Diario della crisi economica

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marco---
00mercoledì 27 marzo 2013 12:08
Coinvolgimento dei privati in caso di un fallimento delle banche europee
[SM=g6052] [SM=g6052] [SM=g6052] Più che prevedibile dopo il "caso Cipro"... attenzione! [SM=g6052] [SM=g6052] [SM=g6052]
Chi ha messo da parte qualche soldo per comprare casa rischierà di perderli.

Trovo semplicemente demenziale proseguire sulla strada dello sfacelo, eppure tutti ce ne stiamo zitti, siamo buoi, quello che ci capiterà ce lo meriteremo. Siamo schiavi... questi sono furti legalizzati e l'unico beneficiario è la speculazione, il mondo della finanza, svegliaaa!!!
Banche, Parlamento Ue spinge per bail-in depositi oltre 100 mila euro (Fonte: milanofinanza.it - Di Francesca Gerosa - 26/03/2013)

L'Europarlamento intende spingere sul bail in e dunque sul coinvolgimento dei privati in caso di un fallimento delle banche europee. Per Gunnar Hokmark, autorevole europarlamentare svedese, che sta negoziando con i Paesi europei una legge che affronti il problema delle banche in difficoltà, ci deve essere questa possibilità.

Quindi il modello adottato a Cipro, di chiedere ai titolari dei depositi oltre i 100 mila euro di farsi carico delle perdite della banche europee in difficoltà, dovrà diventare il modello a cui far riferimento per una nuova legislazione europea. "Dobbiamo essere in grado", ha spiegato, "di fare il bail in anche per i depositi. Quelli sotto i 100 mila euro sono protetti, quelli sopra 100 mila non sono protetti e dovranno essere trattati come parte del capitale e coinvolti in caso di fallimento".

La Banca centrale europea ha scritto la prima bozza della legge ma ha lasciato ai Paesi membri e al Parlamento la facoltà di decidere se e come coinvolgere i titolari dei depositi nelle liquidazioni delle banche in difficoltà. Il Parlamento europeo ha lo stesso diritto di parola dei singoli Paesi riguardo la decisione su chi si debba accollare gli oneri di future ristrutturazioni bancarie, come quelle decise a Cipro.

Una possibilità che fa perdere le staffe alle banche europee (-0,24% ora lo Stoxx settoriale, ma in mattinata perdeva oltre l'1%) e di riflesso anche a quelle italiane (Unicredit -1,9% e Intesa -2,01%), scosse anche per lo stallo politico nel nostro Paese, per il taglio del pil italiano da parte di Standard & Poor's e di riflesso per lo spread Btp/Bund in rialzo a 322 punti base. "Nei prossimi giorni l'attenzione del mercato sarà rivolta a come i leader europei gestiranno l'effetto contagio che potrebbe prodursi con la riapertura delle banche a Cipro dopo più di dieci giorni di inattività", sottolineano gli analisti di Bnp Paribas.
ziomaoziomao
00mercoledì 27 marzo 2013 14:23
Re: Coinvolgimento dei privati in caso di un fallimento delle banche europee
marco---, 3/27/2013 12:08 PM:

[SM=g6052] [SM=g6052] [SM=g6052] Più che prevedibile dopo il "caso Cipro"... attenzione! [SM=g6052] [SM=g6052] [SM=g6052]
Chi ha messo da parte qualche soldo per comprare casa rischierà di perderli.

Trovo semplicemente demenziale proseguire sulla strada dello sfacelo, eppure tutti ce ne stiamo zitti, siamo buoi, quello che ci capiterà ce lo meriteremo. Siamo schiavi... questi sono furti legalizzati e l'unico beneficiario è la speculazione, il mondo della finanza, svegliaaa!!!
Banche, Parlamento Ue spinge per bail-in depositi oltre 100 mila euro (Fonte: milanofinanza.it - Di Francesca Gerosa - 26/03/2013)

L'Europarlamento intende spingere sul bail in e dunque sul coinvolgimento dei privati in caso di un fallimento delle banche europee. Per Gunnar Hokmark, autorevole europarlamentare svedese, che sta negoziando con i Paesi europei una legge che affronti il problema delle banche in difficoltà, ci deve essere questa possibilità.

Quindi il modello adottato a Cipro, di chiedere ai titolari dei depositi oltre i 100 mila euro di farsi carico delle perdite della banche europee in difficoltà, dovrà diventare il modello a cui far riferimento per una nuova legislazione europea. "Dobbiamo essere in grado", ha spiegato, "di fare il bail in anche per i depositi. Quelli sotto i 100 mila euro sono protetti, quelli sopra 100 mila non sono protetti e dovranno essere trattati come parte del capitale e coinvolti in caso di fallimento".

La Banca centrale europea ha scritto la prima bozza della legge ma ha lasciato ai Paesi membri e al Parlamento la facoltà di decidere se e come coinvolgere i titolari dei depositi nelle liquidazioni delle banche in difficoltà. Il Parlamento europeo ha lo stesso diritto di parola dei singoli Paesi riguardo la decisione su chi si debba accollare gli oneri di future ristrutturazioni bancarie, come quelle decise a Cipro.

Una possibilità che fa perdere le staffe alle banche europee (-0,24% ora lo Stoxx settoriale, ma in mattinata perdeva oltre l'1%) e di riflesso anche a quelle italiane (Unicredit -1,9% e Intesa -2,01%), scosse anche per lo stallo politico nel nostro Paese, per il taglio del pil italiano da parte di Standard & Poor's e di riflesso per lo spread Btp/Bund in rialzo a 322 punti base. "Nei prossimi giorni l'attenzione del mercato sarà rivolta a come i leader europei gestiranno l'effetto contagio che potrebbe prodursi con la riapertura delle banche a Cipro dopo più di dieci giorni di inattività", sottolineano gli analisti di Bnp Paribas.



SONO DEI DELINQUENTI !
Paragonare un conto deposito con un'investimento o un bond e' da pazzi maniaci, questi sociopatici ue vanno presi a calci sui denti.



pax2you
00mercoledì 27 marzo 2013 14:35
Re: Re: Coinvolgimento dei privati in caso di un fallimento delle banche europee
ziomaoziomao, 27/03/2013 14:23:



SONO DEI DELINQUENTI !
Paragonare un conto deposito con un'investimento o un bond e' da pazzi maniaci, questi sociopatici ue vanno presi a calci sui denti.







Ti manca l'ultimo decreto legge di Monti in cui gli aiuti per rilanciare l'economia italiana con un ulteriore indebitamento dello stato (20 miliardi nel 2013 e altri 20 nel 2014) passerrano, non si sa in quale percentuale, attraverso le banche.




marco---
00mercoledì 27 marzo 2013 15:00
Re: Re: Coinvolgimento dei privati in caso di un fallimento delle banche europee
ziomaoziomao, 3/27/2013 2:23 PM:

SONO DEI DELINQUENTI !
Paragonare un conto deposito con un'investimento o un bond e' da pazzi maniaci, questi sociopatici ue vanno presi a calci sui denti.

Quoto, è follia allo stato puro, ma in tutta questa storia il peggio siamo noi perché loro, ossia l'alta finanza (col benestare dei governi di ogni Stato) fanno bene a provarci, saremmo noi a dover reagire anziché pensare alle scemate inerenti gli sprechi della politica, Berlusconi etc.

Più facciamo sacrifici e più ce ne chiederanno, non so se l'avete capito ma i nostri figli saranno schiavi, ne' più ne' meno. Penso che chi di loro penserà ai propri genitori come ad autentici imbecilli che hanno svenduto ciò che duramente era stato conquistato dalla generazione precedente, beh... avranno ragione, non siamo nemmeno in grado di mantenere quello che abbiamo, è vergognoso.

Non è, come vogliono farci credere, un problema di economia, di mancata competitività, di mancanza di risorse, è un problema di cervello, o ci arrivi, oppure pagherai il conto. Come è giusto che sia.
marco---
00mercoledì 27 marzo 2013 16:36
Spagna - Diventa legale una norma, prima proibita per legge: in caso di bisogno sarà possibile un prelievo forzoso una tantum dai conti bancari
Prelievi forzosi conti correnti : in Spagna è Costituzionale (Fonte: zazoom.it - 22/03/2013)

In Spagna i prelievi forzosi dai conti dei clienti viene inserito in Costituzione, questo mentre a Cipro si studiano modi per controllare i capitali in fuga.

Dopo che a Cipro il parlamento ha votato contro il prelievo forzato sui depositi bancari per avere 10 miliardi di aiuti dalla Ue, in molti riflettono sulle ipotesi future visto che la crisi è tutt'altro che al capolinea. Ma la mossa a sorpresa l'ha fatta la Spagna che ha deciso di inserire in Costituzione un tassa sui depositi bancari, ossia una tassa sui risparmi dei clienti delle banche.

Luis De Guindos, Ministro dell'Economia in Spagna, ha dichiarato :"I depositi in banca sotto i 100 mila euro sono sacri e che i risparmiatori non si devo allarmare", ma nella realtà dei fatti è diventata legale una norma, prima proibita per legge, che in caso di bisogno potrebbe aprire la strada ad un prelievo forzoso una tantum dai conti bancari. Il ministro della Pubblica Amministrazione ha difeso a spada tratta questa iniziativa sottolineando che la sua presenza nella costituzione è giustificata dalla volontà di uniformare la pressione fiscale tra le varie regioni della nazione indebitata. Sembra che al Spagna non sia l'unica ad adottare queste misure, anche in Nuova Zelanda si sta valutando l'ipotesi di imporre una confisca dei risparmi per evitare un eventuale crack delle banche.

Secondo la maggior parte dei top manager delle banche italiane, e dello stesso presidente dell’Abi, tale scenario in Italia è impossibile da attuare, ma non tutti condividono tale opinione. Secondo Medvedev il prelievo straordinario dai conti correnti è una misura sbagliata, che a questo punto potrebbe ripetersi anche per futuri salvataggi di altri paesi europei in evidenti condizioni di difficoltà finanziaria.

Tra essi ci sarebbe anche l'Italia. Sulla stessa dura linea di Mosca c’è anche l’agenzia di Rating Fitch, che ritiene il caso di Cipro un precedente pericoloso e potenzialmente in grado di creare un effetto contagio al resto dei paesi europei.
pax2you
00mercoledì 27 marzo 2013 17:06
Re: Spagna - Diventa legale una norma, prima proibita per legge: in caso di bisogno sarà possibile un prelievo forzoso una tantum dai conti bancari
marco---, 27/03/2013 16:36:


Secondo la maggior parte dei top manager delle banche italiane, e dello stesso presidente dell’Abi, tale scenario in Italia è impossibile da attuare, ma non tutti condividono tale opinione.



E chi sarebbero questi top manager?
L'elite di Mps?
Mussari? Quello che si e' dimesso dall'abi per lo scandalo mps?
Profumo? Quello che con un buco da oltre 15 miliardi di euro dice che non c'e' alcun buco?

Intanto la banca si ridimensiona.
è prevista la chiusura di 400 filiali: cento già tagliate e altre 200 entro maggio.

Alle uscite dei dipendenti (700 con la cessione di Biverbanca, 1.600 circa in prepensionamento volontario, 1.100 nel perimetro del back office destinato all'esternalizzazione e 100 dirigenti che hanno già lasciato), si aggiunge la vendita di altri asset in portafoglio, come le attività nel credito al consumo e nel leasing. O come l'alienazione di un portafoglio immobiliare valutato oltre 500 milioni.

sole24ore
Serafin..
00venerdì 29 marzo 2013 09:49
Cari amici è la fine [SM=g7591]

come per i giapponesi a Iwo Jima...

---

Rischio ondata di default per le Pmi italiane

E’ l’allarme lanciato dagli economisti, che sottolineano come con l’aggravarsi della crisi europea le piccole e medie imprese siano sempre più alle prese con prestiti che non possono ripianare. Nelle casse di Intesa SanPaolo e Unicredit 14 miliardi di euro di crediti inesegibili.

NEW YORK (WSI) - L’impennata della bancarotta delle pmi è la prossima valanga che rischia di abbattersi sull’Italia e la Spagna.

---

www.wallstreetitalia.com/article/1533954/crisi-debito/rischio-ondata-di-default-per-le-pmi-itali...
marco---
00giovedì 4 aprile 2013 07:08
Deutsche Bank/ nella tempesta, Bundesbank avvia indagini derivati (Fonte: tmnews.it - 04/04/2013)

Roma, 4 apr. (TMNews) - La Bundesbank, la banca centrale tedesca, ha avviato un'indagine sul possibile occultamento di perdite per miliardi di dollari su derivati occultate da Deutsche bank, prima banca del Paese durante l'ultima crisi finanziaria. Lo rivela il Financial Times - in un articolo che verrà pubblicato oggi - citando fonti a conoscenza del dossier.

Secondo il quotidiano londinese ispettori della banca centrale tedesca si recheranno a New York come parte di un'indagine sulle accuse relative a una non corretta valutazione di derivati che avrebbe consentito all'istituto di Francoforte, la maggiore banca d'Europa, di aver nascosto perdite per 12 miliardi di dollari evitando così un salvataggio pubblico L'indagine della Bundesbank apre un nuovo capitolo nello scandalo sul quale sta indagando già l'organo di controllo dei mercati Usa, la Security and Exchange Commission (Sec), secondo quanto ha riportato lo stesso Ft a dicembre.
nobear
00giovedì 4 aprile 2013 12:43
Re:
Serafin.., 29/03/2013 09:49:

Cari amici è la fine [SM=g7591]

come per i giapponesi a Iwo Jima...

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Rischio ondata di default per le Pmi italiane

E’ l’allarme lanciato dagli economisti, che sottolineano come con l’aggravarsi della crisi europea le piccole e medie imprese siano sempre più alle prese con prestiti che non possono ripianare. Nelle casse di Intesa SanPaolo e Unicredit 14 miliardi di euro di crediti inesegibili.

NEW YORK (WSI) - L’impennata della bancarotta delle pmi è la prossima valanga che rischia di abbattersi sull’Italia e la Spagna.

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www.wallstreetitalia.com/article/1533954/crisi-debito/rischio-ondata-di-default-per-le-pmi-itali...





Qualcuno ci guadagnerà se qualcun altro deve svendere (o meglio, fallire...)
marco---
00venerdì 5 aprile 2013 16:41
Leggete per bene poi memorizzate, affermazione di Federico Ghizzoni, amministratore delegato di Unicredit
Unicredit: “Accettabile confisca risparmi per salvare banche” (Fonte: cogitoergo.it - 05/04/2013)

Giusto che in futuro i correntisti non assicurati paghino per evitare il fallimento delle banche”. L’AD Ghizzoni lo ha dichiarato ieri, entrando nel merito del caso cipriota. Alert di Fitch: rischi sulla qualità del credito del sistema finanziario italiano.

NEW YORK (WSI) – I risparmi che non sono garantiti da alcuna tutela potrebbero essere usati in futuro per contribuire al salvataggio delle banche a rischio fallimento, a patto che diventi una soluzione unica in Europa. Lo ha detto Federico Ghizzoni, amministratore delegato di Unicredit.

“Far partecipare i risparmi non assicurati al piano di salvataggio delle banche e’ accettabile”, posto che sia un opzione comune in Europa, ha dichiarato ieri a Vienna il manager del principale istituto italiano.

L’Unione Europea, ha spiegato il 57enne banchiere, dovra’ pero’ introdurre leggi identiche e condivise nei vari stati membri.

Intanto Fitch lancia un allarme sul settore del credito del nostro paese. Per l’agenzia di rating, infatti, l’aumento degli oneri legati al deterioramento dei crediti, conseguenza di un’economia debole, “continuerà per tutto il 2013″ per le banche italiane.

Fitch ha confermato l’outlook negativo per i gruppi nazionali, che “dovranno affrontare un altro anno difficile dominato dalle incertezze dell’economia”. Secondo gli economisti, l’economia italiana “comincerà a riprendersi nella seconda parte dell’anno” ma ogni rinvio della ripresa indebolirà le prospettive della qualità degli asset e la redditività delle banche.

L’unica concessione è sui miglioramenti dal punto di vista della capitalizzazione; le stime di Fitch sul Paese sono di un’economia in contrazione dell’1,8% quest’anno, dopo il -2,2% del 2012.
marco---
00venerdì 5 aprile 2013 16:51
Ditemi com'è possibile, dopo avere letto cose del genere, credere ancora nell'Euro? Forse abbiamo dimenticato il passato, cose del genere non le abbiamo mai sfiorate nemmeno con la fantasia, i titoli di Stato italiani erano sicuri praticamente al 100%, il fallimento dello Stato italiano di fatto era una impossibilità, ripeto:

Trattasi di furto legalizzato!

...e tutti tacciono... [SM=g1765139]

Ci facciamo prendere per i fondelli/schiavizzare perché non comprendiamo che l'emissione di denaro non produce ricchezza, il denaro non ce lo dà Dio, le banche non sono Dio, il denaro dovrebbe essere uno strumento, ne' più, ne' meno... mah... lasciamo perdere tanto la gente continua a ignorare.

Presto pagheremo, è il costo dell'ignoranza.
marco---
00sabato 6 aprile 2013 14:44
Il capitalismo si fonda sulla proprietà privata
Una intelligente ed equilibrata osservazione di nobear espressa nel forum RC (link) che mi sento di condividere pienamente e di riportare qui.
Registro il tuo parere, che però, riconoscerai si fonda sul puro caso: cioè, si colpisce un contribuente "sfortunato", e non colui che ha "creato" il problema alimentando la bolla immobiliare.
Di più: ricordo che il capitalismo si fonda sulla proprietà privata, fenomeni in cui questa veniva requisita per il bene comune si sono registrati nei regimi ispirati ad una ideologia che è esattamente opposta. Nulla in contrario se ci si vuole ispirare alla seconda, ma è bene chiamare le cose con il loro nome.
Ancor di più: almeno, nel secondo caso, la proprietà privata veniva espropriata a favore di tutti, qui invece per ripianare istituti privati, è bene tenerlo a mente (Amato aveva preso i soldi dai conti correnti per lo Stato, non per ripianare le banche, signori).
Serafin..
00domenica 7 aprile 2013 11:18
Re: Re:
nobear, 04/04/2013 12:43:





Qualcuno ci guadagnerà se qualcun altro deve svendere (o meglio, fallire...)




mi chiedo una cosa,con 5-6 milioni di disoccupati tra operai artigiani e commercianti quei "qualcuno" pensano di rimanere in italia e fare la bella vita?
smiley1081
00domenica 7 aprile 2013 11:45
marco---
00lunedì 8 aprile 2013 10:16
La "virtuosa" Olanda prossima al collasso: affezione endemica oramai in tutta l’Eurozona
La crisi endemica dell’euro irrompe anche in Olanda (Fonte: rinascita.eu - di Andrea Perrone - 05/04/2013)

L’Olanda è sempre stata una delle nazioni europee che amano definirsi “virtuose” per i loro conti in regola e per una politica economica austera seguita a menadito in compagnia di Germania e Paesi dell’Europa settentrionale. Ma qualcosa sta cambiando e non certo in meglio, anzi. Da alcuni mesi, in linea con quanto sta accadendo negli altri Stati membri dell’Eurozona anche nei Paesi Bassi ha iniziato a dilagare la crisi e con questa i debiti, la disoccupazione e la bassa crescita. Problemi enormi sopraggiunti a causa di una grossa bolla immobiliare, favorita anche dalle politiche fiscali degli ultimi governi olandesi. L’economia del Paese è sempre stata considerata sicura dai mercati finanziari e dalle agenzie private di rating. L’Olanda è infatti tra i pochi Paesi europei ad aver mantenuto in questi anni la cosiddetta tripla A, simbolo di sicurezza assegnata ai propri titoli di Stato...

Secondo alcuni economisti e analisti di vaglia, il Pil dell’Olanda diminuirà quest’anno dello 0,5 per cento. Mentre già nel mese di febbraio, 755 aziende hanno dichiarato fallimento, Un numero così elevato di aziende in crisi era stato raggiunto soltanto nel 1981. A queste funeste notizie si aggiungono un numero particolarmente elevato di licenziamenti in corso in tutto il settore bancario, che si trova proprio nel bel mezzo di una crisi dagli esiti imprevedibili, ma dall’affezione endemica oramai in tutta l’Eurozona e non soltanto nei Paesi dell’Europa meridionale. Altra notizia importante e da non tralasciare assolutamente è quella che dal 1° febbraio dell’anno in corso, la SNS Reaal, quarta banca olandese per dimensioni, è stata nazionalizzata dal governo in carica proprio per evitarne il fallimento, ormai assolutamente inevitabile. Una situazione quella olandese veramente grave e inaspettata nonostante alcune notizie già pervenute nei mesi scorsi, che evidenziano come la zona euro sia in piena crisi, lenta ma inesorabile. La moneta unica sta per saltare e con lei anche gli Stati cosiddetti “virtuosi”, che tanto si vantavano di esserlo.
stelafe
00martedì 9 aprile 2013 13:45
La BCE preme per l’applicazione del “modello Cipro” (prelievo forzoso) nell’Eurozona
La BCE preme per l’applicazione del “modello Cipro” (prelievo forzoso) nell’Eurozona (Fonte: imolaoggi.it - 09/04/2013)

9 apr ( Movisol) – Alla conferenza stampa mensile della BCE il 4 aprile, Mario Draghi si è alterato quando gli è stato ripetutamente chiesto se la confisca dei conti a Cipro rappresenta un modello per l’intera Eurozona, e lo ha negato. Ma come ha fatto presente un giornalista, il testo della direttiva UE in esame al Parlamento Europeo prescrive esattamente ciò che è stato fatto a Cipro. Lo stesso Draghi ha sollecitato il Parlamento e il Consiglio UE ad approvare la legge ben prima della data pianificata, e cioè “già nel 2014″.

Il testo della direttiva sulla “liquidazione bancaria” riflette l’input del lavoro svolto dal Financial Stability Board sotto Draghi e della Banca per i Regolamenti Internazionali (che ospita il FSB). È come se recasse la firma di Mario Draghi, in veste di capo del FSB e della BCE. La politica è esplicita: salvare il sistema e non la gente. È Franklin Roosevelt e Glass-Steagall al contrario...
marco---
00martedì 9 aprile 2013 14:23
A Ci­pro prelievo forzoso rimandato a settembre. Ma qual'è il Paese candidato ad essere il prossimo "malato" d'Europa? (Fonte: newsbusinessnews.blogspot.it - 09/04/2013)

Il caso Cipro ha lasciato sulla pelle dei risparmiatori una ferita che difficilmente si potrà rimarginare in tempi brevi. E' stato infatti rotto il patto di fiducia tra correntisti e istituzioni. E anche se l'accordo tra Cipro e le autorità internazionali ha salvato i depositi al di sotto dei 100.000 euro, il tarlo di un prelievo forzoso sui conti correnti si è ormai insinuato nelle menti dei risparmiatori. Che ricadute potrà avere? Il modello Cipro potrà essere applicato anche in futuro? Quale potrebbe essere il prossimo Paese a rischio? E se fosse l'Italia?...
marco---
00martedì 9 aprile 2013 22:10
Il solito rituale, le solite frasi ormai logore e abusate, il solito scopo, rastrellare vera ricchezza.

Se/quando il numero di "quelli che non ci arrivano" o di quelli che si disinteressano del problema scenderà al di sotto di una determinata "massa critica", allora e solo allora potremo sperare di risalire la china, fino a quel momento... lasciate ogni speranza, disoccupazione e povertà cresceranno linearmente nel tempo. La crisi offrirà eccellenti opportunità (nuove leggi, provvedimenti, organismi, parametri e altre simili idiozie) per sottrarre porzioni sempre più rilevanti di libertà alla popolazione europea.

Domandiamoci in nome di cosa tutto questo.

Domandiamoci se era necessario.

Possibile che la gente non si chieda cosa succederà dopo che un paese avrà privatizzato tutto il privatizzabile?

Possibile che la gente non disponga di un livello d'intelligenza sufficiente per comprendere che privatizzare è una "non soluzione"?


Provo autentico disgusto, preferirei che si prendessero tutto imponendolo, invece no, fanno passare tutto come "misure necessarie", noi ci crediamo, approviamo, e così un domani non potremo nemmeno dire che queste cose ci sono state imposte con la forza:

- Le abbiamo approvate, ergo, VOLUTE -

Non dimentichiamocelo quando un domani dovremo raccontare la verità ai nostri figli: abbiamo permesso lo smantellamento degli Stati.
Preferirei non leggere, ma alla fine non resisto, scusate lo sfogo... [SM=g6963]
Slovenia, prossima Cipro delle nevi. L'Ocse: risanare in fretta le banche (Fonte: ilsole24ore.com - di Vittorio Da Rold - 09/04/2013)

Delude l'asta slovena e l'Ocse bacchetta Lubiana sulla necessità di riformare senza indugi con una bad bank il sistema bancario. Due colpi di cannone in un giorno sparati al paese alpino assediato dai mercati che la vedono già come la prossima Cipro tra le nevi. Ma andiamo con ordine. La Slovenia ha venduto 56 milioni di euro in T-bill, mancando l'obiettivo d'asta di quasi la metà mentre sono aumentati i costi di rifinanziamento in un momento in cui il Paese lotta per evitare un piano di salvataggio internazionale...

Il parere dell'Ocse. La Slovenia, in preda a una grave recessione economica, deve riorganizzare con urgenza il proprio settore bancario e avviare nuove riforme per stabilizzare l'economia, tra cui in particolare le privatizzazioni...

L'Organizzazione raccomanda anche alla Slovenia di privatizzare le banche di proprietà pubblica, indicazione riferita ai tre principali istituti del Paese, tutti di proprietà statale...
marco---
00mercoledì 10 aprile 2013 12:02
Sono solo ipotesi, lo pubblico più che altro come curiosità, interessante invece la questione del partito anti-euro tedesco.
Ecco il paradosso: ora è Berlino in debito con Atene... (Fonte: unita.it - 08/04/2013)

E se si scoprisse che la Grecia non è in debito con la Germania per gli esborsi ai fondi di salvataggio che tanto costano ai contribuenti tedeschi, ma è addirittura in credito? Può sembrare paradossale, ma le cose potrebbero proprio stare così. Almeno a dar fede a un rapporto «segretissimo» (ma non troppo, evidentemente) del ministero delle Finanze di Atene. Si tratterebbe di un dossier di 80 pagine sulle riparazioni di guerra che Berlino non ha mai pagato e che ora il governo greco potrebbe esigere. Un bel po’ di soldi: più di 162 miliardi di euro, che rappresentano circa l’80% del Pil e quasi il 50% del debito pubblico del Paese. Se arrivassero davvero (cosa di cui è più che lecito dubitare) Atene avrebbe risolto in un colpo solo gran parte dei suoi problemi finanziari.

A dare notizia dell’esistenza del rapporto è stata l’edizione domenicale del quotidiano «To Vima», che non ha lesinato particolari sul lavoro della commissione, diretta da un alto funzionario di nome Panagiotis Karakousis, che lo ha elaborato prendendo visione di ben 190 mila pagine di documenti rintracciati in archivi sparsi per il Paese e anche all’estero: atti amministrativi delle autorità di occupazione tedesche dal 1942 al 1944, sentenze di tribunali, contratti tra privati. Da questa enorme mole di carte, raccolta in 761 faldoni consegnati al ministero delle Finanze, la commissione avrebbe dedotto che l’attuale governo della Germania federale, erede giuridica del Terzo Reich, dovrebbe alla Grecia 108 miliardi di euro per la ricostruzione di infrastrutture distrutte durante la guerra e di ulteriori 54 miliardi per i crediti obbligatori che le autorità di Atene dovettero concedere agli occupanti. Il denaro fu fornito dalla Banca centrale greca e servì ai tedeschi per sostenere e pagare le forze di occupazione. In tutto 162 miliardi, a fronte di un prodotto interno lordo di poco inferiore a 300 miliardi e a un debito intorno ai 350 miliardi.

Trattandosi, per il momento, di indiscrezioni giornalistiche (che in Germania sono state riprese comunque con grande evidenza dallo «Spiegel»), a Berlino non c’è stata alcuna reazione ufficiale. Si sa, però, qual è l’atteggiamento del governo attuale nei confronti di rivendicazioni di riparazioni di guerra che provengono da vari Paesi e da diverse comunità. Finora le uniche controparti che hanno trovato parziale disponibilità a Berlino sono Israele e le comunità ebraiche di alcuni Paesi, con le quali sono in corso negoziati giuridici. Quanto alla Grecia, che è stato tra i paesi più danneggiati dalla guerra d’aggressione cominciata dagli italiani nell’ottobre del 1940 e dalla successiva feroce occupazione da parte della Wehrmacht, più volte, in passato, esponenti governativi di Berlino si sono detti contrari all’apertura di negoziati formali.

Non c’è dubbio, comunque, che la pubblicazione dei dati contenuti nel dossier sulle riparazioni di guerra contribuirà ad inasprire il clima, già piuttosto teso, tra i due paesi. L’opinione pubblica ellenica è comprensibilmente propensa ad attribuire alla cancelliera Merkel e al suo governo una grossa parte di responsabilità nel disastro cui le imposizioni della trojka hanno precipitato l’economia e la società del Paese, ormai allo stremo. Quanto alla Germania, è ben percepibile il fastidio con cui una buona parte dei tedeschi guarda agli esborsi cui Berlino è costretta per sostenere, con i fondi di salvataggio, i paesi a forte debito e, in modo particolare, proprio la Grecia. Proprio il rifiuto di questa politica sta gonfiando i consensi ad «Alternative für Deutschland», il nuovo partito anti-euro che domenica prossima verrà battezzato ufficialmente a Berlino.
marco---
00mercoledì 10 aprile 2013 12:29
Qualcuno inizia a capire qualcosa... in Germania! [SM=g6963]
Il partito no euro tedesco spaventa la Merkel (Fonte: giornalettismo.com - 08/04/2013)

Il nuovo partito anti euro della Germania sta prendendo forma. Nel corso di queste settimane Alternativa per la Germania si sta radicando nei maggiori Bundesländer, mentre i sondaggi rilevano che ben un quarto dei tedeschi potrebbe votarli. Viste le difficoltà della sinistra tedesca, un boom degli anti euro appare la minaccia più concreta per la rielezione della Merkel.

PARTITO IN FORMAZIONE - Alternative für Deutschland, AfD, è il nuovo partito anti euro che potrebbe rivelarsi la grande sorpresa alle prossime federali, previste per il 22 settembre 2013. La formazione, che ha al cuore del suo progetto la lotta alla politica europea di Angela Merkel, si sta organizzando in molti Bundesländer della Germania. La prima sezione locale è nata nella ricca Baviera, mentre questo weekend sono state fondate le unioni regionali di Sachsen-Anhalt ed Amburgo. Nei prossimi giorni toccherà invece agli altri due Land del Sud, Rheinland-Pfalz e Baden-Württemberg, così come alla regione più grande del paese, Nordrhein-Westfalen, registrare la nascita delle sezioni locali di Alternativa per la Germania. Prima del congresso federale, che si svolgerà domenica prossima a Berlino, gli iscritti alla nuova formazione politica, nata attorno ad un gruppo di economisti di ispirazione conservatrice, sono già arrivati quasi a quota 7 mila.

FUORI DALL’EURO - Die Welt spiega quali saranno le tesi che verranno approvate al prossimo congresso berlinese, che chiariranno in modo definitivo le proposte programmatiche di Alternativa per la Germania. La tesi più importante è la dissoluzione dell’unione monetaria, con l’addio all’euro ed il ritorno alle valute nazionali, inclusivo del ripristino dell’amato D-Mark, il marco tedesco....

Vedi anche: Quarter of Germans "want to drop the euro" (Fonte: telegraph.co.uk - 09/04/2013)
stelafe
00giovedì 11 aprile 2013 11:11
stelafe
00venerdì 12 aprile 2013 17:21
Le mani della Bce sull’oro di Cipro?
www.imolaoggi.it/?p=46892



ATTILA IL FLAGELLO DI DIO E' STATO UN BLUFF AL CONFRONTO DELLA B.C.E
[SM=g9202]
marco---
00sabato 13 aprile 2013 17:47
Cipro: 87 oppure 671? Scegliete il numero che più vi aggrada...
Questa tabella è da incorniciare, si mettessero almeno d'accordo sui numeri! [SM=g7576]

Battute a parte, dopo questa buffonata per oggi in materia di economia ho letto abbastanza... [SM=g6963]
La Germania si scopre “povera” e incolpa il Sud europa (Fonte: linkiesta.it - di Stefano Casertano e Laura Lucchini - 11/04/2013)

Studio della Bce sulla ricchezza degli europei. Non mancano le soprese, a partire da Cipro

...O forse i numeri servono per giustificare il rigore tedesco?

Lo scorso marzo aveva suscitato perplessità la decisione della BCE di non comunicare i risultati di uno studio sulla distribuzione del patrimonio in Europa, al fine di non «disturbare le negoziazioni in corso sul salvataggio di Cipro». I numeri sono finalmente disponibili ed è possibile capire il motivo di questo criptico comportamento dell’istituzione di Francoforte. Già a una prima occhiata, sembra che le cifre definiscano la sagoma perfetta di un mirino contro l’isola mediterranea.

Sono cifre da brivido. Secondo uno studio Credit Suisse di alcune settimane fa, ci si aspettava che ogni cipriota detenesse in media un patrimonio di 87.000 euro, con mediana di 31.000: erano valori “normali” per l’eurozona, rispetto a una Germania con patrimonio medio di 135.000 euro (e un’Italia a 165.000). Secondo i dati ufficiali dell’Eurotower, realizzati in collaborazione con tutte le banche centrali nazionali dell’eurozona, sembra invece che il patrimonio medio dei ciprioti sia di 671.000 euro, cioè quasi otto volte di più rispetto a quanto non ci si aspettasse.



...Ma quanto c’è da fidarsi di questi numeri? Dal punto di vista metodologico, sembra difficile che una ricerca portata avanti da tutte le banche nazionali europee possa portare risultati confrontabili – in genere servirebbe un solo soggetto che analizza tutto. Per il resto, La dietrologia ha trovato un terreno fertile: l’idea che lo studio sia stato confezionato ad hoc, secondo metodologie questionabili, per giustificare le attuali politiche e migliorare l’immagine della Germania, ha sedotto non pochi spagnoli e italiani.

«Questo tipo di studi servono politicamente per giustificare i tagli dei diritti sociali nei paesi del sud d’Europa, che vengono presentati come “ricchi” », ha denunciato Gonzalo Garteiz, ex caporedattore del quotidiano economico spagnolo Cinco Días, e fondatore della web dedicata ai mercati La Celosía. Uno studio pubblicato dal settimanale Focus ha ribadito l’idea che il 56% dei tedeschi non capisce perché il Sud d’Europa ce l’ha con la Germania, ma curiosamente un buon 40% ammette che i paesi più colpiti dalla crisi hanno buone ragioni di lamentarsi contro la gestione tedesca. Il salvataggio di Cipro, con misure senza precedenti, ha indubbiamente aumentato la tensione. È tutto ciò sufficiente per argomentare che siamo di fronte a un’enorme opera di propaganda orchestrata da Berlino? Meglio attenersi ai dati, sempre che siano affidabili.
marco---
00lunedì 15 aprile 2013 09:29
Ricerca della Bundesbank. Le famiglie italiane sono più ricche di quelle tedesche? (Fonte: retroonline.it - di Francesco Boccardo - 14/04/2013)

In tempi di campagna elettorale quello che tutti i politici cercano di fare è aggiudicarsi il consenso. Fin qui niente di strano se non fosse che per farlo spesso si snocciolano dati e cifre che all’elettore medio possono sembrare incomprensibili e anche agli occhi dei meno distratti possono nascondere qualche inganno.

I casus belli riguarda la pubblicazione di alcuni dati da parte della Bundesbank che sembrano dimostrare che le famiglia Italiane siano più ricche di quelle tedesche. Secondo questa indagine il patrimonio di una famiglia “tipo” tedesca sarebbe di 51.400 euro netti, molto meno rispetto ai 163900 di una famiglia italiana e i 178.300 di una famiglia spagnola. Anche rispetto ad altri paesi “virtuosi” la Germania sembra povera infatti la famiglia tipo francese può contare su un patrimonio di immobili 113.500 euro, comprensivo di titoli assicurazioni vita e depositi bancari, mentre in Austria raggiunge il valore di 76.400 euro, superiore comunque del 50% rispetto a quello tedesco. Questo lascia intendere che i debiti contratti da questi paesi possono tranquillamente essere ripagati dai propri cittadini, e anche in breve tempo, visto l’eccezionale divario con la Germania.

Questi dati sono però ampiamente contestabili in quanto la ricchezza principale delle famiglie italiane è la casa, in cui vivono in media più persone che in Germania a causa del fatto che i giovani nel nostro paese vivono con i genitori più a lungo che nei paesi dei del Nord Europa. In molti di questi paesi è diffusa la proprietà pubblica delle abitazioni ed il Social Housing oltre ad essere meno diffusa la proprietà stessa della casa. Le famiglie composte da giovani, assai più frequenti in Germania, non hanno accumulato ancora ricchezza e così abbassano la media della statistica. In più le famiglie italiane anche se con meno figli sono ancora più numerose di quelle tedesche e questo contribuisce a gonfiare il dato.

Se consideriamo poi che la ricchezza accumulata in Italia è costituita dall’abitazione principale mentre quella dei tedeschi è più finanziaria che immobiliare capiamo quanto questa statistica sia poco rappresentativa. Il valore di realizzo degli immobili in questo momento di crisi è molto più basso rispetto al valore contabilizzato al catasto oppure nella contabilità aziendale. Per questo motivo molti preferiscono non vendere aspettando un momento migliore, poiché chi cede alla necessità è penalizzato. Per le attività finanziarie è diverso. Sono molto più liquide e, al contrario degli immobili, solo se c’è una vendita di massa il prezzo subisce variazioni sensibili.

La cosa più grave è che sia stata proprio la Bundesbank a fornire questo materiale, che non farà altro che fiaccare il già non eccellente spirito di solidarietà dei tedeschi. Gli squilibri in Europa non sono alimentati solo dai paesi mediterranei, ma anche dai paesi “virtuosi” , che con le politiche di austerità non aiutano di certo a bilanciare gli squilibri commerciali. In questo contesto la Bundesbank per voler affermare la linea rigorista da in pasto del materiale insidioso alla cattiva retorica, in vista di una campagna elettorale difficile in cui un’istituzione così prestigiosa dovrebbe tenersi ben lontana dal dibattito, se è così gelosa della sua indipendenza come dice di essere.

Vedi anche: Italiani più ricchi dei tedeschi? Forse è solo perchè sopravvalutano le proprie case (Fonte: youinvest.org - di Marco Liera - 14/04/2013)
marco---
00mercoledì 17 aprile 2013 07:19
Re:
marco---, 4/10/2013 12:29 PM:

Qualcuno inizia a capire qualcosa... in Germania! [SM=g6963]
Il partito no euro tedesco spaventa la Merkel (Fonte: giornalettismo.com - 08/04/2013)

Altro interessante articolo, riflettiamo!
Germania: trionfo a Berlino per i “NO EURO” (Fonte: mattinonline.ch - 15/04/2013)

...Grillini tedeschi? No, tutt’altro. Non stiamo parlando del movimento “Pirati” , ma di un nuovo partito ben piantato nella media borghesia e nel ceto produttivo che non vuole la distruzione del sistema, ma soltanto la possibilità di far ripartire l’economia nazionale. Non a caso tra il pubblico, ieri, c’era hans Olaf Henkel, ex presidente della Confindustria, affiancato da molti imprenditori anche importanti....

...Il suo braccio destro, konrad Adam, sottolinea che anche la Germania rischia di trovarsi in una condizione di subalternità ad enti sovranazionali e ammonisce. “ La Grecia e altri paesi non decidono più nulla a casa loro senza l’autorizzazione della UE e del FMI, e questo non è tollerabile”....
marco---
00venerdì 19 aprile 2013 22:18
L'importanza di essere francese (Fonte: vocidallagermania.blogspot.it - 18/04/2013)

Secondo Deutsche Wirtschafts Nachrichten (stampa popolare) la BCE avrebbe concesso alle banche francesi una licenza per la stampa di denaro in quantità illimitata. L'obiettivo: il salvataggio del sistema bancario francese al riparo dai controlli tedeschi. Da deutsche-wirtschafts-nachrichten.de

La Francia avrebbe ottenuto dalla BCE il permesso di stampare una quantità di denaro illimitata grazie ad uno speciale programma obbligazionario. Le operazioni si muovono su di un sistema bancario ombra e costituiscono una bolla miliardaria. La BCE vuole impedire che la Germania interferisca con il salvataggio della Francia.

Dopo che la BCE ha deciso di esautorare la Banca Nazionale, a Cipro regna una certa preoccupazione. In Francia, invece, al riparo dall'attenzione del grande pubblico, le cose vanno in maniera completamente diversa: la BCE avrebbe concesso alla Francia una licenza per la stampa di denaro in quantità illimitata.

L'azione avrebbe anche lo scopo di evitare il collasso di una banca francese. E cio' sarebbe già stato impedito almeno una volta e all'ultimo momento.

Alla fine del 2011 c'è stata un'azione concertata fra le banche centrali piu' importanti del mondo, fra queste FED, BOE (Bank of England) e BCE. Con un volume di liquidità senza precedenti, la BCE ha avviato il Longer-term Refinancing Operations (LTRO) mettendo a disposizione del sistema bancario dell'Eurozona oltre 500 miliardi di Euro. Pochi mesi dopo le banche hanno avuto accesso ad una nuova somma di denaro per un importo simile.

Sullo sfondo infatti c'era la preoccupazione che le banche nell'Eurozona, in possesso di una significativa quota di titoli di stato, in caso di fallimento di un paese restassero senza risorse a disposizione e facessero affondare l'intera unione monetaria. Fra queste c'era anche una banca francese, molto vicina al collasso. Non si è mai saputo quale fosse la banca in questione.

Nel frattempo si è saputo che accanto a questo flusso di liquidità a 3 anni garantito dal LTRO, le banche francesi hanno a disposizione una fonte di finanziamento praticamente inesauribile, il cosiddetto mercato STEP.

Si tratta di un mercato non regolamentato, sul quale sono negoziate obbligazioni bancarie e corporate. Il valore dei titoli di debito negoziati è pari a circa 440 miliardi di Euro. Vale a dire: il settore bancario francese si è ulteriormente sviluppato in maniera creativa e sul mercato STEP (Short Term European Papers) si concede il lusso di ricorrere ad un nuovo programma per la concessione di credito, se non addirittura una vera licenza per stampare denaro.

I punti piu' importanti in questo sistema piramidale sono:

1) Il mercato STEP si trova fuori dalle borse. Non esiste alcuna regolamentazione

2) Il mercato STEP serve quasi esclusivamente il settore bancario francese

3) Le banche francesi presentano obbligazioni STEP come garanzia presso la Banque de France

4) La cosiddetta banca Euroclear (un'interfaccia fra Banque de France e le banche francesi) deposita obbligazioni STEP come garanzia presso la BCE.

5) Banque de France a sua volta presenta le obbligazioni STEP depositate come garanzia presso la BCE


Fra queste obbligazioni ci sono ovviamente anche titoli di dubbia qualità. Fino a quando la Banca Nazionale francese continuerà a svolgere un ruolo di tutela, tali manovre manterranno un ruolo secondario. Ovviamente vengono accettate anche obbligazioni con rating BBB, che poi saranno depositate presso la BCE.

La BCE a sua volta non puo' richiedere dati sul mercato STEP ma puo' ottenere le informazioni solo in maniera indiretta attraverso la Banca nazionale francese (Banque de France). E quest'ultima dipende a sua volta da fonti terze che sono esse stesse degli attori sul mercato.

Cio' significa: viene stampata moneta per le banche francesi sotto la copertura della Banque de France e senza il controllo della BCE.

Con un somma stimata intorno ai 445 miliardi di Euro
, le banche francesi attraverso il mercato STEP controllano una parte considerevole del mercato ombra degli strumenti finanziari delle banche centrali.

Le attività di rifinanziamento a breve termine non sono limitate solamente alle banche francesi. Anche le banche della zona Euro si scambiano fra di loro le obbligazioni STEP e possono depositarle presso la BCE per ottenere liquidità. Oltre ad essere un mercato non regolamentato, di fatto lo STEP rappresenta un'opportunità per ottenere prestiti a basso costo da parte della BCE.

Interessante in questo contesto: i molto dibattuti acquisti di titoli di stato da parte della BCE pari a circa 200 miliardi di Euro - per i quali la BCE si è guadagnata il titolo di "bad-bank" - si aggiungono ai debiti delle banche europee verso la BCE pari a circa 1300 miliardi di Euro.

Mario Draghi in passato si era già pronunciato a favore di una maggiore trasparenza sostenendo che "l'argomento (STEP market) deve essere preso sul serio". Tuttavia non ha fatto nulla. Per una buona ragione

La BCE ha dato alla Francia con il programma STEP la possibilità di stabilizzare le proprie banche senza che la Germania possa fare qualcosa al riguardo.

Il programma dovrebbe pertanto avere lo scopo di dare tempo ai francesi fino a quando non sarà operativa l'unione bancaria. Questa era stata originariamente prevista per il 2018, adesso l'EU vuole anticiparne l'introduzione al 2015. Dopo di cio' i salvataggi bancari in Europa dovranno essere sostenuti dai risparmiatori e dagli azionisti.

Fino a quando questo non accadrà, in Francia continuerà a gonfiarsi fuori da ogni controllo una nuova gigantesca bolla finanziaria. La Germania dovrà assistere impotente.

Gli sviluppi ci mostrano che il gruppo del sud all'interno della BCE ha già il pieno controllo sul processo di sviluppo della costruzione europea.
marco---
00giovedì 2 maggio 2013 13:48
I numeri sbagliati dell’austerità (e degli economisti) (Fonte: ilfattoquotidiano.it - di Stefano Feltri - 19/04/2013)

Da un paio di giorni la comunità degli economisti è sconvolta. Si è scoperto che uno degli articoli scientifici più influenti degli ultimi anni – oltre 2000 citazioni – era sbagliato. Nel 2010, Kenneth Rogoff e Carmen Reinhart di Harvard presentano un paper che sembra dare basi scientifiche e inconfutabili alle politiche di austerità: confrontano molti Paesi, tra il 1945 e il 2009, e scoprono che quelli con i conti più in ordine, cioè con un debito sotto il 30 per cento del Pil, sono cresciuti in media del 4,1 per cento. Quelli con debito tra il 30 e il 90 del Pil del 2,8. Invece quelli con più del 90 per cento (tipo l’Italia) hanno avuto una crescita media negativa, -0,1. Traduzione di politica economica: quando il debito diventa troppo elevato, il cappio degli interessi porta il Paese in recessione. Dunque ridurre il debito pubblico a colpi di tagli e tasse è, per quanto sgradevole, necessario per tornare alla prosperità.

Tre anni dopo, due professori della Amherst in Massachusetts, Robert Pollin e Michael Ash affidano a un loro studente, Thomas Herndon, un esercizio classico ma poco praticato: prendere i dati su cui si basa una famosa ricerca e rifare i conti, come forma di esercizio (quello che dovrebbero fare, ma spesso non fanno, le riviste accademiche prima di pubblicare gli articoli). Risultato: i conti di Rogoff e Reinhart erano sbagliati, pare per colpa di un problema del software Excel che ha escluso alcuni Paesi e alcuni anni che avrebbero cambiato il risultato. I “revisori” ottengono infatti numeri assai differenti: i Paesi con il debito sopra il 90 per cento sono cresciuti, in media, il 2,2 per cento all’anno invece che -0,1 come stimato da Rogoff e Reinhart. Forse un po’ poco, ma niente di drammatico. Nessun politico rischierebbe la rielezione per imporre tagli e aumenti delle imposte sapendo che un debito alto comporta soltanto una crescita un po’ più bassa.

I due economisti di Harvard, che hanno usato le loro ricerche per un best-seller internazionale, ‘Questa volta è diverso’ (Il Saggiatore), ammettono gli errori ma si difendono così: anche nella nuova versione i calcoli dimostrano che i Paesi ad alto debito crescono in media meno di quelli con debiti bassi. Forse è vero. Ma questo ci permette di dire con sicurezza che alto debito e bassa crescita spesso si riscontrano assieme. Ma non è detto che il debito sia la causa della scarsa crescita. Potrebbe anche essere il contrario.

Comunque, grande scandalo: Paul Krugman, sul suo blog, smonta con gusto tutto il lavoro di Reinhart e Rogoff. Così come pochi mesi fa aveva assistito compiaciuto al mea culpa di Olivier Blanchard, il capo economista del Fondo monetario internazionale: dopo aver spinto per anni per il rigore e la riduzione del deficit, al Fmi si sono accorti che avevano sbagliato i moltiplicatori. Cioè che ogni taglio alla spesa pubblica in tempo di recessione aveva conseguenze sul Pil più gravi del previsto.

In alcuni blog il caso Rogoff&Reinhart è presentato come la definitiva perdita di credibilità degli economisti. Ma se l’economia ambisce a essere una scienza (sia pure sociale), deve sottoporsi al requisito minimo di Karl Popper: le teorie devono essere falsificabili, altrimenti sono richieste di fede. Da quando l’economia si è separata dalla filosofia e dall’etica per sposare la statistica ed evolversi in econometria, le idee devono camminare sui numeri. E se i numeri non le confermano, le idee vanno cambiate.

Quindi, tutto sommato, il grande scandalo è in realtà una buona notizia: uno studente qualsiasi può smentire i luminari di Harvard e, se ha ragione, loro devono chiedere scusa, non c’è principio di autorità che tenga. Però a differenza di altre scienze, il laboratorio dell’economia è la società: il prezzo degli errori lo pagano le persone.

In questi anni molti politici hanno trovato comodo usare gli economisti come oracoli, usando locuzioni come “lo dice anche l’Ocse” (o il Fmi o la Bce) per troncare qualunque dibattito. Ma gli economisti possono sbagliare. E se l’unico fondamento di certe politiche è un’equazione, caduta quella il politico non ha più nulla da dire. Perché aveva delegato ad altri, a tecnici lontani dagli elettori, il compito di elaborare la politica economica. Il dibattito sul rigore e sulle politiche espansive continuerà (dura almeno dalla crisi del 1929). Ma il momento dei sostenitori dell’ortodossia del rigore sembra avviarsi alla fine.
marco---
00domenica 12 maggio 2013 21:23
La Spagna è ufficialmente insolvente: portate fuori i soldi sinché siete in tempo (Fonte: investireoggi.it - 12/05/2013)

Jeremy Warner del Telegraph commenta i dati dell'ultimo outlook del FMI da cui risulterebbe che la Spagna, che all'inizio dell'eurocrisi aveva un debito pubblico bassissimo, sarebbe la prossima candidata alla ristrutturazione. E naturalmente, occhio ai depositi, perché Cipro insegna...

Articolo originale: Spain is officially insolvent: get your money out while you still can
marco---
00venerdì 17 maggio 2013 10:26
Abe mette le ali al pil giapponese (Fonte: milanofinanza.it - di Marcello Bussi 17/05/2013)

Il dato dimostra che la cura espansiva del premier funziona. E si devono ancora sentire gli effetti della politica monetaria della Banca del Giappone, che va in senso opposto a quella della Bce.

Brutta notizia per il governo tedesco e per tutti i sostenitori delle politiche di austerità: l'Abenomics funziona. L'effetto dell'ascesa alla guida del Giappone di Shinzo Abe ha avuto effetti immediati: nel primo trimestre dell'anno il pil nipponico è cresciuto del 3,5%, mentre [...]
marco---
00venerdì 17 maggio 2013 10:27
La lezione del miracolo giapponese (Fonte: La Stampa - di b.emmott - 17/05/2013)

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