Diario della crisi economica

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MARCHE66
00giovedì 31 maggio 2012 17:49
Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
nobear, 30/05/2012 19.58:


Per quanto mi sembra di capire tu affermi che se l'Italia esce dall'euro è un disastro da cui non si salva nessuno.

Facendo un passo indietro, nel mio messaggio io volevo invece solo affermare che quanto era stato detto qui circa la convertibilità di Bund, Oat e quant'altro era inesatto. Tutto qui.




Ciao Nobear,
come ho scritto, pararadossalmente, se l'italia esce dall'euro, vedo più problemi per altre economie, che vi rimarranno, che non per la ns.
Questo non vuol dire che per noi, un'eventuale uscita dalla moneta unica, sarà una passeggiata anzi, vivremmo anni veramente terribili, ma economicamente parlando altre economie Europee e non saranno o si troveranno in difficoltà maggiori.

Premesso che, subito dopo l’entrata in vigore dell’euro, i principali cambi valutari si sono attestati su rapporti che sono stati
volutamente e artificiosamente mantenuti abbastanza stabili per un decennio, e che qualcuno vorrebbe ancora stabili.
Rapporto Euro/USD rapporto USD/Yuan e quindi Euro/Yuan.

Un rapporto valutario così, è stato voluto sostanzialmente dalla Cina che ha svalutato continuamente il suo Yuan in modo da tenere , competitiva la sua manodopera, rispetto a USD e Euro.

Premesso inoltre ( il discorso vale dalle patate ai satelliti) che i costi di un prodotto sono costituiti fondamentalmente dal :
costo della materia prima
costo della manodopera ,
e dai costi industriali
( capannoni macchinari, attrezzature ecc. ) Alti se il prodotto e altamente automatizzato con macchinari.

e che in generale il costo della manodopera e inversamente proporzionale ai costi industriali, ovvero la fabbricazione di un prodotto altamente automatizzato dipende molto di più dai costi industriali che non dal costo della manodopera e viceversa.

Possiamo dire che i cambi monetari così mantenuti “artificiosamente fissati” nel tempo, abbiano fortemente sfavorito e penalizzato le economie basate sulla manifattura
( anche se di qualità ed estremamente specializzata) rispetto a economie basate su prodotti tecnologicamente avanzati con poca manifattura e molta automazione.

Purtroppo paesi, come l’Italia, sono stati fortemente penalizzati, perché la sua economia era ed è basata sostanzialmente sulla manifattura,
- industria elettronica e meccanica leggera costituita da piccole e medie imprese,
- turismo e agricoltura ,
- industria manifatturiera di eccellenza, come artigianato, pellami , tessile, ceramiche , mobili ecc.


In altre parole il “Made in Italy”, che non è il risultato di prodotti altamente automatizzati ma il risultato di
di una produzione accurata , molto controllata e poco automatizzata.

Diversamente paesi come la Germania e la Francia la cui economia è più basata, da sempre, su prodotti tecnologicamente avanzati, con poca manifattura e molta automazione (industria pesante fatta da multinazionali di grandi dimensioni)sono e sono state altamente favorite dai rapporti di cambio di cui parlavamo sopra, perchè miliardi di persone hanno iniziato a svilupparsi e necessitavano proprio dei loro prodotti.

Ora se l’Italia dovesse uscire dall’euro, dovrà introdurre una sua moneta che sicuramente sarà fortemente penalizzata e svalutata
rispetto all’attuale Euro USD e Yuan , alcuni studi prevedono, un 30 o 35% altri peggio .
In tale scenario la produzione industriale, in ogni caso, sarebbe più competitiva, sia per i consumi interni (oggi importiamo molto ma molto di più che dieci anni) sia per le esportazioni, rispetto a quei paesi che continuerebbero ad utilizzare le monete sopra. Il ns. Made in Italiy sarebbe molto più competitivo rispetto a quanto non lo sia ora, che è limitato quasi esclusivamente al lusso.

Ritengo che compreremo meno patate dall’Egitto, meno Audi dalla Germania , ma avremo più turisti Cinesi, Tedeschi ed Americani e riusciremo a vendere anche più bottiglie di vino rispetto alla Francia, di quanto non facciamo ora.

Diversamente non abbiamo, ne la forza economica e soprattutto la mentalità ( se l’avessimo avuta l’avremmo già fatto trenta o quaranta anni fa)di creare multinazionali concorrenziali a quelle della Germania, Francia, Stati Uniti e Giappone e fra qualche tempo anche Cinesi, e non penso proprio che questi paesi vengano ad impiantare le loro industrie pesanti da noi, per lo più gratis, dato che quelle che c’erano le hanno portate via.
Nella vita non ti regala niente nessuno, e la tecnologia costa e costa molto.
Il treno di potenza industriale lo abbiamo perso e non ritornerà in queste condizioni, ne possiamo pensare di fare la guerra economica
a paesi come la Cina, l'India il Brasile o Russia.

Se riusciremo a riprenderci Fiat e Omsa così come tante altre che hanno delocalizzato e a non far chiudere le poche multinazionali che abbiamo (vedi Ansaldo e Finmeccanica) , forse qualche risultato potremmo ancora averlo.

Diversamente o si fanno seriamente gli Stati uniti di Europa con i pro e i contro per tutti oppure si salvi chi può.

Secondo me ci dobbiamo svegliare, capire chi siamo e riprenderci il ns. destino, e magari imparare la lezione a qualcun altro.
nobear
00domenica 3 giugno 2012 21:40
mah....

Ecco il piano per salvare l'Europa

Mario Draghi, Herman Van Rompuy, Jose Manuel Barroso e Jean-Claude Juncker stanno definendo un "piano generale" per far uscire l'eurozona della crisi economica in atto.

Il piano prevede maggiori poteri per le istituzioni europee sui bilanci nazionali; un organismo di controllo europeo per il settore bancario con nuovi poteri; maggiore armonia sulle politiche economiche, fiscali, di politica estera e di sicurezza; e una riforma dei programmi di welfare.




Fonte: sole 24
nobear
00domenica 3 giugno 2012 21:44
arieccaaaaallà :-(

Soros: i Governi hanno 100 giorni per salvare l'euro


Cento giorni – un'estate - per salvare l'euro. Con una ricetta unica, obbligata: se i governi europei vogliono fermare una pressione dei mercati che ormai sembra inarrestabile, devono entrare con risolutezza in una «finestra di tre mesi e invertire rapidamente il ciclo» della propria azione politica; tornando a credere loro per primi nella loro moneta unica. Subito al vertice Ue di fine giugno: con misure straordinarie, a cominciare dall'assicurazione europea dei depositi bancari che freni la fuga di capitali. Per riformare i Trattati di Maastricht ci sarà tempo.


E ancora una volta, lascia chiaramente intendere Soros, la risorsa strategica non è la liquidità, ma la fiducia e la credibilità. La fiducia dei governanti in se stessi per generare credibilità nei cittadini e nei mercati. «Bisogna convincere la Germania – il cancelliere Merkel e la Bundesbank – ad esercitare la sua leadership a favore dell'euro. È anche nel suo interesse - taglia corto Soros -: lo dicono i 3mila miliardi di esposizione della Buba».

Fonte: sole 24

Ma 3000 miliardi di esposizione a cosa??? Io sapevo che sulla grecia erano esposti per molto meno, non capisco... sapete qualcosa? [SM=g10303]

Riporto infatti: "Non la pensano così gli analisti di Credit Suisse secondo cui la Grecia resterà nella divisione unica. Al giudizio della banca elvetica i costi di uscita sarebbero enormi. Per tutti. Credit Suisse ricorda che l'esposizione tedesca nei confronti dei sistemi bancari dei Paesi periferici ammonta a ben 400 miliardi di euro, quella delle banche transalpine supera invece i 500 miliardi di euro." fonte
nobear
00lunedì 4 giugno 2012 14:55
ecco li germanesi: nein


C'è molta tensione dopo l'allarme lanciato dall'investitore miliardario George Soros, che ha predetto chiaramente che l'Unione europea ha solo tre mesi di tempo per evitare il baratro. Qualche spiraglio di speranza era arrivato in mattinata dalla possibilità che alla fine la Germania potesse smettere di arroccarsi nelle sue rigidi posizioni; ma il portavoce del governo tedesco, Steffen Seibert, ha affermato che gli Eurobond non offrono una soluzione ai problemi attualmente attraversati dall'Eurozona e che saranno una strada percorribile solo "tra diversi anni".

fonte
MARCHE66
00martedì 5 giugno 2012 11:52
Re:

Finalmente qualcuno si è accorto come è costituita l'impresa Italiana. Meglio Tardi che mai.


L'Istat indica che nell'anno in esame le imprese attive nell'industria e nei servizi sono poco meno di 4,5 milioni e occupano complessivamente circa 17 milioni di addetti. Il 95% delle imprese ha meno di 10 addetti e impiega il 47% dell'occupazione totale

www.asca.it/news-Imprese__65_PERCENTO__senza_dipendenti__in_microimprese_50_PERCENTO__occupati_(1_update)-1162351-...

marco---
00giovedì 7 giugno 2012 13:49
Mini-bond: la scala per l’inferno del decreto sviluppo (Fonte: agoravox.it - 07/06/2012)

Cioè anche le aziende medie e piccole non quotate in borsa, potranno emettere i minibond che altro non sono che cambiali e obbligazioni per autofinanziarsi. Quello che l'Europa non vuole fare con gli eurobond, per il veto della Germania che li considera negativi e non utili, il governo Monti lo vuole fare con le aziende in Italia. Il governo Monti, cioè, sogna la ripresa con le aziende che vendono obbligazioni, alla maniera della Parmalat.

Ma cosa sono i mini-bond? Non sono altro che obbligazioni e cambiali (sapete cosa sono le cambiali!?) che le imprese di piccole e medie dimensioni (ma non quotate in Borsa) potranno emettere per finanziarsi. Un canale alternativo di finanziamento che sarà però disponibile a patto che l’azienda rispetti alcuni requisiti: innanzitutto l’assistenza di uno sponsor, poi la certificazione dell’ultimo bilancio e infine la circolazione dei titoli tra investitori qualificati.
Ad ulteriore agevolazione di questa versione “basso profilo” dei bond, ci sarà anche la possibilità da parte dell’azienda di dedurne gli interessi, godendo inoltre di alcune esenzioni fiscali proprie delle obbligazioni societarie. Un modo per rendere più appetibile questo strumento, sia dal lato di chi emette i mini-bond, sia dal lato di chi investe in queste obbligazioni, rese neutrali (nel confronto con gli altri strumenti di credito) anche per gli investitori esteri.

Bene, direte voi, ma sapete chi saranno gli sponsor? Guarda caso: banche, imprese di investimento, SGR, società di gestione armonizzate, SICAV e intermediari finanziari iscritti nell’elenco previsto dall’articolo 107 del Testo Unico Bancario che li supportino nell’emissione e nel collocamento, ed eventualmente seguano l’ammissione a quotazione dei titoli.

Sì, avete capito bene! Le solite banche a cui questo governo è incollato a scapito di tutti: imprese, lavoratori, pensionati. Banche che controlleranno tutto e vorranno i loro utili, ci mangeranno sopra come al solito facendo indebitare le piccole imprese che alla fine saranno comandate a bacchetta dagli sponsor che avranno decisioni di vita e di morte su di esse e così sui lavoratori in esse impiegati.

Siamo alla frutta. Da oggi anche i giochi della morra e del tresette, potrebbero entrare negli strumenti della cosidetta “crescita” tanto decantata tra squilli di tromba dal governo Monti: la scala per l'inferno.
MARCHE66
00giovedì 7 giugno 2012 16:48
Re:
marco---, 07/06/2012 13.49:

Mini-bond: la scala per l’inferno del decreto sviluppo (Fonte: agoravox.it - 07/06/2012)

Cioè anche le aziende medie e piccole non quotate in borsa, potranno emettere i minibond che altro non sono che cambiali e obbligazioni per autofinanziarsi. Quello che l'Europa non vuole fare con gli eurobond, per il veto della Germania che li considera negativi e non utili, il governo Monti lo vuole fare con le aziende in Italia. Il governo Monti, cioè, sogna la ripresa con le aziende che vendono obbligazioni, alla maniera della Parmalat.

Ma cosa sono i mini-bond? Non sono altro che obbligazioni e cambiali (sapete cosa sono le cambiali!?) che le imprese di piccole e medie dimensioni (ma non quotate in Borsa) potranno emettere per finanziarsi. Un canale alternativo di finanziamento che sarà però disponibile a patto che l’azienda rispetti alcuni requisiti: innanzitutto l’assistenza di uno sponsor, poi la certificazione dell’ultimo bilancio e infine la circolazione dei titoli tra investitori qualificati.
Ad ulteriore agevolazione di questa versione “basso profilo” dei bond, ci sarà anche la possibilità da parte dell’azienda di dedurne gli interessi, godendo inoltre di alcune esenzioni fiscali proprie delle obbligazioni societarie. Un modo per rendere più appetibile questo strumento, sia dal lato di chi emette i mini-bond, sia dal lato di chi investe in queste obbligazioni, rese neutrali (nel confronto con gli altri strumenti di credito) anche per gli investitori esteri.

Bene, direte voi, ma sapete chi saranno gli sponsor? Guarda caso: banche, imprese di investimento, SGR, società di gestione armonizzate, SICAV e intermediari finanziari iscritti nell’elenco previsto dall’articolo 107 del Testo Unico Bancario che li supportino nell’emissione e nel collocamento, ed eventualmente seguano l’ammissione a quotazione dei titoli.

Sì, avete capito bene! Le solite banche a cui questo governo è incollato a scapito di tutti: imprese, lavoratori, pensionati. Banche che controlleranno tutto e vorranno i loro utili, ci mangeranno sopra come al solito facendo indebitare le piccole imprese che alla fine saranno comandate a bacchetta dagli sponsor che avranno decisioni di vita e di morte su di esse e così sui lavoratori in esse impiegati.

Siamo alla frutta. Da oggi anche i giochi della morra e del tresette, potrebbero entrare negli strumenti della cosidetta “crescita” tanto decantata tra squilli di tromba dal governo Monti: la scala per l'inferno.




Eh si hanno trovato il modo di passare altre fregature, magari li vendono agli stessi dipendenti della azienda.
Non vorrei fosse una sorta di cartolarizzazione dei debiti aziendali incagliati presso le banche. [SM=g1749704]

Ovvero un'altra manovra a favore delle banche mi spiego, se l'azienda X ha già un debito in banca diciamo 100 ed ha bisogno di nuovo credito
diciamo 50 (che ovviamente ora la banca non gli concede) , potrebbe emettere i sui 150 mini bond da vendere al solito parco buoi, in questo modo anche la banca potrebbe liberasi il suo credito di 100 che magari è in sofferenza o a rischio.

Sponsor e gestori saranno sicuramente le stesse banche dove l'azienda ha già il debito, perchè se non ce l'ha non avrebbe bisogno di emettere i mini bond. [SM=g1750147] [SM=g1750147] [SM=g1750147]

In ogni caso tutto rientrerebbe nella logica per cui i guadagni si privatizzano e le perdite si socializzano. [SM=g9202] [SM=g9202] [SM=g9202]


grella
00giovedì 7 giugno 2012 23:46
Re:
marco---, 07/06/2012 13.49:

Mini-bond: la scala per l’inferno del decreto sviluppo (Fonte: agoravox.it - 07/06/2012)

Cioè anche le aziende medie e piccole non quotate in borsa, potranno emettere i minibond che altro non sono che cambiali e obbligazioni per autofinanziarsi. Quello che l'Europa non vuole fare con gli eurobond, per il veto della Germania che li considera negativi e non utili, il governo Monti lo vuole fare con le aziende in Italia. Il governo Monti, cioè, sogna la ripresa con le aziende che vendono obbligazioni, alla maniera della Parmalat.

Ma cosa sono i mini-bond? Non sono altro che obbligazioni e cambiali (sapete cosa sono le cambiali!?) che le imprese di piccole e medie dimensioni (ma non quotate in Borsa) potranno emettere per finanziarsi. Un canale alternativo di finanziamento che sarà però disponibile a patto che l’azienda rispetti alcuni requisiti: innanzitutto l’assistenza di uno sponsor, poi la certificazione dell’ultimo bilancio e infine la circolazione dei titoli tra investitori qualificati.
Ad ulteriore agevolazione di questa versione “basso profilo” dei bond, ci sarà anche la possibilità da parte dell’azienda di dedurne gli interessi, godendo inoltre di alcune esenzioni fiscali proprie delle obbligazioni societarie. Un modo per rendere più appetibile questo strumento, sia dal lato di chi emette i mini-bond, sia dal lato di chi investe in queste obbligazioni, rese neutrali (nel confronto con gli altri strumenti di credito) anche per gli investitori esteri.

Bene, direte voi, ma sapete chi saranno gli sponsor? Guarda caso: banche, imprese di investimento, SGR, società di gestione armonizzate, SICAV e intermediari finanziari iscritti nell’elenco previsto dall’articolo 107 del Testo Unico Bancario che li supportino nell’emissione e nel collocamento, ed eventualmente seguano l’ammissione a quotazione dei titoli.

Sì, avete capito bene! Le solite banche a cui questo governo è incollato a scapito di tutti: imprese, lavoratori, pensionati. Banche che controlleranno tutto e vorranno i loro utili, ci mangeranno sopra come al solito facendo indebitare le piccole imprese che alla fine saranno comandate a bacchetta dagli sponsor che avranno decisioni di vita e di morte su di esse e così sui lavoratori in esse impiegati.

Siamo alla frutta. Da oggi anche i giochi della morra e del tresette, potrebbero entrare negli strumenti della cosidetta “crescita” tanto decantata tra squilli di tromba dal governo Monti: la scala per l'inferno.



La teoria di un delirante ( solito grella visionario) ..........sgr ricatteranno le aziende tramite banche per l'acquisto di parte dell'immobiliare rimasto sul gargarozzo in cambio di credito, le aziende si indebiteranno per pagare i mutui a sgr e banche e emetteranno bond ............le aziende a tempo debito falliranno lasciando il cerino immobiliare scaricato sui bond .........


salut!! [SM=g7840] [SM=g7576]






Loziodigekko
00venerdì 8 giugno 2012 08:47
Ci mancavano soltanto i balilla del fisco

Questo e' l'indignato titolo del giornale (?) di Belpietro.

Segue papocchio sui bambini usati modello Germania nazista, Pol-Pot e KGB. Se pero' andiamo a vedere di quale orrenda iniziativa da parte del Befera/Stalin si sta parlando vediamo che gli innocenti bambini NON verranno trasformati in sordidi delatori ma che e' una roba tipo questa:
trentino.agenziaentrate.it/?id=1862

Riporto dal sito dell'AdE:

"Il Fisco non è una roba da grandi!!!! L' Agenzia delle Entrate lo pensa da sempre, ecco perchè il 19 luglio 2010 ha rinnovato, a livello nazionale, l'Accordo con il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, sottoscritto già dal 2002. Ed ecco perché il 05 dicembre 2011 la Direzione Provinciale di Trento, a livello locale, ha firmato il Protocollo 2011-2013 con il Dipartimento Istruzione della Provincia Autonoma di Trento, un accordo grazie al quale il Fisco... entra in classe. E nelle aule scolastiche il Fisco parla alle nuove generazioni. Di cosa? Di tasse? No! In realtà, non è così importante parlare di "tasse". Prima di tutto è fondamentale parlare di principi: legalità, equità, giustizia sociale. Principi sanciti dalla Costituzione Italiana. E’ fondamentale parlare di diritti. Del diritto all’istruzione pubblica, ad esempio. Avere una scuola statale o comunale "aperta a tutti" è un diritto. Chi lo sostiene il costo di questo diritto? In che misura ciascuno di noi deve sostenerlo? Sulla base di quale criterio? Quello, forse, della "capacità contributiva" come dice l'art 53 della Costituzione? Ecco, è con domande del genere, adottando cioè una metodologia di confronto, di dialogo chiaro e aperto, che l'Agenzia delle Entrate si relaziona agli studenti delle scuole medie, inferiori e superiori, nel momento in cui entra in punta di piedi nel loro mondo. "

Ora a me il fisco in generale non e' molto simpatico, ma che si comincino ad educare i giovani a "parlare di principi: legalità, equità, giustizia sociale. Principi sanciti dalla Costituzione Italiana" oppure di "Avere una scuola statale o comunale "aperta a tutti" è un diritto. Chi lo sostiene il costo di questo diritto? In che misura ciascuno di noi deve sostenerlo? Sulla base di quale criterio?" oppure di "meno evasione fiscale, più servizi per tutti" a me non dispiace affatto.

Dispiace invece a chi sul sistema ci marcia.




grella
00venerdì 8 giugno 2012 10:31
Re: Ci mancavano soltanto i balilla del fisco
Loziodigekko, 08/06/2012 08.47:


Questo e' l'indignato titolo del giornale (?) di Belpietro.

Segue papocchio sui bambini usati modello Germania nazista, Pol-Pot e KGB. Se pero' andiamo a vedere di quale orrenda iniziativa da parte del Befera/Stalin si sta parlando vediamo che gli innocenti bambini NON verranno trasformati in sordidi delatori ma che e' una roba tipo questa:
trentino.agenziaentrate.it/?id=1862

Riporto dal sito dell'AdE:

"Il Fisco non è una roba da grandi!!!! L' Agenzia delle Entrate lo pensa da sempre, ecco perchè il 19 luglio 2010 ha rinnovato, a livello nazionale, l'Accordo con il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, sottoscritto già dal 2002. Ed ecco perché il 05 dicembre 2011 la Direzione Provinciale di Trento, a livello locale, ha firmato il Protocollo 2011-2013 con il Dipartimento Istruzione della Provincia Autonoma di Trento, un accordo grazie al quale il Fisco... entra in classe. E nelle aule scolastiche il Fisco parla alle nuove generazioni. Di cosa? Di tasse? No! In realtà, non è così importante parlare di "tasse". Prima di tutto è fondamentale parlare di principi: legalità, equità, giustizia sociale. Principi sanciti dalla Costituzione Italiana. E’ fondamentale parlare di diritti. Del diritto all’istruzione pubblica, ad esempio. Avere una scuola statale o comunale "aperta a tutti" è un diritto. Chi lo sostiene il costo di questo diritto? In che misura ciascuno di noi deve sostenerlo? Sulla base di quale criterio? Quello, forse, della "capacità contributiva" come dice l'art 53 della Costituzione? Ecco, è con domande del genere, adottando cioè una metodologia di confronto, di dialogo chiaro e aperto, che l'Agenzia delle Entrate si relaziona agli studenti delle scuole medie, inferiori e superiori, nel momento in cui entra in punta di piedi nel loro mondo. "

Ora a me il fisco in generale non e' molto simpatico, ma che si comincino ad educare i giovani a "parlare di principi: legalità, equità, giustizia sociale. Principi sanciti dalla Costituzione Italiana" oppure di "Avere una scuola statale o comunale "aperta a tutti" è un diritto. Chi lo sostiene il costo di questo diritto? In che misura ciascuno di noi deve sostenerlo? Sulla base di quale criterio?" oppure di "meno evasione fiscale, più servizi per tutti" a me non dispiace affatto.

Dispiace invece a chi sul sistema ci marcia.







Insegnassero la curva di Laffer ai bambini, sopra un certo grado di tassazione non si scinde più l'evasione dalla legittima difesa ,uno dei diritti fondamentali dell'uomo è senz'altro quello di sopravvivere.




MARCHE66
00venerdì 8 giugno 2012 11:51
Re: Re: Ci mancavano soltanto i balilla del fisco
grella, 08/06/2012 10.31:



Insegnassero la curva di Laffer ai bambini, sopra un certo grado di tassazione non si scinde più l'evasione dalla legittima difesa ,uno dei diritti fondamentali dell'uomo è senz'altro quello di sopravvivere.





Ma perchè non spiegano alla politica ed ai pubblici amministratori
come risparmiare e ed evitare l'enorme spreco pubblico. [SM=g9202]
MARCHE66
00venerdì 8 giugno 2012 12:18
Re:
marco---, 07/06/2012 13.49:

Mini-bond: la scala per l’inferno del decreto sviluppo (Fonte: agoravox.it - 07/06/2012)

Cioè anche le aziende medie e piccole non quotate in borsa, potranno emettere i minibond che altro non sono che cambiali e obbligazioni per autofinanziarsi. Quello che l'Europa non vuole fare con gli eurobond, per il veto della Germania che li considera negativi e non utili, il governo Monti lo vuole fare con le aziende in Italia. Il governo Monti, cioè, sogna la ripresa con le aziende che vendono obbligazioni, alla maniera della Parmalat.

Ma cosa sono i mini-bond? Non sono altro che obbligazioni e cambiali (sapete cosa sono le cambiali!?) che le imprese di piccole e medie dimensioni (ma non quotate in Borsa) potranno emettere per finanziarsi. Un canale alternativo di finanziamento che sarà però disponibile a patto che l’azienda rispetti alcuni requisiti: innanzitutto l’assistenza di uno sponsor, poi la certificazione dell’ultimo bilancio e infine la circolazione dei titoli tra investitori qualificati.
Ad ulteriore agevolazione di questa versione “basso profilo” dei bond, ci sarà anche la possibilità da parte dell’azienda di dedurne gli interessi, godendo inoltre di alcune esenzioni fiscali proprie delle obbligazioni societarie. Un modo per rendere più appetibile questo strumento, sia dal lato di chi emette i mini-bond, sia dal lato di chi investe in queste obbligazioni, rese neutrali (nel confronto con gli altri strumenti di credito) anche per gli investitori esteri.

Bene, direte voi, ma sapete chi saranno gli sponsor? Guarda caso: banche, imprese di investimento, SGR, società di gestione armonizzate, SICAV e intermediari finanziari iscritti nell’elenco previsto dall’articolo 107 del Testo Unico Bancario che li supportino nell’emissione e nel collocamento, ed eventualmente seguano l’ammissione a quotazione dei titoli.

Sì, avete capito bene! Le solite banche a cui questo governo è incollato a scapito di tutti: imprese, lavoratori, pensionati. Banche che controlleranno tutto e vorranno i loro utili, ci mangeranno sopra come al solito facendo indebitare le piccole imprese che alla fine saranno comandate a bacchetta dagli sponsor che avranno decisioni di vita e di morte su di esse e così sui lavoratori in esse impiegati.

Siamo alla frutta. Da oggi anche i giochi della morra e del tresette, potrebbero entrare negli strumenti della cosidetta “crescita” tanto decantata tra squilli di tromba dal governo Monti: la scala per l'inferno.



CVD Come Volevasi Dimostrare.

Fondi...minibond ecco a chi serviranno.

www.newsrimini.it/news/2012/giugno/07/rimini/un_fondo_immobiliare_contro_la_crisi_edilizia._la_proposta_di_giudici__p...

gixpix67
00venerdì 8 giugno 2012 12:52
Re: Re:
MARCHE66, 08/06/2012 12.18:





Ciao. Minibond e quote di fondi immobiliari sono tecnicamente due canne diverse del gas. Con i primi le piccole e medie imprese cartolarizzano i crediti che non riescono più a riscuotere da un mercato illiquido. Con i secondi (quelli del tuo esempio) i palazzinari e le banche cartolarizzano passività i primi e attività le seconde che sono ormai inesistenti a causa del crollo dei prezzi non ancora dichiarato in bilancio e dell'illiquidità dell'invenduto.
Estremo tentativo di ribaltare sui piccoli risparmiatori il disastro, fregandogli quei pochi risparmi rimasti.
Conoscendo il potere delle banche sul sig. Mario Rossi e sulla signora Pina potrebbe anche riuscire, anche se ormai siamo andati troppo oltre.
dgambera
00domenica 10 giugno 2012 22:47
Capito cosa intendevo quando dicevo che non avrebbero fatto fallire nessuno?

All'Europa conviene salvare Atene

di Morya Longo con un'analisi di Vittorio da Rold 10 giugno 2012


Gli scaramantici avranno probabilmente visto in quella data scelta per le elezioni greche, cioè il 17 giugno, un nero segno premonitore. Ma anche gli economisti, amanti di altro tipo di numeri, guardano quella data con grande apprensione: se dopo le elezioni Atene uscisse veramente dall'euro, i costi per tutta Europa sarebbero giganteschi. C'è chi li stima, come l'Iif, in mille miliardi di euro. C'è chi, più giustamente, li ritiene inestimabili. Ed è per questo che sia gli scaramantici sia molti economisti sono convinti che le probabilità che la Grecia esca dall'euro siano inferiori alle possibilità che resti nell'euro: perché, a conti fatti, non conviene a nessuno. Questo è il motivo per cui, da quando il ritorno alla dracma è diventata un'eventualità plausibile, i mercati finanziari non hanno registrato crolli proporzionati con l'effettivo rischio. Insomma: tutto sommato, vista la gravità della situazione, hanno tenuto.

Le Borse europee dalle ultime elezioni greche del 3 maggio hanno infatti perso appena il 6,5% (con Milano in calo solo del 4,8%). I rendimenti dei BTp decennali, tra i principali coinvolti in un possibile contagio, sono addirittura scesi – pur tra alti e bassi – dal 5,70% al 5,64%. Sono stati acquistati, insomma. A conti fatti, il crack dell'euro è troppo costoso. Sarebbe molto più "economico" il salvataggio della Grecia: basterebbero 100 o 200 miliardi al massimo, oppure solo 60 come stima Ubs, per risparmiarne mille o più. E nel 2010 ne sarebbero bastati molti meno. Probabile che un salvataggio vero e proprio non accadrà: infatti il mercato scommette su altri interventi. Ma, seppure come provocazione, è interessante guardare i numeri: dimostrano quanto l'Europa sia brava a farsi male da sola.

Il costo del salvataggio
È sbagliato dire che la Grecia, da quando è in crisi, non ha fatto nulla per risanare i conti pubblici. Gli effetti della pesante austerità, che ha portato gli ateniesi in piazza, si vedono sul bilancio. Escludendo la spesa per interessi – calcola la Commissione Ue – il deficit cosiddetto primario dello Stato si attesta al 2,4%: un grande miglioramento rispetto al 10,6% del 2009. Il problema è che Atene paga tassi d'interesse enormi (pari nel 2011 al 6,9% del Pil, anche se in calo nel 2012) e questo porta il deficit complessivo al 9,3% del Pil. Insomma: il problema è il debito, che nel 2012 (stima Rbs) si attesta a 329,7 miliardi. Si tratta del 162% rispetto al Pil. Morale: se il debito venisse ridotto, o ristrutturato, la Grecia risolverebbe una fetta importante dei problemi.

Ecco il nodo: il debito greco ormai è in gran parte nelle mani di Stati e Bce. Gli investitori privati hanno già accettato, obtorto collo, di tagliare del 70% i loro crediti verso la Grecia. Fin tanto che a pagare il conto dovevano essere i privati (risparmiatori inclusi) tutti i leader politici erano d'accordo. Ma oggi, che i più esposti verso la Grecia sono gli Stati e la Bce, nessuno parla più di tagliare il debito.

Calcola Barclays (con stime che si discostano un po' da quelle di Rbs) che gli Stati europei sono esposti direttamente o indirettamente attraverso le loro banche centrali verso la Grecia per 290 miliardi di euro: 52,9 miliardi sono i prestiti bilaterali concessi direttamente dagli Stati, 73 miliardi sono rappresentati dalle garanzie date al fondo salva-Stati Efsf, e il resto è legato all'esposizione della Bce e a quella della Banca centrale greca verso l'eurosistema.

Ebbene: se tutti questi soggetti rinunciassero a 100 miliardi, il debito greco scenderebbe al 110% del Pil nel 2012. Se rinunciassero a 150 miliardi, dimezzando di fatto l'esposizione, il rapporto debito/Pil scenderebbe all'86%: come la Germania. Secondo Ubs, il costo per i contribuenti europei potrebbe essere ancora inferiore per essere sufficiente: basterebbero 60 miliardi di euro. Servirebbero poi altri 50 miliardi per ricapitalizzare le banche, portando il costo a 200 miliardi. Cifra grossa. Ma non proibitiva, per salvare tutta Europa.

Il costo del crack
Se il costo del salvataggio sembra caro, quello dell'uscita dall'euro sarebbe proibitivo. In realtà nessuno può calcolarlo, perché l'effetto contagio potrebbe prendere pieghe imprevedibili. Sono certamente stimabili i costi diretti. Barclays calcola che l'esposizione dei Paesi europei sia, come detto, di 290 miliardi: questi andrebbero, in caso di default greco e di uscita dall'euro, gran parte in fumo. La perdita, calcola la banca inglese, potrebbe essere di 100 miliardi. L'esposizione dell'Eurozona verso il settore privato è inferiore, ma comunque intorno ai 70 miliardi (dei quali 34 in capo alla Francia). Ubs stima costi, per i contribuenti europei, pari a 225 miliardi: quattro volte di più rispetto i costi, secondo la stessa Ubs, di un salvataggio della Grecia. Più alte le stime di SocGén, che calcola i costi diretti a 360 miliardi di euro per gli Stati europei: un salasso pari al 3,8% del Pil.

Ma quello che più spaventa sono i costi indiretti: quelli imprevedibili, dovuti alla fuga di capitali dai Paesi deboli, al crollo delle Borse e all'effetto contagio. Di stime ne esistono tante, ma nessuna può essere considerata veramente attendibile. SocGén prevede per esempio un crollo delle Borse del 50% e una fuga di depositi dalle banche italiane e spagnole tale da creare un gap di finanziamento per questi istituti pari a 200-400 miliardi in Italia e 145-280 miliardi in Spagna. Ma il calcolo più completo l'ha fatto, recentemente, l'Iif: il conto europeo dell'uscita della Grecia dall'euro sarebbe di mille miliardi di euro. La Bce e le banche centrali perderebbero buona parte dei 170 miliardi della loro esposizione, Irlanda e Portogallo necessiterebbero di nuovi aiuti per 380 miliardi totali in cinque anni, Spagna e Italia avrebbero bisogno di 350 miliardi di sostegno, le banche andrebbero ricapitalizzate per 160 miliardi. Cifre ipotizzate. Che non tengono conto dell'eventuale aggravarsi della recessione e di tutte le sue conseguenze. L'esempio di Lehman Brothers, il cui fallimento è alla fine costato ai Governi molto più dell'eventuale salvataggio, non lascia dubbi: aiutare la Grecia sarebbe più conveniente per tutti. Ecco spiegato forse perchè, tra i leader europei, nessuno ci pensa.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Loziodigekko
00lunedì 11 giugno 2012 08:13
Re:
dgambera, 10/06/2012 22.47:

Capito cosa intendevo quando dicevo che non avrebbero fatto fallire nessuno?

...C'è chi li stima, come l'Iif, in mille miliardi di euro. C'è chi, più giustamente, li ritiene inestimabili. Ed è per questo che sia gli scaramantici sia molti economisti sono convinti che le probabilità che la Grecia esca dall'euro siano inferiori alle possibilità che resti nell'euro: perché, a conti fatti, non conviene a nessuno. Questo è il motivo per cui, da quando il ritorno alla dracma è diventata un'eventualità plausibile, i mercati finanziari non hanno registrato crolli proporzionati con l'effettivo rischio. Insomma: tutto sommato, vista la gravità della situazione, hanno tenuto.

...

È sbagliato dire che la Grecia, da quando è in crisi, non ha fatto nulla per risanare i conti pubblici. Gli effetti della pesante austerità, che ha portato gli ateniesi in piazza, si vedono sul bilancio.

...

Ma quello che più spaventa sono i costi indiretti: quelli imprevedibili, dovuti alla fuga di capitali dai Paesi deboli, al crollo delle Borse e all'effetto contagio. Di stime ne esistono tante, ma nessuna può essere considerata veramente attendibile. SocGén prevede per esempio un crollo delle Borse del 50% e una fuga di depositi dalle banche italiane e spagnole tale da creare un gap di finanziamento per questi istituti pari a 200-400 miliardi in Italia e 145-280 miliardi in Spagna. (1)




Articolo semplice e ben argomentato. L'unico punto che mi lascia dubbioso e' quello dello scenario di fuga dei capitali dalle banche (1). Non credo che una fuga di capitali di simili proporzioni (350/700 miliardi tra Spagna e Italia) sia verosimile per un semplice motivo: dove andrebbero tutti questi soldi? Non ci sono al mondo possibilita' di impieghi ragionevoli di simili cifre. E non mi si venga a parlare di bund tedeschi. Gia' oggi rendono lo zero virgola qualcosa, con un simile afflusso di liquidita' dovrebbero avere rendimenti negativi...
nobear
00lunedì 11 giugno 2012 19:11
Re:
dgambera, 10/06/2012 22.47:

Capito cosa intendevo quando dicevo che non avrebbero fatto fallire nessuno?

All'Europa conviene salvare Atene

di Morya Longo con un'analisi di Vittorio da Rold 10 giugno 2012




Ma certo DJ, ma visto che qui ancora devono saltare i prezzi delle case in italia, e che quando accadrà saranno cavoli delle banche nostrane, e che qualche mese deve passare, io in parte mi metto al sicuro...
non è solo la grecia quindi, ma anche le nostre banchette...
dgambera
00lunedì 11 giugno 2012 19:23
Re: Re:
nobear, 6/11/2012 7:11 PM:



Ma certo DJ, ma visto che qui ancora devono saltare i prezzi delle case in italia, e che quando accadrà saranno cavoli delle banche nostrane, e che qualche mese deve passare, io in parte mi metto al sicuro...
non è solo la grecia quindi, ma anche le nostre banchette...




Ma tu credevi scherzassimo quando dicevamo che il nostro sistema bancario non era così solido come lo facevano apparire? Guarda che io le svalutazioni in seno alle nostre banche le ho messe in conto. Ma non credere si tratterà di chissà quale evento drammatico.... al limite la revisione delle rendite catastali e qualche agevolazione in meno ai costruttori [SM=g6942]
marco---
00mercoledì 13 giugno 2012 11:45
L'Italia di nuovo in ginocchio (Fonte: resistenzainternazionalenmcityoflondo.blogspot.co.uk - 13/06/2012)

E sei mesi dopo lo spread tornò quasi a 500 punti, quella soglia fatidica che fece cadere il governo Berlusconi. Capiamoci subito, non è certo colpa solo di Monti, come non era colpa del solo Berlusconi....

Loziodigekko
00mercoledì 13 giugno 2012 14:28
Aumentano gli assegni a vuoto. In tre mesi oltre 21mila società protestate.

www.pinomasciari.it/?p=22500

Per saperne di piu':
it.wikipedia.org/wiki/Pino_Masciari

nobear
00mercoledì 13 giugno 2012 16:12
mi pare un buon articolo

Il panico ormai è una reazione fin troppo razionale

Nella zona euro non ci stanno riuscendo. Se i Paesi che hanno credito rifiutano di sostenere i Paesi in difficoltà in un momento in cui questi ultimi non sono in grado di salvarsi con le loro forze, il sistema colerà a picco sicuramente. Nessuno sa quali danni potrebbe provocare la fine dell'euro all'economia mondiale. Ma qualcuno ha voglia di scoprirlo?

fonte: sole24 (tratto da FT)
MARCHE66
00mercoledì 13 giugno 2012 16:41
Re: Aumentano gli assegni a vuoto. In tre mesi oltre 21mila società protestate.
Loziodigekko, 13/06/2012 14.28:





Si gli assegni a vuoto sono diventati un vero disastro,
qualche azienda è già passata alle cambiali .....come 30 anni fa.

La tendenza che sto vedendo, è che le aziende iniziano a chiedere i pagamenti alla consegna e/o i pagamenti anticipati.
L'epoca dei 90,120, 150 gg d.f.f.m è già finita, dal prossimo hanno sarà
quasi tutto cash.


MARCHE66
00giovedì 14 giugno 2012 10:25
Re:

Forti questi Tedeschi...fino ad esso hanno incassato ora che hanno capito che c'è da mettere mano al portafoglio chiedono l'aiuto di tutti... [SM=g1750147]


www3.lastampa.it/economia/sezioni/articolo/lstp/458346/
marco---
00giovedì 14 giugno 2012 12:08
A tratti, forse, si sconfina nella "quasi fantascienza", ma tutto sommato leggerlo male non fa: Ecco come i Governi Ruberanno i Tuoi Soldi (Fonte: rischiocalcolato.it - 13/06/2012)

Essere ignoranti (nel senso letterale del termine) ha delle conseguenze. Quando siete in luoghi affollati fermatevi un attimo. Osservate le persone intorno a voi. Quante di loro hanno una minima idea della situazione in cui siamo? Poche. Pochissime. Molte meno di quelle che immaginereste mai. Se leggi questo e altri blog sei abituato a discutere e leggere di questi problemi ogni giorno. Col tempo diventa normale, e non ti sembra possibile che il 99% e oltre delle persone che incroci per strada non sappia neanche cosa siano quei pezzi di carta che usa quando deve comprare qualcosa...
marco---
00lunedì 18 giugno 2012 07:05
Perfetto... così in futuro tutti assaporeremo allegramente i "benefici" dell'Euro e delle potenti istituzioni economiche che vi stanno dietro. Auguri! [SM=g6963]
dgambera
00lunedì 18 giugno 2012 10:05
Re:
marco---, 6/18/2012 7:05 AM:

Perfetto... così in futuro tutti assaporeremo allegramente i "benefici" dell'Euro e delle potenti istituzioni economiche che vi stanno dietro. Auguri! [SM=g6963]




Forse hai misinterpretato il significato della faccetta: ho solo voluto dire che è quello che mi aspettavo da sempre, ovvero che il popolo greco avrebbe fatto questa scelta, anche se, vedrete, credo non sia finita qui ed il tira e molla con la troika continuerà, con eventuali nuove minacce di far crollare l'Euro.

Se poi vogliamo parlare di cosa sia meglio per ognuno di noi, se far crollare l'Euro e smontare tutto, oppure cercare di tenerlo in piedi, meglio farlo a carte scoperte, anzichè con sarcasmo celato dietro frasette che hanno il gusto del "dico - non dico". Quando vuoi, io sono pronto a dire la mia in risposta alla tua opinione [SM=g1750826]
marco---
00lunedì 18 giugno 2012 10:45
Re: Re:
dgambera, 6/18/2012 10:05 AM:

Forse hai misinterpretato il significato della faccetta: ho solo voluto dire che è quello che mi aspettavo da sempre, ovvero che il popolo greco avrebbe fatto questa scelta, anche se, vedrete, credo non sia finita qui ed il tira e molla con la troika continuerà, con eventuali nuove minacce di far crollare l'Euro.

Se poi vogliamo parlare di cosa sia meglio per ognuno di noi, se far crollare l'Euro e smontare tutto, oppure cercare di tenerlo in piedi, meglio farlo a carte scoperte, anzichè con sarcasmo celato dietro frasette che hanno il gusto del "dico - non dico". Quando vuoi, io sono pronto a dire la mia in risposta alla tua opinione [SM=g1750826]

Quoto la prima parte, sulla seconda da tempo non nascondo il mio pensiero, ossia condivido l'opinione di quella parte di economisti che sostiene l'insostenibilità dell'Euro con le attuali regole.
MARCHE66
00lunedì 18 giugno 2012 10:57
Re: Re: Re:
marco---, 18/06/2012 10.45:

Quoto la prima parte, sulla seconda da tempo non nascondo il mio pensiero, ossia condivido l'opinione di quella parte di economisti che sostiene l'insostenibilità dell'Euro con le attuali regole.



Anche io sono della stessa opinione.
L'euro così come è stato concepito danneggia fortemente alcune economie e favorisce notevolmente altre, e quelle che ne ottengono beneficio lo fanno a scapito delle prime.
marco---
00lunedì 18 giugno 2012 11:01
Re: Re: Re: Re:
MARCHE66, 6/18/2012 10:57 AM:

Anche io sono della stessa opinione.
L'euro così come è stato concepito danneggia fortemente alcune economie e favorisce notevolmente altre, e quelle che ne ottengono beneficio lo fanno a scapito delle prime.

Ho appena postato un interessante articolo, risparmiando di aggiungere mie inutili parole, personalmente mi sento di condividere completamente l'opinione di questo economista: Tornare alla lira.Attenzione urge piano B. Intervista a Paolo Savona
dgambera
00lunedì 18 giugno 2012 11:27
Re: Re: Re: Re: Re:
marco---, 6/18/2012 11:01 AM:

Ho appena postato un interessante articolo, risparmiando di aggiungere mie inutili parole, personalmente mi sento di condividere completamente l'opinione di questo economista: Tornare alla lira.Attenzione urge piano B. Intervista a Paolo Savona




Tanto fumo... si capisce poco di ciò che effettivamente indica come soluzione a non ben precisati problemi, a parte che secondo lui la soluzione è il ritorno alla lira, cosa che ovviamente non condivido affatto, visto che il problema non sarebbe "assalti alle banche e fughe di capitali all'estero", ma problemi veri e propri di sopravvivenza, in una nazione la cui valuta sarebbe "leggera" quando spesa all'estero e "leggera" quando la spendi internamente (la svalutazione la si fa nei confronti delle altre valute, ma si paga a caro prezzo sul potere d'acquisto interno, non ci sono pasti gratis): tornare alla lira per me significherebbe un ritorno agli anni '60, in cui un viaggio da Catania a Milano era visto come un viaggio intercontinentale, con divari tra le classi sociali incolmabili. Poi, tra le altre cose dice pure qualche mezza bugia

"I costi della per­manenza in zona euro sono sotto gli occhi di tutti: caduta costante del Pil e dell'occupazione con conseguente degrado economico"



Come si vede nell'area euro il PIL è stato sempre in crescita a parte il biennio (o triennio) 2007-2009. Quindi quanto detto sopra non è assolutamente vero. E con questo non sto dicendo che mi piaccia il sistema attuale. Il vero problema è invece che, furbescamente e soprattuttto le nazioni non abituate alla disciplina, anzichè approfittare della marea di denari che sono arrivati per migliorarci, abbiamo fatto arricchire i soliti 4 arraffoni (c'è bisogno che dica esplicitamente di chi parlo?) standocene beatamente a guardare e in qualche modo anche beneficiandone (se volete spiego anche come).

In sintesi, umilmente, non mi trovo per niente d'accordo con il professor Paolo Savona.
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