mandano treni di avvocati a contestare il 13% di tasse, che poi manco pagano.

quanto pagano in europa Amazon, Blackrock, Goldman, Starbucks, Google ... NIENTE, NADA, NISBA grazie alle triangolazioni lussemburghesi.

ad onor del vero l'unica che paga un grasso 3% di imposte complessive e' amazon, diconsi 3%....

elmeno in inghilterra qualcuno inizia a scandalizzarsi perlomeno per una questione morale e per inciso le piccole imprese inglesi mica hanno una pressione fiscale del 70% come le nostre.

tropicodellibro.it/notizie/inghilterra-amazon/

ma noi non ci indigniamo, anzi, l'italico medio finito di urlare contro il suo vicino di casa che fà qualche lavoretto in nero si riversa felice e contento in piazza :



per ballare il gangnam style !
il futuro dell'italia sono loro... si salvi chi puo' [SM=g2233315]
marco---
00lunedì 26 novembre 2012 12:07
ATTENTI ...ALLA GRECIA! (Fonte: icebergfinanza.finanza.com - 26/11/2012)

Apprendiamo ora che la decisione sugli aiuti alla Grecia, inizialmente prevista all’Eurogruppo straordinario di lunedì, slitta all’Eurogruppo regolarmente in calendario la settimana successiva alle elezioni tedesche. È quanto sia apprende da fonti europee al termine della teleconferenza dei ministri. Scherzi a parte la decisione è stata posticipata al 3 di dicembre, questo per dimostrare se mai ve ne fosse bisogno che non c’è fretta, l’Europa ha tutto il tempo per decidere nulla, perchè la Germania sarà contraria a qualsiasi decisione!...
MARCHE66
00lunedì 26 novembre 2012 20:28
Re: Re: Re: Re: L'italia dei furbetti
ziomaoziomao, 26/11/2012 04:11:




e poi siamo ancora a bestemmiare sull'idraulico o il calzolaio clandestino che arrotonda riparando le scarpe del condominio....
mentre le elusioni come questa :

www.byoblu.com/post/2011/12/10/Quei-maledetti-98-miliardi-che-lo-Stato-non-vuole-riscuotere.aspx?...

di 98 miliardi di euri, mica bruscolini, lasciano indifferenti.
e dagli al prestinaio, alla piccola azienda che deve subire una pressione fiscale del 70% mentre questi signori e molti altri mandano treni di avvocati a contestare il 13% di tasse, che poi manco pagano.

quanto pagano in europa Amazon, Blackrock, Goldman, Starbucks, Google ... NIENTE, NADA, NISBA grazie alle triangolazioni lussemburghesi.

ad onor del vero l'unica che paga un grasso 3% di imposte complessive e' amazon, diconsi 3%....

elmeno in inghilterra qualcuno inizia a scandalizzarsi perlomeno per una questione morale e per inciso le piccole imprese inglesi mica hanno una pressione fiscale del 70% come le nostre.

tropicodellibro.it/notizie/inghilterra-amazon/

ma noi non ci indigniamo, anzi, l'italico medio finito di urlare contro il suo vicino di casa che fà qualche lavoretto in nero si riversa felice e contento in piazza :


per ballare il gangnam style !
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Eh si,
da noi hanno finito pure di fare le triangolazioni ed armi e bagagli traslocano tutto.
Per assurdo un’ paese come l’Olanda sta diventando un paradiso fiscale rispetto all’Italia, figuriamoci i tre quarti del mondo che hanno una
tassazione media del 20%.
www.ilfattoquotidiano.it/2012/11/26/fiat-tutto-pronto-per-trasloco-di-iveco-paghera-tasse-in-olanda...

Premesso che ritengo,sia come cittadino sia moralmente, l’evasione fiscale o il nero, in ogni caso, un furto,
altresì ritengo che una tassazione quasi al 70%, per un paese come il Ns., sia altrettanto un furto,
specie per chi si confronta e si rapporta tutti i giorni con il mercato internazionale.

Diversamente mi chiedo del perché la lotta all’evasione venga posta in essere in modo così sistematico e capillare solo oggi, se l’evasione
sia stata realmente il principale male o causa della Ns. situazione economica, come si vuol far credere, e inoltre, se questo comporterà più o meno benefici
alla ns. economia, o la farà ancor di più rallentare.

Il problema vero, secondo me, è che per aumentare la credibilità dell’Italia nei confronti degli investitori e/o dei detentori del
Ns. debito pubblico, dobbiamo diminuire tale debito o dimostrare di essere in grado di poterlo ripagare aumentando il PIL.

A causa dell’ euro e della conseguente dipendenza monetaria dalla BCE, altre soluzioni diverse da quelle qui sotto ,non è più possibile più adottarne,
per cui rimane solo di :

1) Aumentare la tassazione , ( patrimoniale inclusa) per ridurlo in valore assoluto.
2) Diminuire la spesa pubblica, per ridurlo in valore assoluto.
3) Aumentare il PIL in modo da ridurlo in %, ma non in valore assoluto.
4) Sperare nel miracolo.

In ogni caso le soluzioni 1) e 2) , più il primo che il secondo , sono stati già ampiamente utilizzati da questo e dai passati governi,
con il risultato che ciò ha influito e continua ad influire negativamente sul PIL, non creando inoltre nessun effetto sostanziale sul debito anzi peggiorandolo.

La terza soluzione è la più complessa per un paese indebitato , che non ha più sovranità monetaria, perché in generale per aumentare il PIL bisogna “spendere”, ovvero INVESTIRE nell’industria e nel lavoro privato.
Lo stato investe , tramite agevolazioni e detassazioni in genere, favorendo apporto di capitale privato, affinchè il privato possa LUCRARE ( guadagnare), seguendo l’eguaglianza ( + LUCRO = + INVESTIMENTO).

Purtroppo per il punto 1) oggi non ci sono più le condizioni per lucrare in Italia, anzi proprio per questo molti stanno capitalizzando le perdite
per trovare maggiori opportunità nel resto del mondo, ed anche le aziende sane chiudono o traslocano.
www.investireoggi.it/economia/crisi-senza-fine-e-in-italia-chiudono-anche-le-azien...

La lotta all’evasione al livello capillare, che fino a poco tempo fa bramavo, così come viene prospettata, la vedo come l’ultima chance di uno stato che sta cercando di aumentare il PIL a COSTO ZERO, senza investire, ma del resto oggi non potrebbe più farlo per l’uguglianza ( +DEBITO = - CREDITO soprattutto se sei nell’EURO).

Anzi che sta cercando di prendere due piccioni con una fava, ovvero si cerca di aumentare la base imponibile ( tassare chi non le paga) ed aumentare il PIL per diminuire il debito pubblico
ma non in valore assoluto, ma solo in %.

Speriamo solo che ciò non deprima ulteriormente la Ns. economia perché chiedere qualcosa al fondo ESM sarebbe molto ma molto peggio,
perché si passerebbe dal nero al mercato nero, vedi Grecia e Portogallo prima e Spagna adesso.

Spero solo di sbagliarmi.

PS. Nessuna economia e soprattutto nessuno uno stato si basa sul punto 4).
ziomaoziomao
00martedì 27 novembre 2012 02:06
Re: Re: Re: Re: Re: L'italia dei furbetti
MARCHE66, 11/26/2012 8:28 PM:



.....

1) Aumentare la tassazione , ( patrimoniale inclusa) per ridurlo in valore assoluto.
2) Diminuire la spesa pubblica, per ridurlo in valore assoluto.
3) Aumentare il PIL in modo da ridurlo in %, ma non in valore assoluto.
4) Sperare nel miracolo.

....




ciao Marche,
Il problema per la lotta all'evasione è che la si fà solo sulla micro evasione, quella per capirci del ciabattino in nero che finisce direttamente in redditi e consumi e rimane nel circuito interno, percio' non solo non e' dannosa ma fa' pure bene.

La grande ELUSIONE che è enormemente maggiore sia in volume che in danni finendo in paradisi fiscali esteri non viene minimamente toccata perchè è perfettamente legale e persino incentivata nell'ue dei trattati.

NB si parla di elusione mica di evasione !
quelli lo scontrino te lo fanno ma poi pagano il 3% di tasse quando va' male nelle loro sedi fiscali in lussemburgo o vatte alla pesca.

poi visto che quasi tutta l'occupazione in italia come del resto in tutto il mondo US compresi e' per la maggior parte nelle PMI, queste devono pagare il 70% di pressione fiscale, alias i cittadini sono tartassati TRE volte primo nel posto che gli da' il pane e poi mazzuolati nuovamente sulle buste paga e poi ri-mazzuolati nei consumi ( IVA etc ).

turbo mazzuolati gli unici che godono sono le multinazionali e le banche.

La situazione non la risolvi con i punti 1,2,3.

rimane solo il 4, sperare nel miracolo.

oppure incazzarsi sul serio e mandarla affanculo questa cleptocrazia per ricchi come negli anni 30 quando in europa ci fù una vera rinascita di diritti e coscienza collettiva.

nel frattempo viste le folle oceaniche per il gangnam style non ci resta che sperare nel miracolo di san gennaro, anche se sono convinto che ci voglia un bel po' di fame in piu' in italia per dare la svegliolina.
In fondo la gente se ne sbatte perche' sta' ancora bene, il piatto di minestra scroccato ai parenti non manca cosi' si risparmia e ci si puo' regalare l'ipod nuovo, giusto per ascoltare meglio il gangnam style.

ciao
Mao
marco---
00mercoledì 28 novembre 2012 09:49
Purtroppo penso che la situazione greca (link) sia un'anteprima di quello che accadrà in Italia prossimamente.
Il mutamento, come sempre, avverrà per piccoli passi, affermazioni pesanti, esagerate, poi l'indomani le classiche smentite temporanee () per poi ritornare sul punto più avanti. La gente nel frattempo si abitua, si adegua psicologicamente e così alla fine, nel bene o nel male, dopo qualche inutile sciopero accetta tutto.

Il copione è lo stesso, in ogni paese dell'eurozona, cambiano solo i tempi di realizzazione: Sanità in lotta a Madrid: no allo smantellamento degli ospedali! (Fonte: pane-rose.it - 10/11/2012)

Godiamoci l'austerità e siamone fieri della nostra specchiata onestà nei confronti della finanza e dell'annessa speculazione che sta erodendo poco alla volta gli Stati. Nel frattempo raccomando di tenere "parcheggiati" i neuroni e di proseguire nell'ascolto dei quotidiani "mantra" televisivi che abilmente giustificano queste misure, in attesa che anche le nostre famiglie possano toccare con mano i problemi, perché è solo questione di tempo, anche per quelli che fino ad oggi sono stati più fortunati.

E' un po' come con la bolla immobiliare a metà degli anni 2000, la presa di coscienza e il conseguente "risveglio", purtroppo, sono ancora molto distanti.

Nel frattempo godiamoci il governo di professori, l'austerità, i sacrifici e quanto altro... [SM=g6963]
Sanità con l’assicurazione? (Fonte: pepe.blogautore.repubblica.it - 27/11/2012)

«Il nostro Sistema sanitario nazionale, di cui andiamo fieri, potrebbe non essere garantito se non si individuano nuove modalità di finanziamento». Le parole pronunciate dal premier sono da un lato oggettive, ma sorprendenti sotto un altro punto di vista, anche perché lasciano spazio alle interpretazioni.

Che il Servizio pubblico non sia più garantito lo sanno benissimo i cittadini italiani che devono fare i conti , ogni giorno, con la riduzione di migliaia di posti letto, con la scomparsa di interi reparti e ospedali, con le lunghissime liste di attesa e, in caso di necessità, con il pagamento delle prestazioni in intramoenia. La situazione è allarmante anche per il personale sanitario che alcune settimane fa, in massa, è sceso in piazza per difendere la qualità del Ssn.

La nostra sanità un tempo era tra le migliori al mondo – nel 2000 fu classificata al secondo posto dall’Oms – ma negli ultimi anni ha perso parecchi colpi.

Un fatto è evidente: i costi sono crescenti, perché la popolazione aumenta e invecchia, mentre le risorse a disposizione sono sempre di meno. Pertanto se la domanda sale, anche a parità di finanziamenti, cosa peraltro impossibile, il sistema collassa. E’ giusto quindi dire che il sistema va riformato. Già, ma come?

Qui nascono le diverse interpretazioni sulle parole del presidente del Consiglio. Cosa significa “trovare nuove forme di finanziamento del Ssn”? Si tratta di tasse? Credo questa una strada non percorribile, perché siamo già pesantemente tartassati. Un’altra ipotesi – però è una mia supposizione – è la forte spinta verso le assicurazioni private. Se così è, siamo ad un cambiamento radicale del sistema, che potrebbe diventare molto simile a quello americano: cure di base ed essenziali a chi non ha e ai redditi più bassi, servizio di qualità a chi invece ha la possibilità di investire in una assicurazione privata. Altre modalità di finanziamento non ne vedo (a parte la tassazione crescente sui redditi più alti).

Con le assicurazioni più o meno obbligatorie, l’universalismo delle prestazioni – pietra fondante del Ssn – verrebbe a mancare. Alcune forze politiche di sinistra hanno lanciato un grido d’allarme – senza far riferimento alle assicurazioni – dicendo che bisogna trovare i fondi per sostenere la Sanità. Ma se i malati di Sla e quelli con altre patologie gravissime vengono costretti a scendere in piazza con le loro carrozzine e i loro letti di dolore per riuscire a ottenere i fondi per l’assistenza domiciliare (e non è detto che li otterranno), dubito che, ad oggi, ci siano i soldi per salvaguardare la qualità dell’intero Ssn.

Tuttavia altri percorsi sono possibili. Come ricordano Ignazio Marino, il Pd, l’Idv: prima fra tutte la razionalizzazione delle spese. E di pari passo la lotta agli sprechi. Senza dimenticare il fiume di soldi che se ne va nella corruzione. Non parliamo di bruscolini, bensì di miliardi di euro. Purtroppo negli ultimi anni, nonostante quanto detto e scritto una infinità di volte, questi semplici interventi correttivi non sono mai stati messi in atto. Perché in tante, in troppe Regioni, una certa politica ha voluto mantenere in piedi un sistema clientelare e corruttivo. Oggi però lo stato di necessità induce a intervenire energicamente per risparmiare. Non ci sono alternative: o si trovano i soldi da settori non strategici, o si risparmia e si taglia cercando di non smantellare il Ssn, o si introducono nuove tasse per i redditi più alti, o si passa alle assicurazioni private. Ma questa è la strada meno felice, come dimostra la storia della sanità statunitense.

In evidenza un commento.

Emiliano 27 novembre 2012 alle 17:27

Dio ci salvi dalle assicurazioni sanitarie!!!Sono una fregatura pazzesca!Vivo in Olanda da 12 anni dove l’assicurazione sanitaria e’ obbligatoria dal 2006...Gli ospedali si sono quasi tutti belli,puliti...ma la qualita’ dei medici in genere e’ pessima...Pago 1500 euro all’anno ed ho una franchigia di 220 € (dal 2013 avro’ uno sconto di 2 euro ogni mese, a fronte di un aumento della franchigia fino a 350€)...quindi se mi ammalo,si arriva tranquillamente a quasi 1800...Per un tunnel carpale ci stanno impiegando piu’ di 4 mesi...perche’ non vogliono farmi la radiografia (Costa!!) e l’EMG non e’ stata chiara...Le ultime 2 visite me le hanno fatte al telefono dopo avermi iniettato una sostanza nel polso (sconsigliata in Italia)..e mi contatteranno nuovamente al telefono per farmi sapere se il chirurgo ritiene o meno di operarmi...siamo a fine anno...sono sicuro che al 2013 non avro’ ancora risolto nulla...nel frattempo pago...
FraMI
00mercoledì 28 novembre 2012 10:46
Avanti!
www.lettera43.it/economia/macro/l-unione-europea-sfida-le-multinazionali_436757...


FISCO
L'Unione europea sfida le multinazionali

Le aziende approfittano delle lacune fiscali dell'Europa. Ma Berlino, Londra e Parigi preparano la strategia anti evasione.

Dopo che gli esperti del Comitato per gli affari fiscali dell'Ocse (Cfa) hanno sollevato la questione di fronte ai capi di Stato e di governo e ai governatori delle Banche centrali nel vertice del G20 messicano di luglio, i tre ministri delle Finanze di Germania, Gran Bretagna e Francia stanno mettendo a punto una strategia comune per contrastare le politiche di ottimizzazione fiscale adottate dalle multinazionali...

[SM=p7579]
stelafe
00mercoledì 28 novembre 2012 12:52
Per il Welfare l'Italia spende meno degli altri grandi paesi Europei
www.huffingtonpost.it/2012/11/27/ma-per-il-welfare-italia_n_2196886.html?utm_hp_r...

Il rapporto sulla spesa sociale è stato appena pubblicato dalla Commissione Europea.
epp.eurostat.ec.europa.eu/cache/ITY_PUBLIC/3-27112012-AP/EN/3-27112012-A...
grella
00mercoledì 28 novembre 2012 19:43
Re: Per il Welfare l'Italia spende meno degli altri grandi paesi Europei
stelafe, 28/11/2012 12:52:

http://www.huffingtonpost.it/2012/11/27/ma-per-il-welfare-italia_n_2196886.html?utm_hp_ref=italy

Il rapporto sulla spesa sociale è stato appena pubblicato dalla Commissione Europea.
epp.eurostat.ec.europa.eu/cache/ITY_PUBLIC/3-27112012-AP/EN/3-27112012-A...



Certo ma i luogocomunismi dilagano nel paesello dei cachi,alcuni sono convinti che le ostriche dei politici e le mazzette siano Welfare, che gli stipendi della Casta siano Welfare, che la scorta di Calderoli sia Welfare, che i rimborsi elettorali stratosferici siano Welfare, che l'eccessiva burocrazia sia welfare .......... in realtà il Welfare ha un significato ben preciso e viene attentamente programmato nei paesi più civili scandinavi o anglosassoni ..........



.
MARCHE66
00giovedì 29 novembre 2012 19:05
Re: Re: Per il Welfare l'Italia spende meno degli altri grandi paesi Europei
grella, 28/11/2012 19:43:



Certo ma i luogocomunismi dilagano nel paesello dei cachi,alcuni sono convinti che le ostriche dei politici e le mazzette siano Welfare, che gli stipendi della Casta siano Welfare, che la scorta di Calderoli sia Welfare, che i rimborsi elettorali stratosferici siano Welfare, che l'eccessiva burocrazia sia welfare .......... in realtà il Welfare ha un significato ben preciso e viene attentamente programmato nei paesi più civili scandinavi o anglosassoni ..........



.




[SM=g1750152] [SM=g1750826]

GRILLI .......SANTO SUBITO!

www.tgcom24.mediaset.it/economia/articoli/1071159/grilli-tasse-su-per-spesa-pubbli...


Il ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, alla presentazione di un libro sulle tasse, al Cnel, ammette il peso delle imposte per gli italiani. "Il salasso c'è ma è l'altra faccia della medaglia di un sistema, la spesa pubblica, che è grande", dichiara. Grilli precisa tuttavia che, parlare di riduzione fiscale è "un'illusione", finché l'Italia non decide una revisione della spesa pubblica e della spesa strutturale del Paese

Welfare o non welfare sempre spesa pubblica è....per come a vedo io ....e forse anche Grilli.

Poi tra welfare e clientelarismo in Italia il concetto è, secondo il mio modo di vedere, abbastanza confuso!









marco---
00giovedì 29 novembre 2012 21:19
Re: Re: Re: Per il Welfare l'Italia spende meno degli altri grandi paesi Europei
MARCHE66, 11/29/2012 7:05 PM:

[SM=g1750152] [SM=g1750826]

GRILLI .......SANTO SUBITO!...

Mah... io con le "santificazioni" ci andrei piano [SM=g1749704] la revisione della spesa pubblica la si sta già attuando, non mi sembra "la panacea", nella sostanza ci sottraggono servizi... se è veramente "cosa buona e giusta", allora procediamo pure, intravedo "paroloni" senza particolari colpi di genio... [SM=g6963]
ziomaoziomao
00venerdì 30 novembre 2012 17:06
Re: Re: Re: Per il Welfare l'Italia spende meno degli altri grandi paesi Europei
MARCHE66, 11/29/2012 7:05 PM:




[SM=g1750152] [SM=g1750826]

GRILLI .......SANTO SUBITO!

www.tgcom24.mediaset.it/economia/articoli/1071159/grilli-tasse-su-per-spesa-pubbli...


Il ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, alla presentazione di un libro sulle tasse, al Cnel, ammette il peso delle imposte per gli italiani. "Il salasso c'è ma è l'altra faccia della medaglia di un sistema, la spesa pubblica, che è grande", dichiara. Grilli precisa tuttavia che, parlare di riduzione fiscale è "un'illusione", finché l'Italia non decide una revisione della spesa pubblica e della spesa strutturale del Paese

Welfare o non welfare sempre spesa pubblica è....per come a vedo io ....e forse anche Grilli.

Poi tra welfare e clientelarismo in Italia il concetto è, secondo il mio modo di vedere, abbastanza confuso!




Ciao Marche,

attenzione a parlare di "spesa pubblica", perchè il massimo esborso in cui finiscono i soldi delle tasse e' solo pagare interessi composti sul debito ( il debito è già stato ripagato da anni ).

per tutte le altre spese l'italia e' in perfetto bilancio, sono persino scese e di molto negli ultimi anni.

percio' non parliamo di "spesa pubblica" ma piu' correttamente di interessi fuori controllo, interessi decisi da altri da quando ci siamo autoincaprettati con l'euro.

Per questo grilli piu' che santo e' solo uno molto in malafede che racconta balle per coprirsi il didietro.

qui i numeri veri.

www.cobraf.com/forum/coolpost.php?topic_id=4831&reply_id=1...

e i numeri non mentono

dal 1980 al 2007 il totale dei saldi degli interessi sul debito è addirittura superiore al debito pubblico, di 234 miliardi di €.

ecco per cosa si pagano le tasse nel paese delle banane made in UE, altro che "spesa pubblica", welfare e assortimento vario.


ciao


marco---
00sabato 1 dicembre 2012 22:46
Negli ultimi giorni le notizie su un rischio default Argentina si era fatto concreto
Speciale Argentina: Il Pesce puzza Dalla Testa (Cialtroni e Ladri al Potere….K Style) (Fonte: rischiocalcolato.it - di FunnyKing - 01/12/2012)

Post dedicato ai sacerdoti della moneta sovrana, sovranamente emessa dallo Stato sovrano, che sovraneggiando crea ricchezza dal nulla.

Come noto l’Argentina, veniva (fino a un mese fa, ora tutti zitti) presa a fulgido esempio dai fans del potere dello Stato di stampare moneta sovrana. Guardate l’Argentina! Oh come si sviluppa, hanno fatto bene a dichiarare il default e a continuare a svalutare!

E poi: ormai sono salvi! non possono più fallire!- E bla bla bla.

E infatti stanno serenamente ri-fallendo (con o senza sentenze USA), e si stanno godendo una bella inflazioncina reale del 20% annuo.

Il punto è questo, e vorrei che ve lo inchiodaste una buona volta nel cervello: Qualsiasi sia il sistema valutario adottato, che sia l’Euro o la NeoLira il successo o l’insuccesso di una nazione dipende in misura fondamentale dalla classe dirigente che essa esprime.

Io sono convinto fermamente che l’Italia avrebbe avuto una crescita economica comparabile a quella tedesca dentro l’Euro se si fossero fatte le riforme necessarie, ovvero se fosse stato eliminato il gap di inefficienza e costi dello Stato e le assurde leggi burocratiche e fiscali che abbiamo rispetto ai tedeschi.

Allo stesso modo sono convinto che un ritorno alla NeoLira, data la condizione attuale, sarebbe un bene solo se gestita da una classe dirigente all’altezza del compito. Cioè adatta a gestire una bancarotta e una svalutazione, anche tenendo conto del contesto internazionale.

Per questo motivo mi sono sempre rifiutato di sposare ogni tesi opposta su Euro o Lira, dal mio personalissimo e opinabile punto di vista, LA SOLUZIONE è nel cuore, nella mente e nel grado di onestà delle persone che demandiamo a governarci. NON è nel sistema valutario scelto, esso è solo uno dei mezzi di politica economica, come tale va integrato in un quadro complessivo. Il ritorno alla Lira o la difesa ad oltranza dell’Euro NON SONO PUNTI DI PARTENZA SENSATI-

E ora arriviamo alla notizia (la riporto senza commenti, tanto sono inutili)

Negli ultimi giorni le notizie su un rischio default Argentina si era fatto concreto. Cliccando appunto su DEFAULT ARGENTINA leggerete le news, il CDS, le vicende macroeconomiche e la causa che ha creato scompiglio. Compresa anche l’accettazione del ricorso in appello dell’Argentina.

Ma fate BEN attenzione. Il tutto è rimandato a febbraio e, soprattutto, le condizioni macroeconomiche del paese argentino sono molto complicate. Detto questo, traetene le conseguenze e…vi porto a conoscenza di una curiosità. Su internet mi sono imbattuto casualmente sul sito Clarin.com dove ho trovato una news certo non rivoluzionaria, ma che mi ricorda MOLTO le vicende italiche, quel “magna magna” che tanto ci ha irritato negli ultimi mesi soprattutto ai vertici della politica.

Eccovi la notizia…

Máximo Kirchner y una chacra que cuesta 2,2 millones de dólares Según publica hoy la revista “Noticias”, la propiedad está en Zárate, a orillas del Paraná. Tiene cinco hectáreas, y además de la casona central, tiene una de huéspedes, piscina y amarras. Sería así, vecino de Julio De Vido. (Source)

Ve la traduco. E’ la nuova fattoria del pupillo di famiglia Kirchner. Appena comprata da una ricca famiglia aristocratica. Inutile dire che in rete il tam tam dei commenti è tutto indirizzato alla natura di quei fondi necessari per l’acquisto. In parole povere, l’Argentina sta fallendo. Ma i vertici politici continuano a distruggere il patrimonio pubblico e, anzi, se ne approfittano.

Ma perché non adottiamo i Kirchner in Italia?
marco---
00sabato 1 dicembre 2012 22:52
Scongiurato per l'Argentina il pericolo default
L'Argentina evita il default, vinto il ricorso contro il pagamento di 1,3 miliardi di dollari agli hedge fund Usa (Fonte: finanzaonline.com - 29/11/2012)

Scongiurato per l'Argentina il pericolo default. Nella notte è giunta infatti la notizia che Buenos Aires ha vinto il ricorso d'appello contro la sentenza del giudice di New York che condannava il Paese al pagamento immediato di 1,3 miliardi di dollari per rimborsare i bond non ristrutturati del default 2001 detenuti da alcuni hedge fund statunitensi. Precedente, questo, che avrebbe aperto la possibilità di moltissime cause analoghe in tutto il mondo che, se vinte dai creditori, avrebbero stretto l'Argentina nell'impossibilità di pagare, con l'eventualità di una nuova dichiarazione di bancarotta. L'altro ieri sera l'agenzia di rating Fitch aveva gettato benzina sul fuoco dichiarando l'alta probabilità di un nuovo default argentino, declassando il debito sovrano di cinque "notch" a livello CC, con outlook negativo.
Vedi anche: Lo spettro default ora è più lontano (Fonte: ilsole24ore.com - 30/11/2012)
MARCHE66
00domenica 2 dicembre 2012 12:47
Re: Re: Re: Re: Per il Welfare l'Italia spende meno degli altri grandi paesi Europei
ziomaoziomao, 30/11/2012 17:06:



Ciao Marche,

attenzione a parlare di "spesa pubblica", perchè il massimo esborso in cui finiscono i soldi delle tasse e' solo pagare interessi composti sul debito ( il debito è già stato ripagato da anni ).

per tutte le altre spese l'italia e' in perfetto bilancio, sono persino scese e di molto negli ultimi anni.

percio' non parliamo di "spesa pubblica" ma piu' correttamente di interessi fuori controllo, interessi decisi da altri da quando ci siamo autoincaprettati con l'euro.

Per questo grilli piu' che santo e' solo uno molto in malafede che racconta balle per coprirsi il didietro.

qui i numeri veri.

www.cobraf.com/forum/coolpost.php?topic_id=4831&reply_id=1...

e i numeri non mentono

dal 1980 al 2007 il totale dei saldi degli interessi sul debito è addirittura superiore al debito pubblico, di 234 miliardi di €.

ecco per cosa si pagano le tasse nel paese delle banane made in UE, altro che "spesa pubblica", welfare e assortimento vario.


ciao






Forse sono stato frainteso , il mio auspicio è in una revisione di spesa non in un taglio della spesa.
C’è una bella differenza, secondo me.

Il problema del Ns. debito pubblico è che è stato fatto per “spesa per clientelarismo, e non per spesa per investimento.
Entrambe sono sempre spese e comportano relativi interessi, ma se a nord italia gli ospedali comprano una siringa ad un euro e
in qualsiasi altra regione del sud la stessa siringa la pagano 2 o 3 volte di più , qualcosa da rivedere ci sarà pure.

Purtroppo in Italia, con i soldi pubblici, da decenni non si fanno più investimenti , ma solo spesa pubblica, comuni province regioni e stato centrale, hanno speso ed hanno speso male, soprattutto per interessi clientelari e/o per incapacità.

E’ come se per decenni le famiglie a basso reddito avessero speso, indebitandosi, per comprare il garage con la Ferrari , magari anche con l’autista ,invece delle prima casa.
Se oggi fossero in difficoltà qualcosa da rivedere nella loro spesa ci sarebbe pure, non pensate?



marco---
00lunedì 3 dicembre 2012 08:53
Re: Re: Re: Re: Re: Per il Welfare l'Italia spende meno degli altri grandi paesi Europei
MARCHE66, 12/2/2012 12:47 PM:

Forse sono stato frainteso , il mio auspicio è in una revisione di spesa non in un taglio della spesa.
C’è una bella differenza, secondo me...

Concordo completamente su tutto quello che hai evidenziato.
Loziodigekko
00lunedì 3 dicembre 2012 09:54
Re: Re: Re:
gixpix67, 29/11/2012 16:04:




Ciao a tutti. E' da un po' che non scrivevo essendomi tirato fuori da diatribe di scenari economico/finanziari sul filone dei complotti lunari.

Leggo sempre volentieri gli sviluppi portati da persone che reputo informate. Questa volta però non sono d'accordo col caro zio. Temo che nelle maglie sempre più strette del fisco finiranno la maggior parte degli italiani che si troveranno a dare spiegazioni per la provenienza di qualche patrimonio familiare, specialmente se piccoli imprenditori. Il milione di reddito che ha sempre denunciato 10.000 euro, se può andare avanti a fregare bene, se no si appellerà a qualche scorciatoia tipo concordato, e se non può chiude e porta tutto in Paesi tranquilli e chi si è visto si è visto. Con l'aggravante di qualcuno che si ritrova pure senza lavoro.
Aggiungo che piccoli lavoratori in proprio come me che in vita loro hanno evaso 0 stanno affogando; ma siamo in tanti. Mi do ancora il 2013 per vedere se le cose cambiano, poi una bella chiusura dell'attività e i soldi con i quali non ho ancora comprato casa (grazie anche a questo forum) se ne vengono con me in un Paese dal clima più tranquillo (sai dove vivo!!!). Come facevo consulenza qui, la faccio altrove e mi sto già muovendo a cercare agganci con alcuni clienti che se ne sono andati. Così purtroppo vedo io l'Italia oggi. E non mi fa piacere.



Ciao.

Ho voluto riflettere un poco su cosa replicare (e' per questo che ho lasciato "dormire" per un po' il tuo post).
Vorrei intanto presentarti tutta la solidarieta' possibile, so per esperienza cosa vuol dire essere in cattive acque e penso di poterti comprendere appieno.
Da quando ho iniziato a lavorare nei primi anni 90 mi sono "fatto" in pieno (con l'eccezione per ora solo di quest'ultima) tutte le crisi di questo benedetto paese. Ho provato sia l'esperienza della disoccupazione che quella del lavoro precario/sfruttato/sottopagato/sottostimato.
Posso ben comprendere l'amarezza che ti coglie e il desiderio di fuga verso l'estero, che in altri tempi ho anche io coltivato.

Per quanto riguarda il discorso evasione e gli ultimi provvedimenti dell'Agenzia delle Entrate vorrei pero' che si facesse un po' di chiarezza. Ho l'impressione che molti si siano preoccupati delle conseguenze a livello di repressione/intimidazione degli ultimi provvedimenti, ma che pochi si siano soffermati a riflettere su quale sia la platea di contribuenti ai quali sono rivolti.

Lo Stato parte parte da una constatazione pragmatica: le dichiarazioni dei redditi basate sulle autodichiarazioni (che poi alla fine questo sono i 730 e simili: delle AUTOdichiarazioni) sono FALSE per un numero considerevole di contribuenti.

Sono false nella misura in cui ci sono persone che dichiarano reddito zero ma continuano a campare egregiamente. Sono false nella misura in cui ci sono persone che dichiarano redditi inferiori a quelli di un operaio di cooperativa ma guidano auto da molte decine di migliaia di euro. Sono false nella misura in cui ci sono persone che dichiarano poche migliaia di reddito l'anno ma possiedono beni per milioni di euro.

Mi pare lampante che NON puoi possedere un'automobile da 50mila euro e dichiarare di essere nella posizione di non poter pagare la mensa all'asilo di tuo figlio. Semplicemente non puoi. Pero' accade. Accade ogni giorno, ogni ora, ogni momento.

Ora, io faccio parte di quella categoria di contribuenti che non evade. Non evado perche' il mio reddito e' tassato alla fonte. C'e' un sostituto di imposta che e' il mio datore di lavoro che versa ogni mese allo stato circa il 45% del mio reddito lordo.

Sul restante 55% la maggior parte delle mie spese rientrano nell'ambito dell'acquisto di beni e servizi su cui le tasse vengono pagate da altri in nome e per conto mio (ovviamente al netto di frodi fiscali, perche' sul fatto che il mio supermercato abituale o il mio benzinaio possano evadere accise, iva o altro io non ho modo di sapere ne' di intervenire).

Ora gli ultimi provvedimenti delle Entrate partono da una considerazione elementare: se spendi e' perche' hai, e se hai e' perche' hai guadagnato ora o in passato.

Di conseguenza interpolano la sommatoria delle spese che riescono ad individuare e, se dette spese eccedono del 25% il reddito dichiarato nel periodo, emettono una nota di accertamento.

Ora tutti strillano allo stato di polizia, al fisco cattivo che si accanisce, alle persone oneste che non possono piu' spendere i loro sudati risparmi. ma io chiedo: se i tuoi soldi sono di provenienza lecita e legale, dove sta il problema?

Contesto subito l'obiezione piu' ricorrente: se mi compro la macchina usando i risparmi, per quest'anno sforo e mi ritrovo l'accertamento.
Non capita. Semplicemente non capita perche' con l'incrocio degli storici dei movimenti bancari e' sufficiente dimostrare che le maggiori spese sono derivate da disinvestimenti di risparmi pregressi.

Si e' fatto molto terrorismo su questo particolare, probabilmente ad arte.

C'e' un momento zero in tutto questo fenomeno di calcolo, che sono i cinque anni precedenti. Tutto cio' che si possedeva cinque anni fa rappresenta il capitale a disposizione di un soggetto nel momento zero e, da quello che ho letto finora, non dovrebbe essere oggetto di ulteriori approfondimenti a livello sintetico (ovviamente nessuno impedisce alla Finanza di indagare anche piu' indietro, pero' al momento si parla di cinque anni per i controlli di massa).

In tutto questo c'e' un abbuono del 25%. Puo' sembrare poco, pero' se riflettiamo un secondo sul modo in cui abitualmente si forma il nero, vediamo che poco non e' affatto. Molte spese sono eseguite in contanti. I trenta euro che l'inquilino del piano di sotto prende per sistemarti la guarnizione del rubinetto, vengono quasi certamente incassati e spesi in contanti (non ce lo vedo proprio il pensionato che accetta un assegno o un pagamento con bonifico...).

Questa categoria di evasori (formalmente evasori come gli altri, ma in pratica situabili nella categoria della cosiddetta "economia informale") NON viene coinvolta in questi controlli, ammenocche' l'attivita' in questione non sia talmente sviluppata da comportare movimenti incongrui su conti correnti e/o spese (tracciabili, questo e' importante) che eccedono il famoso 25% del reddito dichiarato.

In pratica il pensionato che ti cambia la guarnizione o ti rasa il prato, lo studente che da due ripetizioni a tuo figlio, la ragazza che ti guarda il bambino due sere la settimana o la signora che ti stira due camicie NON vengono toccati.

Chi e' che deve temere da questi controlli? Fondamentalmente chi nella pratica evade/elude massicciamente. Quelli che "farebbe mille euro, ma senza fattura le faccio risparmiare l'iva", quelli che vanno nelle case a duecento euro a botta per riparare il forno, quelli che ti visitano trenta persone al giorno a centocinquanta euro l'una. Quelli che negli ultimi cinque anni hanno speso magari un milione di euro ma hanno dichiarato redditi inferiori a quelli della loro segretaria.

Tutti questi ora temono (e hanno ragione a temere) gli strali del fisco. Temono che gli arrivi la cartella esattoriale dove c'e' scritto "gentile contribuente, negli ultimi cinque anni Lei ha dichiarato un totale di 90 mila euro, ma a noi risultano uscite per 900mila; cortesemente, puo' dirci da dove arrivano gli 810mila che mancano all'appello?".

Dobbiamo avere pieta' di questa gente? Onestamente, per quello che mi riguarda, non ne provo alcuna.

Sono quattro milioni di soggetti. Quattro milioni di persone/famiglie che vivono a sbafo dichiarando cifre risibili (e grazie a questo, passando oltretutto davanti ai VERI titolari dei diritti alle prestazioni sociali).

Sono quattro milioni di persone/famiglie che con i loro mancati versamenti, creano dei giganteschi buchi di bilancio, che poi i lavoratori dipendenti e quei pochi che dichiarano il giusto, devono poi coprire con le loro mostruose aliquote (in Italia i lavoratori dipendenti creano il 50% circa del PIL, ma contribuiscono per oltre l'80% delle entrate).

Purtroppo in questo processo di doveroso riaggiustamento sociale ci sono quelli che ne andranno di mezzo senza colpa. Si tratta principalmente di innocenti che hanno la sola sfortuna di lavorare nei settori (leciti e legali) che pero' campano con i denari del nero (penso ad esempio alle concessionarie di automobili, in primis quelle di lusso, ma anche molti altri settori come l'immobiliare, i servizi alla persona, i viaggi, etc. etc.) e che si stanno vedendo svanire come neve al sole il mercato di riferimento.

Temo purtroppo che sia questa la situazione che ti sta facendo penare. Me ne dolgo tantissimo, non puoi immaginare quanto, pero' si tratta di un fenomeno irreversibile.
Posso, se me lo permetti, ricordarti pero' un fatto: ad ogni crisi segue una risalita. E in genere chi ha ben seminato (investendo seriamente sulla propria professionalita' e sul proprio lavoro) raccoglie, anche se magari non subito, i frutti delle proprie fatiche.

Tieni duro amico. Abbi fiducia e resisti. Non puo' piovere per sempre.

Con affetto. Ciao.



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